Papa Francesco agli Ortodossi: l’unità è dono dello Spirito Santo

Nel giorno successivo alla festa dei santi Pietro e Paolo papa Francesco ha incontrato una delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, guidata dal metropolita di Pisidia Job, copresidente della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, accompagnato dal vescovo di Nazianzus, Athenagoras e dal diacono patriarcale Kallinikos Chasapis.
Nel discorso consegnato alla delegazione papa Francesco ha sottolineato il rapporto finora instaurato: “E’ stato importante aver condotto una lettura comune del modo in cui si è sviluppato in Oriente e in Occidente il rapporto tra sinodalità e primato nel secondo millennio: ciò può contribuire al superamento di argomenti polemici utilizzati da entrambe le parti, argomenti che possono sembrare utili a rinsaldare le rispettive identità, ma che in realtà finiscono con il concentrare l’attenzione solo su sé stessi e sul passato£.
Ciò ha permesso una nuova visione del ‘primato’ alla luce della sinodalità: “Oggi, tenendo a mente gli insegnamenti della storia, siamo chiamati a cercare insieme una modalità di esercizio del primato che, nel contesto della sinodalità, sia al servizio della comunione della Chiesa a livello universale.
A questo proposito una precisazione è opportuna: non è possibile pensare che le medesime prerogative che il Vescovo di Roma ha nei riguardi della sua Diocesi e della compagine cattolica siano estese alle comunità ortodosse; quando, con l’aiuto di Dio, saremo pienamente uniti nella fede e nell’amore, la forma con la quale il Vescovo di Roma eserciterà il suo servizio di comunione nella Chiesa a livello universale dovrà risultare da un’inscindibile relazione tra primato e sinodalità”.
Comunque ha evidenziato che l’unità è un dono dello Spirito Santo: “Non dimentichiamo poi mai che l’unità piena sarà dono dello Spirito Santo e che nello Spirito va cercata, perché la comunione tra i credenti non è questione di cedimenti e compromessi, ma di carità fraterna, di fratelli che si riconoscono figli amati del Padre e, colmi dello Spirito di Cristo, sanno inserire le loro diversità in un contesto più ampio.
Questa è la prospettiva dello Spirito Santo, che armonizza le differenze senza omologare le realtà. Noi siamo chiamati ad avere il suo sguardo e dunque a chiederlo insistentemente in dono. Preghiamo lo Spirito senza stancarci, invochiamolo gli uni per gli altri! E condividiamo fraternamente quanto portiamo nel cuore: dolori e gioie, fatiche e speranze”.
Ed ha sottolineato la necessità di un lavoro comune a favore della pace in Ucraina: “Il clima di questo incontro ci porta così anche a condividere delle preoccupazioni; una su tutte, quella per la pace, specialmente nella martoriata Ucraina.
E’ una guerra che, toccandoci più da vicino, ci mostra come in realtà tutte le guerre sono solo dei disastri, dei disastri totali: per i popoli e per le famiglie, per i bambini e per gli anziani, per le persone costrette a lasciare il loro Paese, per le città e i villaggi, e per il creato, come abbiamo visto recentemente a seguito della distruzione della diga di Nova Kakhovka.
Come discepoli di Cristo, non possiamo rassegnarci alla guerra, ma abbiamo il dovere di lavorare insieme per la pace. La tragica realtà di questa guerra che sembra non avere fine esige da tutti un comune sforzo creativo per immaginare e realizzare percorsi di pace, verso una pace giusta e stabile.
Certamente, la pace non è una realtà che possiamo raggiungere da soli, ma è in primo luogo un dono del Signore. Tuttavia, si tratta di un dono che richiede un atteggiamento corrispondente da parte dell’essere umano, e soprattutto del credente, il quale deve partecipare all’opera pacificatrice di Dio”.
Ed ha invocato che la pace nasca dal cuore: “In questo senso il Vangelo ci mostra che la pace non viene dalla mera assenza di guerra, ma nasce dal cuore dell’uomo. A ostacolarla, infatti, è in ultima analisi la radice cattiva che ci portiamo dentro: il possesso, la volontà di perseguire egoisticamente i propri interessi a livello personale, comunitario, nazionale e persino religioso…
E’ un amore gratuito e universale, non confinato al proprio gruppo: se la nostra vita non annuncia la novità di questo amore, come possiamo testimoniare Gesù al mondo?
Alle chiusure e agli egoismi va opposto lo stile di Dio che, come ci ha insegnato Cristo con l’esempio, è servizio e rinuncia di sé. Possiamo esser certi che, incarnandolo, i cristiani cresceranno nella comunione reciproca e aiuteranno il mondo, segnato da divisioni e discordie”.
Ugualmente nel messaggio indirizzato al vescovo di Teramo-Atri, mons. Lorenzo Leuzzi, in occasione del secondo meeting internazionale ‘La scienza per la pace’, che si è inaugurato ieri, papa Francesco ha sottolineato ha invitato i giovani a non smettere di cercare la pace:
“Le nuove generazioni attendono di incontrare discepoli della conoscenza di simile levatura, per prepararsi ad essere protagonisti nella Storia e così contribuire all’incremento di una solida cultura. La sfida non è da poco, e per questo concludo rievocando il messaggio che san Paolo VI alla chiusura del Concilio Vaticano II, indirizzò agli uomini di pensiero e di scienza:
‘Continuate a cercare, senza stancarvi, senza mai disperare della verità!… Felici coloro che, possedendo la verità, la continuano a cercare per rinnovarla, per approfondirla, per donarla agli altri. Felici coloro che, non avendola trovata, camminano verso essa con cuore sincero: che essi cerchino la luce del domani con la luce dell’oggi, fino alla pienezza della luce!’
Nella verità e nella carità è la via della pace, e una ricerca illuminata della verità nella carità porrà sempre più solide fondamenta per la costruzione di una società pacifica perché armonicamente ordinata al suo fine, nel rispetto della persona e nella grata corrispondenza ai doni di Dio”.
(Foto: Santa Sede)