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Rapporto IREF: l’associazionismo è vitale

“Il rapporto Iref 2024 offre una visione di un’Italia in trasformazione, capace di reinventare la partecipazione e l’impegno civico per rispondere a una società in continuo cambiamento. Nonostante le difficoltà, l’associazionismo italiano si dimostra ancora un tessuto vitale e dinamico, capace di adattarsi ai nuovi bisogni dei cittadini e di costruire, in maniera inclusiva, una cittadinanza attiva e solidale”: lo ha affermato il presidente nazionale delle Acli, Emiliano Manfredonia, durante la presentazione decimo Rapporto sull’associazionismo sociale dell’Istituto di ricerche educative e formative delle Acli (Iref), intitolato ‘La prospettiva civica’ svoltasi al Circolo Acli Lambrate.

Il volume descrive l’associazionismo come un fenomeno che resiste alle logiche di mercato, cercando soluzioni mutualistiche e di condivisione che favoriscono il benessere collettivo. Dalle reti di supporto tra genitori, alla tutela di lavoratori precari, fino al supporto nei settori della salute mentale e dell’educazione, il volontariato italiano crea connessioni significative che offrono alternative a modelli economici basati solo sull’efficienza e il profitto.

Sebbene la partecipazione civica tradizionale sia in calo, esistono numerose piccole associazioni tematiche, spesso animate da giovani e dotate di una struttura flessibile e digitalizzata, che rispondono ai bisogni specifici delle comunità locali, diventando punti di riferimento per la coesione sociale e affrontando tematiche come l’inclusione, la sostenibilità ambientale e il supporto alle fasce più vulnerabili.

Tale ‘reinvenzione del locale’ dimostra come l’associazionismo sia in grado di adattarsi alle sfide contemporanee, colmando le lacune istituzionali e offrendo soluzioni concrete ai problemi del territorio, offrendo un’analisi innovativa e approfondita del mondo associativo italiano, che si pone come un importante strumento di riflessione su come l’associazionismo stia evolvendo in Italia, esplorando le nuove forme di partecipazione e il ruolo delle organizzazioni sociali in un contesto di profonde trasformazioni economiche e politiche.

La ricerca si è basata su due anni di studio e include contributi di ventiquattro autori, arricchiti da statistiche inedite e da una mappatura della partecipazione civica in Italia. A differenza dei precedenti rapporti, che si focalizzavano sull’impatto sociale e culturale delle associazioni, ‘La prospettiva civica’ esamina il funzionamento interno delle nuove realtà associative e le motivazioni di coloro che scelgono di impegnarsi attivamente, spesso in modo informale, all’interno delle proprie comunità.

Un altro tema centrale analizzato è la difficoltà che molte micro-associazioni informali incontrano nell’adeguarsi ai requisiti introdotti dalla recente ‘Riforma del Terzo settore’, che ha stabilito norme più rigide per il riconoscimento delle associazioni. Ciò ha creato una spaccatura: da un lato, gli Ets (Enti del Terzo settore) formalmente riconosciuti e in grado di co-progettare con le istituzioni; dall’altro, gruppi e micro-associazioni più informali, che rimangono esclusi dal Registro nazionale e, di conseguenza, dai benefici della riforma.

Il documento descrive anche l’associazionismo come un fenomeno che resiste alle logiche di mercato, cercando soluzioni mutualistiche e di condivisione che favoriscono il benessere collettivo. Dalle reti di supporto tra genitori, alla tutela di lavoratori precari, fino al supporto nei settori della salute mentale e dell’educazione, il volontariato italiano crea connessioni significative che offrono alternative a modelli economici basati solo sull’efficienza e il profitto.

Il rapporto esplora il ruolo delle associazioni come canali alternativi di partecipazione politica per chi è deluso dai partiti tradizionali. Sebbene la sfiducia verso la politica istituzionale sia crescente, il mondo associativo si conferma un ponte vitale per la cittadinanza attiva, dando voce a chi è spesso escluso dai processi decisionali, come giovani, migranti e persone in difficoltà economica e sociale.

L’incontro è stato aperto da Paolo Petracca, presidente dell’IREF ed ha visto l’intervento di numerosi esponenti del terzo settore e amministratori locali, con la conclusione di Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli: “L’associazionismo ha oggi la responsabilità di andare oltre le sue stesse definizioni e categorie autoimposte, per riscoprire il suo ruolo di ponte tra i cittadini e le istituzioni. In un tempo di grandi tensioni sociali e politiche, ciò che conta è costruire spazi di partecipazione, affinché tutti possano sentirsi parte di un progetto comune di coesione e solidarietà”.

(Foto: Acli)

Da Trieste l’impegno dei cattolici per una riscoperta della ‘tensione costituente’

Pregando per la pace nelle zone martoriate dalla guerra ieri a Trieste papa Francesco ha concluso la 50^ Settimana Sociale dei cattolici italiani con l’invito a raccogliere la sfida della democrazia: “Trieste è una di quelle città che hanno la vocazione di far incontrare genti diverse: anzitutto perché è un porto, è un porto importante, e poi perché si trova all’incrocio tra l’Italia, l’Europa centrale e i Balcani. In queste situazioni, la sfida per la comunità ecclesiale e per quella civile è di saper coniugare l’apertura e la stabilità, l’accoglienza e l’identità.

Ed allora mi viene da dire: avete le ‘carte in regola’. Grazie! Avete le ‘carte in regola’ per affrontare questa sfida! Come cristiani abbiamo il Vangelo, che dà senso e speranza alla nostra vita; come cittadini avete la Costituzione, ‘bussola’ affidabile per il cammino della democrazia. Ed allora, avanti! Avanti. Senza paura, aperti e saldi nei valori umani e cristiani, accoglienti ma senza compromessi sulla dignità umana. Su questo non si gioca”.

Quindi un impegno molto importante raccolto subito dalle associazioni con le ‘carte in regola’, presenti nella città (Azione Cattolica Italiana, ACLI, Associazioni, Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani, Comunità di Sant’Egidio, Fraternità di Comunione e Liberazione, Movimento Cristiano Lavoratori, Movimento Politico per l’Unità Focolari, Rinnovamento nello Spirito e Segretaria della Consulta nazionale delle aggregazioni laicali), che hanno inviato una lettera agli italiani, sottolineando il loro impegno a difesa della democrazia, che sia sempre più partecipata dal basso e sostanziale, al servizio degli ultimi e dei deboli:

“Siamo una realtà plurale, accomunata dall’appartenenza ecclesiale, e riconosciamo tale condizione come una ricchezza che ci anima ancora di più nella ricerca quotidiana di ascolto attento, confronto leale, dialogo paziente e collaborazione costruttiva. Siamo altresì consapevoli che in questo tempo, attraversato dalla violenza della guerra e dalla crescita delle disuguaglianze, la democrazia è un bene sempre più fragile che esige una cura che non può escludere nessuno”.

Ed hanno raccolto ben volentieri, dopo la lettera di ‘intenti’ dello scorso maggio, le sfide del papa: “Mantenere viva la democrazia è, come ci ha ricordato papa Francesco, una sfida che la storia oggi ci pone, incoraggiando tutti a lavorare perché l’impegno a rigenerare le istituzioni democratiche possa sempre più essere a servizio della pace, del lavoro e della giustizia sociale”.

Per questo hanno chiesto di escogitare soluzioni di pace per fermare le guerre: “Non possiamo innanzitutto tacere la nostra viva e crescente preoccupazione per la guerra. La guerra continua a mietere vittime e a produrre distruzioni in Ucraina, in Terra Santa, nel Sudan, in Congo e in altre regioni del mondo. La guerra, che si insinua anche nella nostra società, si fa cultura, modo di pensare, di parlare, di vedere il mondo”.

Solo con la pace si costruisce la democrazia: “Vogliamo quindi affermare nuovamente il grande desiderio di pace che ci muove a chiedere di restituire all’Italia e all’Europa una missione di pace. La pace è il fondamento della democrazia. La guerra corrode e corrompe la democrazia. Oggi per noi andare al cuore della democrazia significa confermare e chiedere alla società, alla politica, alle istituzioni una scelta per la pace che si faccia azione concreta”.

Hanno richiamato il valore che ancora oggi è vivo della Costituzione italiana, nata dalla condivisione di tutte le esperienze democratiche: “La nostra Costituzione è nata da uno spirito di condivisione, che ha consentito di superare le barriere ideologiche per costruire la casa comune e promuovere un ampio sviluppo del Paese, facendo tesoro della libertà conquistata dopo la dittatura fascista e l’esperienza distruttiva della Seconda guerra mondiale”.

E’ stato un servizio che i cattolici hanno offerto a tutti gli italiani: “I cattolici si sono messi al servizio di quest’opera civile di straordinario valore. Vi hanno contribuito con la loro fede, con il loro impegno, con le loro idee. Lo hanno fatto camminando insieme a donne e uomini di cultura diversa, cercando di dare alla comunità un destino migliore e un ordinamento più giusto, convinti che la solidarietà accresce la qualità della vita e che la prima prova di ogni democrazia sia l’attenzione a chi ha maggior bisogno”.

E’ un invito a riscoprire quello ‘spirito’ che ha permesso la democrazia in Italia anche oggi: “Di questo spirito costituente e costituzionale di condivisione abbiamo ancora bisogno oggi. Per questo sentiamo la necessità di interrogarci su come infondere ancora una volta questo spirito nel tessuto della nostra società, della nostra patria e della nostra Europa.

La crisi della rappresentanza e della partecipazione richiede uno sforzo condiviso per aggiornare le istituzioni repubblicane e ripensare la politica al fine di riavvicinare alla partecipazione democratica i cittadini, le nuove generazioni e le periferie, geografiche ed esistenziali, del Paese”.

E chiedono una collaborazione tra le forze politiche per sconfiggere l’astensionismo ed il ‘malessere’ democratico, che si attua attraverso percorsi condivisi: “Per questo motivo, in un contesto di astensionismo allarmante, e in un quadro europeo e internazionale caratterizzato da spinte che mettono in discussione il senso stesso della democrazia, sentiamo il dovere di favorire in ogni modo il dialogo sulle riforme costituzionali.

Desideriamo affermare che ogni riforma della Costituzione, nata da istanze sociali plurali e concorrenti, debba essere frutto di una comune responsabilità nell’incontro, che crediamo sempre possibile, tra le argomentazioni e le ragioni di ciascuna parte”.

Quindi le associazioni invitano a riscoprire una ‘tensione costituente’ per la dignità umana: “E’ necessaria oggi più che mai quella tensione costituente, che recuperi con magnanimità un desiderio di confronto reciproco nelle differenze, che superi il rischio di radicali polarizzazioni e che diventi impegno a realizzare, a ogni livello, quella ‘democrazia sostanziale’, la quale consiste nella piena concretizzazione dei diritti sociali per i poveri, per gli ‘invisibili’ e per ogni persona nella sua infinita dignità che rappresentano (come ha ricordato papa Francesco) il cuore ferito della democrazia perché la democrazia non è una scatola vuota, ma è legata ai valori della persona, della fraternità e dell’ecologia integrale”.

Ed infine un impegno per il bene degli italiani: “Ci sentiamo impegnati, a partire dall’ambito educativo, a dare vita ad una democrazia partecipata e dal basso, garantita dall’equilibrio di pesi e contrappesi dell’assetto istituzionale della Repubblica, e sostenuta dalla promozione delle autonomie locali in una prospettiva sussidiaria e solidale. Nella consapevolezza che, come ci ha ricordato il capo dello Stato: la democrazia non è mai conquistata per sempre”.

L’associazionismo per la pace in Ucraina

Dall’inizio del conflitto, secondo l’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite, ci sarebbero già 50.000 profughi, anche se si ipotizza almeno 100.000 persone che avrebbero già trovato rifugio in Romania, Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Slovenia, Lituania, e anche in Moldova, tutti Paesi che al momento hanno sposato la politica delle porte aperte, profilandosi una crisi umanitaria.

Associazioni cattoliche per il disarmo nucleare

In questo Mese della Pace di gennaio 2022, e a pochi giorni dal primo anniversario dell’entrata in vigore del Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari, nel pieno sostegno alla campagna ‘Italia Ripensaci’, che ha visto una forte mobilitazione della società civile su questi temi, Giuseppe Notarstefano (presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana), Emiliano Manfredonia (presidente nazionale delle Acli), Giovanni Paolo Ramonda (responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII), Cristiana Formosa e Gabriele Bardo (responsabili nazionali del Movimento Focolari Italia) e mons. Giovanni Ricchiuti, presidente nazionale di Pax Christi, hanno chiesto con un appello al governo italiano di ratificare il trattato dell’Onu per la messa al bando delle armi nucleare, come hanno già fatto oltre 50 Stati:

La Santa Sede emana un Decreto per regolamentare le Associazioni

Il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita ha emanato un Decreto generale che ha forza di legge e che regola la durata e il numero dei mandati di governo (con un massimo di 10 anni consecutivi) nelle associazioni internazionali di fedeli, private e pubbliche, e la necessaria rappresentatività dei membri al processo di elezione dell’organo di governo internazionale, come si legge nell’incipit del Decreto per le associazioni internazionali dei fedeli, come è specificato nel Codice di diritto canonico:

Le Associazioni cattoliche contro le armi nucleari

“Con convinzione desidero ribadire che l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune. L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è immorale, come allo stesso modo è immorale il possesso delle armi atomiche, come ho già detto due anni fa. Saremo giudicati per questo. Le nuove generazioni si alzeranno come giudici della nostra disfatta se abbiamo parlato di pace ma non l’abbiamo realizzata con le nostre azioni tra i popoli della terra”.

‘Testimoni nel mondo’ per continuare l’opera di padre Gemelli ed Armida Barelli

“Per decidere di dare alle stampe una nuova rivista deve esserci un valido motivo. Nel nostro caso, accanto all’opportunità di rinnovare la rivista ‘Adveniat’, che da anni viene inviata ai soci dell’Opera della Regalità, l’associazione fondata da padre Agostino Gemelli con Armida Barelli per l’apostolato liturgico, vi è anche la scelta di riprendere una testata, ‘Testimoni nel mondo’, che ha svolto, a suo tempo, un valido servizio formativo. Ma queste motivazioni, da sole, non sarebbero sufficienti”.

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