Il governo asimmetrico

Papa Francesco pensieroso
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 05.08.2024 – Andrea Gagliarducci] – Papa Francesco il 29 luglio scorso ha nominato arcivescovi: Mons. John J. Kennedy, Segretario della Sezione disciplinare del Dicastero per la Dottrina della Fede, e Mons. Philippe Cuberlié, Sottosegretario dello stesso dicastero. La scelta è piuttosto fuori dall’ordinario, almeno in parte. Fa particolarmente storcere il naso, se si considera che l’altro segretario del dicastero, Mons. Armando Matteo, teologo stimato dal Papa, non ha ricevuto anello e mitra, per non parlare della dignità personale di arcivescovo. Papa Francesco, in altre parole, ha fatto arcivescovo un segretario e ha lasciato un altro sacerdote. Allo stesso tempo, ha fatto arcivescovo il sottosegretario del dicastero, sulla carta un subordinato dei due segretari.

Nel sistema curiale della Santa Sede, segretari sono arcivescovi. Almeno, lo sono stati. Francesco, tuttavia, ha rinunciato al vecchio schema e occasionalmente lo ha capovolto.

Il segretario della sezione disciplinare del dicastero è un arcivescovo, ma il segretario della sezione dottrinale non è un arcivescovo. Il sottosegretario è un arcivescovo, quindi con un rango pari a quello del numero due del dicastero, il che potrebbe anche creare problemi all’interno del dicastero stesso. Questo è un ulteriore esempio di quello che potrebbe essere chiamato “governo asimmetrico”. Cosa significa? Sin dall’inizio del suo pontificato, Papa Francesco ha dimostrato di considerare le nomine episcopali più come un grado militare, che come parte della dignità di un ruolo specifico.

Tra le sue primissime decisioni, Papa Francesco ha fatto arcivescovo titolare Víctor Manuel Fernández, un semplice sacerdote nel 2013. Oggi Fernández è un cardinale e il Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, ma all’epoca era semplicemente il Rettore dell’Università Cattolica dell’Argentina.

Un altro esempio: quando Francesco volle dare risalto al Sinodo dei Vescovi, nominò come Segretario Generale Lorenzo Baldisseri, un arcivescovo che sarebbe diventato cardinale. Poi creò cardinale anche il suo successore, Mario Grech. Il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi solitamente era stato un arcivescovo, ma non di più, ad eccezione del Cardinale Jan Pieter Schotte, C.I.C.M., che però fu creato cardinale dopo aver ricoperto la carica per nove anni. Ora, il Segretario Generale è cardinale. Il sottosegretario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovo aveva solo il titolo di monsignore. Con Papa Francesco, il sottosegretario è un arcivescovo.

La situazione al Dicastero per la Dottrina della Fede è l’ultimo caso di scelta “asimmetrica”, se così si può dire, ma non è il primo né l’unico. Il Dicastero per l’evangelizzazione ha un prefetto, il Papa stesso, e due pro-prefetti. Uno, Luis Antonio Tagle, è cardinale, e l’altro, Rino Fisichella, è arcivescovo.

Papa Francesco ha fatto ancora di più, quando ha istituito la Sezione Migranti e Rifugiati all’interno del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace [*]. Il Cardinale Turkson ha guidato il dicastero, ma la sezione era sotto il governo diretto di Papa Francesco, che ha poi deciso di creare cardinale uno dei due sottosegretari, Michael Czerny. Ci siamo quindi trovati nel paradosso di un dicastero guidato da un cardinale, con una sezione guidata dal Papa i cui vice, formalmente pari, erano un cardinale e un sacerdote.

Tali questioni sono di poco interesse, ma sono essenziali per capire come Papa Francesco percepisce il potere. Papa Francesco lascia intendere, in qualche modo, che il cardinalato è un titolo onorifico, e lo usa soprattutto per creare una base elettorale e per “riparare” alcune scelte del passato.

Gli esempi potrebbero continuare. È interessante notare come, all’interno di un governo che – almeno nella sua narrazione – mira a dare maggiore peso ai laici nella Chiesa, si verifichi invece una proliferazione di ordinazioni episcopali, anche per ruoli in cui generalmente non c’era bisogno di un vescovo.

All’interno di un governo che sottolinea costantemente l’importanza delle donne, allora le donne scelte dal Papa per lavorare in Curia o in posizioni di responsabilità sono quasi sempre suore, e solo in casi sporadici – come quelli dei due sottosegretari del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita – donne con delle carriere e delle famiglie proprie.

Quando parliamo di governo asimmetrico, però, dobbiamo considerare un altro fatto. Se Papa Francesco ordina vescovi come fossero generali e nomina quelli che sono suoi colonnelli, spesso lo fa senza considerare l’istituzione e il suo equilibrio. Così, ci sono posizioni paritarie in cui uno si ritrova cardinale e l’altro arcivescovo, e persino posizioni in cui un semplice sacerdote è – almeno sulla carta – il superiore di un arcivescovo. Tale asimmetria ha conseguenze potenti, perché questi titoli non sono fronzoli, ma dicono anche qualcosa sul potere di decisione e di parola delle persone a cui sono assegnati.

Per Papa Francesco, ciò che conta è chi è vescovo, cioè. chi è chiamato a giurare fedeltà alla Chiesa e obbedienza al Papa. Se il cardinale è il consulente strategico, per il Papa il vescovo è il colonnello in battaglia, fedele al suo generale e pronto a morire per lui. Così, il cardinalato diventa un in più, una modalità che serve anche a inviare messaggi al mondo e creare una base di rappresentanza. L’episcopato diventa un legame profondo, segnalando possibili promozioni o un particolare interesse del Papa per argomenti specifici.

In questo modo, le scelte sono ad personam. L’idea di dare alle posizioni di vertice della Curia almeno una dignità episcopale risiedeva nel fatto che si voleva che tutti coloro che prendevano decisioni fossero in collegio con il Papa perché il Papa è anche un vescovo.

Tuttavia, supponiamo che la dignità non sia legata alla posizione ma alla decisione del Papa. In quel caso, la Curia asimmetrica porta anche a una dimensione episcopale invertita, in cui conta la missione che il Papa conferisce, non l’ordinazione episcopale in sé. Tutto è incentrato sul Papa, ora più che mai. Questa asimmetria potrebbe essere anche un messaggio di Papa Francesco? Il Papa potrebbe voler mostrare le sue priorità, i suoi gusti e le sue antipatie in questo modo? La storia lo dirà.

Questo articolo nella nostra traduzione italiana è stato pubblicato dall’autore in inglese sul suo blog Monday Vatican [QUI].

[*] Con il Motu proprio Humanam progressionem del 17 agosto 2016 Papa Francesco ne ha disposto la soppressione a partire dal 1º gennaio 2017 e le sue funzioni sono ora esercitate dal nuovo Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.

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