Grosseto ha celebrato san Lorenzo per mostrare il volto di Gesù

La messa solenne in cattedrale, nella festa di san Lorenzo, patrono della città e diocesi di Grosseto, è stata presieduta dall’arcivescovo metropolita di Siena-Colle Val d’Elsa-Montalcino, il card. Augusto Paolo Lojudice, con la concelebrazione del nuovo vescovo, mons. Giovanni Roncari, e del vescovo emerito, mons. Rodolfo Cetoloni, alla presenza del prefetto Paola Berardino, del sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna, che ha tenuto l’indirizzo di saluto ed ha acceso il cero votivo a san Lorenzo, offerto a nome della città; del presidente del consiglio comunale Claudio Pacella e dei vertici delle forze armate di stanza a Grosseto.
Nel salutare i vescovi Roncari e Cetoloni, il card. Lojudice li ha definiti ‘padri della Chiesa’ e ‘due francescani autentici’, ringraziandoli per il loro servizio, ma soprattutto ‘per l’amicizia che traspare tra voi’. Ha richiamato il prossimo Sinodo della Chiesa italiana, rispetto al quale “non possiamo non interrogarci e metterci in discussione anche sulle nostre modalità di incontro e di dialogo”.
Poi soffermato sul passo del Vangelo in cui alcuni greci chiedono a Filippo di voler vedere il Signore: “Sì lo vogliamo conoscere sempre meglio, nella sua vera identità, perché non si finisce mai di conoscere Gesù. E’ un desiderio, che anche in maniera implicita e indiretta, tanti, apparentemente lontani dalla Chiesa, rivolgono oggi a noi cristiani. C’è da chiedersi: e noi? Di fronte a una società che diventa sempre più indifferente, ce la facciamo a mostrare il vero volto di Gesù?”
Al termine il cardinale ha rivolto parole cariche di stima verso i due vescovi, rivolgendosi dapprima a mons. Cetoloni: “Caro Rodolfo sei andato in pensione, ma certamente questa non è una fase conclusiva o di chiusura.
E’ un nuovo inizio! Una fase in cui la tua affabilità, la saggezza, la tua conoscenza della Terra di Gesù dove tutto è cominciato, possano continuare ad essere occasioni segno di una paternità diversa, ma ugualmente viva e appassionata. SI può andare in pensione, ma la paternità non va in pensione!”
Mentre ha incoraggiato mons. Roncari in questo nuovo percorso: “Non ci sono tradizioni da difendere tra i credenti; c’è invece una novità da scoprire continuamente. Ieri hai iniziato da Roselle, poi sei passato tra i malati e tra i carcerati: continua anche tu, caro Giovanni, ad aiutare i tuoi figli, sacerdoti e laici, a vedere Gesù!”
Mentre nella vigilia della festa di san Lorenzo è avvenuto l’insediamento del nuovo vescovo, mons. Giovanni Roncari, che si è presentato con umiltà e fiducia: “Umiltà perché ben consapevole dei miei limiti umani e spirituali. Con fiducia nella vostra fraterna accoglienza per poter continuare a camminare insieme con il vero Pastore e vescovo delle anime nostre il Signore Gesù”.
Poi, richiamando il versetto del Vangelo proclamato (‘se uno mi vuol servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore’), ha aggiunto: “Queste parole del vangelo di Giovanni che abbiamo appena ascoltato illuminano molto bene anche ministero del vescovo sul quale vi invito a riflettere in questa solenne liturgia che presiedo per la prima volta come vostro vescovo. Innanzitutto il profondo desiderio di seguire e servire il Signore Gesù.
Questo desiderio voglio proclamarlo davanti a tutti voi: Gesù è il maestro, io il discepolo. Gesù è il Signore, io il servo. Gesù è il fine della nostra vita, io colui che lo indica. Gesù è la misericordia di Dio, io il beneficiario e umilmente spero il convinto annunciatore”.
Ed ha invitato ad aiutarlo in questo ‘compito’: “Certo questo mio desiderio di seguire e servire il Signore Gesù convive con altri desideri che fanno guerra allo spirito, per dirla con l’apostolo Paolo, e allora quelle parole proclamate prima rischiano di rovesciarsi… di credersi il maestro e il signore… insieme esortiamoci e aiutiamoci per evitare questo pericolo per me, per il ministero ordinato, per tutti i cristiani. La Chiesa in uscita si realizza anche in questo modo: distogliere lo sguardo da se stessi per poter fare come il chicco di grano del vangelo appena ascoltato e perciò portare molto frutto”.
Inoltre ha invitato a vivere con fiducia questo particolare momento storico, ricordando l’insegnamento del Concilio Vaticano II: “E’ necessario da parte nostra un ascolto attento e molto concreto. Vogliamo però farlo nel modo giusto: con un sano realismo e con una vera fiducia nel Signore, lontani da ogni pessimismo che ci rende scontenti e inerti.
Pessimismo che può portare all’accidia spirituale, alla rinuncia a predicare e testimoniare il vangelo. Atteggiamento che assomiglia a quello del servo pigro e indolente della parabola dei talenti”.
Infine, a proposito del cammino che si apre per le diocesi di Grosseto e di Pitigliano-Sovana-Orbetello, mons. Roncari ha sottolineato la volontà di vivere una ‘comunità ecclesiale’: “Vogliamo continuare a costruire e a vivere una comunità ecclesiale che parta con riconoscenza dalla grande ricchezza ricevuta dal passato, viva ora, con gioia, quanto ha ricevuto dal passato e possa, con fiducia, consegnarlo alle nuove generazioni”.
(Foto: diocesi di Grosseto)