A Modena chiusa la fase diocesana di beatificazione di Enzo Piccinini

“Ciò che oggi celebriamo, ed è la prima cosa che vorrei dire, ci rende infatti, ancora più profondamente e consapevolmente grati per il dono del carisma ricevuto attraverso don Giussani. Oggi infatti, per la prima volta, un suo figlio nella fede, un membro della Fraternità e nostro carissimo amico, compie un passo decisivo che pone il suo percorso verso la santità ancor più nelle mani della Chiesa, corpo vivo di Cristo e garante del nostro cammino. Un percorso verso la santità che oggi, come sapete, vede coinvolti anche altri appartenenti alla nostra storia, a cominciare dallo stesso don Giussani. Quanta grazia ci è accordata in questo momento storico!”
Con queste parole il presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, Davide Prosperi, nei saluti al termine della celebrazione, ha ricordato Enzo Piccinini nella chiusura della fase diocesana della sua causa di beatificazione e canonizzazione: “La seconda cosa, che capisco essere all’origine della nostra gioia, sta nel legame profondissimo che univa in vita, e unisce tuttora, Enzo e Giussani. Enzo ci ha comunicato in modo travolgente ‘la passione per l’uomo e la passione per Cristo come compimento dell’uomo’, per usare le parole di papa Francesco su don Giussani. Passioni che in Enzo sorgevano dallo strabordare dell’avvenimento di Cristo nella sua vita, attraverso il legame con don Giussani e l’appartenenza alla compagnia sorta attorno a lui”.
Mentre mons. Erio Castellucci, arcivescovo abate di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, nell’omelia nel Duomo di Modena ha espresso gratitudine per la chiusura diocesana di questa causa di beatificazione: “La gratitudine che supera il ‘dovuto’ non è data automaticamente con la fede in Cristo; la si guadagna con la fede in Cristo vivo”. Molti nel movimento di Comunione e Liberazione ricordano ancora oggi Enzo per una frase, quasi un ‘testamento’ od ‘una lettera d’amore’, come l’ha descritta mons. Castellucci: “E’ una gratitudine che caratterizza la mia vita, perciò non ho paura di darla tutta’.
Quella gratitudine che era già ‘nel profondo’ della ‘passione, indomabile, debordante e talvolta esagerata’, della vita di Piccinini, come ben documentano la sua biografia: “Ho fatto tutto per essere felice e il più recente Amico carissimo. Giussani, in quell’episodio, ‘spostando l’asse del rimprovero’, riesce a fargliela riscoprire, ma con una consapevolezza forse nuova: ‘Ci credi che Cristo è vivo?’, gli aveva detto. A lui che quella gratitudine ‘per Cristo vivo e per la Sua Chiesa’ già la viveva, ‘per il Signore nella sua vita, per la sua sposa, per i suoi figli, per una compagnia in cammino, per gli eventi di ogni giorno’. E’ questa la testimonianza di Enzo che la Chiesa locale riconosce come evangelica e consegna al discernimento della Chiesa universale”.
(Foto: Fondazione Enzo Piccinini)