Il rischio di un cambio d’epoca

Papa Francesco
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 12.08.2024 – Andrea Gagliarducci] – L’8 agosto 2024, Papa Francesco ha ricevuto in udienza José-Lluis Serrano Pentalant, Vescovo coadiutore di Urgell. Sulla carta, sembrava solo un’altra visita di uno dei tanti vescovi neoeletti nel mondo. La maggior parte di loro incontra il Papa al momento di ricevere il mandato. Però, questo incontro ha qualcosa di più interessante.

Il Vescovo di Urgell è, con il Presidente della Repubblica francese, anche co-Principe del piccolo Stato di Andorra. Il Vescovo Serrano, proveniente dalle fila della Segreteria di Stato, è Catalano, e questa è stata una precondizione essenziale per comprendere autenticamente la Diocesi di Urgell e la situazione particolare che esiste con Andorra, una piccola enclave nei Pirenei tra Francia e Spagna. Ma soprattutto, Serrano è stato nominato coadiutore pochi mesi prima del 75° compleanno del suo predecessore, il Vescovo Vives i Sicilia, che ha raggiunto l’età di rinuncia il 24 luglio. Quindi, Serrano si sta preparando a prendere in carico interamente la diocesi e a diventare co-Principe di Andorra dopo un breve apprendistato.

È anche significativo che Serrano provenga dalla Segreteria di Stato. Ad Andorra c’è un Primo Ministro apertamente gay e la spinta affinché l’aborto venga finalmente legalizzato nel Paese è potente. La Santa Sede non può accettare che uno dei suoi vescovi sia il capo, anche e soprattutto quando il titolo è quasi interamente onorifico, di uno Stato che introduce l’aborto legale sotto la sua supervisione. Per questo motivo, si è iniziato a parlare qualche tempo fa dell’accettazione da parte della Santa Sede di una modifica della Costituzione andorrana che farebbe decadere il diritto del Vescovo di Urgell a essere co-Principe di Andorra. Può sembrare di poca importanza, ma in realtà tutto questo ragionamento è frutto del cambio d’epoca di cui parla Papa Francesco fin dall’inizio del suo pontificato. Benedetto XVI ha visitato, dopotutto, Malta e Portogallo, all’epoca gli ultimi bastioni europei dove l’aborto non era permesso, pochi mesi prima che l’aborto fosse legalizzato in entrambi i Paesi. Era già il segno di una Chiesa Cattolica che non aveva più presa sulla società.

Ora, ci troviamo in una situazione simile ad Andorra, il che è ancora più preoccupante se si considera che lo Stato è minuscolo. Gli abitanti sono quasi tutti, almeno sulla carta, saldamente Cristiani per tradizione e pratica. La domanda che dobbiamo porci, però, è un’altra. La Santa Sede deve davvero rinunciare ad un titolo onorifico per essere finalmente in pace con il mondo? La Santa Sede deve davvero abbandonare antiche tradizioni, seppur secolari, per adempiere alla sua missione nella società?

L’esempio francese in Europa dice di no. Oltre ad aver mantenuto il co-Principe di Andorra attraverso alti e bassi, la Francia non ha permesso alla sua galoppante secolarizzazione di tagliarla fuori dai suoi legami secolari con la Chiesa Cattolica. Dopo la Rivoluzione, c’era disprezzo per la Chiesa Cattolica. Il giorno della Bastiglia, il 14 luglio, era anche il giorno in cui si celebrava la conquista di Gerusalemme da parte della Prima Crociata, ed è difficile non vedere il fattore simbolico nella scelta di quel giorno come quello da cui datare la Rivoluzione nazionale. Eppure, il Paese del laicismo che voleva distruggere le Chiese e persino Notre Dame, che spesso tratta la religione come una forma di superstizione, non ha mai rinunciato a due particolari privilegi. Il primo è che il Presidente della Francia è un Canonico di San Giovanni in Laterano di diritto, avendo ereditato questa possibilità dai reali francesi. Il secondo è la possibilità, attualmente non utilizzata ma mai formalmente rinunciata, che il Capo dello Stato imponga personalmente il cappello cardinalizio ai cardinali eletti residenti in Francia. L’ultima volta che è successo è stato con la creazione del Cardinale Angelo Giuseppe Roncalli, all’epoca Nunzio Apostolico in Francia, a cui il cappello rosso è stato imposto dall’allora Presidente Vincent Auriol, che era un socialista e notoriamente non credente, ma che rivendicava l’antico privilegio dei Re di Francia.

L’esempio francese mostra che le tradizioni antiche possono essere mantenute nonostante i cambiamenti di approccio e di opinioni. Tuttavia, la Chiesa di Papa Francesco preferisce tagliare le tradizioni antiche, evitarle quando possono sembrare controverse e svuotarle di significato in nome di una specifica esigenza di rinnovamento.

In generale, la Chiesa aveva già perso peso istituzionale. È sorprendente, tuttavia, che ci sia la necessità di formalizzare questo cambiamento e tagliare tutte le tradizioni precedenti. Alcuni giustificano questa inclinazione al cambiamento citando la riforma della Casa Pontificia di Papa San Paolo VI. Paolo VI, tuttavia, non ha mai abolito la Casa Pontificia stessa. L’ha razionalizzata e resa più adatta ai tempi, ma ha sempre tenuto d’occhio la tradizione e la storia, consapevole che un simbolo ha il suo significato solo quando è evidente e vivo.

Nel frattempo, alcune situazioni nel mondo causano non poca preoccupazione. Una donna in Belgio ha presentato una denuncia legale contro la Chiesa perché non poteva accedere al diaconato, e ha vinto la causa [QUI]. Che un ruolo ministeriale ordinato all’interno dei ranghi della Chiesa dovrebbe diventare l’oggetto di tale causa legale dimostra che la Chiesa non è percepita come un’istituzione ma, al massimo, come un luogo di lavoro, dove anche le posizioni che richiedono l’ordinazione devono essere soggette alle leggi sul lavoro.

Se la Chiesa perde la sua tradizione e la sua storia, cede di fronte al cambiamento epocale e accetta di essere una minoranza senza preservare il suo linguaggio, rischia di essere percepita solo come un’agenzia tra le tante. O come un’azienda tra le tante, se guardiamo alla questione finanziaria, considerando, in effetti, la continua esternalizzazione dei servizi, dall’utilizzo di una rete immobiliare per fare profitti sulle case alla possibile esternalizzazione del supermercato del Vaticano [QUI].

In breve, si dice che il mondo secolare è più affidabile e che la Chiesa preferisce guardare lì piuttosto che formare nuove idee e nuove generazioni. Si dice che la Chiesa è disposta a perdere tutto per evangelizzare, senza capire che perdendo tutto, non si sa più per cosa evangelizzare perché manca identità e storia.

Pertanto, non dovrebbe sorprendere che il movimento tradizionalista faccia così tanti proseliti. Allo stesso tempo, dovrebbe sorprendere che questa crescita del movimento tradizionalista, attestata anche dai numeri record del Pellegrinaggio di Pentecoste a Chartres [QUI e QUI], sia mortificata, messa in crisi e persino, in qualche modo, “perseguitata” dallo stesso Papa Francesco [QUI]. C’è bisogno di trovare nuovi equilibri, di recuperare un vero senso della storia viva. I grandi vecchi che ne erano capaci vanno in pensione uno dopo l’altro, e c’è un bisogno palpabile e urgente di dare un vero esempio. Ma se il cambio d’epoca viene sofferto anziché affrontato, allora la Chiesa è destinata a soccombere.

Questo articolo nella nostra traduzione italiana è stato pubblicato dall’autore in inglese sul suo blog Monday Vatican [QUI].

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