Riflessioni di due vaticanisti sulla Curia romana e sulla comunicazione della Santa Sede mentre il Papa è al Gemelli

Papa Francesco
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 06.03.2025 – Vik van Brantegem] – Come si è potuto costatare, dal primo giorno del ricovero del Santo Padre Francesco al decimo piano del Policlinico Gemelli di Roma, mi sono astenuto, per stile e soprattutto per scelta – in questo caso particolare, perché non ho titolo, né informazioni certi ed utili – di esprimere opinioni personali sulle condizioni di salute del Papa, attenendomi rigorosamente ai Comunicati diffusi la mattina e la sera dalla Sala Stampa della Santa Sede. Talvolta ho ritenuto opportuno esprimere un parere su certe dinamiche relative alla comunicazione sul caso (visto che è la mia professione) e rilevare con parsimonia qualche commento terzo. Oggi ritengo opportuno – anche perché le questioni mi vengono sottoposte in colloqui private – riportare l’articolo dell’amico Francesco Antonio Grana, pubblicato sul quotidiano il Fatto Quotidiano, di cui è il vaticanista. Poi, faccio seguire l’articolo sul tema di Franca Giansoldati, vaticanista de Il Messaggero.

Tre settimane senza “vedere” Papa Francesco: nessun segnale di unità dentro la Chiesa a 20 anni dall’esempio dato con la morte di Wojtyła
Venti anni fa, la Curia romana si ritrovò compatta sotto la guida mite e ferma del Cardinale decano Joseph Ratzinger: dimostrazione eloquente di unità e solidità
di Francesco Antonio Grana
il Fatto Quotidiano, 6 marzo 2025

Il gregge è disperso. Sono trascorsi venti giorni dall’inizio del ricovero, il 14 febbraio, di Papa Francesco al Policlinico Gemelli per una polmonite bilaterale. La Curia romana è visibilmente confusa e disinformata, tra bollettini medici che riportano, come è naturale in questi casi, notizie altalenanti sull’augusto infermo, seppur con una prognosi rimasta sempre riservata, quindi con un chiaro pericolo di vita, e voci allarmanti che si intensificano di giorno in giorno.

Dal 24 febbraio, ogni sera, alle 21.00, per iniziativa della Segreteria di Stato, i cardinali residenti a Roma si ritrovano in Piazza San Pietro, insieme con migliaia di fedeli, per la recita del Rosario per la salute del Papa. È un’occasione utilissima per porporati e vescovi per vedersi, una volta al giorno, e scambiarsi uno sguardo preoccupato e confuso e una parola su ciò che a poca distanza dal Vaticano, al decimo piano del Gemelli, sta avvenendo.

Da venti giorni non esiste né un’immagine, né un audio del Pontefice più mediatico della storia della Chiesa di Roma. C’è perfino chi lo ha dato per morto già da tempo, convinto che il Vaticano stia aspettando, non si sa bene cosa, per annunciarlo ufficialmente. Come se il Vicario di Cristo in terra fosse paragonabile al Re d’Inghilterra o a una celebrità pop di Hollywood. Desacralizzazione di un Papato che ha semplicemente voluto incarnare la quotidianità, la più grande riforma bergogliana. Difficilmente replicabile perché intimamente connessa all’uomo divenuto Papa nel 2013. È questione di stile.

Ma l’accentramento di Francesco ha portato ora un prolungato tempo di smarrimento da parte di chi, in assenza del Pontefice, dovrebbe prendere in mano con sicurezza le redini della Curia romana e guidare i fratelli dispersi. Un po’ quello che avvenne dopo l’arresto e la morte di Gesù, quando San Pietro, il primo Papa, rinnegò per tre volte il Maestro e il gregge degli altri dieci discepoli (Giuda Iscariota si era impiccato dopo aver tradito Gesù) fu disperso. La paura aveva distrutto improvvisamente l’unità di quel gruppo di fedelissimi che sembrava compatto.

Venti anni fa, il 2 aprile 2005, la Chiesa di Roma ha vissuto una pagina dolorosa: la morte di San Giovanni Paolo II, un padre più che un Papa. Ventisette anni di pontificato, dal 16 ottobre 1978, in un mondo profondamente cambiato sotto il suo regno. Allora, però, la Curia romana si ritrovò compatta sotto la guida mite e ferma del Cardinale decano Joseph Ratzinger, divenuto, il 19 aprile 2005, Benedetto XVI, ovvero il successore di Wojtyła. La Chiesa diede al mondo una dimostrazione eloquente e credibile di unità e solidità: la più bella testimonianza dell’eredità del Papa polacco. Non divisioni in correnti, non polemiche sulla gestione economica della Santa Sede, non recriminazioni sulla spartizione dei posti di potere, non lotte per subentrare nella cabina di regia, ma maturità per affrontare una prova difficilissima: dare al mondo il successore di San Giovanni Paolo II.

Nel 2025, invece, la domanda sorge spontanea: chi prende le decisioni mentre il Papa è al Gemelli? Il governo della Chiesa, come è ben noto, rimane saldamente nelle mani di Francesco, ma è abbastanza evidente che Bergoglio non può decidere chi deve comunicare le sue condizioni di salute, cosa si deve comunicare e chi deve governare almeno l’ordinaria amministrazione della Curia romana. La sensazione è che si vada avanti per inerzia, finché la spinta propulsiva lo consentirà e le decisioni prese, per essere attuate, non avranno bisogno della conferma della suprema autorità, espressione curiale per indicare il vertice massimo del governo ecclesiale.

All’interno della Curia romana c’è chi continua ad animare il dibattito sulle dimissioni, chi sostiene fermamente che si è Vescovo di Roma fino alla fine della vita, ma anche chi ormai è sfiduciato e attende tristemente che qualcuno, nella sacrestia di San Pietro, prema il tasto M12 sul quadro che attiva il suono delle campane. Un codice eloquente perché a ogni tasto corrisponde una diversa modalità di suono: a distesa, per i giorni di festa, e a martello, per i giorni di lutto. Ma pochissimi sanno quale suono corrisponda a M12. È l’annuncio del funerale papale. Un tasto che nessuno, nemmeno i nemici di Bergoglio, vogliono che sia premuto.

Papa Francesco più mediatico ora è invisibile Il dubbio: mostrarsi o tutelare la privacy?
Innanzitutto dal rischio sanitario di contrarre ulteriori infezioni oltre a quelle che sta già curando ai polmoni
di Franca Giansoldati
Il Messaggero, 6 marzo 2025

Il dubbio per il Papa è amletico, mostrarsi o non mostrarsi? La sua stanza d’ospedale inavvicinabile a chiunque è praticamente uno dei luoghi più scrutati del pianeta. Un fortino al decimo piano del Gemelli inespugnabile, con una cinta di pochi collaboratori a proteggerlo da ogni possibile pericolo ed interferenza esterna. Innanzitutto dal rischio sanitario di contrarre ulteriori infezioni oltre a quelle che sta già curando ai polmoni, a causa delle sue difese immunitarie spaventosamente basse. È per questo motivo che Bergoglio non vede praticamente nessuno.

Il rischio sciacallaggio

A questo aspetto è stato considerato anche un inevitabile rischio collaterale, essere oggetto di un possibile sciacallaggio mediatico. Per qualsiasi Capo di Stato ricoverato in circostanze analoghe vi è sempre l’insidia che qualche malintenzionato – anche tra i sanitari – possa scattare di nascosto foto da pubblicare e mostrare il corpo del leader devastato dalla malattia e dal dolore fisico. Generalmente si tratta di tentazioni ben remunerate. E le immagini rubate danno sempre agli avversari del leader malato un inevitabile vantaggio.

In questo scenario sfaccettato – dove il potere papale si intreccia con la responsabilità che si deve ad un miliardo e 300 milioni di fedeli al mondo – il dilemma amletico ogni giorno che passa per il Papa si fa più pressante. È l’ennesimo rebus da risolvere. Dal 14 febbraio scorso nessuno lo ha più visto in pubblico, e in giro da allora non ci sono immagini che ritraggono il simbolo dell’unità della Chiesa e punto di riferimento dei credenti. Man mano che passano le settimane è inevitabile che si allunghino le ombre e i sospetti.

Il Papato più mediatico tra tutti, quello che ha predicato l’ecologia della comunicazione senza mai avere avuto timore di trasmettere il bene, parlando con il cuore, esponendosi senza timori in ogni circostanza imprevista, improvvisamente si è inceppato sulla via della trasparenza. In Vaticano, fonti autorizzate, hanno fatto sapere che il Pontefice non desidera per il momento farsi vedere, senza aggiungere ulteriori spiegazioni. Cosa che invece aveva ipotizzato Sergio Alfieri, il medico chirurgo che aveva operato Bergoglio due volte nel passato. Nell’unica conferenza stampa fatta dai medici del Gemelli aveva risposto irritato: «Ma voi fareste vedere vostra madre novantenne in pigiama?»

I commenti che si accumulano, a qualsiasi latitudine e vengono amplificati dai social, sono sempre più consistenti. È ragionevole pensare che il Pontefice mostri un certo pudore sul suo stato ma ha ormai toccato il record del Papa con il più alto giorno di “invisibilità” degli ultimi due secoli. Per questo si trova inevitabilmente davanti a un bivio. Mostrarsi ai fedeli, magari studiando una fotografia di spalle scattata dall’infermiere Strappetti, oppure proseguire sulla linea della invisibilità. Finora il Papa ha puntato tutto sul cosiddetto governo ospedaliero affidandosi ai documenti scritti e alla parola registrata (ovviamente prima del ricovero), come per esempio il messaggio bellissimo alle famiglie in crisi. «Dovete perdonarvi sempre, come Dio perdona ognuno di noi».

Gli storici annotano che l’ultimo Papa costretto a non mostrarsi per un lunghissimo periodo fu Pio VII anche quello fu “oscurato” da Napoleone che lo teneva però prigioniero. Eppure sin dall’inizio del suo pontificato Bergoglio ha fatto fare un passo da gigante alla comunicazione diretta e quotidiana del Vaticano e lui stesso non si è mai sottratto a un selfie, ha fatto diffondere le immagini più bizzarre, si è fatto riprendere dal suo ottico storico a via del Babuino, nel negozio dei dischi, dal calzolaio, al bar a prendere un caffè. E ha incoraggiato sempre i fotoreporter a fare il proprio lavoro nel rispetto delle persone.

Gli sguardi che frugano

Per lui «comunicare è qualcosa di divino» anche se, disse un giorno, «nella comunicazione digitale si vuole mostrare tutto ed ogni individuo diventa oggetto di sguardi che frugano, denudano e divulgano, spesso in maniera anonima». Da qui l’attuale invisibilità protratta e il dubbio amletico, ora che fare?

La Cronistoria del ricovero del Santo Padre Francesco al Gemelli dal 14 febbraio 2025 [QUI]

Foto di copertina: Roberto Ferri, Papa Francesco, 2014, olio su tela, 95×75 cm, Palazzo Apostolico, Città del Vaticano.

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