Baku sceglie un linguaggio morbido per indebolire la vigilanza dell’Occidente in attesa di sferrare un nuovo attacco contro l’Armenia

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 26.10.2023 – Vik van Brantegem] – È veramente singolare la dissonanza cognitiva della leadership e della società politico-militare azera, quando esprimono “preoccupazione per gli armamenti dell’Armenia”. Il deputato del Milli Majlis, Tural Ganjaliyev, ha dichiarato durante la plenaria del Parlamento dell’Azerbajgian, che l’accordo di cooperazione militare firmato tra Francia e Armenia “mira a sconvolgere il fragile equilibrio della regione” e “minaccia la sicurezza nazionale dell’Azerbajgian. Finiscono per credere alla loro narrazione, dimenticando che l’autocrazia azera ha investito i proventi degli idrocarburi in un moderno esercito altamente armato, mentre l’Armenia non ha ricevuto neanche ricevuto dalla Russia il materiale militare che aveva già pagato.

Un altro deputato, Elman Nasirov, ha aggiunto, che questo accordo di cooperazione militare firmato tra Francia e Armenia “potrebbe nella migliore delle ipotesi incitare l’Armenia a provocazioni militari, e nella peggiore delle ipotesi portare alla terza guerra del Karabakh”. Il Primo Ministro Azerbajgiano, Ali Asadov, durante un incontro con una delegazione indiana, ha spiegato che “l’armamento attivo della parte armena ha inferto un duro colpo al processo di pace e creato nuove minacce per la pace e la stabilità del Caucaso meridionale. Basta guardare la cartina sopra per capire la follia di sostenere una tale ipotesi, pensare che la minuscola Armenia potrebbe pensare ad attaccare i suoi vicini. Per ottenere cosa, poi, mentre negli ultimi 30 anni, tutti le guerre e provocazioni militari nel Caucaso sono state iniziate dall’Azerbajgian, che continua ad usare la forza e a minacciare di usare la forza. Infine, sia Turchia che Azerbajgian occupano terre storicamente Armene. Inoltre, l’Azerbajgian occupa 150 km2 territorio sovrano della Repubblica Armenia e ha occupato l’intero territorio della Repubblica di Artsakh.

Rispondendo a Yerevan in una conferenza stampa congiunta con il Ministro degli Esteri armeno, Ararat Mirzoyan, alla domanda di un giornalista riguardante le azioni del Canada dopo l’attacco terroristico dell’Azerbajgian all’Artsakh il 19-20 settembre scorso e se il governo canadese stesse prendendo seriamente in considerazione le sanzioni contro l’Azerbajgian, il Ministro degli Esteri canadese, Melanie Joly, ha risposto che la questione delle sanzioni contro l’Azerbajgian è sul tavolo, senza specificare se il governo canadese intende applicarle e in che misura. Ha collegato le possibili sanzioni contro Baku al rispetto dell’integrità territoriale dell’Armenia: «Per quanto riguarda le sanzioni, ho già risposto a questa domanda. Ho affermato che tutto è sul tavolo. Tuttavia, ci aspettiamo l’integrità territoriale dell’Armenia venga rispettata da Baku. E per noi questo è sicuramente qualcosa che stiamo monitorando da vicino». Joly ha trasmesso lo stesso messaggio un mese fa ai parlamentari canadesi che sostenevano le sanzioni contro l’Azerbajgian in seguito all’attacco all’Artsakh. A Yerevan, Joly ha ritenuto ingiustificato l’attacco militare dell’Azerbajgian all’Artsakh e ha espresso sostegno all’integrità territoriale dell’Armenia: «Il Canada apprezza molto i continui sforzi dell’Armenia volti alla pace e alla stabilità nella regione. Tuttavia, siamo tutti d’accordo che occorre fare di più. Il Canada chiede il rispetto dell’integrità territoriale dell’Armenia e riafferma l’importanza di osservare rigorosamente il principio di non utilizzo di la forza e la minaccia della forza. Il Canada invita inoltre il governo dell’Azerbajgian a rispettare il diritto al ritorno degli Armeni recentemente sfollati dal Nagorno-Karabakh e a mostrare buona volontà per facilitare il ripristino dell’accesso umanitario al Nagorno-Karabakh per il ritorno sicuro degli armeni etnici».

Un funzionario canadese ha annunciato un aumento degli aiuti umanitari agli Armeni che hanno lasciato il Nagorno-Karabakh a circa 4 milioni di dollari: “Ciò include un ulteriore milione di dollari in finanziamenti all’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e altri 2,5 milioni di dollari all’Ufficio Comitato Internazionale della Croce Rossa per contribuire ad alleviare le sofferenze e fornire aiuti di emergenza a coloro che ne hanno più bisogno».

Baku ha accusato il Ministro degli Esteri canadese di una “posizione parziale” riguardo ai processi nel Caucaso meridionale e l’ha invitata ad astenersi da “dichiarazioni provocatorie”. Baku ha invitato il Ministro degli Esteri canadese, che non ha escluso sanzioni contro l’Azerbajgian, ad astenersi dal “parlare il linguaggio delle minacce”.

«Una scena sempre affollata al centro informazioni di Abovyan Street a Yerevan, dove i residenti del Nagorno Karabakh sfollati con la forza cercano aiuto per pensioni, benefici, occupazione, recupero di documenti, risarcimenti e altro ancora. Tante domande, ma troppo poche risposte» (Siranush Sargsyan).

«Lo stesso è di fronte ad Artsakhbank… 5.000 sfollati forzati dal Nagorno-Karabakh si trovano negli alberghi, 1.400 vivono in luoghi adattati a livello comunitario» (Marut Vanyan).

Oggi, durante la riunione del governo della Repubblica di Armenia, è stato approvato il documento d’identità e la procedura per il suo rilascio, per la persona sfollata con la forza dall’Artsakh sotto protezione temporanea, nonché rifugiato che ha ricevuto protezione temporanea. Il Ministro della Giustizia, Grigor Minasyan, presentando il relativo progetto di decisione, ha ricordato quali persone saranno prese sotto protezione temporanea dalla decisione del governo armeno. Di conseguenza, si tratta di persone registrate nel registro della popolazione dell’Artsakh, persone che risiedono nel territorio dell’Armenia o fuori dall’Armenia, il cui ultimo indirizzo registrato era nel Nagorno-Karabakh, e un terzo gruppo di persone che non sono state registrate nel registro della popolazione dell’Artsakh, ma vivevano nel Nagorno-Karabakh e sono stati registrati presso il Servizio Migrazione e Cittadinanza dell’Armenia dopo il 19 settembre.

Minasyan ha sottolineato che le persone prese sotto protezione temporanea diventano rifugiati con la legge e godono dei diritti previsti per i rifugiati dalla legge e dalle convenzioni internazionali, inclusa la Convenzione del 1951 relativa allo status dei rifugiati.

Il Primo Ministro armeno ha presentato il progetto “Crocevie di Pace” del governo armeno e i suoi principi alla conferenza sulla “Via della seta” a Tbilisi

Nel suo discorso durante la conferenza sulla “Via della seta” tenutasi a Tbilisi in cui ha fatto riferimento al progetto “Crocevie di Pace” proposto dal governo armeno, al processo di negoziazione delle relazioni tra Armenia e Azerbaigian e alla prospettive di firmare un trattato di pace tra i due paesi, il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, ha sottolineato che il Caucaso meridionale ha bisogno di pace.

«E cos’è la pace? È uno stato in cui i Paesi vivono con frontiere aperte, sono collegati da legami economici, politici, culturali e umani attivi, hanno accumulato esperienza e tradizione nel risolvere tutte le questioni diplomaticamente e attraverso il dialogo. Questa è la vera pace e, come potete vedere, tutto questo, cioè le frontiere aperte, i legami economici, politici, culturali non sono possibili senza strade. Questo è il motivo per cui il nostro governo ha sviluppato e presenta il progetto “Crocevie di Pace” come una parte importante dell’agenda di pace. Il significato chiave di questo progetto è lo sviluppo delle comunicazioni tra Armenia, Turchia, Azerbajgian e Repubblica islamica dell’Iran, riparando, costruendo e gestendo strade, ferrovie, condutture, cavi e linee elettriche. Le ferrovie che attraversano il sud e il nord dell’Armenia non funzionano a livello regionale da trent’anni, così come non lo sono molte autostrade che collegano l’est e l’ovest, mentre la riattivazione di queste strade diventerebbe una via breve ed efficiente che collegherebbe il Mar Caspio al Mediterraneo, sia su rotaia che su strada. Allo stesso modo, queste comunicazioni ferroviarie e automobilistiche possono diventare un modo efficace per collegare il Golfo al Mar Nero, compresi i porti georgiani. Questo programma porterà enormi benefici a tutti i Paesi della nostra regione e desidero attirare l’attenzione dei governi e degli investitori privati su questa opportunità», ha affermato Pashinyan nel suo discorso.

Pashinyan ha sottolineato i principi di “Crocevie di Pace”, che sono i seguenti:

  • Principio N. 1: Tutte le infrastrutture, comprese autostrade, ferrovie, vie aeree, condutture, cavi, linee elettriche, operano sotto la sovranità e la giurisdizione dei paesi attraverso i quali passano.
  • Principio N. 2: Ogni Paese attua il controllo delle frontiere e delle dogane nel proprio territorio attraverso le proprie istituzioni statali, oltre a garantire la sicurezza delle infrastrutture, compreso il passaggio di merci, veicoli e persone attraverso di esse. A proposito, nel prossimo futuro verrà creata un’unità speciale nel sistema di polizia armeno, la cui funzione sarà quella di garantire la sicurezza delle comunicazioni internazionali che passano attraverso l’Armenia, il passaggio di merci, veicoli e persone, ovviamente, in collaborazione con la nostra polizia di pattuglia.
  • Principio N. 3: L’infrastruttura specificata può essere utilizzata sia per il trasporto internazionale che nazionale.
  • Principio N. 4: Tutti i Paesi utilizzano le rispettive infrastrutture sulla base dell’uguaglianza e della reciprocità. Alcune semplificazioni delle procedure di controllo alle frontiere e doganali possono essere attuate sulla base dell’uguaglianza e della reciprocità.

Pashinyan ha riaffermato la disponibilità dell’Armenia ad aprire, riaprire, ricostruire e costruire tutte le comunicazioni regionali basate su questi principi. «E i principi sopra menzionati sono necessari per evitare una serie di interpretazioni errate, fraintendimenti e interpretazioni varie. Nel prossimo futuro presenteremo ufficialmente questo progetto anche ai governi dei Paesi della nostra regione e spero che con sforzi congiunti, compresa l’attività degli investitori, saremo in grado di realizzarlo», ha affermato il Primo Ministro armeno.

Pashinyan ha anche osservato che l’Armenia sta ora lavorando su un progetto di accordo di pace e di regolamentazione delle relazioni con l’Azerbajgian, esprimendo la speranza che questo processo sarà completato con successo nei prossimi mesi.

Il Primo Ministro armeno ha presentato anche altri importanti principi di pace:

  • Armenia e Azerbajgian si riconoscono reciprocamente l’integrità territoriale con la consapevolezza che il territorio dell’Armenia è di 29.800 chilometri quadrati, il territorio dell’Azerbajgian è di 86.600 chilometri quadrati. Questo resoconto enciclopedico è stato fatto in modo che le dichiarazioni di Armenia e Azerbajgian sul riconoscimento reciproco dell’integrità territoriale non lascino spazio per dire che riconoscendo l’integrità territoriale di un determinato Paese, il Paese opposto intende solo una parte del suo territorio riconosciuto a livello internazionale.
  • Il principio successivo è che Armenia e Azerbajgian accettino di effettuare la delimitazione dei confini sulla base della Dichiarazione di Alma-Ata del 1991.
    Il significato chiave della dichiarazione di Alma-Ata è il seguente.
    L’Unione Sovietica cessa di esistere e le 12 repubbliche che hanno firmato la Dichiarazione, tra cui Armenia e Azerbajgian, riconoscono reciprocamente l’integrità territoriale, la sovranità, l’inviolabilità dei confini amministrativi esistenti, e quindi i confini amministrativi esistenti tra le repubbliche. dell’Unione Sovietica diventano confini statali.

«Come ho detto, speriamo di firmare nei prossimi mesi un accordo di pace e relazioni con l’Azerbajgian basato su questi principi. Spero che nel prossimo futuro ci siano sviluppi nella direzione dell’apertura della frontiera tra Armenia e Turchia per i cittadini di Paesi terzi e titolari di passaporti diplomatici, che porteranno anche un impulso positivo all’intera regione», ha concluso il Primo Ministro dell’Armenia.

Quanto segue è la narrazione della propaganda azera sulla questione esposta da Pashinyan senza cedimento e con chiarezza. I megafoni menzogneri di Aliyev si squalificano da soli, come al solito. Il progetto “Crocevie di Pace” dimostra l’interesse dell’Armenia per un’autentica pace nella regione, in contrasto con le politiche dell’Azerbajgian che mirano a presentare rivendicazioni territoriali all’Armenia e a richiedere un corridoio extraterritoriale attraverso il territorio sovrano dell’Armenia.

«L’idea della strada di Zangezur era quella di potenziare la connettività regionale e consentire all’Armenia di diventare parte della rete di trasporto regionale. L’Armenia rifiutò, da qui nacque un percorso alternativo. Come al solito, l’Armenia non perde mai l’occasione di perdere un’occasione» (Nasimi Aghayev, Ambasciatore dell’Azerbajgian in Germania).
«Come ho sottolineato prima, l’Armenia, suscitando rumore su Zangezur e sul corridoio, potrebbe essere esclusa dalla rete di trasporto regionale. Il Consigliere per la politica estera del Presidente dell’Azerbaigian Hikmet Hajiyev ha detto a Politico Europe, che l’Azerbajgian potrebbe bypassare l’Armenia e costruire un collegamento attraverso l’Iran. Ciò significa quanto segue: Poiché la proposta dell’Azerbajgian sul collegamento Zangezur mirava a costruire l’interconnettività, in caso di rifiuto ufficiale di Yerevan, l’Azerbajgian non è obbligato a sottoporre la sua rete di trasporti all’uso armeno. A quanto pare, ora Baku ha perso interesse per questo progetto e per una buona alternativa. L’Iran si è opposto al Corridoio di Zangezur con il pretesto dell’importanza geopolitica per ovvi motivi: Teheran voleva avere una rete di trasporti attraverso il suo territorio, e lo sta ottenendo. L’obiezione di Yerevan, o più precisamente, la paura era più emotiva e radicata nell’odio piuttosto che nel pensiero razionale. Ma che dire di qualche esperto occidentale che ha gettato acqua in questa narrazione?» (Farid Shafiyev, Presidente del Centro di Analisi delle Relazioni Internazionali di Baku).

Armenia, “accordo di pace con l’Azerbajgian a novembre”
Lo ha annunciato il Primo Ministro Nikol Pashinyan
ANSA/EPA-TBILISI, 26 OTT – Il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, ha annunciato che il suo Paese firmerà un accordo di pace con l’Azerbajgian il mese prossimo, settimane dopo che Baku ha riconquistato la regione del Nagorno-Karabakh – a lungo contesa – dai separatisti filo-armeni. Yerevan e Baku “firmeranno il mese prossimo un accordo sulla pace e sull’instaurazione di relazioni”, ha detto oggi Pashinyan in un discorso al forum economico internazionale nella capitale della Georgia, Tbilisi.

L’ANSA riprende la bufala diffusa dai media statali azeri: come abbiamo riferito prima, Pashinyan NON ha annunciato che l’Armenia firmerà un accordo di pace con l’Azerbajgian in novembre, ma che spera di poter farlo nei prossimi mesi. Poi quel vergognoso “separatisti filo-armeni” dice tutto sulle fonti dell’ANSA. Ripetiamo per l’ennesima volta che l’Artsakh/Nagorno-Karabakh non è mai stato parte della Repubblica di Azerbajgian e ha dichiarato l’indipendenza dall’Unione Sovietica, ancora prima che lo fece la Repubblica Socialista Sovietica di Azerbajgian. Il Nagorno-Karabakh fu assegnato come Oblast Autonomo alla RSSA e la Repubblica di Azerbajgian ha dichiarato di non considerarsi erede della RSSA ma della Repubblica Democratica dell’Azerbaigian del 1918-22.

Il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, intervistato dal giornalista Yaroslav Trofimov per il Wall Street Journal, in risposta alla domanda sul futuro dei 100.000 Armeni che hanno dovuto lasciare il Nagorno-Karabakh, ha risposto: «C’è un futuro a breve termine, c’è un futuro a medio termine e c’è un futuro a lungo termine. Nel breve termine, il nostro compito è soddisfare i bisogni più urgenti dei nostri connazionali diventati rifugiati. A medio termine vogliamo che abbiano opportunità di vita dignitose. Il nostro approccio è che se non hanno l’opportunità o il desiderio di tornare nel Nagorno-Karabakh, dovremmo fare di tutto affinché rimangano, vivano e creino nella Repubblica di Armenia. Il loro futuro dipende in gran parte da quale proposta farà loro l’Azerbajgian, o da quale posizione assumerà, o da quali condizioni creerà l’Azerbajgian. E a questo proposito, la comunità internazionale lo incoraggerà e cosa sosterrà? Tenendo conto del fatto della pulizia etnica, della fame e dello sfollamento forzato, dovrebbero essere fatti grandi sforzi affinché gli armeni del Nagorno-Karabakh abbiano il desiderio di ritornarvi, se realisticamente esiste questa possibilità. Ci sono domande che possono arrivare anche a una dozzina. Il primo è quanto realisticamente esiste questa possibilità e, se esiste, fino a che punto le persone si fideranno di questa possibilità? Sono questioni molto serie e profonde».

Riguardo alla campagna organizzata dalla Russia e alla minacciosa dichiarazione di Dmitry Medvedev contro la sua persona, Pashinyan ha affermato che un simile approccio viola molte regole di non interferenza negli affari interni reciproci e di correttezza diplomatica.

Pashinyan ha affermato che l’Armenia è alla ricerca di nuovi partner perché Mosca non ha rispettato gli impegni assunti con l’alleanza, soprattutto quando l’Azerbajgian ha preso il controllo sul Nagorno-Karabakh. «Questi eventi ci hanno portato a decidere che dobbiamo diversificare le nostre relazioni nel campo della sicurezza, e ora stiamo cercando di farlo», ha detto Pashinyan, affermando che l’Armenia non ha visto i vantaggi delle basi militari russe. Ha osservato che è deludente per il suo governo e per l’opinione pubblica che la Russia e l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) non abbiano adempiuto ai loro obblighi di sicurezza nei confronti dell’Armenia durante gli attacchi militari dell’Azerbajgian. Questa situazione ha portato il governo armeno alla decisione di riequilibrare il proprio sistema di sicurezza, ma il governo non sta discutendo la questione della rimozione delle basi militari russe.

Pashinyan ha accusato anche le forze di mantenimento della pace russe di aver fallito nel Nagorno-Karabakh, sottolineando che la Russia non ha voluto adempiere alle proprie responsabilità o non è stata in grado di farlo.

Alla domanda se la Russia dovrebbe avere il controllo sulla strada tra Nakhichevan e l’Azerbajgian, Pashinyan ha detto che non è scritto da nessuna parte che qualsiasi corpo russo debba avere il controllo su qualsiasi territorio dell’Armenia.

Seguono, nella nostra traduzione italiana dall’inglese, le parti dell’intervista per quanto riguarda la Russia.

Yaroslav Trofimov: Nel suo discorso al Parlamento Europeo ha affermato di essere deluso dal comportamento di alcuni dei suoi alleati. Potresti essere più specifico: cosa pensi che i suoi alleati formali nella CSTO, in particolare la Russia, avrebbero dovuto fare di diverso, e quali sono le sue aspettative nei confronti dei suoi partner occidentali?
Nikol Pashinyan: Non parliamo di questo per la prima volta e abbiamo parlato del fatto che nel maggio 2021 e nel settembre 2022 l’Azerbajgian ha condotto azioni aggressive contro l’Armenia e i territori occupati. Il Trattato di Sicurezza Collettiva e la Carta dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva stabiliscono chiaramente le azioni da intraprendere quando si verifica un’aggressione contro uno Stato membro. Ciò che è stato descritto non è accaduto e, ovviamente, è deludente sia per il governo armeno che per l’opinione pubblica armena.
Inoltre, abbiamo un accordo bilaterale con la Russia nel campo della sicurezza, e le azioni descritte in quell’accordo non hanno avuto luogo, il che ha sollevato domande molto serie sia al governo che all’opinione pubblica.
Per quanto riguarda i rapporti con gli altri partner, sarei più onesto se dico che queste situazioni, in effetti, ci hanno portato a decidere che dobbiamo diversificare le nostre relazioni nel settore della sicurezza. E stiamo cercando di farlo adesso.

Ma in realtà in questo momento c’è ancora quell’accordo con la Russia, ci sono basi militari russe in Armenia. Pensa che la presenza militare della Russia in Armenia sia un vantaggio o uno svantaggio?
Sapete, almeno in questo momento ho già detto che, purtroppo, non abbiamo visto i vantaggi a margine dei casi che ho descritto.

Questo significa che avete intenzione di dichiarare che la Russia ritirerà le sue basi militari dall’Armenia?
Non stiamo discutendo una questione del genere. Ora siamo più concentrati sulla discussione di altre questioni, stiamo cercando di capire quale sia la causa di una situazione del genere e, naturalmente, penso anche che questo sarà l’ordine del giorno delle discussioni di lavoro tra Armenia e Russia, Armenia e Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva.

Molti alti funzionari russi, incluso l’ex Presidente Medvedev, hanno usato parole davvero offensive contro di lei e hanno chiesto un colpo di stato contro di lei o la sua rimozione dall’incarico. Come ha risposto a tutto questo e, secondo lei, quali sono le ragioni di questa campagna contro di lei in Russia?
Sapete, se non sbaglio, non ho risposto direttamente a questo e non risponderò pubblicamente oltre a quello che ho già detto. Ma è anche ovvio che i fatti da lei menzionati sollevano almeno delle domande, e le risposte a queste domande devono essere trovate, perché un simile approccio viola molte regole, a partire dalla non interferenza negli affari interni reciproci e dalla correttezza diplomatica e, naturalmente, crea anche problemi a livello personale, perché una tale formulazione, un tale linguaggio e una tale posizione sono incomprensibili per persone che lavorano insieme da molto tempo.

Ha parlato di attività di interconnessione, che presumibilmente comprende anche il transito dall’Azerbajgian al Nakhichevan. Gli accordi esistenti prevedono il ruolo dell’FSB [Servizio federale per la sicurezza] russo nel controllo e nella gestione di questo traffico. Pensa che l’FSB dovrebbe davvero svolgere un ruolo qui, o Armenia e Azerbajgian possono affrontare la situazione da soli, senza il coinvolgimento della Russia?
Prima di tutto vorrei sottolineare che non esiste un’agenda separata per quanto riguarda il collegamento tra l’Azerbajgian e il Nakhichevan. Tale agenda esiste nel contesto dell’apertura delle comunicazioni regionali, quando tutte le comunicazioni regionali devono essere aperte. Questo è il secondo. In terzo luogo, non è scritto da nessuna parte che qualsiasi organismo della Federazione Russa debba avere il controllo su qualsiasi territorio della Repubblica di Armenia. Non è scritto da nessuna parte che la Repubblica di Armenia acconsenta a qualsiasi limitazione del suo diritto sovrano. Non è scritto da nessuna parte che qualsiasi funzione assegnata alle istituzioni statali della Repubblica di Armenia debba essere delegata a qualcun altro. Non è scritto da nessuna parte e non è previsto che qualcun altro debba garantire la sicurezza nel territorio della Repubblica di Armenia. Non è stata scritta una cosa del genere. In generale, dopo il fallimento del contingente di mantenimento della pace della Federazione Russa nel Nagorno-Karabakh sorgono molte domande, e queste domande sono legittime, perché con fallimento intendo che è un dato di fatto che le truppe di mantenimento della pace della Federazione Russa non sono state in grado di o non disposti a garantire la sicurezza degli Armeni del Nagorno-Karabakh. Qui sorgono questioni molto serie, ma d’altra parte non si è mai parlato di limitare alcun diritto sovrano della Repubblica di Armenia e non si può parlare di cose del genere. D’altro canto, però, voglio dire che, come ho già affermato al Parlamento Europeo, e come abbiamo già concordato nell’ultimo incontro di Brussel e come espresso nella dichiarazione del 15 luglio del Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, l’apertura delle comunicazioni regionali dovrebbe avvenire sulla base della sovranità e della giurisdizione dei Paesi. Di conseguenza, le regioni occidentali dell’Azerbajgian dovrebbero avere un collegamento di trasporto con Nakhichevan, anche attraverso il territorio dell’Armenia? Sì, naturalmente. Può la Repubblica di Armenia utilizzare quelle stesse tratte, ad esempio, per fornire un collegamento ferroviario tra le sue diverse parti? Sì, certo: in questo caso l’Azerbajgian potrebbe utilizzare le vie di trasporto dell’Armenia per il commercio internazionale? Sì, naturalmente. L’Armenia dovrebbe avere l’opportunità di utilizzare le strade dell’Azerbajgian per il commercio internazionale? Sì, naturalmente. I partecipanti al commercio internazionale dovrebbero avere l’opportunità di commerciare con Turchia, Iran e Georgia attraverso il territorio dell’Armenia come rotta commerciale globale? Sì, naturalmente. E noi facciamo questa proposta, siamo pronti per questa soluzione e chiamiamo questa proposta “Crocevia della Pace” e invitiamo tutti i nostri partner a rendere questo progetto una realtà insieme.

Continua a dire che lei e il popolo armeno avete domande sul comportamento delle truppe russe, sul comportamento della Russia. Quali sono queste domande?
L’ho già detto. Innanzitutto, riferendomi alla sua domanda, ho già menzionato le azioni delle truppe di mantenimento della pace nel Nagorno Karabakh, le azioni o meglio l’inazione dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva nel maggio 2021 e settembre 2022. Lo stesso vale per gli accordi bilaterali di sicurezza tra Russia e Armenia. Ma voglio anche attirare la vostra attenzione su una sfumatura: abbiamo avviato una conversazione, un dialogo su questi temi. Voglio dire, non è che questa conversazione non abbia luogo. Quella conversazione si svolge ancora oggi, ho avuto l’opportunità di parlare di questo argomento, i nostri diversi partner stanno parlando e quella conversazione continuerà, perché qui è davvero molto importante che noi e la Russia ci comprendiamo meglio e in modo più corretto.

Ha menzionato la disfunzione della CSTO. Perché l’Armenia è ancora membro di quell’organizzazione?
È per lo stesso motivo che stiamo discutendo di questioni, perché non vogliamo che l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva abbia frainteso noi su qualsiasi questione. Per questo dobbiamo svolgere un lavoro coerente fino a quando non sarà giunto il momento di trarre delle conclusioni.

«Lo zar russo è nudo e finalmente qualcuno al Cremlino deve rischiare di raccontarlo a Putin. La rete di agenzie russe è diffusa in ambito statale e politico armeno, ma funziona male. Gli agenti del Cremlino e l’Ambasciata russa trasmettono a Mosca informazioni positive false sulla reputazione della Russia nella società armena.
La politica anti-armena della Russia ha intensificato i sentimenti anti-russi da almeno tre anni. Il Ministro degli Esteri russo si sbaglia, considerando la crescita dei sentimenti anti-russi in Armenia come opera degli USA e dell’Unione Europea.
E no, le organizzazioni non governative non hanno diffuso propaganda anti-Cremlino. Il Cremlino ha costantemente perseguito una politica anti-armena, svendendo gli interessi dell’Armenia, e ha ricevuto risposte negative dagli Armeni.
Essendo stati per centinaia di anni sotto l’occupazione politica dell’Impero russo, dell’Unione Sovietica e della Russia moderna, tra gli Armeni si è formato uno stereotipo secondo il quale “se la Russia non è nel Caucaso meridionale, i Turchi ci uccideranno”. Naturalmente, questo discorso è stato alimentato da alcuni fatti storici. L’Armenia si trovava insieme a Turchi, Iraniani, Musulmani del Caucaso (popoli che vivevano nel territorio dell’odierno Azerbajgian), ed era spesso presa di mira e attaccata a causa della sua adesione alla fede cristiana. Naturalmente, l’Impero russo, soprattutto all’inizio del XX secolo, provocò deliberatamente i conflitti armeno-tartari per tenere sotto controllo il Caucaso. Insomma, essendo tra i vicini Musulmani, gli Armeni vedevano nei Russi un popolo con la stessa fede, che non organizzava massacri di massa di Armeni. In altre parole, c’era una certa lealtà nei confronti dei Russi. Tra i partiti politici armeni si è fatta strada l’idea che sarà sempre la Russia a “salvare” gli Armeni dai nemici Musulmani. Ma ovviamente la Russia ha utilizzato gli Armeni come strumento contro i Turchi, contro gli Iraniani e contro altri popoli del Caucaso.
Questo per me è un fatto doloroso, che dobbiamo accettare. Venendo ai nostri giorni. La continuazione delle relazioni conflittuali dell’Armenia con l’Azerbajgian e la Turchia deriva non tanto dagli interessi di Ankara e Baku quanto dagli interessi di Mosca. È il sanguinoso conflitto con Turchia e Azerbajgian che mantiene la Russia nel Caucaso meridionale come “la salvatrice degli Armeni massacrati dai Musulmani”.
Dal 1991, la Russia ha formato coalizioni filo-russe tra le élite al potere dell’Armenia, il cui ruolo era quello di portare avanti l’occupazione russa dell’Armenia dolce. In altre parole, se la Russia nominasse un governatore russo, potrebbe scatenare una protesta diretta contro Mosca. Il Cremlino ha agito saggiamente. Dal 1991 fino a poco tempo fa, le autorità armene hanno guardato alle relazioni con l’Occidente, la Turchia e l’Azerbajgian dalla finestra del Cremlino. Ciò significava che le relazioni dell’Armenia con l’Unione Europea potevano svilupparsi nella misura consentita dalla Russia.
Dopo aver negoziato per quattro anni l’accordo di associazione con l’Unione Europea, Serzh Sargsyan ha deciso nel 2013 di portare l’Armenia nell’Unione Economica Eurasiatica (EEU) guidata dalla Russia. Oggi molti ricordano a quale tipo di pressione fu sottoposto il terzo presidente dell’Armenia nel prendere quella decisione. Tuttavia, il fatto è che nel 2013 il processo di associazione europea dell’Armenia è stato interrotto.
Con la trasmissione dei suoi canali televisivi in Armenia, il Cremlino, così come l’esistenza dell’agenzia russa nell’élite politica armena, ha fornito l’opportunità per la formazione di narrazioni che giustificano la colonizzazione russa.
Dal 2011 al 2020, la Russia ha venduto armi per miliardi di dollari all’Azerbajgian, ma grazie alla propaganda del Cremlino, per molti anni l’opinione pubblica armena non ha considerato questo un problema. In quegli anni, le armi fornite all’Azerbajgian dagli “alleati” dell’Armenia, Russia e Bielorussia, costituivano il 67% del suo arsenale. Tuttavia, nonostante questa circostanza, la Russia è riuscita a organizzare la propaganda in Armenia attraverso i suoi agenti, neutralizzando le conseguenze negative delle azioni anti-armene della Russia.
Ricordo, dopo la guerra dell’aprile 2016, il rapporto preparato dall’emittente televisiva del potere politico vicino a R. Kocharyan, attraverso il quale si cercava di convincere l’opinione pubblica armena che “vendendo miliardi di dollari di armi all’Azerbajgian, la Russia lo sta controllando, che il Cremlino non permetterà all’Azerbajgian di iniziare una guerra contro il Nagorno-Karabakh”. Nello stesso reportage si affermava che l’equilibrio militare con l’Azerbajgian era stato ristabilito con la vendita dell'”Iskander” russo all’Armenia. In realtà, però, si è trattato di una completa menzogna, poiché l’equilibrio si è spostato drasticamente verso l’Azerbajgian.
Nel 2017, il Consiglio di Sicurezza dell’Armenia ha condotto uno studio, da cui è emerso che l’Armenia era dietro all’Azerbajgian di un fattore 10 in termini di peso delle infrastrutture critiche, e di un fattore 21 se si includevano i settori militare, energetico e dei trasporti. In altre parole, la Russia, che ha la capacità di controllare l’equilibrio militare-politico, ha aiutato l’Azerbajgian. Il Cremlino credeva che l’Armenia, in quanto membro della CSTO e dell’EEU, fosse condannata a essere sotto l’occupazione russa.
Tuttavia, dopo il 9 novembre 2020, gli stereotipi della società armena secondo cui la Russia sarebbe un alleato e un “salvatore”, sono stati finalmente infranti. L’Azerbajgian ha occupato e spopolato il Nagorno-Karabakh sotto il controllo delle forze di mantenimento della pace russe.
Sotto il cartellone con l’immagine di Putin, che aveva promesso l’unità eterna, 100.000 Armeni sono stati sfollati con la forza dal Nagorno-Karabakh. La Russia ha effettivamente partecipato alla pulizia etnica organizzata dall’Azerbajgian. La Russia ha anche rifiutato di adempiere ai propri obblighi di sicurezza durante gli attacchi militari dell’Azerbajgian contro l’Armenia nel 2021-2022.
La Russia è riuscita a rivoltarsi contro anche gli Armeni del Nagorno-Karabakh, convinti fino all’ultimo momento che Putin non avrebbe permesso all’Azerbajgian di effettuare la pulizia etnica. I leader del Karabakh imprigionati a Baku, stavano conducendo politiche filo-russe. Con la loro decisione, al russo è stato concesso lo status di lingua ufficiale nel Nagorno-Karabakh, ma ciò non ha aiutato la Russia a proteggere queste figure filo-russe. Assurdamente, anche oggi la Russia chiede che ai russi venga concesso lo status ufficiale in Armenia.
Parlate con il popolo che è arrivato in Armenia dal Nagorno-Karabakh e ti darà migliaia di ragioni per criticare la politica della Russia. Gli abitanti del Karabakh, che una volta colsero il quadro generale di Putin e dissero “Grazie Russia”, oggi maledicono il Cremlino, che li ha abbandonati durante l’aggressione dell’Azerbajgian. Il Cremlino ha il talento di rendersi nemico dei popoli che gli sono fedeli. È una punizione speciale per queste persone lasciarsi ingannare dalla politica del Cremlino. Siamo alle prese con una triste realtà, è un episodio tragico.
E oggi, i burattini del Cremlino fanno contro-propaganda contro l’indipendenza e la sovranità del Primo Ministro dell’Armenia e dello Stato armeno sui canali televisivi statali russi, invitando gli Armeni a scendere in piazza e cambiare il governo. Questo ha l’effetto opposto. Questi attacchi contro l’Armenia consolidano l’opinione pubblica armena, che è piena di sentimenti anti-russi. Chiunque sia il Primo Ministro armeno, la Russia non può più essere considerata un alleato.
La politica anti-armena del Cremlino ha cambiato la situazione anche nel campo politico armeno. Oggi si può affermare con certezza che nessuna forza politica filo-russa può arrivare al potere in Armenia attraverso le elezioni. È interessante notare che le forze filo-russe che organizzano manifestazioni antigovernative non chiedono nemmeno che si svolgano elezioni, ma chiedono immediatamente che il loro candidato venga eletto Primo Ministro. Nel 2021, l’opposizione filo-russa ha ricevuto il 28-29% dei voti alle elezioni dell’Assemblea Nazionale, ma nelle recenti elezioni municipali di Yerevan ha ricevuto solo il 15%.
Gli attacchi ibridi del Cremlino non stanno erodendo le basi del potere di Pashinyan, ma piuttosto gli ultimi brandelli della reputazione del Cremlino. Lo zar russo è nudo e poiché i suoi agenti in Armenia e l’Ambasciata russa gli nascondono questa verità, è necessario che qualcuno ne informi Putin. La Russia ha perso l’Armenia e gli Armeni, e questa è ormai una realtà irreversibile» (Roberto Ananyan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).

«Avendo scelto la forma di mediazione della Russia, l’Azerbajgian ha iniziato a ricattare l’Armenia, l’Unione Europea e gli USA. L’Azerbajgian ha boicottato l’incontro negoziale dell’Unione Europea con l’Armenia in risposta alla politica restrittiva dell’Occidente. La risoluzione adottata dal Parlamento europeo il 5 ottobre ha criticato severamente l’Azerbajgian e ha chiesto sanzioni. I parlamentari europei hanno definito la partenza in massa degli Armeni dal Nagorno-Karabakh “pulizia etnica”. I membri del Parlamento europeo hanno chiesto alla Commissione Europea di rivedere urgentemente il partenariato strategico con Baku nel settore energetico, dato che l’Azerbajgian sta violando i suoi obblighi internazionali.
I parlamentari europei hanno suggerito che, in caso di aggressione militare da parte dell’Azerbajgian o di attacchi ibridi contro l’Armenia, l’Unione Europea dovrebbe ridurre la sua dipendenza dalle importazioni di gas e petrolio azero e rifiutare completamente queste forniture. Inoltre, i parlamenti di molti Paesi europei hanno condannato la deportazione forzata degli Armeni dal Nagorno-Karabakh e hanno invitato Baku a garantire la realizzazione del diritto al ritorno degli Armeni.
Gli Stati europei negli organismi delle Nazioni Unite per i diritti umani hanno firmato anche una dichiarazione a sostegno della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Armenia.
A questa attività europea si aggiunge anche la dichiarazione quadrilatera di Charles Michel, Olaf Scholz, Emmanuel Macron e Nikol Pashinyan a Granada. In esso, l’Unione Europea, la Francia e la Germania hanno sottolineato il loro fermo sostegno all’indipendenza, alla sovranità, all’integrità territoriale e all’inviolabilità dei confini dell’Armenia. Hanno affermato che i rifugiati sfollati dal Nagorno-Karabakh dovrebbero godere del diritto di tornare alle loro case e ai luoghi di residenza, senza alcuna condizione, sotto monitoraggio internazionale.
I leader europei restano inoltre impegnati in tutti gli sforzi per normalizzare le relazioni tra Armenia e Azerbajgian basate sul riconoscimento reciproco della sovranità, dell’inviolabilità dei confini e dell’integrità territoriale (29.800 chilometri quadrati dell’Armenia e 86.600 chilometri quadrati dell’Azerbajgian). Hanno chiesto il rigoroso rispetto del principio del non uso della forza e della minaccia dell’uso della forza.
In breve, come espressa nei documenti sopra menzionati, l’Occidente non condivide la politica di attacchi militari e di aggressività dell’Azerbajgian contro l’Armenia.
L’Occidente ha anche difeso l’integrità territoriale dell’Armenia durante le sessioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e ha invitato l’Azerbajgian ad astenersi dall’aggressione.
È questa posizione dell’Occidente che l’Azerbajgian considera un comportamento inaccettabile. In altre parole, l’Azerbaijan vuole continuare a sottoporre impunemente i confini dell’Armenia all’aggressione militare, e che l’Occidente risponda. L’Azerbajgian ha un piano per attacchi militari contro l’Armenia e ha deciso di boicottare le piattaforme #occidentali in cui è limitato.
Aliyev ha scelto il formato negoziale della Russia, in cui gli attacchi militari contro l’Armenia sono incoraggiati e promossi dall’Azerbajgian. Ogni attacco azero rientra negli interessi della Russia, poiché Mosca e il Cremlino hanno interessi comuni nella rivendicazione territoriale presentata all’Armenia, che chiamano “Corridoio di Zangezur”.
L’Azerbajgian subisce pressioni anche da parte degli Stati Uniti affinché non effettui un attacco militare contro l’Armenia.
Se l’Occidente non lo sostenesse pubblicamente la sovranità e l’integrità territoriale dell’Armenia, l’Azerbajgian continuerebbe a negoziare nel formato di Brussel? È altamente dubbio. La politica dell’Azerbajgian è la seguente: ottiene tutto ciò che pretende da ogni piattaforma negoziale e poi la boicotta. Successivamente, Baku passa al formato da cui trae vantaggio. Negli schemi occidentali, l’Azerbajgian è arrivato al punto in cui l’Armenia ha riconosciuto la sua integrità territoriale, che ha utilizzato come motivo per giustificare l’attacco militare contro il Nagorno-Karabakh. L’Occidente non ha intrapreso alcun passo duro per contrastare l’aggressione militare dell’Azerbajgian e per aver infranto la promessa di non iniziare una guerra. Dopo aver occupato il Karabakh, l’Azerbajgian non ha più nulla da ricevere dall’Occidente.
L’unica cosa che l’Azerbajgian si aspetta dall’Europa è che chiuda un occhio sugli attacchi militari contro l’Armenia. Sono sicuro che gli Stati Uniti e l’Unione Europea non daranno all’Azerbajgian il permesso per nuovi attacchi contro l’Armenia e l’occupazione dei territori. Tuttavia, questo è accettabile per la Russia. L’Azerbajgian funge da strumento nelle mani della Russia per attaccare la democrazia e la sovranità dell’Armenia. Quindi è estremamente probabile che, dopo aver boicottato i formati occidentali, l’Azerbajgian, insieme al suo alleato Russia, inizieranno una nuova serie di attacchi militari contro l’Armenia.
Hikmet Hajiyev, l’Assistente del Presidente dell’Azerbajgian, ha detto che non occuperanno Syunik e non costruiranno un corridoio da lì. Poiché la pressione internazionale contro l’Azerbajgian è elevata, è possibile che Baku utilizzi un linguaggio morbido per indebolire la vigilanza dell’Occidente e per sferrare un attacco in direzione delle enclavi e di Meghri.
Pur riconoscendo l’integrità territoriale dell’Armenia, il Presidente dell’Azerbajgian non menziona il riconoscimento dei 29.800 chilometri quadrati dell’Armenia, perché l’Azerbajgian non intende restituire all’Armenia l’enclave Artsvashen/Bashkyand, le terre sottratte ai quattro villaggi di Tavush, l’area di 150 kmq conquistata all’Armenia nel 2021-2022.§
Non riconoscendo l’integrità territoriale dell’Armenia, con una superficie di 29.800 chilometri quadrati, l’Azerbajgian lascia anche una finestra di giustificazione per nuovi attacchi contro l’Armenia.
I partner internazionali dovrebbero capire che l’Azerbajgian non ha abbandonato lo strumento del duro ricatto politico-militare, e si muoverà in quella direzione nei prossimi mesi, avanzando nuove richieste, facendo della questione delle enclavi e del “Corridoio di Zangezur” un motivo di attacco.
Attaccando il Nagorno-Karabakh il 19 settembre, Aliyev ha ingannato l’Occidente e ha infranto la sua promessa di non attaccare. Cosa impedisce che la promessa di non aggressione venga nuovamente infranta? Nulla lo impedisce, soprattutto perché l’annessione del Nagorno-Karabakh e la deportazione forzata degli Armeni non hanno ricevuto alcuna punizione.
L’Occidente dovrebbe sostenere l’Armenia per aumentare il livello di sicurezza e difesa, e l’Azerbajgian sarà costretto a firmare un trattato di pace sul modello dell’Occidente. Finché l’Armenia rimarrà vulnerabile agli attacchi militari di Azerbajgian e Russia, l’influenza dell’Occidente nel Caucaso meridionale sarà ridotta. E costringendo l’Armenia a negoziare secondo il formato di Mosca, a firmare un accordo, alla fine l’Occidente sarà escluso dalla regione. Questo deve essere impedito (Roberto Ananyan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).

Foto di copertina: Ilham Aliyev al “Parco dei trofei di guerra” a Baku [QUI].

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