Papa Francesco: Gesù è il cuore dell’ecumenismo

‘Il Dio della speranza vi riempia, nel credere, di ogni gioia e pace, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo’: citando la lettera ai Romani di san Paolo apostolo, papa Francesco ha incontrato la delegazione della federazione Luterana Mondiale con il nuovo presidente, il vescovo Henrik Stubkjær, e la segretaria generale, ormai da molti anni, la Reverenda Anne Burghardt, presente anche nel precedente incontro.
Durante l’incontro il papa ha ricordato il cammino intrapreso per celebrare insieme il Concilio di Nicea: “Già tre anni fa, quando un’altra delegazione della Federazione Luterana Mondiale è venuta a Roma, abbiamo riflettuto insieme sull’imminente anniversario del Primo Concilio di Nicea quale evento ecumenico. E l’anno scorso, in occasione dell’Assemblea generale della vostra Federazione a Cracovia, Lei, reverenda Burghardt, insieme al mio caro fratello il cardinale Koch, in una Dichiarazione comune ha sottolineato che ‘l’antico credo cristiano di Nicea, di cui celebreremo il 1700° anniversario nel 2025, crea un legame ecumenico che ha il suo centro in Cristo’. In tale contesto, Lei ha giustamente ricordato un bellissimo segno di speranza, che ha un posto speciale nella storia della riconciliazione tra cattolici e luterani”.
Ha ribadito, ancora una volta, che senza Cristo non può esistere l’ecumenismo, come ricordato dalla ‘Dichiarazione di Augusta’ avvenuta nel 1999: “Gesù Cristo è il cuore dell’ecumenismo. Egli è la misericordia divina incarnata, e la nostra missione ecumenica è quella di testimoniarlo. Nella ‘Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione’, luterani e cattolici hanno formulato come obiettivo comune quello di ‘confessare in ogni cosa Cristo, il solo nel quale riporre ogni fiducia, poiché egli è l’unico mediatore attraverso il quale Dio nello Spirito Santo fa dono di sé ed effonde i suoi doni che tutto rinnovano’.
Care sorelle e cari fratelli, sono passati 25 anni dalla firma di quella Dichiarazione ufficiale comune. Ciò che è accaduto il 31 ottobre 1999 ad Augusta è un altro segno di speranza nella nostra storia di riconciliazione. Conserviamolo nella memoria come qualcosa di sempre vivo. Che il 25° anniversario sia celebrato nelle nostre comunità come una festa della speranza”.
Ed ha concluso l’incontro con una riflessione sull’ecumenismo, che nasce dal Concilio di Nicea: “Ricordiamo che la nostra comune origine spirituale è ‘un solo battesimo per il perdono dei peccati’ (Credo di Nicea-Costantinopoli) e proseguiamo con fiducia come ‘pellegrini della speranza’. Che il Dio della speranza sia con noi e continui ad accompagnare con la sua benedizione il nostro dialogo della verità e della carità.
In questo cammino dell’ecumenismo mi viene in mente una bella cosa del caro Vescovo Zizioulas. Questo Vescovo ortodosso, pioniere dell’ecumenismo, diceva che lui conosceva la data dell’unione dei cristiani: il giorno del giudizio finale! Ma nel frattempo, diceva, dobbiamo camminare insieme: camminare insieme, pregare insieme e fare la carità insieme, in cammino verso quel giorno ‘iperecumenico’ che sarà il giudizio finale. Così diceva lui. Zizioulas aveva un bel senso dell’umorismo!”
Di seguito il papa ha ricevuto i partecipanti al secondo convegno della Specola Vaticana in memoria dello scienziato George Lemaître sul tema ‘Buchi neri, onde gravitazionali e singolarità dello spazio-tempo’, affermando che la Chiesa presta molta attenzione alla ricerca scientifica: “La Chiesa è attenta a tali ricerche e le promuove, perché esse scuotono la sensibilità e l’intelligenza degli uomini e delle donne del nostro tempo. L’inizio dell’universo, la sua evoluzione ultima, la struttura profonda dello spazio e del tempo pongono gli esseri umani di fronte a una ricerca affannosa di senso, in uno scenario vastissimo dove essi rischiano di perdersi…
E’ quindi chiaro come questi temi abbiano una particolare rilevanza per la teologia, la filosofia, la scienza e anche per la vita spirituale”.
Ed ha tracciato un breve ritratto del sacerdote e dello scienziato: “Il suo cammino umano e spirituale rappresenta un modello di vita da cui tutti noi possiamo imparare. Per assecondare la volontà paterna egli studiò ingegneria; fu arruolato nella prima guerra mondiale e ne conobbe gli orrori. Segue da adulto la sua vocazione sacerdotale e scientifica. Inizialmente è ‘concordista’, cioè crede che nella Sacra Scrittura siano depositate, in maniera velata, verità scientifiche.
Le sue esperienze umane e le conseguenti elaborazioni spirituali lo portano poi a comprendere che la scienza e la fede seguono due cammini diversi e paralleli, tra i quali non vi è conflitto. Anzi, tali cammini si possono armonizzare vicendevolmente, perché sia la scienza sia la fede, per un credente, hanno la stessa matrice nella Verità assoluta di Dio. Il suo cammino di fede lo conduce alla consapevolezza che creazione e big-bang sono due realtà distinte, e che il Dio in cui crede non può essere un oggetto facilmente categorizzabile dalla ragione umana, ma è il ‘Dio nascosto’, che rimane sempre in una dimensione di mistero, non totalmente comprensibile”.
(Foto: Santa Sede)