Scritti da: Michelangelo Nasca

L’Ucsi Palermo pubblica tre video per spiegare le novità del nuovo Messale

È partita in questi giorni un’iniziativa promossa dai giornalisti palermitani dell’Unione Cattolica Stampa Italiana: tre video, su Facebook e Youtube, per spiegare in modo semplice e immediato come cambierà la celebrazione delle Messe a partire da sabato 28 novembre grazie alla nuova edizione del Messale romano.

“Almeno” a Pasqua, si permetta a 10 persone di partecipare al Triduo e ricevere l’Eucaristia

Tantissime persone – per non rischiare di contrarre il Coronavirus – hanno vissuto queste prime giornate di sosta forzata in casa rispettando tutte le regole suggerite dal Governo, persino la decisione di sospendere la celebrazione dell’Eucarestia in presenza del popolo, lasciando al prete il triste compito di ‘suonarsela e cantarsela’ da solo e attraverso il web.

#lachiesachecè. Una Chiesa attenta e vivace anche da casa

«Mostriamo la #Chiesa che c’è. Che anche senza Messa pubblica resta aperta a tutti». È l’iniziativa lanciata in queste ore – caratterizzate dalla preoccupazione per il propagarsi del ‘Coronavirus’ – dalla giornalista Martina Pastorelli, che ha lavorato in televisione e si occupa da diversi anni di comunicazione aziendale, in Italia e all’estero, nei settori Corporate Image, Eventi e Ufficio Stampa.

La santità siciliana nel convegno promosso dalle scuole teologiche di base di Palermo e Monreale

Si è svolto in questi giorni, a Palermo, nell’aula magna della Facoltà Teologica di Sicilia, un interessante convegno su alcune figure di santità siciliana. Un’idea che prende le mosse dall’Esortazione apostolica di papa Francesco “Gaudete et exultate” sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, e che è stata realizzata dalla Scuola Teologica di Base delle arcidiocesi di Palermo e di Monreale, due realtà formative (quella di Palermo quarantennale e quella di Monreale più giovane) che ogni anno offrono, ad una utenza di oltre duemila allievi, l’opportunità di studiare quella che san Tommaso d’Aquino definiva la “Sacra Doctrina”.

Obiettivo finale: distruggere Cristo!

Dopo le recenti polemiche relative alla “copertina” del libro del cardinale Robert Sarah con il contributo del Papa Emerito Benedetto XVI, una nuova “vexata quaestio” cattura l’attenzione di tanti fedeli (certamente spiazzati e rattristati di fronte ad alcune incongruenze), che ha come protagonista l’arcivescovo emerito di Marines-Bruxelles, mons. André-Joseph Léonard, il quale in un suo recente appello (pubblicato nel sito www.hommenouveau.fr) – rivolto a Papa Francesco e a tutto l’episcopato – offre all’attenzione degli illustri destinatari qualche perplessità:

Qualcuno ha trovato un “Rosario” nel testo dettato ieri del Papa?

Il titolo di un articolo (e parte del suo contenuto) comparso ieri sulla pagina web del “Messaggero” di Roma risulta sproporzionato rispetto alle parole realmente pronunciate da Papa Francesco durante l’omelia in occasione della celebrazione dell’Epifania. Il “Messaggero” titola infatti: «Il Papa ai credenti: non basta avere un rosario in mano, bisogna imparare ad adorare Dio e non il proprio Io».

Le relazioni e la scommessa sulla felicità promossa dall’associazione ‘Vita 21 Enna’

Lo scorso anno avevano realizzato, con successo, un calendario particolare, rivisitando sette noti capolavori dell’arte e sostituendo i protagonisti delle rappresentazioni artistiche con i componenti dell’associazione di genitori di figli con la sindrome di down, un’idea che metteva in armonica vicinanza una idea di bellezza e di perfezione spesso trascurata nella nostra società.

Vita 21 Enna’, è un’associazione nata sette anni fa grazie ad un gruppo di genitori di bambini con la sindrome di Down, e con grande entusiasmo hanno deciso di mettersi in movimento per affiancare e sostenere i componenti del nucleo familiare, facilitare l’inserimento di bambini e ragazzi con sindrome di Down nelle scuole, promuovere ed organizzare ogni attività atta a favorire l’integrazione delle persone con sindrome di Down nella società e nel mondo del lavoro.

Quest’anno, gli aderenti all’associazione ‘Vita 21 Enna’ hanno deciso di promuovere nelle scuole il progetto ‘Armonie di relazioni’, per guidare studenti e docenti a non concentrarsi sull’handicap degli allievi svantaggiati ma a porre il loro sguardo sulla persona e sul suo valore unico e prezioso.

Questo tema – relativo alla capacità e all’armonia relazionale – è stato trattato in queste ultime settimane nel corso del seminario ‘Scuola, famiglia, associazionismo – Costruire l’alleanza educativa per l’inclusione’, pensato per i docenti che frequentano il corso di specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità. Il seminario – promosso dalla Facoltà di Studi Classici, Linguistici e della Formazione dell’Università Kore di Enna – ha visto la partecipazione di circa cinquecento futuri giovani docenti di sostegno.

“Vogliamo portare il nostro contributo – dichiara Valeria Petralia, responsabile ‘Mondo Scuola’ dell’associazione – affinché la scuola possa diventare un luogo dove si sperimentano relazioni umane gioiose ed armoniose, in cui la disabilità e la diversità siano scoperta come valore”. Uno degli obiettivi è quello di far sperimentare la condizione di difficoltà di chi vive una disabilità in modo da stimolare empatia e comprensione; tutto questo – precisa Valeria Petralia – promuovendo “una nuova cultura di ‘integrazione al contrario’ e facendo leva sulla ‘risorsa compagni’ che si può manifestare attraverso abbracci affettuosi, attraverso un corpo che è dono per gli altri».

Le attività proposte dall’associazione ‘Vita 21 Enna’ sono un invito ad entrare in dialogo con chi vive o condivide il desiderio di essere felice, in una società dove talvolta le persone svantaggiate per una qualsiasi forma di disabilità non trovano spazio. Una scommessa sulla preziosità della vita umana che non ha paura della fragilità generata da uno svantaggio, un dettaglio, questo, che rappresenta l’aspetto programmatico della nostra esistenza, e che attraverso “Vita 21 Enna” il dottor Marco Milazzo – medico e presidente dell’associazione, insieme alle famiglie che la compongono – porta avanti da diversi anni, convinto che «la felicità sia una cosa seria. La più seria?”.

Papa Francesco incontra i volti del cattolicesimo thailandese

Nella tappa odierna del viaggio apostolico in Thailandia e Giappone, Papa Francesco trascorre l’intera giornata a Bangkok, incontrando le autorità, la società civile e il corpo diplomatico. Il Pontefice si rivolge ai membri del Governo e del Corpo Diplomatico ricordando i problemi globali che interessano tutta l’umanità. «L’epoca attuale – ha dichiarato il Papa – è segnata dalla globalizzazione, considerata troppo spesso in termini strettamente economico-finanziari ed incline a cancellare le note essenziali che configurano e generano la bellezza e l’anima dei nostri popoli; invece l’esperienza concreta di un’unità che rispetti e ospiti le differenze serve di ispirazione e di stimolo a tutti coloro che hanno a cuore il mondo così come desideriamo lasciarlo alle generazioni future».

Nelle parole del Pontefice affiorano anche i temi che riguardano la libertà, la violenza e l’ingiustizia, in modo particolare per i bambini feriti, violentati ed esposti ad ogni forma di sfruttamento, schiavitù, violenza e abuso; non ultimo i tema riguardante i movimenti migratori soprattutto per condizioni in cui essa si svolge e che non può essere ignorata. «Auspico – ha detto Papa Francesco – che la comunità internazionale agisca con responsabilità e lungimiranza, possa risolvere i problemi che portano a questo tragico esodo e promuova una migrazione sicura, ordinata e regolata», per proteggere «la dignità e i diritti dei migranti e dei rifugiati, i quali affrontano pericoli, incertezze e sfruttamento nella ricerca della libertà e di una vita degna per le proprie famiglie. Non si tratta solo di migranti, si tratta anche del volto che vogliamo dare alle nostre società».

Le nostre società – conclude il Pontefice – «hanno bisogno di “artigiani dell’ospitalità”, uomini e donne che si prendano cura dello sviluppo integrale di tutti i popoli, in seno a una famiglia umana che si impegni a vivere nella giustizia, nella solidarietà e nell’armonia fraterna».

Immediatamente dopo il Papa si reca al Wat Ratchabophit Sathit Maha Simaram Temple di Bangkok per l’incontro con il Patriarca supremo dei buddisti. Un incontro che si inscrive entro il cammino di stima e di mutuo riconoscimento iniziato da Paolo VI e Giovanni Paolo II.

Papa Francesco ha riservato al Patriarca parole di amicizia e riconoscenza per la libertà nella pratica religiosa e l’armonia che i cristiani – in quattro secoli di presenza, seppur come gruppo minoritario – hanno potuto esprimere nella terra thailandese. Il Pontefice ha auspicato «tra i fedeli delle nostre religioni lo sviluppo di nuovi progetti di carità, capaci di generare e incrementare iniziative concrete sulla via della fraternità, specialmente con i più poveri, e riguardo alla nostra tanto maltrattata casa comune. In questo modo contribuiremo alla formazione di una cultura di compassione, di fraternità e di incontro, tanto qui come in altre parti del mondo».

Incontrando il personale medico del St. Louis Hospital di Bangkok, Papa Francesco ha mostrato lodevole apprezzamento per le attività sanitarie promosse nell’Ospedale cattolico thailandese. «Voi – ha sottolineato il Pontefice – compite una delle più grandi opere di misericordia, poiché il vostro impegno sanitario va ben oltre una semplice e lodevole pratica della medicina. Tale impegno non può ridursi solo a realizzare alcune azioni o determinati programmi, ma dovete andare al di là, aperti all’imprevisto. Accogliere e abbracciare la vita come arriva al Pronto Soccorso dell’ospedale per essere trattata con una pietà speciale, che nasce dal rispetto e dall’amore per la dignità di tutti gli esseri umani. Anche i processi di guarigione richiedono e rivendicano la forza di un’unzione capace di restituire, in tutte le situazioni che si devono attraversare, uno sguardo che dà dignità e che sostiene».

Ai presenti (circa 700 persone tra medici, infermieri e personale paramedico), il Papa ha ribadito l’importanza della carità che tutti noi cristiani siamo chiamati ad esercitare, «tutti voi – ha detto il Pontefice –, membri di questa comunità sanitaria, siete discepoli missionari quando, guardando un paziente, imparate a chiamarlo per nome. So che a volte il vostro servizio può essere pesante e stancante; vivete in mezzo a situazioni estreme, e ciò richiede che possiate essere accompagnati e assistiti nel vostro lavoro. Da qui l’importanza di sviluppare una pastorale della salute in cui, non solo i pazienti, ma tutti i membri di questa comunità possano sentirsi accompagnati e sostenuti nella loro missione. Sappiate anche che i vostri sforzi e il lavoro delle tante istituzioni che rappresentate sono la testimonianza viva della cura e dell’attenzione che siamo chiamati a dimostrare per tutte le persone, in particolare per gli anziani, i giovani e i più vulnerabili».

Terminate le due visite private (ai malati e alle persone disabili al St. Louis Hospital e a Sua Maestà il Re Maha Vajiralongkorn “Rama X”), Papa Francesco ha presieduto la celebrazione della Santa Messa che si è svolta nello Stadio Nazionale di Bangkok dov’erano presenti 40 mila thailandesi, mentre altre 20 mila persone seguivano l’evento attraverso i maxischermi nel vicino stadio Thephasadin.

I primi missionari che si misero in cammino e arrivarono in queste terre – ha detto Francesco – «poterono vedere che appartenevano a una famiglia molto più grande di quella generata dai legami di sangue, di cultura, di regione o di appartenenza a un determinato gruppo». Senza quell’incontro, «al Cristianesimo sarebbe mancato il vostro volto; sarebbero mancati i canti, le danze che rappresentano il sorriso thai, così tipico in queste terre». Il discepolo missionario – ha precisato il Pontefice – «non è un mercenario della fede né un procacciatore di proseliti, ma un mendicante che riconosce che gli mancano i fratelli, le sorelle e le madri, con cui celebrare e festeggiare il dono irrevocabile della riconciliazione che Gesù dona a tutti noi: il banchetto è pronto, uscite a cercare tutti quelli che incontrate per la strada (cfr Mt 22,4.9)».

Le parole diventano meste quando il Pontefice ricorda nella sua omelia i bambini e le donne esposte alla prostituzione e alla tratta, «sfigurati nella loro dignità più autentica; penso a quei giovani schiavi della droga e del non-senso che finisce per oscurare il loro sguardo e bruciare i loro sogni; penso ai migranti spogliati delle loro case e delle loro famiglie, come pure tanti altri che, come loro, possono sentirsi dimenticati, orfani, abbandonati».

Essi fanno parte di noi, della nostra famiglia «non priviamo le nostre comunità dei loro volti, delle loro piaghe, dei loro sorrisi, delle loro vite; e non priviamo le loro piaghe e le loro ferite dell’unzione misericordiosa dell’amore di Dio».

Si conclude così una giornata densa di incontri e di umanità vissuta nella comunità thailandese, assolutamente festosa e contenta di poter ospitare nella propria terra il Successore di Pietro.

Foto: Vatican Media

La logica del sorriso, luminoso e vincente, di don Pino Puglisi

Lo scorso anno, il 15 settembre 2018, il venticinquesimo anniversario del martirio di don Giuseppe Puglisi è stato segnato dalla presenza di Papa Francesco a Palermo, una giornata importante per tutta quanta la Chiesa e in modo particolare per i centomila fedeli presenti a Palermo per la particolare ricorrenza.

«Noi crediamo nei corpi»! Il discorso di Lorefice alla città di Palermo durante il Festino di Santa Rosalia

Nell’attesissimo discorso alla Città – in occasione della processione del reliquiario di Santa Rosalia – l’Arcivescovo di Palermo non delude le aspettative. In un articolato discorso, raccolto in nove cartelle, monsignor Corrado Lorefice ripercorre alcuni momenti del nostro tempo segnati dall’inquietudine e dall’emergenza, definendoli – senza inutili giri di parole – una catastrofe contemporanea, «un diluvio opprimente, che sommerge e affoga: il diluvio della costruzione da parte dell’uomo di un sistema economico planetario che schiaccia i poveri e ferisce la natura; [il diluvio] di un gioco di relazioni segnate dalla separatezza, dalla diffidenza, dall’esclusione del diverso, dell’altro, comunque lo si voglia configurare; [il diluvio] di una Chiesa che fatica a sintonizzarsi sulla linea d’onda del Vangelo, trasmessaci dal Santo Padre e contrastata da messaggi e comportamenti divisivi e aspramente aggressivi».

151.11.48.50