Settimana per l’unità dei cristiani: fa’ questo e vivrai

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Il sussidio per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si svolge dal 18 al 25 gennaio è stato preparato da un Gruppo ecumenico locale del Burkina Faso, coordinato dalla comunità locale di ‘Chemin Neuf’ sul tema ‘Ama il Signore Dio tuo… e ama il prossimo tuo come te stesso: “Quanti sono stati coinvolti nella stesura del testo (fratelli e sorelle dall’Arcidiocesi cattolica di Ouagadougou, dalle Chiese protestanti, dagli organismi ecumenici e dalla CCN in Burkina Faso) hanno collaborato generosamente alla stesura delle preghiere e delle riflessioni, vivendo questa esperienza di lavoro insieme come un vero cammino di conversione ecumenica”.

La data tradizionale per la celebrazione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, nell’emisfero nord, va dal 18 al 25 gennaio, data proposta nel 1908 da padre Paul Wattson, perché compresa tra la festa della cattedra di san Pietro e quella della conversione di san Paolo; assume quindi un significato simbolico, mentre nell’emisfero sud, in cui gennaio è periodo di vacanza, le chiese celebrano  la  Settimana  di  preghiera  in  altre  date,  per  esempio  nel  tempo  di  Pentecoste  (come suggerito dal movimento Fede e Costituzione nel 1926), periodo altrettanto simbolico per l’unità della Chiesa

Il Burkina Faso si trova nell’Africa occidentale, nella regione del Sahel, che comprende i territori limitrofi del Mali e del Niger. Si estende su 174.000 km² e conta 21.000.000 abitanti, appartenenti ad una sessantina di etnie. In termini religiosi, circa il 64% della popolazione è musulmano, il 9% aderisce alle religioni tradizionali africane e il 26% è cristiano (20% cattolico, 6% protestante). Questi tre gruppi religiosi sono presenti in ogni regione del paese e praticamente in ogni famiglia.

Ora il Paese sta vivendo una grave crisi che mina la sicurezza personale e sociale e che coinvolge tutte le comunità di fede. Dopo un grave attacco jihadista organizzato dall’esterno del paese nel 2016, le condizioni di sicurezza in Burkina Faso e, conseguentemente, la coesione sociale del Paese, si sono drammaticamente deteriorate. Il paese ha sofferto una prolungata proliferazione di attacchi terroristici, di illegalità e di traffico di esseri umani.

Una situazione che ha causato oltre 3.000 morti e quasi 2.000.000 di sfollati all’interno del Paese, mentre sono state chiuse migliaia di scuole, centri sanitari, municipi e sono andate distrutte gran parte delle infrastrutture socio-economiche e di trasporto. Gli attacchi mirati contro specifici gruppi etnici aggravano il rischio di conflitti interni tra le comunità: questa situazione di allarme per la sicurezza mina la coesione sociale, la pace e l’unità nazionale.

Le chiese cristiane in particolare sono state oggetto di attacchi armati: sacerdoti, pastori e catechisti sono stati uccisi durante il culto e rimane tuttora sconosciuto il destino riservato ad altri che sono stati rapiti. Al momento della redazione del testo, oltre il 22% del territorio nazionale è fuori dal controllo dello Stato:

“I cristiani non possono più praticare apertamente la loro fede in questi contesti; a motivo del terrorismo, infatti, la maggior parte delle chiese cristiane nel nord, nell’est e nel nord-ovest del paese sono state chiuse e non c’è più alcun culto cristiano pubblico in molte di queste aree. Dove il culto è ancora possibile (di norma nelle grandi città e sotto la protezione della polizia) è stato comunque necessario abbreviare le celebrazioni per garantirne la sicurezza”. 

Nonostante gli sforzi sia dello Stato che delle comunità religiose, occorre purtroppo ammettere che il paese sta diventando progressivamente più instabile nella misura in cui si diffondono i gruppi estremisti. Pur tuttavia, cresce una certa solidarietà tra le religioni cristiana, musulmana e tradizionali, i cui leader si stanno impegnando per trovare soluzioni durature a favore della pace, della coesione sociale e della riconciliazione. Ne è un esempio la Commissione per il dialogo cristiano-musulmano della Conferenza episcopale cattolica del Burkina Faso-Niger, che sta compiendo uno sforzo notevole per promuovere il dialogo e la cooperazione tra le religioni e le etnie.

L’impoverimento spirituale e la ricerca di facili guadagni hanno ulteriormente indebolito il perseguimento della riconciliazione; di fronte a tale situazione l’imperativo di testimoniare l’amore di Dio diviene ancor più pressante per le comunità cristiane: “Le comunità cristiane in Burkina Faso si impegnano a vivere il comandamento dell’amore vicendevole mediante la reciproca ospitalità, come risulta particolarmente evidente durante la Settimana di preghiera.

Le stesse comunità, infatti, hanno impiegato risorse umane e finanziarie per tradurre il testo ecumenico francese della Bibbia nelle lingue locali, in modo da poter condurre i cristiani alla ‘locanda’ della Parola di Dio; inoltre si recano reciprocamente in visita alle varie chiese per partecipare alle rispettive celebrazioni; cooperano nel promuovere la fratellanza umana, la pace e la sicurezza in Burkina Faso, e portano Cristo ai fratelli quando curano le ferite di chi cade nella morsa della povertà e del disagio”.

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