A Monte Sole per non perdere la memoria della malvagità

“Ogni domenica è la vittoria della luce sulle tenebre, perché viviamo l’amore fino alla fine di Gesù, l’alleanza nuova e eterna che stringe il legame di un amore più forte della morte. Questa domenica di memoria così particolare ci immerge ancora di più nel dolore dell’umanità colpita, delle vittime il cui orrore non cambia. L’amore si trasforma e trasforma. Il male è sempre lo stesso”: così è iniziata l’omelia del presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna nel ricordare le vittime delle stragi di Monte Sole, avvenute tra il 29 settembre ed il 5 ottobre 1944, nel territorio dei comuni di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno che comprendono le pendici del Monte Sole in provincia di Bologna, dove furono trucidate 1830 persone.
Nell’omelia l’arcivescovo di Bologna ha fatto rivivere con la narrazione quei momenti: “Sentiamo oggi il grido disperato, il pianto, l’odore di sangue e di polvere da sparo, lo scherno dei soldati tedeschi che derubavano i morti e la soddisfazione dei collaboratori fascisti per il nemico eliminato. Il nemico erano bambini, vecchi, donne, inermi. La memoria e il tempo di Dio ci aiutano ad entrare dentro il nostro tempo, ci chiedono di non vivere inconsapevoli come se ci fosse sempre tempo, spensierati o disperati, ossessivamente preoccupati della felicità individuale, del personale benessere a tutti i costi”.
Ed ha ricordato don Giovanni Fornasini ed altre vittime di quella strage: “Chi crede nel Risorto ama la vita e combatte il male, ama, ed ama come Gesù fino alla fine. Gesù ha vinto il male, tutto, anche quello che diventa sistema, ideologia, quello banale dell’istinto e dell’egoismo, quello della pandemia di morte, che colpisce tutti e genera tutti i mali. Ci chiede di vincerlo con Lui, fidandosi del suo amore e amando come Lui. Ci aiuta don Giovanni Fornasini, rimasto qui per amare, perché l’amore per la sua gente fu più forte della paura e anche del consiglio prudente del suo Vescovo.
E’ stato così per Antonietta Benni, maestra, consacrata, che aveva aperto la sua casa per accogliere le famiglie di sfollati che giungevano dalla valle. Antonietta continua a dare una lezione cristiana e umana di perdono ma anche di giustizia più forte della vendetta e, proprio per questo, inflessibile nell’esigerla”.
Purtroppo l’uomo è capace di tanta malvagità: “Chi costruisce la croce e chi inchioda ad essa non è Dio, che anzi ci finisce appeso, ma è l’uomo, vittima e complice di quel mistero di iniquità che acceca tanto che l’odio e la violenza arrivano a togliere il diritto fondamentale di vivere. Gesù è sceso all’inferno per aprirlo, per liberare, per divellere le porte aprendo la via della salvezza, dell’amore più forte della morte, della parola vita e non dell’ultima parola morte. Noi, che crediamo nel Risorto scendiamo con Lui dove c’è sofferenza e morte per portare luce dove ci sono le tenebre”.
Per questo non ci si deve assuefarsi al male: “Ecco, da questo luogo di morte e di vita, di tenebre e di luce scendiamo oggi nelle tante Marzabotto che in realtà non sono solo i singoli drammatici episodi, ma è la guerra stessa che è una grande unica strage, inutile, da ripudiare sempre e per tutti, alla quale mai abituarci”.
E’ stato un invito a ritrovare la pace in Europa: “Alle vittime dobbiamo lo sforzo di cercare con maggiore determinazione la pace, non di rassegnarci pigramente alla guerra e al riarmo e dotarci di strumenti capaci di risolvere i conflitti. E’ proprio vero che se non avvertiamo la realtà del pericolo non potremo superarlo.
Davanti al male Gesù chiede di combatterlo anzitutto cambiando noi stessi, tagliando quello che dà scandalo al prossimo, anche se pensiamo assurdamente che sia esibizione di forza. Se fa male al prossimo fa male anche a noi e scandalizza. Siamo noi a perdere la salvezza, ce ne escludiamo. Tagliamo il male per ritrovare la vita. I Padri fondatori dell’Europa seppero immaginare la pace trasformando i modelli che provocavano soltanto violenza e distruzione, tagliando sovranità per una che univa tutti”.
Infine ha ringraziato i presidenti della Repubblica italiana e tedesca, che nella mattinata avevano reso omaggio alle vittime: “Per questo è importante la visita dei due Presidenti che onorano assieme le vittime della guerra. E’ la riconciliazione che inizia dalle proprie responsabilità e sconfigge le convinzioni di superiorità, le ostilità mute ma radicate, l’ignoranza che facilmente fa crescere l’odio. Il passato non è mai soltanto passato. Esso riguarda noi e ci indica le vie da non prendere e quelle da prendere. Le vittime ci chiedono di riconoscere il male come male e rifiutarlo”.
Nel discoro il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, ringraziando della presenza il presidente della Repubblica tedesca, ha invitato a non dimenticare: “In queste terre, tra i fiumi Setta e Reno, si compì l’eccidio di civili più grande e spietato tra quelli commessi nel nostro Paese durante la guerra. Queste terre hanno conosciuto il terrorismo delle SS e dei brigatisti neri fascisti. Non c’erano ragioni militari che potessero giustificare tanta crudeltà. Sui pendii di Monte Sole vennero uccisi anche sacerdoti. Don Ubaldo Marchioni era all’altare di Casaglia di Caprara.
Non si trattava soltanto di disprezzo verso la religione. Era ‘la negazione radicale di ogni umanità’, come scrisse Giuseppe Dossetti, capo partigiano, costituente, dirigente politico di primo piano, che lasciò la politica attiva per fondare, proprio a Casaglia, la sua comunità di monaci, per riposare poi, a pochi passi dalla chiesa distrutta, in quel piccolo cimitero divenuto anch’esso teatro di sterminio”.
Marzabotto e Monte Sole sono ‘simboli’ per non dimenticare: “A ottant’anni da quei tragici giorni oggi avvertiamo più nitidamente che Marzabotto e Monte Sole sono simbolo e fondamenta dell’intera Europa, prova del nostro destino comune che, insieme, caro Frank-Walter, nei giorni scorsi, a Berlino come a Bonn e Colonia, abbiamo confermato di volere scegliere.
Quello di un’Europa che non rinuncia, e anzi vuole sviluppare i suoi valori, la sua civiltà, il suo diritto, fondato sul primato della persona. Così contribuiremo a un’Europa di pace, fondata sui valori che qui vennero negati con immane spargimento di sangue. Quell’Europa dei popoli e non della volontà di potenza e di supremazia di ogni Stato. Quella dell’Unione Europea, grande spazio di libertà nel mondo”.
Mentre il presidente della Repubblica tedesca, Frank-Walter Steinmeier, ha espresso la sua difficoltà nel prendere la parola: “A Marzabotto si consumò il più efferato di tutti i crimini commessi da truppe tedesche in Italia durante la seconda guerra mondiale. Signore e Signori, è un cammino difficile venire come Presidente Federale tedesco in questo luogo dell’orrore e parlare a Voi. Ma sono profondamente grato per il Vostro invito, stimate cittadine e stimati cittadini di Marzabotto e dei comuni limitrofi”.
Ed ha chiesto perdono a nome del popolo tedesco: “Cari ospiti, oggi sono qui davanti a Voi come Presidente Federale tedesco e provo solo dolore e vergogna. Mi inchino dinnanzi ai morti. A nome del mio Paese oggi Vi chiedo perdono. Le vittime e Voi, i discendenti e i familiari, avete diritto alla memoria. Nelle Vostre famiglie continuano a vivere il ricordo, il dolore, l’orrore (l’ho appena sentito parlando con alcuni di Voi). Quello che mi avete raccontato mi ha molto commosso”.
Questo è possibile solo attraverso un processo di riconciliazione: “Cari familiari, cari discendenti, che io possa parlare qui oggi è possibile solo perché Voi tutti avete concesso a noi tedeschi la riconciliazione. Che preziosissimo dono! Questa riconciliazione la vivete molto concretamente qui a Marzabotto e nei comuni limitrofi. Nella Vostra Scuola di Pace, in stretto scambio con giovani tedeschi, nel gemellaggio con Brema-Vegesack e nella sua Scuola Internazionale di Pace”.
(Foto: Quirinale)