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Gianfranco Brunelli: Il Regno ha raccontato in modo responsabile gli avvenimenti

“In questo 2025, Il Regno fa 70. I settant’anni di una rivista sono una breve buona notizia. Oggi lo possiamo dire, soprattutto perché quel merito è in gran parte di altri che ci hanno preceduto: la rivista rappresenta un valore in sé per la Chiesa italiana, per il movimento cattolico e per il nostro paese. La rivista è stata ed è uno strumento libero d’informazione e di documentazione religiosa e culturale; un luogo d’analisi, d’incontro tra coloro che hanno la stessa ispirazione cristiana; di dialogo ecumenico tra chi riconosce nel cristianesimo una fede di storia e di salvezza; di confronto con persone di culture e di fedi diverse, che tuttavia hanno a cuore il principio della libertà e della dignità umana, perché queste sono lo specchio umano di Dio… Una tenuta nel tempo è sempre una tenuta del tempo. Tenere il tempo significa stare in una condizione di confronto continuo con le vicende della storia in un tentativo inevitabile, incerto, rischioso di corrispondenza interpretativa. Il tempo, la storia, il linguaggio”.

Iniziamo da questa riflessione del direttore de ‘Il Regno’, Gianfranco Brunelli, a cui chiediamo di raccontarci cosa significa compiere 70 anni per una rivista: “Compiere 70 anni significa aver raccolto il testimone di una generazione, in particolare di quella dei fondatori, che nel nostro caso sono stati i religiosi dehoniani, rielaborando oggi, a partire da una prospettiva necessariamente laicale, quanto ricevuto, avendo in mente chiavi di lettura multiple per un mondo che si è fatto complesso.

Abbiamo di fronte a noi segni di un tempo incognito, incerto, minaccioso. Mentre gli strumenti a disposizione delle comunità cristiane nelle società democratiche appaiono deboli, e in molti altri regimi tornano le persecuzioni. Tra le nuove questioni e le nuove dinamiche in atto, la grande rivoluzione nella comunicazione, l’ecosistema della Rete, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale rappresentano, nel bene e nel male, la maggiore criticità, dal momento che esse tengono assieme tre livelli di trasformazione: antropologica, economico-scientifica, politica”.

Nella lettera inviatavi papa Francesco ha scritto che la rivista ha accompagnato la vita della Chiesa: Il Regno è stata ed è la rivista del Concilio Vaticano II e del post Concilio in Italia: ha accompagnato la vita della Chiesa alimentandone le istanze riformatrici, secondo lo spirito di rinnovamento del Concilio; ha documentato con cura i testi e gli interventi del magistero della Chiesa; ha stimolato il cammino ecumenico delle Chiese; ha incoraggiato il dialogo interreligioso; ha intercettato i cambiamenti sociali e politici in atto, confrontandosi criticamente con le ideologie del nostro tempo’. In quale modo la rivista ha raccontato questa vita ecclesiale?

“Il Regno si è caratterizzato con un proprio stile che ha due connotazioni principali. La prima è quella della fatica delle fonti. Il fatto di lavorare su due sezioni, ‘Attualità’ e ‘Documenti’ significa che le notizie, le interviste e gli approfondimenti della prima non possono prescindere dalle voci della seconda: la Chiesa universale, le Chiese locali, gli studi, le ricerche, i protagonisti.

Il magistero del papa, i cosiddetti testi ‘ufficiali’, le dichiarazioni, tutto ciò che fa di questo grande organismo un’istituzione complessa, sul piano del pensiero e dell’azione, devono poter essere presentati nel loro insieme unitario e tensionale, e nella loro volontà dichiarata di ridire il Vangelo nella storia degli uomini. La seconda è quella del confronto critico: solo da un onesto confronto, da uno scambio intellettuale può maturare un’informazione a servizio alla Chiesa, impegno che la rivista si è sempre assunto sin dall’inizio della sua storia. Il che ha fatto de ‘Il Regno’ una voce libera ma sempre fedele alla Chiesa, nonostante i momenti di difficoltà e le insufficienze”.

Anche il presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, ha scritto: ‘Potremmo dire che quella del Regno è stata una parola che è cresciuta autorevolmente nel panorama dell’informazione e in specifico dell’informazione religiosa. La rivista ha dato un contributo innegabile alla formazione di diverse generazioni di cattolici… Forniva le parole, accompagnava i pensieri nell’interpretare le istanze di rinnovamento, che erano quelle di una nuova generazione, ma erano comunque sempre iscritte nella lunga tradizione della Chiesa’. In quale modo è possibile fare informazione religiosa’?

“Autorevole significa responsabile. Col peso di quella definizione, la rivista (non senza errori) ha sempre cercato di fare una proposta interpretativa non gridata, ma senza dissimulazioni. Si tratta di un compito quotidiano, che riflette un equilibrio sempre incerto. Penso che l’unica strada per fare informazione religiosa libera e onesta oggi sia proprio questa. Oggi tutto è reso più complesso dal ‘presentismo’ dell’informazione, che se è molto facilitata dai nuovi media, ne è anche condizionata proprio sul piano e sui tempi dell’interpretazione”.

Quale è la ‘missione’ de Il Regno?

“Nè ‘missione’, né ‘mission’. Ricercare piuttosto. Il tentativo professionale di leggere, capire, interpretare. Quella de ‘Il Regno’ è la ‘scommessa’ di una doppia fedeltà: da un lato alla città degli uomini, invitandoli a guardare al fenomeno religioso non come a qualcosa d’intimistico, ma come a un aspetto dell’umanità che può fare la qualità del vivere civile anche per i non credenti; dall’altro alla città di Dio, come a quell’ ‘altro da sé’, che interroga continuamente la coscienza personale e istituisce il principio di libertà”.

Il messaggio del papa per la giornata delle comunicazioni sociali invita a condividere ‘con mitezza la speranza che sta nei vostri cuor’: in quale modo la rivista racconta la speranza?

“La speranza non è un facile ottimismo, un ‘andrà tutto bene’; la speranza è un pessimismo vinto nel varco divino della realtà, che rimane drammatica. Sul piano dell’informazione è la virtù che sa guardare e raccontare con realismo sano anche laddove pare non esserci più nessuna uscita di sicurezza per ipotizzare sentieri nuovi, per dare voce a chi non ce l’ha (pensiamo a certe zone del mondo di cui i media mainstream occidentali non si interessano). La nostra piccola lampada, fatta di analisi e di fonti, vuole continuare a dare corpo a questo esercizio della virtù”.

(Foto: Il Regno)

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