Gianfranco Cattai (Reteinopera): i cattolici per costruire l’Europa

Pace, diritti umani, solidarietà e accoglienza, cultura e istruzione, lavoro, democrazia e inclusione, sostegno alla natalità, sviluppo sostenibile, promozione del Terzo settore e dell’associazionismo, costruzione del bene comune: sono i tratti essenziali dell’Europa descritta nel documento diffuso da ‘Retinopera’ per le imminenti elezioni europee di giugno, che nasce dalle 25 realtà associative cattoliche aderenti a livello nazionale con 8.000.000 di associati, intitolato ‘La nostra Europa’.
Il coordinatore nazionale di Retinopera, Gianfranco Cattai, racconta come è sorto questo manifesto sull’Europa: “Ci siamo interrogati su ciò che ognuna delle associazioni aderenti a Retinopera stesse facendo per costruire l’Europa unita. I rispettivi impegni in ambito formativo, culturale, aggregativo… Quindi, proprio a partire da queste iniziative già in atto, dalle nostre esperienze concrete, abbiamo desunto quali fossero gli elementi più importanti, direi decisivi e condivisi, per identificare l’Europa di oggi e quella che speriamo prenda forma in futuro. Il testo, che volutamente è breve e leggibile, facile da diffondere, è stato votato all’unanimità”.
Per quale motivo un manifesto sull’Europa?
“Si tratta di punti su cui gli associati si dedicano quotidianamente a costruire l’Europa dei Popoli, delle Nazioni e della solidarietà: non semplici desideri ma sfide concrete. Quindi non solo l’Europa che vogliamo ma l’Europa che quotidianamente ci impegniamo a costruire”.
Quale Europa propone Retinopera?
“Per sconfiggere la profonda crisi spirituale, prima che economica e dunque anche antropologica e sociale, che investe l’Europa come Comunità di Nazioni, occorre dare concretezza ai principi e ai contenuti della Dottrina Sociale della Chiesa”.
L’Europa proposta da ‘Retinopera’ è realizzabile?
“Assolutamente sì. I padri fondatori avevano le idee chiare e noi a loro ci richiamiamo. Sono interessanti gli obiettivi e le richieste lanciate da più parti. ‘Senza pace non c’è Europa’ è l’appello della Compagnia delle Opere. ‘I popoli chiedono pace, l’Europa sia protagonista’, dice il candidato Marco Tarquinio. ‘Cara Europa, ritrova l’anima e la pace. Ti vogliamo sempre più vicina e amica’, hanno affermato il card. Matteo Maria Zuppi e mons. Mariano Crociata nei ruoli di presidente di Cei e di Comece. Riccardo Moro, presidente del ‘Civil 7’, dichiara ‘Le armi non sono l’unica soluzione’. Ecco, noi siamo convinti che se vogliamo costruire l’Europa dei popoli dobbiamo invertire certe tendenze in atto. Per il bene comune è ora di rinunciare a certi sovranismi e particolarismi”.
Quindi al primo punto c’è un’Europa ‘costruttrice della pace, che operi contro la guerra e non si abitui mai ai conflitti, che persegua con decisione il processo di integrazione europea’. In quale modo l’Europa può ritrovare la pace?
“Noi proponiamo per l’Italia la istituzione di un ‘Ministero per la Pace’ e per l’Europa la istituzione di un ‘Commissario per la Pace’. L’idea risale agli anni ’90 quando la Comunità ‘Papa Giovanni XXIII’ avviò il progetto: per la realizzazione di tale obiettivo fin dal 2017 la Comunità ha costruito una rete di oltre 20 associazioni ed enti, instaurando molte relazioni a livello nazionale ed internazionale. Un progetto importante e strutturale perché il nostro paese e l’Europa si confrontino in modo strutturale e sistematico sul tema della pace. Un progetto che è stato accolto e sostenuto dalla Fondazione Fratelli tutti recentemente”.
A questo punto una domanda è obbligatoria: l’Europa ha ancora radici cristiane?
“Le radici cristiane rimangono il fondamento d’Europa ed il chiaro riferimento al fine di superare le criticità che vanno storicizzandosi come il contrasto tra benefici ottenuti (materiali, sociali, ecologici e politici) e le forme di esclusione presenti (povertà, disuguaglianza, perdita di fiducia)”.
Quindi i cattolici possono essere considerati europeisti?
“Sì, il mondo cattolico è maggioritariamente pro-Europa, e lo dimostra in tanti modi. Ci sono peraltro voci dissonanti e frange contrarie agli stati uniti d’Europa. Posso dire con convinzione che nelle realtà afferenti a Retinopera c’è un atteggiamento favorevole alla ‘casa comune’ europea”.
‘Ogni uomo è mio fratello, ogni donna è mia sorella, sempre. Vogliamo vivere insieme, da fratelli e sorelle, nel Giardino che è la Terra. E’ il Giardino della fraternità la condizione della vita per tutti’: così inizia il documento sulla fraternità umana. Per quale motivo ‘Retinopera’ lo sostiene?
“Perché ci crediamo. Perché siamo convinti di quanto papa Francesco ci ha ripetuto in occasione dell’udienza del 11 maggio scorso: Per garantire una pace duratura occorre tornare a riconoscersi nella comune umanità e a porre al centro della vita dei popoli la fraternità. Solo così riusciremo a sviluppare un modello di convivenza in grado di dare un futuro alla famiglia umana. La pace politica ha bisogno della pace dei cuori, affinché le persone si incontrino nella fiducia che la vita vince sempre su ogni forma di morte”.
In breve perché è sorta Retinopera?
“Retinopera nasce nel 2002 dall’iniziativa di un gruppo di laici che si incontrano attorno ad un documento dal titolo: ‘Prendiamo il largo’. L’art. 2 dello Statuto, confermato recentemente dai 25 associati (associazioni, movimenti e organizzazioni a livello nazionale a cui aderiscono più di otto milioni di cattolici militanti) riporta: l’Associazione promuove la collaborazione tra le associazioni che vi aderiscono, per dare concretezza ai principi ed ai contenuti della Dottrina Sociale della Chiesa. Essa si propone come diffusa ‘Opera delle reti’ fondata sui principi della Dottrina Sociale della Chiesa ed intende essere espressione dell’autonomia e del ruolo costitutivo della società civile”.