Da Betlemme il racconto di Natale di Nizar Lama

“Vorrei stanotte dare voce a un sentimento profondo che credo proviamo tutti e che trova eco nel Vangelo appena proclamato: ‘perché non c’era posto per loro’ (Lc 2,7). Come per Maria e Giuseppe, anche per noi, oggi qui, sembra che non ci sia posto per il Natale. Siamo tutti presi, da troppi giorni, dalla dolorosa, triste sensazione che non ci sia posto, quest’anno, per quella gioia e quella pace che in questa notte santa, proprio a pochi metri da qui, gli angeli annunciarono ai pastori di Betlemme”.
Così si esprimeva nello scorso Natale il patriarca di Gerusalemme dei Latini, card. Pierbattista Pizzaballa, che alcuni mesi fa a Jenin invitava a non disperare: “In questo momento non possiamo non pensare a tutti quelli che in questa guerra sono rimasti senza nulla, sfollati, soli, colpiti nei loro affetti più cari, paralizzati dal loro dolore. Il mio pensiero va a tutti, senza distinzione, palestinesi e israeliani, a tutti quelli colpiti da questa guerra, a quanti sono nel lutto e nel pianto e attendono un segno di vicinanza e di calore. Non siete soli. Nonostante i tempi duri, la disperazione non è una opzioni”.
Partendo da queste parole a pochi giorni da Natale abbiamo contattato Nizar Lama, guida biblica e turistica professionista cattolica a Betlemme, chiedendo di raccontarci quale Natale sarà in Terra Santa: “Quest’anno il Natale in Terra Santa sarà diverso, come spesso accade quando la nostra terra è attraversata dal dolore e dall’incertezza.
Betlemme, la città della Natività, porta su di sé il peso delle divisioni e delle tensioni che ci circondano, ma anche la luce della speranza che nasce ogni anno dalla grotta di Gesù. Sarà un Natale intriso di preghiera, in cui ogni celebrazione sarà un grido verso il cielo per la pace e la giustizia. La Terra Santa è un luogo in cui la storia si intreccia con l’eternità, ma il Natale, per noi, non è solo una memoria del passato: è un appello a vivere il messaggio di amore e riconciliazione che Gesù ci ha lasciato”.
Come si apprestano a vivere i cristiani il Natale?
“Noi cristiani di Betlemme ci prepariamo al Natale con il cuore pieno di fede, anche se le difficoltà quotidiane spesso ci mettono alla prova. Le case e le chiese si riempiono di canti natalizi e luci, ma non possiamo dimenticare il dolore che ci circonda. Le messe, le processioni e le preghiere assumono un significato ancora più profondo: non sono solo tradizioni, ma veri momenti di comunione e speranza. Molti di noi sentono il peso delle difficoltà economiche e della paura, ma troviamo forza nel Vangelo, che ci ricorda che Gesù è venuto in un mondo altrettanto fragile e travagliato. Le nostre celebrazioni sono un atto di fede che supera la disperazione e testimonia la gioia della nascita del Salvatore”.
A Betlemme cosa vuol dire la nascita di Gesù?
“La nascita di Gesù a Betlemme è il cuore pulsante della nostra fede. E’ una memoria vivente perché Dio si è fatto vicino a noi, scegliendo questa città semplice e umile per entrare nella storia dell’umanità. Camminare per le strade di Betlemme, pregare nella Basilica della Natività e meditare davanti alla stella che segna il luogo della nascita di Cristo ci riempie di meraviglia. E’ un richiamo potente alla semplicità e all’umiltà, alla capacità di vedere Dio nei piccoli gesti e nei volti delle persone che ci circondano. La nascita di Gesù qui non è solo un evento del passato: è una promessa di redenzione che ci sostiene ancora oggi”.
Come vivete l’annuncio dell’arcangelo ai pastori?
“L’annuncio dell’arcangelo ai pastori risuona ancora tra le colline di Betlemme. Ogni Natale, leggendo quel passo del Vangelo, ci sentiamo parte di quella storia. I pastori rappresentano la semplicità e l’umiltà, ma anche la vulnerabilità, qualità che riflettono molto la nostra condizione attuale. Quando cantiamo ‘Gloria a Dio nell’alto dei cieli’ durante la messa, ci uniamo a quel coro di angeli, chiedendo al Signore di portare pace sulla Terra e nei nostri cuori. Questo annuncio ci ricorda che la gloria di Dio si manifesta proprio nei luoghi e nei momenti più improbabili, offrendoci speranza anche nei tempi più bui”.
Quali difficoltà vivete a Betlemme, come cristiani?
“La vita quotidiana a Betlemme non è facile per noi cristiani. Viviamo in una realtà fatta di barriere fisiche e psicologiche, con restrizioni di movimento e incertezze economiche che pesano su ogni famiglia. Come comunità, siamo sempre più piccoli numericamente, e molti sono costretti a emigrare in cerca di un futuro migliore. Nonostante ciò, cerchiamo di mantenere viva la nostra fede e le nostre tradizioni. La presenza dei pellegrini ci dà forza, ma quando il conflitto si intensifica, spesso la loro assenza ci fa sentire ancora più isolati.
Siamo però consapevoli che essere cristiani qui, nella città della nascita di Cristo, è un dono ed una responsabilità. Ogni giorno, vivendo il Vangelo e testimoniando l’amore di Dio, cerchiamo di essere strumenti di pace, anche in mezzo alle difficoltà. La nostra vita non è solo una lotta per sopravvivere, ma una vocazione ad essere segno di speranza, proprio come la grotta di Betlemme lo è stata più di 2.000 anni fa. Questo Natale, preghiamo affinché il mondo intero guardi a Betlemme e ascolti il messaggio di pace che Dio ci ha donato nella notte più luminosa della storia”.
Chi desidera sostenere i cristiani a Betlemme queste sono le coordinate del Ser.Mi.T.: Intesa Sanpaolo – IT09D036969200100000006377; Poste Italiane – IT66N0760113400000014616627.