Papa Francesco: educare per combattere le ideologie
“A questo proposito, ricordo quel film ‘L’attimo fuggente’: lì si racconta l’arrivo in un rinomato collegio di un insegnante con un metodo molto originale. E questo professore di letteratura inizia la prima lezione con un “colpo di scena”: invita gli studenti a salire sui banchi e a guardare la classe da un altro punto di vista. L’episodio rivela che cosa dovrebbe essere l’educazione: non solo trasmissione di contenuti (questo è solo un aspetto) ma trasformazione della vita. Non solo ripetizione di formule (come i pappagalli) ma addestramento a vedere la complessità del mondo. Questo deve essere l’educazione”: con queste parole papa Francesco ha iniziato l’incontro con i partecipanti al V Simposio Universitario ‘Service-Learning e Patto Educativo Globale’, promosso e organizzato dall’Università Lumsa e Scuola di Alta Formazione ‘Educare all’Incontro e alla Solidarietà – Eis’, in accordo con il team di coordinamento Uniservitate di Buenos Aires e con il sostegno del Dicastero per la Cultura e l’Educazione.
Infatti Gesù parlava in parabole per educare: “Nella pedagogia di Gesù, questo stile è molto chiaro: lo si ritrova in una delle sue forme d’insegnamento più ricorrenti, cioè le parabole. Raccontandole, il Signore non parla in modo astratto, che può essere compreso solo da un’élite, bensì in modo semplice, accessibile a tutti, e tutti capiscono, tutti. La parabola è un racconto che permette a chi ascolta di entrare nella narrazione, coinvolgendosi e confrontandosi con i personaggi. Gesù mira a far sì che l’ascoltatore non rimanga solo destinatario del messaggio, ma si metta in gioco in prima persona”.
Ed ha avvertito riguardo al rischio dell’appiattimento educativo: “Rispetto a questo stile, la globalizzazione attuale comporta un rischio per l’istruzione, cioè l’appiattimento su determinati programmi spesso asserviti a interessi politici ed economici. Questa uniformità nasconde forme di condizionamento ideologico, che falsificano l’opera educativa, rendendola strumento per fini ben diversi dalla promozione della dignità umana e dalla ricerca della verità. L’ideologia ‘rimpicciolisce’ sempre, non ti permette di svilupparti. Sempre rimpiccolisce. Per questo state attenti a difendervi dalle ideologie di turno”.
Per questo è sorta l’Universitate: “A tale riguardo, Uniservitate risponde con coerenza alle intenzioni del Patto Educativo Globale, coltivando itinerari formativi coinvolgenti per tutti. Ho ripetuto questo tante volte: un proverbio africano afferma che per educare un bambino serve un intero villaggio; costruiamo dunque un ‘villaggio dell’educazione’, dove condividere l’impegno a promuovere relazioni umane positive e culturalmente valide”.
E’ stato un invito a ‘coltivare’ l’istruzione: “L’istruzione, infatti, non è un’attività che finisce una volta usciti dalle aule scolastiche o da una biblioteca: l’istruzione continua nella vita, continua negli incontri e sulle strade che percorriamo ogni giorno. Ascoltare l’altro, riflettere sul dialogo: questa è la strada dell’istruzione.
L’alleanza che vi invito a coltivare dovrà essere generatrice di pace, giustizia e accoglienza tra tutti i popoli, espandendo i propri effetti salutari in collaborazioni sempre più intense. E questa alleanza potrà favorire il dialogo fra le religioni e la cura della nostra casa comune. Siamo consapevoli che il compito non è facile, ma è appassionante! Educare è un’avventura, è una grande avventura”.
E’ stato un invito a promuovere una ‘cultura della curiosità’: “Sosteniamo i giovani in questa esplorazione di sé e del mondo, senza ridurre la conoscenza all’abilità della mente, anzi, completandola con la destrezza di mani operose e con la generosità di un cuore appassionato. L’educazione non è solo con la mente: si fa con la mente, con il cuore, e con le mani.
Dobbiamo imparare a pensare quello che sentiamo e facciamo, a sentire quello che facciamo e pensiamo, a fare quello che sentiamo e pensiamo. Questa è l’educazione: il triplo linguaggio… Oggi il nemico, forse il più grande, nel cammino di maturazione, sono le ideologie. Le ideologie non ci fanno crescere, ideologie di qualsiasi segno; sono nemiche della maturazione”.
Mentre ai rappresentanti dei donatori di sangue (Fidas) ha evidenziato la gioia del dono: “Gioia e positività sono caratteristiche frequenti negli ambienti del volontariato e più in generale tra le persone impegnate per il bene degli altri. Lo si sente anche qui, tra voi, e non è un caso… Il dono dà gioia, perché in esso tutta la nostra vita cambia e fiorisce, entrando nella dinamica luminosa del Vangelo, in cui ogni cosa trova il suo senso e la sua pienezza nella carità. Il dono dà gioia, ti rende più felice questo gesto [dare] che questo gesto [prendere] Questo gesto [dare] ci fa felici. Voi gratuitamente date agli altri una parte importante di voi stessi, il vostro sangue, e certamente conoscete la felicità che viene dalla condivisione”.
In prima mattinata papa Francesco aveva incontrato Mar Awa III, Catholicos Patriarca della Chiesa Assira dell’Oriente, per il trentesimo anniversario della Dichiarazione cristologica comune tra la Chiesa cattolica e la Chiesa assira ed il quarantesimo della prima visita a Roma di un Patriarca assiro: “Santità, caro Fratello, è proprio questo stesso ‘desiderio di unità’ che ci anima oggi, mentre commemoriamo il trentesimo anniversario della Dichiarazione cristologica comune tra le nostre Chiese, che ha posto fine a 1500 anni di controversie dottrinali riguardanti il Concilio di Efeso.
Tale storica Dichiarazione ha riconosciuto la legittimità e l’esattezza delle varie espressioni della nostra comune fede cristologica, così come è stata formulata dai Padri nel Credo niceno. Tale approccio ‘ermeneutico’ era reso possibile da un principio fondamentale affermato dal Decreto conciliare, cioè che la stessa fede, tramandata dagli Apostoli, è stata espressa e accettata in forme e modi diversi a seconda delle diverse condizioni di vita (‘Unitatis redintegratio’). E questo è stato un principio importante”.
Tale unità si raggiunge grazie ai santi: “Quell’unità nella fede è già raggiunta dai santi delle nostre Chiese. Sono loro le nostre guide migliori sulla via verso la piena comunione. Per questo, con l’accordo di Vostra Santità e del Patriarca della Chiesa Caldea, e incoraggiato anche dal recente Sinodo della Chiesa Cattolica sulla sinodalità, che ha ricordato che l’esempio dei santi di altre Chiese è ‘un dono che possiamo ricevere, inserendo la loro memoria nel nostro calendario liturgico’, sono lieto di annunciare che il grande Isacco di Ninive, uno dei Padri più venerati della tradizione siro-orientale, riconosciuto come un maestro e un santo da tutte le tradizioni, sarà introdotto nel Martirologio Romano”.
(Foto: Santa Sede)