Un cardinale (vestito di bianco) e le diaconesse… tra altro

Jean-Paul Vesco
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 24.10.2024 – Miguel Cuartero e V.v.B.] – Sono 21 i nuovi cardinali che riceveranno la berretta cardinalizia l’8 dicembre [1]. Tra gli uomini scelti da Francesco ha destato scalpore la nomina del Padre Domenicano Timothy Radcliffe [2], noto per le sue posizioni eterodosse sull’omosessualità e su celibato sacerdotale. Ma tra i neo cardinali c’è un altro Domenicano, che sta facendo parlare di sé per alcune sue recenti dichiarazioni.

Si tratta del francese-algerino Jean-Paul Vesco, Arcivescovo metropolita di Algeri (Algeria). Vesco è acclamato come riconosciuto campione del dialogo, della fraternità e della amicizia in un paese a forte maggioranza islamica [3]. Ha pubblicato diversi libri (tra cui un saggio dedicato ai divorziati risposati) ed entra nel Collegio cardinalizio forte della sua giovane età e del pieno sostegno di Papa Francesco col quale condivide le aperture su dialogo interreligioso, morale familiare e ruolo delle donne nella Chiesa Cattolica.

In una recente intervista Mons. Vesco ha espresso la sua preoccupazione per il presunto atteggiamento misogino della Chiesa affermando che – come in tutte le religioni monoteistiche – la Chiesa ha “un problema con le donne”, che non sono considerate quanto meritano. Il neo cardinale si è dunque espresso favorevolmente all’ordinazione diaconale delle donne perché nessuno, nella Chiesa, venga privato del ministero femminile.

Il tema delle diaconesse è stato molto discusso in questi ultimi anni grazie alla nomina, nel 2016, di una commissione incaricata da Francesco di studiare il diaconato femminile nella Chiesa antica in vista di comprenderne meglio il ruolo e la possibilità di ripristinarlo oggi [QUI].

La commissione nominata da Papa Francesco ha studiato la questione ma i risultati dello studio non sono stati pubblicati (secondo la versione ufficiale si sono raggiunti dei risultati “parziali”). Il Papa ha dunque promesso di nominare una nuova commissione (con nuovi membri) per fornire un nuovo studio (e nuovi risultati). La nuova commissione è stata formata nel 2020 e non ha ancora fornito un risultato definitivo.

La tematica è stata discussa durante il Sinodo dell’Amazzonia [4] e i padri e (soprattutto) le madri sinodali nutrivano grandi aspettative in vista del Sinodo sulla sinodalità. Ma, con grande sorpresa, lo scorso 20 maggio in una intervista rilasciata al canale americano CBS [QUI], Papa Francesco ha chiuso le porte alla discussione con un categorico “no” alle ordinazioni di diaconesse.

Il pronunciamento ha generato la preoccupazione e le proteste di molti teologhi e teologhe, nonché dei gruppi ecclesiastici più progressisti. Diverse associazioni si sono riunite per creare in un sito internet dedicato alla rivendicazione a favore del diaconato femminile [QUI]; chiedono a Papa Francesco di ritirare il suo “no” e di includere il tema nelle discussioni sinodali.

Sull’argomento si è prontamente pronunciato Mons. Vesco che in un articolo pubblicato il 24 maggio 2024 su La Croix [QUI] si è chiesto come mai Francesco abbia tolto dall’ordine del giorno del Sinodo un tema “scottante” come il diaconato femminile [5].

Al di là delle possibili motivazioni che hanno spinto il Pontefice a chiudere la discussione (benché in una intervista televisiva) il neo cardinale ha auspicato una svolta radicale ma al tempo stesso ha chiesto pazienza: «Ciò che sembra impensabile oggi, diventerà naturale domani».

«Il pontificato di Papa Francesco ha mosso linee che difficilmente si potevano immaginare muovere. L’orizzonte si scopre camminando e ciò che ieri sembrava inimmaginabile, come la nomina delle donne alle più alte responsabilità della Curia, diventa oggi naturale. Allo stesso modo, ciò che oggi sembra inimmaginabile, domani diventerà naturale».

Nonostante le donne di assumano servizi ecclesiali di ogni tipo, c’è ancora un servizio – afferma Mons. Vesto – che ancora viene loro rifiutato: quello della predicazione durante la Celebrazione Eucaristica. «Come giustificare il fatto che nel commento alla Parola di Dio durante l’Eucaristia si esprima solo la sensibilità maschile?», si domanda il futuro cardinale. E ancora, «come possiamo giustificare il fatto di essere privati di sentire risuonare questa Parola nel cuore di una donna? Spero che sia finalmente giunto il momento di aprire questo servizio della Parola a laici formati, e quindi anche alle donne».

Per Mons. Vesco la sua nomina è un riconoscimento a tutto l’episcopato Algerino per il lavoro effettuato «a favore dell’accoglienza dei divorziati risposati, a favore della sinodalità, a favore di un maggiore spazio dato ai laici e alle donne nella Chiesa».

La grande sintonia con Francesco ha dunque favorito la nomina cardinalizia del vescovo francese, così come le nomine di molti altri prelati; segno della volontà del Papa di assicurarsi una continuità nel prossimo pontificato ed assicurare continuità alle discussioni su alcuni temi controversi sui quali, per il momento, preferisce non provocare fratture.

Le discussioni sono state aperte ma l’attuale frenata sul diaconato femminile non impedirà ai futuri cardinali di attendere tempi maturi per riproporre cambiamenti importanti e definitivi, magari con l’autorità papale o eleggendo una figura adatta, più audace e decisa. Ma per questo bisognerà attendere il prossimo Conclave nel quale due cardinali Domenicani (il Cardinal Vesco e il Cardinal Radcliffe) entreranno vestiti di bianco. Probabilmente con le idee molto chiare.

Miguel Cuartero

Questo articolo è stato pubblicato ieri dall’autore sul suo blog Testa del Serpente [QUI].

Note

[1] Il 6 ottobre scorso, Papa Francesco aveva annunciato che nel prossimo Concistoro avrebbe creato 21 cardinale. Però, martedì 22 ottobre 2024, il N. 815 del Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede pubblica la Dichiarazione del Direttore della Sala Stampa della Santa Sede: «Papa Francesco ha accolto la richiesta di Sua Eccellenza Paskalis Bruno Syukur, Vescovo di Bogor, in Indonesia, di non essere creato Cardinale nel corso del prossimo Concistoro. La richiesta di Sua Eccellenza è motivata dal suo desiderio di crescere ancora nella vita sacerdotale, nel servizio alla Chiesa e al popolo di Dio». Quindi, uno in meno che entrerà in un Conclave. Almeno un rinunciatario che non ancora era stato creato cardinale, quindi la questione non esiste, in questo caso.

Comunque, si tratta di una dichiarazione di una gravità inaudita. Perché – almeno secondo questa dichiarazione – Sua Eccellenze (tra altro frate minore francescano) – tra i prescelti dal Papa per diventare cardinale, quindi da considerare un suo fedelissimo, come già più volte abbiamo determinato – afferma (almeno prendendo per buono quanto dice la dichiarazione), tradotto, che diventando cardinale, termina la crescita nella vita sacerdotale, nel servizio alla Chiesa e al popolo di Dio… L’ennesimo segno della crisi profonda in cui si trova la Chiesa di Cristo.

Però, con ogni probabilità non è stato detto il vero, secondo quando è stato riferito dal vaticanista Giovanni Panettiere in un articolo dal titolo Vescovo rinuncia a essere cardinale: l’ombra della pedofilia e della corruzione, pubblicato sul Quotidiano Nazionale del 23 ottobre 2024 [QUI], con riferimento a quanto scritto dal magazine indipendente indonesiano Tempo sul fatto che casi di abusi sessuali hanno iniziato a essere segnalati nella diocesi di Bogor, con il sospetto di insabbiamento da parte del vescovo:

Paskalis Bruno Syukur, Indonesiano 62enne, era stato scelto per entrare nel Sacro collegio. Ma ha fatto un passo indietro e Papa Francesco ha accettato la decisione. La Sala Stampa della Santa Sede: “Il presule desidera crescere ancora nella vita sacerdotale”.

Ci sarebbe una vicenda d’insabbiamento di abusi sessuali sui minori dietro il passo indietro del vescovo indonesiano che ha deciso di rinunciare alla berretta cardinalizia. Il caso è quello del 62enne Vescovo di Bogor, Paskalis Bruno Syukur, che ha motivato la sua richiesta di non essere creato cardinale nel prossimo Concistoro, l’8 dicembre prossimo, con il “desiderio di crescere ancora nella vita sacerdotale, nel servizio alla Chiesa e al popolo di Dio“, come si leggeva in un fumoso comunicato emesso dalla Santa Sede. La sua decisione è stata accolta dal Papa. Stando alla ricostruzione del magazine indonesiano Tempo, sul caso, però, avrebbe quantomeno influito una serie di abusi sessuali che avrebbero avuto luogo nella Diocesi di Bogor.

Oltre ad una vicenda di molestie ai danni di un chierichetto nella chiesa di St. Herculanus a Depok, West Java, reso noto lo scorso giugno, si sospetta che un fatto simile sia avvenuto anche alla Kancana Bejana Rohani Foster Home, una casa famiglia nella stessa località. A breve potrebbero emergere casi compromettenti d’insabbiamento ad alti livelli, nonostante il Vescovo Syukur per la verità abbia sempre affermato che “gli abusi devono essere affrontati apertamente”. Da qui la repentina mossa del Papa che nel 2019, attraverso il Motu proprio Vos estis lux mundi, ha comminato la rimozione dei vescovi rei di negligenza in relazione a delitti sessuali sui minori.

La vicenda del vescovo indonesiano ricalcherebbe così quella del belga Lucas Van Looy, Salesiano over 80, che rinunciò alla berretta rossa prima della cerimonia ufficiale. Tuttavia ben informati sostengono che a determinare la marcia indietro di Monsignor Syukur vi sarebbe non tanto un caso di pedofilia (insabbiato) quanto piuttosto un episodio di corruzione. E non si esclude che comunque le due accuse possano andare di pari passo. Ad ogni modo la Sala Stampa non aggiunge dettagli al suo comunicato di lunedì scorso.

Al netto dei rumors, quel che è certo è che l’8 dicembre scenderanno così a 21 i vescovi e i preti che saranno creati cardinali nel decimo Concistoro ordinario dell’era Bergoglio. Sullo sfondo resta comunque la problematicità del modus operandi impiegato dal Papa che cerca sempre di promuovere vescovi più marginali, sulla spinta della sua proverbiale attenzione alle periferie, col rischio tuttavia che, proprio dalla fine del mondo a lui caro, si addensino nubi sinistre sui suoi inattesi prescelti. Per la soddisfazione dei suoi detrattori, sempre solerti nel contestargli impulsività e scarso discernimento, nonostante i suoi accorati e continui appelli a riguardo.

[2] L’ascesa di Timothy Radcliffe. Da predicatore pro LGBT a cardinale gay friendly – 8 ottobre 2024 [QUI]; Concistoro 2024, il colpo di stato di Papa Francesco – 7 ottobre 2024 [QUI].

[3] Il minimo che potrebbe dire è che l’Arcivescovo Jean-Paul Vesco è molto poco cattolico, giudicando dalle sue dichiarazioni in un’intervista concessa a Laurence D’Hondt, pubblicato il 6 febbraio 2022 (6 giorni prima di essere diventare il nuovo Arcivescovo metropolita di Algeri) al sito svizzero-francese Cath.Ch con il titolo: “Dobbiamo liberarci dell’idea che dobbiamo evangelizzare” [QUI].

Riportiamo alcuni passi di questa intervista, che appaiano come problematici, soprattutto per un vescovo cattolico, che invece di seguire il comando di Nostro Signore Gesù Cristo sulla missione affidata ai discepoli, contraddice Cristo e San Paolo:

«Quanto agli undici discepoli, essi andarono in Galilea sul monte che Gesù aveva loro designato. E, vedutolo, l’adorarono; alcuni però dubitarono. E Gesù, avvicinatosi, parlò loro, dicendo: “Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente”» (Mt 28,16-20).

«E disse loro: “Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura. Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato. Questi sono i segni che accompagneranno coloro che avranno creduto: nel nome mio scacceranno i demòni; parleranno in lingue nuove; prenderanno in mano dei serpenti; anche se berranno qualche veleno, non ne avranno alcun male; imporranno le mani agli ammalati ed essi guariranno”. Il Signore Gesù dunque, dopo aver loro parlato, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. E quelli se ne andarono a predicare dappertutto e il Signore operava con loro confermando la Parola con i segni che l’accompagnavano» (Mc 16,15-20).

Alla domanda: «Qual è il senso che intende dare alla sua nuova funzione?» Mons. Vesco risponde:

«Il Papa ha detto: “Molto spesso, dobbiamo assumere dei rischi per fare il passo della fratellanza. Ci sono dei critici, dicono che il Papa è incosciente, che sta facendo passi contro la dottrina cattolica…”.
Queste parole di Papa Francesco esprimono molto esattamente ciò che vivo e sento: noi siamo innanzi tutto fratelli umani. Egli ha osato assumere il rischio di affermare una fraternità umana, al di là delle appartenenze religiose; in questo modo, mostra che l’evangelizzazione avviene nella fraternità e non nella conversione. Questo è rivoluzionario! In un certo senso, egli afferma che il battesimo non è la condizione della salvezza».

Alla domanda: «Può spiegarci la distinzione tra Chiesa confessante e Chiesa che fa proseliti?» Mons. Vesco risponde:

«La fraternità è un valore umano, viscerale. In terra musulmana il termine “fratello” ha un’accezione precisa: indica l’appartenenza ad una stessa comunità culturale e religiosa. È un termine che ha una dimensione molto comunitaria. Quelli tra noi che hanno fatto la scelta dell’Algeria da decenni sanno bene che la forza e la difficoltà della loro testimonianza in questo paese sta nel fatto di esserci e di non esserci allo stesso tempo. (…)
La sfida per noi è di essere allo stesso tempo fratello del nostro fratello e fratello di tutti gli uomini. L’intera sfida della fraternità mi sembra essere quella di andare oltre i limiti di cui la fraternità ha anche bisogno. È il passaggio necessario da una fratellanza ricevuta a una fratellanza scelta. Questo vale anche per il cristiano: un buon cristiano che non è mai uscito dalla sua comunità non è pienamente cristiano».

Alla domanda: «Quali sono le vostre relazioni con la Chiesa protestane in Algeria?» Mons. Vesco risponde:

«Le relazioni sono buone. Le Chiesa evangeliche sono più in linea con un modello di pensiero che si trova nella religione musulmana. Dove noi affermiamo l’esistenza di una fraternità universale, le Chiese evangeliche sottolineano l’entrata in una comunità attraverso il battesimo. (…) Noi siamo in un certo senso più “acculturati”. Ma tutte le storie di incontro con Cristo sono travolgenti. Le Chiese protestanti non sono nostre concorrenti. Hanno anche la loro parte di verità che forse ci sfugge».

Alla domanda: «Come curate, aiutate, assistete i vostri vicini musulmani?» Mons. Vesco risponde:

«Noi incontriamo ogni giorno delle persone che ci chiedono di conoscere la nostra religione e di sapere perché essa non è un vero cammino verso Dio. È difficile sentire questi discorsi con il Corano come argomento inconfutabile. A nostra volta, facciamo attenzione a noi stessi ogni volta che siamo tentati di guardare l’Islam in modo negativo. Dobbiamo liberarci dell’idea che dobbiamo evangelizzare, che dobbiamo portare gli altri alla nostra verità, e allo stesso tempo accettare che nell’Islam ci possa essere una parte di verità che ci sfugge».

[4] Donne diacono, per il Papa «la questione non è matura» di Mimmo Muolo su Avvenire, 21 ottobre 2024 [QUI]:
«Per Francesco il tema per ora non va affrontato. Lo ha precisato in aula il prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede Fernandez. Riflettori puntati piuttosto sui ruoli di responsabili.
La questione delle donne diacono non è ancora matura. E per questo il Papa chiede che il Sinodo non si intrattenga su di essa. Ma questo non significa che non debba continuare la riflessione e che soprattutto non si parli del ruolo della donna nella Chiesa. A esprimersi in termini espliciti è stato ieri il Cardinale Víctor Manuel Fernández, Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, in una comunicazione, a braccio, durante la Congregazione generale.
«Sappiamo che il Santo Padre ha espresso che, in questo momento, la questione del diaconato femminile non è matura e ha chiesto che non ci intratteniamo adesso su questa possibilità» ha detto il porporato. «La commissione di studio ha conclusioni parziali che faremo pubblicare nel momento giusto, ma continuerà a lavorare». E, «invece – ha aggiunto Fernández -, il Santo Padre è molto preoccupato per il ruolo delle donne nella Chiesa e, prima ancora della richiesta del Sinodo, ha chiesto al Dicastero per la Dottrina della Fede di esplorare le possibilità di uno sviluppo senza concentrarci nell’ordine sacro».
Per il cardinale «affrettarsi a chiedere l’ordinazione di diaconesse non è oggi la risposta più importante per promuovere le donne» e «non risolve certo la questione dei milioni di donne della Chiesa». Questo perché, ha notato, «non abbiamo ancora fatto alcuni passi che invece potremmo fare».
A tal proposito il Prefetto dell’ex Sant’Uffizio ha citato alcuni esempi. «Quando si è creato il nuovo ministero del catechista, il Dicastero per il Culto Divino ha inviato una lettera alle conferenze episcopali» proponendo anche «quanto scritto dal Papa in Querida Amazonia sulle catechiste che sostengono le comunità in assenza di preti». Ma solo pochissime conferenze episcopali hanno accolto questa indicazione. Inoltre, ha proseguito il Cardinal Fernández, «l’accolitato per le donne è stato concesso di fatto in piccola percentuale e molte volte sono i preti che non vogliono presentare donne al vescovo per questo ministero».
Perciò Fernandez ha concluso: «Ho chiesto che si mandino al mio Dicastero testimonianze di donne che sono veramente a capo di comunità o che svolgono ruoli importanti di autorità». E inoltre «specialmente alle donne di questo Sinodo, chiedo che aiutino a recepire, esplicitare e far pervenire al Dicastero diverse proposte che possiamo ascoltare nel loro contesto su possibili vie per la partecipazione delle donne alla guida della Chiesa».

[5] Sulle donne nella Chiesa e sul diaconato femminile, Mons. Jean-Paul Vesco è stato molto esplicito anche nell’intervista pubblicato il 29 marzo 2024 su Settimana News a cura di Marie-Lucile Kubacki, dal titolo La Chiesa ha un problema [QUI].

Alla domanda: «La Chiesa Cattolica ha un problema con le donne?» Mons. Vesco risponde:

«La formulazione della domanda è un po’ provocatoria, ma sì, la Chiesa ha da secoli un problema con le donne, come in generale gli altri due monoteismi e forse la maggior parte delle religioni. Ma non vale come scusa; sarebbe stato così bello e legittimo se fosse stato diverso per il Cristianesimo fin dalle origini! Tranne qualche felice eccezione recente, le donne sono assenti dal governo e dal commento della Parola di Dio durante la celebrazione domenicale, mentre altrove sono presenti ovunque. Sono la “carne” delle parrocchie, e spesso l’anima di quelle chiese domestiche che sono le famiglie, e sono sempre loro, il più delle volte, ad occuparsi del catechismo. (…)».

Alla domanda: «Cosa pensa del diaconato femminile?» Mons. Vesco risponde:

«A titolo personale, lo auspico vivamente! Mi sembra impossibile privare i fedeli, e quindi anche me stesso, della ricezione femminile della Parola di Dio. Nessuno degli argomenti addotti mi ha mai convinto. Quindi sì, mi piacerebbe che la questione del diaconato femminile avanzasse o che almeno si compisse un passo in più verso l’autorizzazione per le donne e, più in generale, per i laici formati, a commentare la Parola di Dio nell’ambito della celebrazione domenicale. (…)
Su questa questione dei ministeri, come su quella del governo, l’orizzonte si svela e si allarga camminando. Ciò che sembrava impensabile ieri può così facilmente diventare un dato di fatto domani. Una presenza esclusivamente maschile nel presbiterio, le grandi processioni d’ingresso esclusivamente maschili, tutto ciò oggi ci appare naturale. Sarà sempre così o un giorno ci sembrerà troppo anacronistico? Il solo fatto di porsi la domanda suscita già un cambiamento di prospettiva…».

V.v.B.

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