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Le parrocchie si schierano contro il gioco d’azzardo

Giovedì 20 febbraio alla sede della Caritas Italiana è stato presentato il progetto ‘Vince chi smette’, attraverso il quale si promuovono percorsi di animazione comunitaria con l’obiettivo di sensibilizzare le comunità sul fenomeno dell’azzardo e sui rischi ad esso associati con lo scopo di costruire una coscienza critica collettiva e a promuovere azioni concrete di contrasto e prevenzione, in collaborazione con FICT (Federazione Italiana delle Comunità Terapeutiche), alla presenza di don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, il sociologo Maurizio Fiasco, l’economista Luigino Bruni, il presidente FICT Luciano Squillaci e padre Alex Zanotelli, moderati da moderati da Caterina Boca, che ha sottolineato il bacino d’utenza:

“Il progetto è rivolto alle comunità parrocchiali, abbiamo coinvolto la rete delle Caritas diocesane, chiedendo loro di aderire perché a loro volta possano attivare le comunità in un processo di sensibilizzazione e di formazione di una coscienza critica intorno al tema dell’azzardo… La ‘cassetta degli attrezzi’ del progetto è composta da fascicoli, che corrispondono a percorsi di animazione. Sono proposte di attività da svolgersi sui territori, che sono a loro volta suddivise in base alle categorie: per i ragazzi, i giovani adulti (giovani, giovani coppie, famiglie) e gli anziani. Siamo consapevoli che il linguaggio e gli strumenti da utilizzare per attivare le comunità cambiano in base all’età e all’esperienza”.

Infatti il fenomeno dell’azzardo ha assunto negli ultimi anni una dimensione preoccupante e non si registrano proposte e scelte politiche in grado di realizzare adeguate misure di contrasto, prevenzione e sostegno. Se il gioco è un esercizio singolo o collettivo liberamente scelto a cui ci si dedica per passatempo, svago, ricreazione, o con lo scopo di sviluppare l’ingegno o le forze fisiche, nell’ambito dell’azzardo, l’attribuzione della qualifica di gioco è del tutto fuori luogo.

L’azzardo è infatti un’attività in cui ricorre il fine di lucro, nella quale la vincita o la perdita sono elementi aleatori (l’elemento determinante è il caso), e l’abilità, la capacità o l’esperienza altrimenti riscontrati nel gioco, hanno un’importanza trascurabile ed ininfluente.

Dal 2013 è riconosciuto come patologia perché l’azzardo può dar luogo a una condizione patologica di dipendenza, consistente nell’incapacità cronica di resistere all’impulso del gioco, con conseguenze anche gravemente negative sull’individuo stesso, la sua famiglia e le sue attività professionali.

Nonostante la crescente consapevolezza di questa situazione, il fenomeno dell’azzardo continua a espandersi in modo preoccupante. Le slot machine, i gratta e vinci, le scommesse e i concorsi a premi sottraggono annualmente agli italiani circa € 85.000.000.000, rappresentando una spesa per le famiglie che si avvicina a quella per il cibo e supera quella per il riscaldamento domestico e le cure mediche; quindi è un invito a costruire reti civiche e solidali:

“Animare una comunità, per noi, vuol dire anche essere Chiesa in uscita, invitiamo tutti ad uscire dalle proprie comunità, individuando altri organismi che si occupano di azzardo con cui creare delle relazioni. Si può chiamare l’ente locale e invitarlo a degli incontri pubblici, ragionare insieme sulla presenza delle slot machine nel proprio territorio, mappare la propria zona. L’invito è a non rimanere isolati ma uscire e fare rete con i movimenti civici. ‘Vince chi smette’ è un progetto che vuole smuovere e costruire dal basso la coscienza delle persone. Siamo chiamati, in quanto cristiani, a interrogarci e affrontare il grave male che oggi affligge le nostre comunità”

Salutando i partecipanti il direttore della Caritas italiana, don Marco Pagniello, ha illustrato lo scopo del progetto: “La pratica dell’azzardo toglie dignità e giustizia. Vince chi smette è uno dei progetti giubilari perché ci aiuta ad aumentare la consapevolezza nelle nostre comunità rispetto ai rischi connessi alla pratica dell’azzardo, che non è mai un gioco. Liberare le persone dalle varie forme di dipendenza, come la pratica dell’azzardo, significa restituire dignità”.

Mentre il sociologo Maurizio Fiasco, consulente scientifico dell’Osservatorio ‘sul contrasto al gioco d’azzardo e alla dipendenza grave’, ha lanciato un appello contro la dipendenza d’azzardo: “Con l’azzardo ci troviamo di fronte a una costruzione raffinatissima, molto complessa. La dipendenza da azzardo si sviluppa in correlazione ad altri tipi di dipendenze. Un appello: appassionarsi a smontare il giocattolo. Investire, documentarsi, non aver fretta di giungere a delle conclusioni, verificare le conclusioni”.

Invece l’economista Luigino Bruni, docente alla LUMSA di Roma ha sottolineato il problema economico legato al gioco d’azzardo: “C’è un grande equivoco sul tema del ‘gioco’ patologico. Associare l’azzardo al gioco è un’umiliazione per il gioco vero, che è una delle capacità fondamentali dell’essere umano. L’azzardo tutto è fuorché un gioco. E’ una macchina mangia soldi, una struttura di peccato.

Non c’è solo un problema di patologia. L’azzardo è un problema economico, civile e spirituale. Non confiniamo il problema dell’azzardo al patologico, ma consideriamo il tutto. L’azzardo è contrario al bene comune. E l’idea che l’azzardo sia innocuo se consumato in piccole dosi è fuorviante e va combattuta”.

Quindi il presidente della Federazione Italiana delle Comunità Terapeutiche (FICT), Luciano Squillaci, ha affermato che occorre studiare soluzioni complesse: “Quella dell’azzardo è una questione che ha una complessità importante. Le soluzioni semplici sono sbagliate. Il fenomeno va considerato nel suo complesso, non in modo settoriale e frammentato. Serve un approccio sistemico, con il coraggio di percepirsi all’interno del sistema”.

Infine il missionario comboniano, p. Alex Zanotelli, ha invitato a riscoprire la ‘logica’ del Vangelo: “Noi cristiani dobbiamo riconoscere che abbiamo tradito il vangelo, proprio sui soldi. Noi cristiani d’Occidente abbiamo sposato un sistema che è profondamente ingiusto. L’Occidente deve cominciare a convertirsi e tornare alla logica del Vangelo. Rispetto al tema economico, che cosa ne abbiamo fatto di quello che Gesù chiede? Cito due comandamenti proposti dal teologo Enrico Chiavacci. Il primo: cerca di non arricchirti. Il secondo: se tu hai, hai per condividere. Organizziamo dei momenti di comunità in cui chiediamo perdono al Signore per aver tradito le indicazioni del Vangelo. Per essere liberi”.

(Foto: Caritas Italiana)

Pubblicato il bando per la selezione per il servizio civile universale per 25 operatori

La Caritas diocesana di Ugento – S. Maria di Leuca comunica che entro e non oltre le ore 14.00 del 18 febbraio prossimo è possibile presentare on-line la domanda di partecipazione per un totale di 25 posti nell’ambito del Bando volontari per la selezione di giovani da impiegare in due progetti di Servizio Civile Universale: 1) Costruire percorsi educativi-Caritas Ugento; 2) Ascoltare la speranza-Caritas Ugento.

 Il servizio civile presso la Caritas diocesana di Ugento-S. Maria di Leuca ha durata di 12 mesi con 25 ore di impegno settimanali. Ciascun operatore volontario selezionato sarà chiamato a sottoscrivere con il Dipartimento un contratto che fissa l’importo dell’assegno mensile per lo svolgimento del servizio in € 507,30. Per i volontari che hanno concluso il Servizio Civile Universale senza demerito, nei concorsi pubblici arriva la riserva del 15% dei posti.

Per il progetto ‘Costruire percorsi educativi-Caritas Ugento’, per n. 13 posti, le cinque sedi di svolgimento saranno: Parrocchia Santa Sofia a Corsano (n. 2 giovani ) – Parrocchia S. Andrea Apostolo a Presicce-Acquarica (n. 3 giovani di cui 1 con difficoltà economica ) – Parrocchia Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo – Oratorio Taurisano (n. 3 giovani di cui 1 con difficoltà economica) – Parrocchia Madonna delle Grazie Tutino di Tricase (n. 2 giovani ) – Centro Caritas Piazza Cappuccini a Tricase (n. 3 giovani di cui 1 con difficoltà economica. Il Progetto ha come obiettivo di colmare la povertà educativa attraverso varie attività di sostegno.

Per il progetto ‘Ascoltare la speranza-Caritas Ugento’, per n. 12 posti, le quattro sedi di svolgimento saranno: Parrocchia SS. Salvatore ad Alessano (n. 3 giovani di cui 1 con difficoltà economica) – Parrocchia S. Antonio a Tricase (n. 3 giovani di cui 1 con difficoltà economica) – Centro Caritas Piazza Cappuccini a Tricase (n. 3 giovani di cui 1 con difficoltà economica) – Maior Charitas Via Galvani, 44 Tricase (n. 3 giovani di cui 1 con difficoltà economica. Il Progetto mira a migliorare la condizione delle famiglie svantaggiate socio economicamente e degli adulti in stato di disagio.

Per l’ammissione alla selezione è richiesto al giovane il possesso dei seguenti requisiti: a) cittadinanza italiana, ovvero di uno degli altri Stati membri dell’Unione Europea, ovvero di un Paese extra Unione Europea purché il candidato sia regolarmente soggiornante in Italia; b) aver compiuto il diciottesimo anno di età e non aver superato il ventottesimo anno di età (28 anni e 364 giorni) alla data di presentazione della domanda; c) non aver riportato condanna anche non definitiva alla pena della reclusione superiore a un anno per delitto non colposo ovvero ad una pena della reclusione anche di entità inferiore per un delitto contro la persona. d) Giovani con minori opportunità economiche – ISEE entro i € 15.000,00, per ogni dettaglio, occorre consultare il Bando.

Possono presentare domanda coloro che si trovano in una delle seguenti condizioni: a) cittadino dell’Unione europea; b) familiare di cittadini dell’Unione europea non aventi la cittadinanza di uno Stato membro che siano titolari del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente; c) titolare del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo; d) titolare di permesso di soggiorno per asilo; e) titolare di permesso di soggiorno per protezione sussidiaria.

La domanda di partecipazione alle selezioni deve essere presentata esclusivamente online attraverso la piattaforma DOL all’indirizzo domandaonline.serviziocivile.it, per la compilazione della domanda di partecipazione al Bando, i cittadini italiani residenti in Italia o all’estero e i cittadini di Paesi extra Unione Europea regolarmente soggiornanti in Italia devono dotarsi dello SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) di livello di sicurezza 2. Sul sito dell’Agenzia per l’Italia Digitale www.agid.gov.it/it/piattaforme/spid sono disponibili tutte le informazioni in merito allo SPID, quali servizi offre e come si richiede. Le domande trasmesse con modalità diverse non saranno prese in considerazione.

Per poter scegliere il Progetto di Servizio Civile a cui aderire, fra quelli proposti in Caritas, ci si dovrà collegare al seguente link: https://www.caritas.it/progetti-di-servizio-civile-2024-caritas-in-puglia/. Per facilitare la partecipazione dei giovani e, più in generale, per avvicinarli al mondo del Servizio civile universale basterà accedere al sito dedicato www.scelgoilserviziocivile.gov.it che potrà meglio orientarli tra le tante informazioni e aiutarli a compiere la scelta migliore.

Per ulteriori informazioni rivolgersi al Centro Caritas Ugento-S. Maria di Leuca – Piazza Cappuccini, 15 – Tricase nei seguenti giorni: lunedì e venerdì dalle ore 10,00 alle 12,00 – martedì e giovedì dalle ore 16,00 alle 18,00. Tel. 0833/219865 oppure consultare i siti istituzionali: www.diocesiugento.org, www.caritasugentoleuca.it, www.caritas.it.

A Milano un Fondo per la gente

“In questa nostra Milano così attraente e intraprendente è necessario ripetere il grido antico: non ci sono case! Ispirato dalle parole del Beato Cardinal Schuster, in occasione del 50° di Caritas Ambrosiana, voglio rivolgere un appello simile e dare vita a un fondo che si chiamerà Fondo Schuster – Case per la gente”: con queste parole l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, ha annunciato nel pomeriggio, in Duomo, la costituzione del ‘Fondo Schuster – Case per la gente’, opera-segno promossa dalla Diocesi in occasione del 50° anniversario di costituzione (era il 18 dicembre 1974) di Caritas Ambrosiana.

L’annuncio è stato dato durante l’omelia nella Messa presieduta dall’Arcivescovo, con la partecipazione di oltre mille persone, tra responsabili, operatori, volontari e donatori Caritas, una folta schiera di autorità religiose e civili (incluso il sindaco di Milano, Giuseppe Sala), rappresentanti di realtà imprenditoriali e del terzo settore della città e del territorio diocesano.

Nei mesi scorsi era stato proprio monsignor Delpini, in vista del 50° Caritas, a chiedere di proporre un’opera-segno che coinvolgesse l’intera Diocesi, incentrata su un tema pastorale e sociale di particolare rilevanza. La scelta è caduta su tema dell’abitare, perché il diritto alla casa è principio-base di una buona convivenza civile, ed è fondamento di dignità nei percorsi di sostegno verso l’autonomia che Caritas cerca di costruire con tutti coloro che incontra (famiglie in povertà, minori, senza dimora, anziani, carcerati, stranieri, rom-sinti, ecc).

La Diocesi di Milano ha dunque deliberato di costituire, affidandone la gestione a Caritas, il nuovo ‘Fondo Schuster. Case per la gente’, che avrà una dotazione iniziale di € 1.000.000, derivante da riserve diocesane. In prospettiva, il Fondo Schuster potrà essere alimentato da donazioni monetarie (effettuate da cittadini, imprese, enti privati o pubblici) e dal conferimento di appartamenti (pubblici e privati). Obiettivi e meccanismi di funzionamento del Fondo sono illustrati dal sito internet www.fondoschuster.it.

Il Fondo è stato intitolato al cardinale Ildefonso Schuster, nel 70° anniversario dalla morte (31 agosto 1954), per ricordare una delle attenzioni principali che caratterizzarono il ministero pastorale dell’Arcivescovo del secondo dopoguerra, culminata nel progetto della Domus Ambrosiana. La finalità del nuovo strumento (vedi brochure allegata) saranno tre: effettuare lavori di riqualificazione di immobili, da destinare a famiglie e individui con difficoltà di accesso a soluzioni abitative a prezzo di mercato (a questa finalità saranno destinate il 50% delle risorse del Fondo);

erogare garanzie per i privati che intendono mettere a disposizione i propri appartamenti a prezzi calmierati, perché siano destinati a famiglie o individui con difficoltà di accesso a soluzioni abitative a prezzo di mercato (20% del Fondo); erogare a soggetti in povertà o in difficoltà contributi per le spese legate alla casa, ovvero affitti, bollette, spese condominiali, spese per la riqualificazione energetica (30% del Fondo).

Il Fondo opererà tramite la rete dei Centri di ascolto Caritas (vedi qui il sistema-Caritas), coordinata dal Servizio Siloe, per l’individuazione delle famiglie residenti nel territorio della Diocesi destinatarie degli interventi; la Fondazione San Carlo (promossa da Diocesi e Caritas) si occuperà, insieme ad altri soggetti, di riqualificare e gestire gli appartamenti conferiti al Fondo.

L’intento dell’iniziativa è però anche educativo e culturale. Volontà dell’Arcivescovo è suscitare una riflessione e una mobilitazione sul tema dell’abitare, in un territorio, quello milanese, in cui il diritto alla casa è avversato da sempre più evidenti squilibri e diseguaglianze (leggi qui), registrati anche dai Centri d’ascolto e dai servizi Caritas. Il Fondo è concepito come occasione per mettere a fuoco le cause della povertà abitativa e per favorire scelte di fede e forme di responsabilità istituzionale e giustizia sociale volte a superarle.

“Il Fondo Schuster non vuole essere solo una raccolta di risorse – ha aggiunto l’Arcivescovo nell’omelia –: vuole essere un messaggio, una provocazione, un invito alle istituzioni e a tutti gli enti e le persone sensibili alla sfida. Comune di Milano e Regione Lombardia hanno già garantito di mettere a disposizione appartamenti da riqualificare. Saranno un primo segno di cui i cittadini sono grati. Ma è solo un segno. Invochiamo una politica, una strategia, un’alleanza perché anche nella nostra città e nelle città della nostra diocesi si diffonda una parola di speranza e di incoraggiamento”.

“L’avvio e la gestione del Fondo sono obiettivi di grande attualità e spessore, e rappresentano il modo migliore per celebrare, in maniera non rituale ma generativa di futuro, i 50 anni di azione Caritas a Milano e in diocesi – osserva Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana -.

Accogliamo con entusiasmo la sfida che la Diocesi e l’Arcivescovo ci pongono, che ci esorta a declinare su nuovi fronti, in risposta alle urgenze sociali che maturano nelle nostre città e comunità, la fedeltà alle radici statutarie (‘testimonianza della carità in vista dello sviluppo integrale dell’uomo’, ‘particolare attenzione agli ultimi’, ‘prevalente funzione pedagogica’) che in mezzo secolo ha sempre contraddistinto Caritas Ambrosiana”.

Per le donazioni

Con carta di credito online www.caritasambrosiana.it  In posta: ccp n. 000013576228 intestato a Caritas Ambrosiana Onlus, via San Bernardino 4, 20122 Milano (causale: Fondo Schuster – Case per la gente); con bonifico: c/c presso Banca Intesa intestato a Caritas Ambrosiana Onlus, Iban: IT53M0306909606100000000348 (causale: Fondo Schuster – Case per la gente). Le offerte sono detraibili fiscalmente.

(Foto: Arcidiocesi di Milano)

Caritas Ugento per sostenere la popolazione del Medio Oriente

La Diocesi di Ugento – S. Maria di Leuca comunica che oggi, III Domenica di Avvento, si svolge l’ ‘Avvento di Carità 2024’, una proposta di animazione comunitaria per vivere nella solidarietà e nella fraternità il tempo che ci prepara al Natale e come segno concreto verso il Giubileo.

Papa Francesco, nella ‘Spes non confundit’, bolla di indizione del Giubileo 2025 ha scritto: “Lasciamoci fin d’ora attrarre dalla speranza e permettiamo che attraverso di noi diventi contagiosa per quanti le desiderano. Possa la nostra vita dire loro: ”Spera nel Signore, sii forte, si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore”(Sal 27,14). …. invitando tutti a essere ‘Pellegrini di speranza’.

 La questua di Domenica 15 dicembre, nelle 43 Parrocchie,  sarà a sostegno della mensa   in  Saranda-Albania e della Caritas libanese per il sostegno alla popolazione coinvolta nella guerra .

Dall’anno scolastico 2006/07 le suore Marcelline di Saranda in Albania, hanno messo sù una MENSA dove ogni giorno, dal lunedì al venerdì, più di 70 bambini e ragazzi dei villaggi che frequentano le scuole in Saranda ricevono un pranzo caldo per consentire una crescita sana e prevenire i disturbi fisici e mentali derivanti da una nutrizione scarsa, poco varia e con limitato valore nutrizionale. Si offre ad ogni bambino un pranzo caldo comprendente primo, secondo di carne e verdura, frutta, per 5 giorni alla settimana da gennaio a giugno 2025, l’obiettivo è di raggiungere la somma di 833,33 euro al mese per sei mesi, per un totale di € 5.000,00.

CARITAS LIBANO SOSTEGNO AGLI SFOLLATI A CAUSA DELLA GUERRA:

Padre Michel Abboud, presidente di Caritas Libano scrive: “La guerra ci ha colti di sorpresa… Ha spostato le nostre famiglie e appesantito i nostri cuori. Non ci saremmo mai aspettati che le cose potessero degenerare a questo punto…Tutti sono in stato di massima allerta, stanno facendo l’impossibile per aiutare ogni persona anziana, ogni bambino, padre e madre. Nei primi giorni della crisi, operatori, operatrici e volontari di Caritas Libano, molti giovanissimi, si sono attivati per assistere centinaia di migliaia di sfollati in tutto il Paese.

Sono state attivate squadre di emergenza che hanno distribuito generi di conforto alle tante famiglie in fuga bloccate negli ingorghi, generi di prima necessità nei centri di accoglienza e avviato attività di animazione per i bambini. Nei primi due giorni sono già state assistite più di 6.187 persone (distribuiti 3.925 pasti caldi, 276 kit igienici, 1.000 pezzi di vestiario, 500 kit alimentari, 868 kit alimentare leggeri). Si sono rivolti a noi di Caritas Libano, chiedendo: Cosa potete offrirci? La nostra risposta è stata: Vi daremo tutto ciò che possiamo. Ma la dolorosa verità è che le nostre risorse sono scarse, poiché abbiamo già fornito ciò che avevamo a coloro che soffrono ancora per la crisi in corso nel Libano”.

Per aiutare concretamente i due progetti è possibile effettuare un’ offerta detraibile a favore della Fondazione Mons. Vito De Grisantis, causale: Avvento di Carità 2024: IBAN: IT23K0306234210000002904373 – Centro Caritas Ugento-S. Maria di Leuca – Piazza Cappuccini, 15 – 73039 Tricase (Le). Info: https://www.caritasugentoleuca.it/  email: segreteria@caritasugentoleuca.it telefono:0833/219865.

Oggi si inaugura la mensa solidale ad Ugento

Anche Ugento avrà una Mensa solidale, sarà ubicata presso la Parrocchia ‘San Giovanni Bosco’, fortemente voluta da mons. Vito Angiuli, Vescovo di Ugento – S. Maria di Leuca, per rispondere concretamente alla crescente richiesta di aiuto che proviene dai più bisognosi. Un progetto, realizzato grazie all’impegno del Parroco, don Flavio Ferraro, che aveva preso avvio già con il suo predecessore, don Stefano Ancora.

In occasione dell’ VIII Giornata Mondiale dei Poveri, Domenica 17 Novembre prossima alle ore 12.00 in Piazza Mons. Leopoldo De Giorgi, si svolgerà l’inaugurazione della mensa che prevede, dopo i saluti istituzionali del Sindaco di Ugento, Salvatore CHIGA, gli interventi di: Mons. Beniamino NUZZO, Vicario Generale Diocesi di Ugento – S. Maria di Leuca, Don Flavio FERRARO, Parroco “San Giovanni Bosco”, Don Lucio CIARDO, Direttore Caritas Diocesi di Ugento – S. Maria di Leuca, Antonio CIRIOLO, Presidente GAL Capo di Leuca, Flavio Cosimo URSO, Presidente ASD ‘Eventi e Sport’, Salvatore PAIANO, Amministratore unico ‘Società Agricola Oro Del Salento S.R.L’. Al termine del dialogo, coordinato e moderato dalla giornalista Luana PRONTERA, i presenti potranno gustare il “Pranzo della Convivialità” preparato da alcuni volontari. Un’iniziativa che si svolgerà insieme ai fratelli poveri e alla presenza dei Sindaci di: Ugento, Presicce-Acquarica, Salve e Morciano di Leuca.

Gli elettrodomestici e l’arredamento per realizzare la mensa sono stati acquistati nell’ambito del PSR Puglia 2014/2020 – Misura 19 – Sottomisura 19.2 – Azione 3. Servizi per la popolazione rurale nel Capo di Leuca – Bando Intervento 3.2. ‘Mense Collettive’ – Piano di Azione Locale ‘il Capo di Leuca e le Serre Salentine’, attuato dal GAL Capo di Leuca, è stato finanziato, con un contributo a fondo perduto. Con l’agevolazione, il GAL intende coinvolgere le aziende agricole che si trovano spesso in difficoltà a vendere l’intera produzione (fresca o trasformata), costrette a smaltire il prodotto in eccedenza in discarica, con costi che ricadono sulla comunità e impatti negativi sull’ambiente. In alternativa, si può conferire in iniziative di carattere sociale, quali le mense collettive, interessate a somministrare pietanze con prodotti locali e a costi di produzione contenuti.

Grazie al bando pubblicato dal GAL Capo di Leuca, infatti, sono state acquistate attrezzature tecnologicamente avanzate: una cucina a quattro fuochi con forno statico a gas, un tavolo in acciaio inox con ripiano e alzatina, una cappa auto aspirante a parete con regolatore di velocità, un forno a microonde con funzione grill, un lavello in acciaio inox a sbalzo con due vasche, una lavastoviglie, due armadi refrigerati, quattro tavoli realizzati artigianalmente in legno, e trentadue sedie in legno di faggio.

Nella mensa sarà servito un piatto caldo e abbondante, gratuitamente, a 32 ospiti in un clima familiare e accogliente e sarà aperta ogni sabato alle ore 13.00. La mensa permetterà ai volontari della parrocchia ‘San Giovanni Bosco’ di entrare in relazione con le persone più povere, creare con loro un legame e capirne i bisogni. L’attenzione alla dignità e alla personalità di ognuno si esprimerà nella cura dell’ambiente, nell’atteggiamento cortese dei volontari che servono a tavola.

La realizzazione della mensa, oltre alla parrocchia ‘San Giovanni Bosco’, ha visto la partecipazione di altri due soggetti partner: Associazione Sportiva Dilettantistica ‘Eventi e Sport’ e la Società Agricola “Oro del Salento” Srl entrambe con sede a Ugento. Quest’ultima è specializzata nella trasformazione di prodotti ortofrutticoli in prodotti alimentari salentini e pugliesi tutti lavorati a mano. Un’azienda del sud Salento, terra conosciuta non solo per la bellezza delle sue spiagge e lo splendore dei suoi centri storici, non solo per il clima temperato tutto l’anno, ma anche e soprattutto per la favolosa quanto preziosa macchia mediterranea.

L’ASD ‘Eventi e Sport’ è un sodalizio, costituitosi circa 15 anni fa, con l’intento di dare attenzione alle necessità del territorio fornendo aiuti concreti, collaborando con chiunque possa condividere le finalità del sodalizio. I componenti dell’associazione volontariamente di adopereranno per cucinare e servire nella mensa della parrocchia ‘San Giovanni Bosco’, in quanto storicamente impegnata sul fronte della solidarietà.

(Foto: Caritas di Ugento e Leuca)

A Trieste mons. Trevisi lancia un appello: volontari ed offerte per aiutare i poveri

“La Fondazione Caritas (che è un ente operativo della Diocesi) e la Caritas Diocesana (espressione diretta della nostra Chiesa per alcuni progetti caritativi) stanno svolgendo una serie di attività e servizi nelle direzioni più disparate: si va dal Centro di ascolto (con sostegno a persone e famiglie in difficoltà varie) all’Emporio della Solidarietà; dal dormitorio per i senza fissa dimora (in convenzione con il Comune) all’accoglienza per altri soggetti fragili (famiglie e donne con bambini piccoli), dalla Mensa per i poveri (che nello scorso anno ha fatto più di 106.000 pasti), all’accoglienza dei Migranti con strutture convenzionate con la Prefettura e altre a totale carico della diocesi e di chi vuole contribuire (pensiamo al dormitorio di via S. Anastasio per i transitanti o coloro che ancora non sono stati accolti per le lungaggini burocratiche)”.

E’ l’inizio dell’appello del vescovo di Trieste, mons. Enrico Trevisi, alla città, che ha elencato le attività portate avanti dalla Caritas diocesana: “Basti vedere caritastrieste.it dove si legge: 375 volontari; 124 persone operative; 13.810 persone aiutate e sostenute (di cui 861 minori); 19 progetti attualmente attivi… E poi c’è tutto il lavoro delle Caritas e delle San Vincenzo nelle parrocchie o la Mensa dei Cappuccini o di altre associazioni (pensiamo a S. Egidio…): un magma di iniziative, persone, accoglienze, ascolti, dopo-scuola, pacchi viveri, corsi di italiano”.

La situazione illustrata dal vescovo è causata anche da mancati pagamenti da parte delle Istituzioni pubbliche negli anni passati: “Da anni la Fondazione Caritas denuncia una fatica finanziaria, in parte dovuta ai ritardi dei pagamenti delle convenzioni per i migranti e in parte anche ad una fatica organizzativa che si è accumulata: prima che io arrivassi a Trieste i dipendenti accusavano notevoli ritardi nei pagamenti del loro stipendio e così pure i fornitori, nonostante gli elevati mutui e i fidi bancari. Il desiderio è che nella riorganizzazione di questi servizi i dipendenti siano maggiormente tutelati (e ora sono pagati sempre puntualmente) ma anche che possiamo raddrizzare la gestione”.

Quindi grazie all’apporto finanziario della Cei e della Caritas italiana, attraverso l’8Xmille, la diocesi triestina riesce ad aiutare i poveri: “Abbiamo ricevuto un consistente sostegno dalla Conferenza Episcopale Italiana e dalla Caritas Italiana che attraverso i fondi dell’8Xmille ci hanno sostenuto in modo maggiore rispetto a quanto già ogni anno ci viene erogato. Anzi grazie di cuore a tutti coloro che firmano per l’8Xmille per la Chiesa cattolica. A Trieste molti sono i segni di questa carità che raggiunge migliaia di poveri.

Il desiderio è quello di continuare e anzi aumentare la nostra attenzione alle persone fragili, sia attraverso le strutture convenzionate ma anche attraverso quella gratuità che ci porta ad accollarci spese per far fronte ai bisogni di coloro che non sono tutelati dalle leggi e dai sistemi statali”.

Ed ecco l’appello in previsione della stagione invernale: “Servono volontari e servono risorse economiche per implementare questi aiuti. Presto arriverà il freddo e non possiamo restare a guardare e neppure restare a discutere e ritardare quello che la carità esige prontamente.

Da Dio saremo giudicati per come ci siamo comportati davanti ai poveri. Di fronte a problemi complessi ‘non lasciamoci ingannare da soluzioni facili’, ammoniva il papa in visita a Trieste il 7 luglio… Ci ha messo in guardia dal ‘cancro dell’indifferenza’. Per questo chiedo a tutti di lasciarsi coinvolgere e di partecipare. Abbiamo bisogno di volontari (e grazie a quelli che già si stanno spendendo in modo ammirevole) e anche di offerte”.

Per questo il Vangelo è scomodo ma bello, aveva detto nell’omelia in occasione della festa di san Francesco di Assisi: “Il Vangelo è bello: e san Francesco scrive tante pagine di vangelo bello. San Francesco lo vediamo e lo pensiamo in una comunione profonda con il Signore, conformato a Lui nel più profondo del cuore. Ma anche capace di baciare un lebbroso o di predicare alle folle o di scrivere i primi inni in italiano o ad affascinare folle e folle di giovani che si mettono al suo seguito…

San Francesco è il Vangelo bello di Cristo che torna ad essere vivo e ad attrarre tanti giovani che lasciano i desideri di successo attraverso le battaglie, che tralasciano l’esistenza frivola e godereccia che distraeva dal senso vero della vita. Ieri come oggi spesso si è ammaliati da strade che portano alla perdizione: l’onore delle armi, il successo della vittoria, il piacere e il divertimento come nuovi idoli, la ricchezza accumulata e ostentata… Idoli del tempo di Franceso e del nostro tempo! Francesco ci insegna, vivendolo, che c’è un Vangelo bello, di fraternità, di pace, di amicizia, di solidarietà, di incontro anche con il povero, con il ricco, con il musulmano, con il lebbroso di oggi… Seguire Gesù mi autorizza ad un Vangelo bello nella vita concreta”.

Il Vangelo è scomodo, perché interroga la vita di ogni persona: “Il Vangelo è scomodo, perché è vero e non una fiction: e san Francesco ha patito il rigetto di suo padre, l’incomprensione dei suoi frati, il fraintendimento nostro quando lo riduciamo ad un’icona dell’ecologia e del panteismo e di un pacifismo ingenuo.

Il Vangelo è scomodo perché è segno di contraddizione, è accettare persecuzioni e fraintendimenti anche dentro la Chiesa, anche tra i suoi fratelli. E’ anche accettare il silenzio di Dio, come Gesù sulla croce, come san Francesco con le stimmate. Il Vangelo è scomodo perché il mondo non lo riconosce e preferisce le tenebre alla luce, il peccato alla grazia, la violenza al perdono. Vivere le beatitudini, come Francesco le ha incarnate, è scomodo. E’ un modo scorretto di presentarsi al mondo, perché ci si espone o ad essere considerati ridicoli (ingenui, goffi, bizzarri) o ad essere presi come integralisti, come fanatici. Il Vangelo è scomodo perché è vivere nell’amore di Cristo, fino al dono di sé, e per chi ti offende e ti insulta e ti crocifigge”.

Il Vangelo è bello e scomodo, ma è la ‘nostra passione’, ha concluso l’omelia: “Il Vangelo è la nostra passione. Con san Francesco vogliamo che il Vangelo sia la nostra ostinata passione. Cioè come per Francesco deve diventare il desiderio estremo, che ci consuma nell’amore, nell’abbandono a Dio, come Gesù, che è abbandonato dagli uomini e si abbandona al Padre. Il Vangelo che appassiona è il bicchiere d’acqua dato ai fratelli, il restare inginocchiati davanti all’Altissimo Onnipotente buon Signore, la ricerca della pecorella smarrita e la gioia del sapersi cercati dal Signore quando ci siamo perduti, la verità che rende liberi anche di fronte ai prepotenti, il perdono che risana il cuore, la visita all’ammalato che ridà spessore alla vita, la mitezza nei confronti degli arroganti, il silenzio che ti fa sospirare la Parola di Dio e la musica con cui canti il suo amore, l’umile ricostruzione della Chiesa, la condivisione di quello che hai e che sei, l’onore dato ad ogni piccolo e ad ogni povero”.

(Foto: diocesi di Trieste)

Dal Sud Italia una Chiesa attenta alle necessità della gente

“Gioisco pienamente nel Signore, canta il popolo di Cerignola rallegrandosi per la speciale vicinanza di Maria, attraverso questa veneratissima Icona della Madonna di Ripalta. Gioia scaturita da una devozione filiale, sedimentata da secoli tra la nostra gente, popolo che sempre si rigenera in tanti cuori”: lo ha affermato il vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano, mons. Fabio Ciollaro, in occasione della festa della Madonna di Ripalta, protettrice della diocesi.

Il Magnificat è il canto della Madre di Dio che gioisce per le meraviglie compiute da Dio, ma è anche il canto della popolazione di Cerignola per tale festa: “Gioisco pienamente nel Signore, canta il popolo di Cerignola rallegrandosi per la speciale vicinanza di Maria, attraverso questa veneratissima Icona della Madonna di Ripalta. Gioia scaturita da una devozione filiale, sedimentata da secoli tra la nostra gente, popolo che sempre si rigenera in tanti cuori”.

Il vescovo gioisce anche per la partecipazione dei giovani alla festa liturgica: “E’ stato così bello l’altra sera, qui in Duomo, durante la Novena-giovani, l’abbraccio pieno di affetto con cui tanti ragazzi hanno circondato questa dolce Immagine. Ed è stata commovente la carezza con cui hanno sfiorato una sua copia i detenuti cerignolani, a cui l’abbiamo recata venerdì mattina nel carcere di Foggia!”

E’ stato un invito a rallegrarsi per le gioie spirituali, ma anche per quelle umane: “Gioisco pienamente nel Signore, afferma la Sacra Scrittura, perché solo in Dio il nostro cuore inquieto può pacificarsi. Gioisco pienamente nel Signore, perché le pure gioie spirituali ci fanno pregustare qualcosa della beatitudine senza fine, che Dio vuole donarci secondo i meriti e ancor più secondo la sua misericordia. Nella vita ci sono anche le gioie umane, grandi o piccole, e tutte vanno accolte con riconoscenza.

Penso alla gioia contagiosa di centinaia di bambini e ragazzi, e dei loro giovani animatori nelle settimane di oratorio estivo in parrocchia, oppure alla gioia degli scout in giro con i loro capi, oppure dei ragazzi più grandi che hanno partecipato ai campi-scuola in varie località, e lodo i nostri sacerdoti che li hanno guidati con dedizione paterna”.

Gioie umane anche nella vita quotidiana di ogni persona: “Allargo però l’orizzonte, e penso anche ad altre gioie che si possono gustare nella vita: ad esempio, le vittorie sportive ottenute con sacrificio e lealtà, i successi nel lavoro o nello studio, la soddisfazione del dovere compiuto, il portare a casa un pane onesto, il tepore della famiglia unita, la gioia del servizio e del vero volontariato, il godimento del silenzio, o della musica che eleva o della natura che incanta, la gioia delle amicizie coltivate e durature, e altre ancora.

Si, nella vita, ci sono anche le semplici gioie che ci danno sollievo nel cammino e ne siamo grati. Eppure, alle gioie umane manca sempre qualcosa. Quell’avverbio pienamente, che abbiamo cantato, resta sempre una meta da raggiungere”.

Nell’omelia mons. Ciollaro ha ricordato anche Hyso Telharai, un ragazzo albanese di 22 anni, arrivato in Italia col sogno di un diploma da geometra e che, per mantenersi, aveva cominciato a lavorare come bracciante nella raccolta dei pomodori nelle campagne foggiane:

“In questi giorni di festa, ad esempio, ci ha accompagnato il ricordo di Hyso Telharai, il ragazzo albanese di ventidue anni, arrivato in Italia col sogno di un diploma da geometra e che, per mantenersi, aveva cominciato a lavorare come bracciante nella raccolta dei pomodori nelle nostre campagne; opponendosi ai soprusi dei caporali, fu massacrato di botte e venticinque anni fa come oggi, 8 settembre, morì in solitudine a Cerignola. E noi ancora non riusciamo ad assicurare dignità e condizioni umane ai lavoratori stagionali di cui abbiamo bisogno, come si sta ripetendo anche quest’anno”.

Ringraziando coloro che hanno preparato il pranzo sociale il vescovo ha espresso un desiderio per il prossimo anno: “E’ un piccolo segno, è vero, ma contiene una speranza. Poiché questo fenomeno è annuale, e dunque prevedibile, come sarebbe bello l’anno prossimo, l’8 settembre, se il cielo ci darà vita, ritrovarci nel giorno della festa patronale e dire in riferimento alle necessità dei braccianti stagionali: ‘Quest’anno è andata molto meglio’.

Si può fare. Unendo le forze e i cuori qui sul posto, e con il concorso degli enti di livello più alto, si può fare! Ed, allora, i titolari delle aziende agricole, la Civica Amministrazione, la Caritas diocesana, le parrocchie, le Forze dell’Ordine, tutti insieme avremo modo di sorridere per i passi in avanti realizzati. E sarà più gioiosa la nostra festa patronale”.

Mentre per la festa patronale dell’arcidiocesi di Brindisi, mons. Giovanni Intini, nel discorso (da molti cittadini giudicato troppo lungo) alla città ha chiesto una maggior partecipazione: “A questo proposito, noi cristiani dobbiamo fare di più, perché alla luce della Dottrina sociale della Chiesa, si possa lavorare a una corretta relazione tra religione e società, promuovendo un dialogo fecondo con la comunità civile e le istituzioni pubbliche, perché illuminandoci a vicenda e liberandoci dalle scorie ideologiche, possiamo avviare una riflessione comune sui temi legati al rispetto della vita umana, della dignità della persona e dei legittimi diritti di ciascuno al lavoro, alla cura, all’istruzione, a una vita dignitosa”.

Ed ha ricordato alcuni gesti di solidarietà per una maggior partecipazione dei cristiani nella vita cittadina: “Come cristiani vogliamo accrescere il nostro stile di partecipazione per contribuire alla ricostruzione di una genuina appartenenza, premessa indispensabile per riappropriarci del senso di comunità. Mi piace, in questa circostanza, richiamare quelle piccole luci di partecipazione presenti nella nostra città, nate in seno all’esperienza ecclesiale, che con spirito e passione solidale esercitano l’amore politico, nella cura del prossimo;

mi riferisco alla Mensa delle parrocchie solidali, che ogni giorno accoglie per pranzo chi non può permetterselo, a Casa Betania, che da più di venticinque anni cerca di offrire un tetto sicuro, anche se momentaneo, a tanti senza fissa dimora, alla Casa degli aquiloni, che si prende cura di immigrati che cercano una dignitosa integrazione sul territorio, ed a un Gruppo di volontari coordinato dalla Fraternità parrocchiale ‘San Carlo di Gesù’ che, soprattutto nel periodo freddo dell’anno, cercano di offrire assistenza a chi vive per strada”.

A Camerino inaugurato il nuovo Centro pastorale diocesano

Domenica 9 giugno a Camerino è stato inaugurato il nuovo Centro pastorale diocesano nei locali dell’ex seminario, di cui l’arcivescovo di Camerino-San Severino Marche, mons. Francesco Massara, ne è stato il più convinto promotore, sensibile da sempre alla necessità di realizzare luoghi di aggregazione per le nuove generazioni. L’ex Seminario, danneggiato dal sisma del 2016, è stato ritenuto idoneo a questa ‘missione’ ed al termine di un’importante ristrutturazione, è riconsegnato all’arcidiocesi che lo mette a disposizione della comunità camerte.

Il nuovo Centro pastorale ospita alcune ampie sale per l’oratorio e gli incontri pastorali, un centro di ascolto della Caritas diocesana, un ambiente polivalente ed una spaziosa sala multimediale di ultima generazione. Per favorire le possibilità di incontro e di svago, il centro è dotato anche di uno spazio esterno attrezzato con un moderno campo da calcetto, uno da beach volley, oltre ad altri spazi verdi per i giochi. Grazie all’installazione di un ascensore, una parte dell’edificio ospita la casa del clero con cinque camere per i sacerdoti anziani che necessitano di assistenza in un ambiente familiare dove condividere la loro esperienza umana e sacerdotale.

Trentatré posti-letto sono riservati agli studenti, aggiungendo così ulteriore disponibilità di alloggio agli universitari, oltre quella già messa a disposizione nel Residence Next Generation, inaugurato nel centro storico di Camerino alla fine del 2022, come spiegato da una nota dell’arcidiocesi: “Per la prima volta, nel nostro territorio, viene realizzata un’opera fruibile contemporaneamente da tre generazioni (anziani, adulti e bambini), un significativo esempio di condivisione per promuovere il dialogo intergenerazionale, pur nella differenza delle attività pensate per ciascuno. Per questa ragione, l’arcivescovo ha voluto intitolare il nuovo Centro pastorale ad alcune figure camerti che hanno lasciato un’impronta indelebile nel cuore di tutti”.

La zona dedicata all’Oratorio ed alle attività pastorali è stata intitolata a Stefania Scuri e Maurizio Cavallaro, provenienti dall’esperienza dello scoutismo: la giovialità e lo spirito di servizio che hanno animato la loro vita rappresentano un esempio per tutti ed uno stimolo a ‘lasciare il mondo migliore di come lo abbiamo trovato’; mentre gli spazi sportivi esterni sono stati dedicati a mons. Quinto Martella.

Il Centro di ascolto gestito dalla Caritas diocesana, invece, è stato dedicato a mons. Renzo Rossi, sacerdote scomparso nel 2007, che è ricordato per la generosità e per l’aiuto materiale e spirituale che prodigava ai bisognosi. Infine, l’area esterna per le attività ludiche e sportive verrà intitolata a mons. Quinto Martella, morto nel 2020, il quale, come sacerdote ed insegnante, è sempre stato a contatto con i giovani, lasciando in eredità una significativa offerta che ha dato impulso alla realizzazione del Centro pastorale.

Inaugurando la struttura l’arcivescovo di Camerino-San Severino Marche, mons. Francesco Massara, ha preso lo spunto da una canzone di Luciano Ligabue per spiegare la realizzazione di un ‘sogno’: “Dobbiamo imparare ad uscire dai localismi, in quanto ogni paese ha bisogno di un campanile, ma non di un nuovo campanilismo”.

Per quale motivo un nuovo centro pastorale diocesano?

“L’idea di un nuovo centro pastorale diocesano nasce dalla necessità di avere spazi d’incontro che si erano persi durante il terremoto del 2016. Un luogo dove poter usufruire di tutto quello che necessita per integrare le relazioni e la formazione delle nostre comunità provate in tutti questi anni”.

Un luogo in cui possono coesistere tre generazioni (bambini, giovani ed anziani): è possibile un dialogo intergenerazionali? 

“E’ possibile un dialogo intergenerazionale che porta ad una ricchezza tra la sapienza degli anziani, la gioia dei bambini ed i sogni dei nostri giovani … un cammino di crescita e di scambi che porterà ad una società migliore”.

C’è anche un centro di ascolto della Caritas: quanto è importante ascoltare? 

“Il centro di ascolto offre un’attenzione alle povertà del territorio .Oggi si sente molto, ma si ascolta poco e si dedica poco tempo di qualità. Diventa necessario aprire i nostri cuori per incontrare Dio ed i poveri che ci stanno intorno”.

In quale modo la Chiesa cerca di fornire risposte alle domande dei giovani?

“La Chiesa è da sempre vicina ai giovani: li ascolta, li accompagna, li aiuta a realizzare quei sogni che a volte la società di oggi infrange. Loro sono il nostro presente ed il nostro futuro”.

Ad otto anni dal sisma si intravede qualcosa?

“Ad otto anni dal sisma come Chiesa stiamo portando avanti la ricostruzione con grande fatica ma con grande determinazione, sostenendo da sempre che non c’è una ricostruzione delle case senza una ricostruzione sociale ed economica. Solo così questo territorio non morirà”.

(Tratto da Aci Stampa)

Caritas italiana racconta l’impegno volontario dei giovani

Nella prima settimana di giugno a Roma è stato presentato il secondo rapporto della Caritas italiana sul volontariato nel contesto dell’incontro dei referenti diocesani Caritas del volontariato; mentre nello scorso marzo era stato pubblicato il rapporto ‘Tutto è possibile. Il volontariato in Caritas’ con i dati dei volontari Caritas attivi nelle diocesi e nelle parrocchie italiane: 84.248 persone.

Dal Rapporto emerge che nello scorso anno sono 13.732 i giovani tra i 16 e i 34 anni che fanno volontariato in Caritas, nelle parrocchie e nei servizi diocesani. In maggioranza sono ragazze, hanno un titolo di studio medio-alto, in maggioranza hanno un lavoro. Non tutti si dichiarano cattolici e solo un terzo abbondante è impegnato a livello ecclesiale. Circa il 40 per cento dei giovani fa servizio anche in altre realtà associative e tre quarti di loro donano più di cinque ore settimanali.

Dall’indagine emerge che sono 13.732 i giovani tra i 16 e i 34 anni che fanno volontariato nelle Caritas, nelle parrocchie e nei servizi diocesani, in maggioranza donne (70,3%); il 38,5% hanno un titolo di studio medio-alto, di cui il 38,5% è laureato ed il 29,2% ha un titolo di scuola media superiore. Di questi non sono tutti studenti; infatti il 46,1% lavora ed il 38,5% studia, mentre il 12.3% è disoccupato.

L’83,1% si dichiara cattolico, ma solo il 38,5% ha altri impegni nella dimensione ecclesiale; ed il 73,8% dedica al volontariato più di 5 ore alla settimana. Inoltre il 40% fa volontariato anche presso altre realtà sociali, non solamente cattoliche, pubbliche e private. I giovani volontari sono entrati in contatto con la Caritas soprattutto perché frequentavano parrocchie o associazioni cattoliche (41,5%) oppure perché conoscevano personalmente operatori o responsabili di servizi (35,4%); il 25% di loro ha fatto il Servizio Civile o l’Anno di volontariato sociale.

Nel volume si parla anche delle varie proposte di volontariato di Caritas Italiana o sviluppate sui territori. 22 le diocesi coinvolte nell’analisi quantitativa, 421 i progetti di volontariato giovanile sostenuti nell’ambito del Progetto nazionale ‘Servizio. nonviolenza, cittadinanza’ (tra il 2006 e il 2023), 181 progetti di Anno di volontariato sociale, 240 le ‘Proposte diversificate’ in 97 Caritas diocesane. Il Servizio civile, dal 2001 (anno in cui fu istituito il Servizio civile nazionale su base volontaria), ha visto la partecipazione di circa 14mila volontari, in progetti in Italia e all’estero.

Il direttore della Caritas nazionale, don Marco Pagniello, ha sottolineato il valore del volontariato: “L’esperienza del volontariato in Caritas, in particolare va oltre il sem­plice fare: tocca l’anima, invitando i giovani a guardare oltre sé stessi per abbracciare una visione più ampia di solidarietà e fraternità universale, a partire dai più poveri. In questo modo, il volontariato diventa non solo un’opportunità di crescita personale, ma anche un mezzo per costruire una società più giusta e solidale”.

Ed ha raccontato l’esperienza del volontariato nella Caritas nel ricordo di mons. Nervo: “L’esperienza del volontariato in Caritas, in particolare, va oltre il semplice fare: tocca l’anima, invitando i giovani a guardare oltre sé stessi per abbracciare una visione più ampia di solidarietà e fraternità universale, a partire dai più poveri. In questo modo, il volontariato diventa non solo un’opportunità di crescita personale, ma anche un mezzo per costruire una società più giusta e solidale.

 Questo rende giustizia ad una delle intuizioni di don Giovanni Nervo che, parlando dell’identità del volontario, affermava che ‘essere volontari significa portare nei servizi alla persona un supplemento d’anima’. Il volontariato giovanile è in grado di portare al servizio questo abbondante supplemento d’anima: i giovani, con il loro entusiasmo e la loro capacità empatica sono in grado di umanizzare i servizi, soprattutto laddove gli operatori appaiono schiacciati dal peso di una domanda sociale sempre più complessa e urgente”.

(Foto: Caritas Italiana)

A Camerino sarà inaugurato il nuovo Centro pastorale

Domenica 9 giugno, alle ore 16.00, a Camerino, avrà luogo l’inaugurazione del nuovo Centro pastorale diocesano nei locali dell’ex Seminario, in via Macario Muzio n. 8. L’arcivescovo di Camerino-San Severino Marche, mons. Francesco Massara, ne è stato il più convinto promotore, sensibile da sempre alla necessità di realizzare luoghi di aggregazione per le nuove generazioni.

L’ex Seminario, danneggiato dal sisma del 2016, è stato ritenuto idoneo a questa ‘missione’ ed al termine di un’importante ristrutturazione, è riconsegnato all’arcidiocesi che lo mette a disposizione della comunità camerte.

Il nuovo Centro pastorale ospiterà alcune ampie sale per l’Oratorio e gli incontri pastorali, un Centro di ascolto della Caritas diocesana, un ambiente polivalente e una spaziosa sala multimediale di ultima generazione. Per favorire le possibilità di incontro e di svago, il Centro sarà dotato anche di uno spazio esterno attrezzato con un moderno campo da calcetto, uno da beach volley, oltre ad altri spazi verdi per i giochi. Grazie all’installazione di un ascensore, una parte dell’edificio ospiterà la Casa del clero con cinque camere per i sacerdoti anziani che necessitano di assistenza in un ambiente familiare dove condividere la loro esperienza umana e sacerdotale.

33 posti letto saranno riservati agli studenti, aggiungendo così ulteriore disponibilità di alloggio agli universitari, oltre quella già messa a disposizione nel Residence Next Generation, inaugurato nel centro storico di Camerino alla fine del 2022.

“Per la prima volta, nel nostro territorio, viene realizzata un’opera fruibile contemporaneamente da tre generazioni (anziani, adulti e bambini), un significativo esempio di condivisione per promuovere il dialogo intergenerazionale, pur nella differenza delle attività pensate per ciascuno. Per questa ragione, l’arcivescovo ha voluto intitolare il nuovo Centro pastorale ad alcune figure camerinesi che hanno lasciato un’impronta indelebile nel cuore di tutti”, spiega una nota della diocesi.

La zona dedicata all’Oratorio ed alle attività pastorali sarà intitolata a Stefania Scuri e Maurizio Cavallaro prematuramente scomparsi, entrambi provenienti dall’esperienza dello scoutismo: la giovialità e lo spirito di servizio che hanno animato la loro vita rappresentano un esempio per tutti ed uno stimolo a ‘lasciare il mondo migliore di come lo abbiamo trovato’.

Il Centro di ascolto gestito dalla Caritas diocesana, invece, sarà dedicato a mons. Renzo Rossi, sacerdote scomparso nel 2007, che è ricordato per la generosità e per l’aiuto materiale e spirituale che prodigava ai bisognosi. Infine, l’area esterna per le attività ludiche e sportive verrà intitolata a mons. Quinto Martella, morto nel 2020, il quale, come sacerdote ed insegnante, è sempre stato a contatto con i giovani, lasciando in eredità una significativa offerta che ha dato impulso alla realizzazione del Centro pastorale.

(Foto: diocesi di Camerino-San Severino Marche)

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