Il priore della Provincia d’Italia degli Agostiniani: il Perdono è un ‘giubileo’

Nel mese di settembre a Tolentino si è festeggiato san Nicola ed il sabato successivo alla festa del Santo chi si reca nel Cappellone del Santuario può ‘prendere’ l’indulgenza plenaria concessa da papa Bonifacio IX con la Bolla papale ‘Splendor paternae gloriae’ del 1 gennaio 1390, come è riportato dalle cronache di Gaetano Moroni nel ‘Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica: da S. Pietro sino ai nostri giorni’, edito nel 1856:
“Bonifacio IX con una bolla, concesse l’indulgenza plenaria nella domenica dentro l’ottava della festa del santo (dunque si celebrava prima della canonizzazione di Eugenio IV), indulgenza che veniva anche accordata a chi visitava la Porziuncola, onore confermato anche da altri Papi”.
Ad ‘aprire’ questa ‘festa’ del Perdono è stato il priore della Provincia d’Italia degli Agostiniani (comprendente anche la comunità di ‘Bratia Augustiniani’ a Košice in Slovacchia, ed il Vicariato di Apurìmac in Perù con la parrocchia di santa Rita a Cusco, la parrocchia del Señor de la Exaltación a Chuquibambilla e la parrocchia Virgen Asunta a Tambobamba), p. Gabriele Pedicino, già tesoriere e priore della Basilica di san Nicola da Tolentino, che ha raccontato il perdono come un ‘giubileo’:
“Il perdono è una festa, perché è un incontro con la vita e con la Grazia,che profondamente ci rinnova. Ci rendiamo conto che quando viviamo nella condizione del peccato, cioè quando il peccato prende la nostra vita, ci troviamo anche in una situazione di morte, cioè di rottura dei nostri rapporti con Dio, ma anche con i fratelli.
Allora il perdono di Dio interviene a restituire la vita, cioè a restituire un rapporto di comunione tra noi, Dio ed i fratelli. San Nicola da Tolentino è proprio questo apostolo del perdono; colui che ha fatto della riconciliazione del sacramento della misericordia il segno della vita che vince la morte”.
P. Pedicino ha descritto il motivo per cui san Nicola ha ottenuto dal papa la facoltà di dare il perdono: “La ragione è dovuta all’apparizione che san Nicola ebbe nel convento di Valmanente, situato tra Fano e Pesaro, dove assistette alla visione del Purgatorio, che è una valle con le anime sofferenti, in cui un frate agostiniano, frà Pellegrino, gli chiede preghiere per le anime che soffrono nel Purgatorio.
San Nicola rimane così colpito da tanta sofferenza, che decide per sette giorni di alzarsi nella notte in preghiera, di digiunare e di offrire la Santa Messa per queste anime del Purgatorio. Al settimo giorno, come è raccontato in basilica nel quadro si vede che, celebrando la messa, san Nicola osserva che un Angelo porta l’anima di frà Pellegrino in Paradiso”.
Per sant’Agostino in cosa consisteva la remissione dei peccati?
“Per sant’Agostino la remissione dei peccati è proprio l’incontro con la Grazia di Dio, che ci viene data attraverso la croce di Gesù Cristo. Sant’Agostino ha vissuto per un lungo periodo della sua giovinezza proprio in una condizione di miseria, come dice lui, a causa del rifiuto di Dio. Ma la sua miseria, ad un certo punto, è toccata e raggiunta dalla misericordia di Dio. Noi possiamo pensare così la festa del perdono, anche questo di san Nicola, con questo insegnamento di sant’Agostino: un incontro tra la misericordia di Dio e la miseria dell’uomo. Queste due parole (misericordia e miseria) sono ‘imparentate’: l’uomo riconosce che ha bisogno di Dio nella sua vita e Dio interviene a colmare questo vuoto, donandogli la vita ed un’occasione di riscatto”
Quale messaggio di sant’Agostino può essere valido per la vita di oggi?
“Tanto della vita del nostro santo padre Agostino e dei suoi insegnamenti parla all’uomo contemporaneo. L’inquietudine e l’essere mendicanti della verità, l’amore per la comunione, ma soprattutto l’esortazione ad essere innamorati della Bellezza spirituale, credo che possa essere l’antidoto dall’edonismo, dalla superficialità e la mancanza di senso che albergano nel cuore dell’uomo e dalle quali può essere liberato solo dall’incontro con questa Bellezza sempre antica e sempre nuova”.
In quale modo è possibile attrarre i giovani a Cristo?
“Attrarre a Cristo è il compito di ogni cristiano e di ogni comunità, quindi per noi deve essere un cruccio costante quello di rendere attraente, vero, puro il vangelo e bella la nostra vita di fraternità perché chi ci incontra trovi uomini e donne risolti. Attrarre i giovani oggi alla vita ecclesiale e all’incontro con Gesù è possibile se riusciamo come singoli e come Chiesa a far sorgere la domanda: qual è l’amore che li rende gioiosi, che li sostiene, che gli da questa vitalità? E dopo la domanda preoccuparci di far trovare comunità ecclesiali pronte a dare ragione della speranza che è in noi!”
Come viveva la città san Nicola?
“San Nicola, un uomo di Dio e del prossimo, ha speso la sua esistenza nella preghiera e nella penitenza che poi si traducevano in attenzione ai malati, che visitava ogni giorno, ed ai poveri che in lui trovavano sempre un rifugio sicuro. ‘Angelo del conforto’, passava molte ore al confessionale ed a placare conflitti e contrasti tra le famiglie, conosciuto dalla Chiesa universale anche come intercessore per le Anime del Purgatorio”.
Allora, san Nicola può essere un insegnamento per la nostra vita?
“San Nicola è rappresentato con un sole che arde, posto sul petto: è un astro che brucia o che splende per la carità. La carità di Nicola è ciò che lo proietta continuamente verso i più deboli, diffonde l’amore che Dio ha riversato nel suo cuore, diventa esempio di santità e di grazia, ‘insegna al popolo a vincere i vizi e il peccato’.