Francesco Belletti: case e città sono a misura di famiglia?

‘Case e città a misura di famiglia’ è il punto di osservazione del ‘CISF Family Report 2024’, basato su un’indagine (realizzata in collaborazione con la società Eumetra e con il contributo di Fondazione Cariplo) su 1.600 famiglie italiane, a cui è stato sottoposto un questionario a tutto campo, per valutare aspetti strutturali, giuridici, economici e sociali legati all’abitare. Un’analisi senza precedenti per la sua complessità, che ha mantenuto lo sguardo sulla dimensione relazionale dei luoghi, con l’obiettivo di verificare se e come le relazioni familiari vengono facilitate o penalizzate dalla qualità delle abitazioni e dei quartieri in cui si vive.
Il campione dell’indagine è un campione casuale stratificato per quote, rappresentativo per genere, età, area, ampiezza del comune di residenza e tipologia di famiglia. La distribuzione finale delle interviste risulta così configurata: la presenza di famiglie con figli conviventi caratterizza il 43,0% del campione (32,0% coppie con figli, 11,0% nuclei con un solo genitore): rimane prevalente, ma inferiore alla metà del campione; segue, come numerosità, la presenza di nuclei di un solo componente, pari al 32,1% (18,3% con sessant’anni o più, 12,8% di età inferiore); le coppie senza figli sono il 20,6% (10,8% con almeno un partner di 60 anni e più, 9,8% con entrambi i partner di età inferiore); – residuali, infine, gli ‘altri nuclei’ (famiglie estese, multigenerazionali, con membri aggiunti, ecc.), pari al 4,3%, come ha spiegato il dott. Francesco Belletti, direttore del Cisf (Centro Internazionale Studi Famiglia):
“La casa che abitiamo è un bene ‘immobile’ che dice chi siamo. La casa è un confine aperto o chiuso, uno spazio che si trasforma nel tempo insieme alla nostra famiglia. La casa è un progetto di vita: può essere stata trasmessa dai nonni e dai genitori come bene di famiglia, oppure comprata con i risparmi faticosamente accumulati negli anni. La casa racconta dell’impegno giornaliero di ciascuno nella manutenzione degli spazi, nell’impegno di crescere i figli. La casa è un diritto riconosciuto universalmente, ma di difficile realizzazione”.
Allora, per quale ragione la pubblicazione di questo report?
L’abitazione è ovviamente un bene irrinunciabile per ogni essere umano, una sorta di diritto inviolabile; esiste una strettissima correlazione tra benessere delle persone, progetti di vita delle famiglie e spazi abitativi in cui si svolge la vita quotidiana. Questa consapevolezza ha avuto un momento di accelerazione potente ed imprevisto durante la pandemia, quando il prolungato lockdown ha agito da catalizzatore, rendendo tutti molto più coscienti di quanto gli spazi abitativi siano importanti nel determinare il benessere dei singoli e delle relazioni familiari. Per questi motivi era tempo di dedicare un Rapporto Cisf al tema casa; e lo abbiamo fatto con un gruppo di esperti di diverse competenze, ascoltando 1.600 famiglie, che abbiamo intervistato ad aprile dello scorso anno”.
Cosa rappresenta la casa per una famiglia?
“Dalle interviste si conferma la centralità della casa per l’identità stessa della famiglia. In fondo ‘fare famiglia’ e ‘mettere su casa’ sono sostanzialmente sinonimi, e infatti alla domanda: ‘Ma in sintesi, cosa significa per te la parola casa?’, la risposta più frequente è stata proprio ‘famiglia’’ (28,6%), ma anche ‘sicurezza’ (15,8%), ‘rifugio’ (15,3%) e ‘comfort’ (14,9%). C’è anche una piccola percentuale che esprime concetti negativi: ‘prigione’ (0,7%) o ‘costo’ (0,4%) associato al mantenimento della casa. Non basta cioè ‘avere casa’ per essere famiglia”.
In quale modo la famiglia abita la casa?
“Ogni casa (e ogni città, in fondo) si costruisce con un limite, con un perimetro che delimita il dentro e il fuori. Sarebbe illusorio immaginare una casa (o una famiglia) senza confini. Tuttavia questi confini possono essere aperti o chiusi, permeabili o impermeabili, possono avere varchi, porte e finestre più o meno aperti. La questione ‘casa’ può essere lo spazio privilegiato di una nuova definizione dei confini tra pubblico e privato, in un rinnovato intreccio tra relazioni micro-sociali e dinamiche macroeconomiche globali: luogo e spazio di affetti e di intimità, ma anche bene economico di investimento dei propri risparmi, con ricadute e implicazioni decisive sia sull’agire economico profit, sia sulle politiche pubbliche e sul bilancio dello Stato”.
Allora case e città sono a misura di famiglia?
“La strada è ancora lunga per poter dire che le nostre case e le nostre città sono a misura di famiglia. Ma ci pare fondamentale il tema del confine, soprattutto in una società così fluida. Le persone (e tutte le società, il mondo intero) sono oggi sfidate a rivedere i propri confini, per far sì che questi possano e sappiano essere sia un ‘limes’ (confine)definito, non incerto né ambiguo, sia un ‘limen’ (porta), una soglia che si può attraversare, attraverso cui ci si incontra. Come tante città italiane, circondate da mura spesso molto alte e divisive, ma sempre interrotte da porte, attraverso cui poter entrare. Così anche le mura domestiche (e i confini familiari) non devono essere un rifugio in un mondo senza cuore, ma spazio di relazione, con porte e finestre aperte agli altri”.
Il disagio abitativo è in crescita?
“Dai dati Caritas (che ha realizzato un capitolo su questo tema) emerge che circa il 20,5% delle persone che si sono rivolte ai centri di ascolto della rete nazionale Caritas (260.000) segnalava anche un disagio abitativo. E questa quota, non marginale, è confermata anche dai dati dell’indagine Cisf, dove per esempio oltre un quarto delle famiglie negli ultimi tre anni ha avuto problemi almeno una volta o due a coprire i costi ordinari della casa, e un ulteriore 4,4% li ha avuti con molta maggiore frequenza. La scarsa disponibilità di abitazioni di edilizia pubblica e la scarsità di alloggi in affitto aggiunge ovviamente ulteriore criticità. Quindi sicuramente servirebbe un intervento organico da parte di Governo, Regioni e Comuni, con un ‘piano casa’ che però oltre ad aumentare l’offerta per le fasce più deboli sappia essere anche a misura di famiglia”.