65° viaggio di solidarietà e speranza della Fondazione Santina in Kenya. Carezza

Foto di gruppo
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 09.03.2025 – Vik van Brantegem] – Proseguiamo con il racconto del 65° viaggio di solidarietà e speranza in Kenya, che ha come motto una citazione di Papa San Giovanni XXIII: Non consultarti con le tue paure, ma con le tue speranze e i tuoi sogni, di Mons. Luigi (Don Gigi) Ginami, Presidente delle Onlus Associazione Amici di Santina Zucchinelli e Fondazione Santina, che compie 10 anni, inaugurando a Msabaha tre nuovi pozzi. Nel suo secondo report Don Gigi racconta l’inaugurazione del sistema elettrico per il pozzo nell’orfanotrofio.

Report 65/2. Carezza

È Mercoledì delle Ceneri 5 marzo 2025, ed è una giornata intensa e complicata, ma densa di significato. Sveglia molto presto la mattina con le tre ore di differenza di Dubai con Italia, poi le pratiche per imbarco e sei ore di volo per Mombasa, poi tre ore di jeep per giungere all’orfanotrofio dove inauguriamo nella semplicità un nuovo pozzo per i 27 bambini ospiti della struttura.

Dieci anni fa come oggi alla medesima ora veniva firmato nello studio del notaio a Roma l’atto di nascita di Fondazione Santina. Questo viaggio cercherà di tessere un sommario bilancio di quanto fatto in questi anni. Certo, questo giorno si carica di forti significati. Oggi inizia la Quaresima. Oggi compiamo una piccola grande opera di solidarietà. Oggi festeggiamo 10 anni. Non poteva essere in modo migliore, non con grandi feste, ma nel digiuno e nella Carità. Ecco le Sacre Ceneri che ci siamo posti sul capo, festeggiando così il nostro lavoro con i più poveri tra i poveri: bambini orfani di genitori che vivono in estrema povertà, accolti nella struttura dove abbiamo già inaugurato un pollaio [QUI], costruito con l’aiuto dei bambini dell’ADASM di Bergamo [*].

Questa volta l’aiuto viene da Marcella Banella e dai suoi genitori Carla e Mario. Marcella ci ha offerto una generosa donazione con la quale inaugureremo in questo viaggio tre pozzi: uno dedicato a Marcella, il secondo alla mamma Carla ed il terzo al papà Mario. La donazione è stata accompagnata da una splendida lettera che pubblicheremo al mio ritorno in Italia. Questo pozzo ha avuto anche la generosa donazione della nostra Blanca.

I 27 bambini dell’orfanotrofio sono tra i più poveri dell’area di Msabaha. Un bambino sopporta molto bene la povertà, perché semplicemente non distingue povertà da ricchezza ed è per quello che vive felice. Ma il bambino sente un’altra povertà: la morte della mamma, o del papà o peggio ancora di tutti e due. Ero davvero piccolo, ma ricordo le lacrime ed i pianti di mia madre Santina alla morte del mio papà Egidio.

Si apre il grande cancello, ed i piccolini ci corrono incontro. Elia mi riconosce. La scorsa volta Blanca aveva chiesto a lui la lurida maglietta strappata che avevo mostrato come sacra reliquia a Selvino durante la predicazione della giornata missionaria su invito di Don Alberto, il grande Parroco del paese. Elia prende la mia mano e non la vuole lasciare più.

Jimmy e Joice mi mostrano con cura quanto realizzato. Partiamo dai pannelli solari che sono stati posizionati sul tetto, perché come ben sapete l’orfanotrofio non ha ancora l’elettricità. I grandi nuovi pannelli solari hanno la forza di produrre energia per attivare la pompa del nostro pozzo.

Dal tetto dei dormitori il nostro elettricista Baraka ha scavato un lungo solco e fatto scorrere un grosso cavo che giunge a circa 100 metri dove vi è scavato il pozzo. Qui vicino all’oceano non è come in Iraq, dove abbiamo scavato più di ottanta metri di roccia, qui si trova acqua a 50 metri dalla superfice e la trivella scava solo sabbia e terra. Il pozzo dell’orfanotrofio è profondo 50 metri e si tratta solo di una grossa tubatura che attinge acqua, non i pozzi che noi immaginiamo in Italia. L’elettricità dà forza alla pompa.

L’acqua viene pompata e raccolta in due cisterne. Da una l’acqua va agli orti che ora potranno essere coltivati, perché vi è acqua e dall’altra l’acqua va ai dormitori e refettori, dove viene usata per igiene nei lavandini, docce e latrine e per lavare i piatti. Purtroppo, il geologo ci aveva detto che l’acqua non era potabile. Non è importante, l’acqua è sempre un dono prezioso per gli orti e per l’igiene dei bimbi.

Sono soddisfatto e chiedo le ricevute di ogni “pezzo”. Jimmy puntualmente mi presenta ricevuta di pannelli solari, cavo elettrico, pompa, scavo, ecc. Prima di dormire ieri sera ho fatto i conti e tutto torna. Forse ti sembrerà poco romantico quanto sto scrivendo, ma la carità non è semplicemente donare, ma donare rispettando prima di tutto la giustizia. La carità è esigente. La carità esige che ogni singolo centesimo sia dato per la destinazione proposta e non intascato ingiustamente da qualche furbo di turno. Mi pesa molto controllare, ma come dissi in Iraq: “Non giro il mondo ad inaugurare opere, ma a controllare le opere che finanziamo. E ieri sera mi sono addormentato tranquillo, pensando che avevamo realizzato una bellissima piccola opera, rispettando il giusto impiego dei denari inviati.

La cerimonia è molto semplice, “quaresimale” direi. Vi erano 15 bambini su 27, mentre gli altri erano ancora a scuola. Ma i 15 bambini hanno fatto sentire forte la loro voce con bellissimi canti. Poi il suggestivo taglio del nastro colorato, il forte applauso dei bambini che ti morde il cuore e provoca la pelle d’oca, ed infine la cena di festa offerta da Romeo e Maria Rosa Bonzanni durante la Santa Messa alla Madonna dei campi. Anche a loro porterò ricevute degli alimenti: frutta, uguali, fagioli, mais in grande quantità.

Certo, spiegare da qui quanto si prova, è impossibile a chi rimane in Italia. Ne sanno qualche cosa Carolina, Franca, Marzia, Emanuele, Blanca, Marco, Silvana, Caterina e Roberto, per dire alcuni di coloro che in questi dieci anni mi hanno accompagnato in Calabria, dove abbiano realizzato bagni assistiti per anziani; a Bergamo dove abbiamo inaugurato l‘ambulatorio del morbo di Chagas; a Gaza; in Iraq; in Perù; ed in Kenya.

Chiudo questo secondo report con due bellissime “foto del cuore”.

La prima foto del cuore viene dalla ricca Dubai. Il contrasto con il Kenya è formidabile per la ricchezza che fa sembrare povera New York, un semplice caffè costa 5 euro. Ma durante il mio lungo scalo dalla metropolitana ho visto scendere un ragazzo disabile che a fatica usciva, vicino a lui un angelo, la sua mamma, che lo aiutava, lo incoraggiava e si vergognava davanti ai ricchi che guardavano e non facevano nulla. Ricche stilografiche Montblanc ai taschini di giacche costosissime, ottimi cellulari e la povera madre snobbata da tutti, che guardavano il pietoso eroico gesto di una disgraziata madre. La scena più forte e bella è stata la seguente: uscito il ragazzo dalla metropolitana, la madre, rossa per la vergogna in volto, abbraccia forte forte il figlio e scoppia a piangere. Un brivido mi percorre tutto e anche io piango, mi avvicino e in silenzio faccio un unico e inutile gesto. Lentamente accarezzo la madre e le dico: “Grazie!” Mi giro e me vado, faccio due passi asciugando le lacrime. Lei mi raggiunge con occhi pieni di luce e mi dà una lunga carezza dicendomi: “Grazie di piangere con me”. Con questa scena nel cuore salgo la scaletta dell’aereo.

Vi domanderete quale è la “seconda foto del cuore” di ieri. È splendida, non è una coincidenza, come spesso dico, ma una diosincidencia. La jeep lascia la strada statale e inizia la strada sterrata nei pressi dell’orfanotrofio. Chi attraversa davanti a noi la strada? Nema ed Anastasia. Jimmy frena bruscamente e io scendo, abbraccio lungamente Nema ed Anastasia. Nema aveva al collo uno dei due gemellini. Siamo in ritardo e la prometto di andare a trovarla mentre andremo dalla nostra Bendera. Questo straordinario Mercoledì delle Ceneri lo ricorderò sempre per il suo grande significato e la festa per i 10 anni di Fondazione Santina non poteva essere più struggente che nel dono della carezza della disperata madre a Dubai e nel tenero bacio di Anastasia e la sua dolcissima carezza fatta con due bellissime manine totalmente curate [QUI] dai bambini dell’ADASM di Bergamo [*].

Ora mi butto nell’oceano e faccio un bel bagno. Il mio nuovo anello in acciaio non esce perché è un pochino stretto. Ma chissà che non trovo sulla spiaggia il magico anello di Felix, che in settembre avevo perso nel mare. Se lo trovo ve lo faccio sapere. Jambo.

[*] Associazione degli Asili e Scuole Materne della Provincia di Bergamo-ADASM Società Cooperativa-Centro servizi FISM (Federazione Italiana Scuole Materne) Bergamo [QUI].

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