Una Messa domenicale

Chiesa vuota
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 23.08.2024 – Aurelio Porfiri] – Vorrei raccontarvi una esperienza che è ancora molto fresca al momento in cui la scrivo. Mi permetto di usare un poco di ironia fidando nella benedizione di Papa Francesco che ha rivelato di recitare ogni giorno la preghiera di Tommaso Moro che contiene questo passaggio: “Dammi, o Signore, il senso dell’umorismo, concedimi la grazia di comprendere uno scherzo, affinché conosca nella vita un po’ di gioia e possa farne parte anche ad altri”. Attenzione però: se il tono da me usato può essere leggero l’argomento non lo è affatto e l’unico scopo del mio racconto è di far ripensare a quanto la Messa dovrebbe essere centrale nella vita, anche se purtroppo per molti non lo è. E i fatti che racconto sono reali.

Mi sono recato in una bellissima chiesa del centro della mia città, una chiesa parrocchiale molto capiente, immagino possa contenere più di 500 persone comodamente sedute. Io voglio arrivare sempre un poco prima per scegliere un posto confortevole e quindi sono arrivato a circa 5 minuti dall’inizio. C’erano 4 persone. Pensando sarebbe stato molto difficile che in 5 minuti ne sarebbero entrate altre 495, mi sono rassegnato al fatto che ogni fedele avrebbe avuto molto spazio. Solitamente non è così, ci sono almeno una ventina di persone ma, sarà che siamo ad agosto e che fa molto caldo, oggi si è toccato quasi il minimo. Il sacerdote celebrante ha cominciato la Messa e ha cercato di rendere la celebrazione agile, comprendendo che non era il caso di andare per le lunghe.

Al momento dell’Alleluia è accaduto un fenomeno interessante. Il sacerdote ha intonato molto bene l’alleluia tratto dal repertorio del canto gregoriano e che risulta come la melodia più usata per questo momento della Messa. Io, quando si usa musica liturgica appropriata, mi unisco toto corde al canto. Però mi rendo conto che la persona che era al microfono e che aveva appena finito la seconda lettura si unisce anche lui al canto, ma eseguendolo una quarta aumentata sopra, quindi trasformando questa semplice melodia in un (dis)organum medievale cacofonico. C’era quasi da ammirare quella persona perché quello che faceva era molto difficile ed io, con più di 40 anni di pratica musicale, non credo ci riuscirei. Preso da segreta ammirazione, mi sono taciuto. Ma ecco che la cosa si è ripetuta all’offertorio, con il sacerdote che ha intonato stancamente uno di quei canti popolari che penso risalga addirittura agli anni ‘50. A quel punto, io ho provato ad inserirmi, ma il cantore spericolato ha ripetuto l’acrobazia armonica precedente e io, per cercare di tenere il tono originale proposto dal sacerdote, ho cominciato sempre più ad urlare. Lui ad un certo punto ha smesso, ma io no, e chi mi stava vicino lo può testimoniare.

Pochi momenti prima della santa comunione si è udita una voce da fuori la chiesa che urlava qualcosa. Ho percepito solo la parola “Dio” e chi mi era vicino mi ha confermato che quella persona era probabilmente in preda all’ebrezza, che purtroppo non era quella dello spirito. Ho pregato anche per quella persona, perché non sapeva quello che stava facendo.

La Messa si è conclusa presto, una Messa estiva si dirà. Forse, ma non è che di inverno i numeri siano tanto superiori. Che Dio ci offra la possibilità di comprendere la vera bellezza della liturgia nello splendore di parole, suoni e immagini, e ci dia la forza di annunciarla agl’altri.

Questa riflessione è stata pubblicata l’11 agosto 2024 dall’autore sul suo sito Liturgia e musica sacra [QUI].

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