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Papa Francesco: preghiera e predicazione per l’annuncio della Parola di Dio

“E, per favore, continuiamo a pregare per la pace! La guerra è una sconfitta umana. La guerra non risolve i problemi, la guerra è cattiva, la guerra distrugge. Preghiamo per i Paesi in guerra. Non dimentichiamo la martoriata Ucraina, non dimentichiamo la Palestina, Israele, Myanmar… Tanti bambini morti, tanti innocenti morti! Preghiamo perché il Signore ci faccia arrivare alla pace. Preghiamo sempre per la pace”.
Anche oggi, a conclusione dell’udienza generale papa Francesco ha chiesto pace ed ha pregato per tutti i deceduti a causa delle guerre. Inoltre, per la prima volta, ha rivolto un saluto ai fedeli di lingua cinese, in quanto la catechesi sarà tradotta anche nella loro lingua: “Oggi, con grande piacere, diamo avvio alla lettura, della sintesi della catechesi in cinese. Desidero, perciò, rivolgere il mio cordiale saluto alle persone di lingua cinese qui presenti e a quelle collegate tramite i mezzi di comunicazione. Su tutti voi e sulle vostre famiglie invoco la gioia e la pace. Che Dio vi benedica”.
E nel prosieguo del ciclo di catechesi ‘Lo Spirito e la Sposa’ papa Francesco ha incentrato la meditazione sul tema ‘Annunciare il Vangelo nello Spirito Santo. Lo Spirito Santo e l’evangelizzazione’, spiegando che nel Nuovo Testamento, la parola ‘Vangelo’ ha due significati principali: “Nel Nuovo Testamento, la parola ‘Vangelo’ ha due significati principali. Può indicare ognuno dei quattro Vangeli canonici: Matteo, Marco, Luca e Giovanni, e in questa accezione per Vangelo si intende la buona notizia proclamata da Gesù durante la sua vita terrena. Dopo la Pasqua, la parola ‘Vangelo’ assume il nuovo significato di buona notizia su Gesù, cioè il mistero pasquale della morte e risurrezione del Signore”.
E’ stato un invito a ‘ripartire’ sempre dall’annuncio della Parola di Dio: “La predicazione di Gesù e, in seguito, quella degli Apostoli, contiene anche tutti i doveri morali che scaturiscono dal Vangelo, a partire dai dieci comandamenti fino al comandamento ‘nuovo’ dell’amore. Ma se non si vuole ricadere nell’errore denunciato dall’apostolo Paolo di mettere la legge prima della grazia e le opere prima della fede, è necessario ripartire sempre di nuovo dall’annuncio di ciò che Cristo ha fatto per noi. Per questo nell’Esortazione apostolica ‘Evangelii gaudium’ si insiste tanto sulla prima delle due cose, cioè sul kerygma, o ‘proclamazione’, da cui dipende ogni applicazione morale”.
E per mettere in pratica questo sono necessarie due situazioni: “Facile a dirsi (si potrebbe obbiettare), ma come metterlo in pratica se non dipende da noi, ma dalla venuta dello Spirito Santo? In realtà, c’è una cosa che dipende da noi, anzi due, e le accenno brevemente. La prima è la preghiera… Dunque, la prima cosa che dipende da noi è pregare, perché venga lo Spirito Santo. La seconda è non volere predicare noi stessi, ma Gesù Signore”.
Per tale ragioni le omelie devono essere brevi: “Questo riguarda la predicazione. A volte ci sono predicazioni lunghe, 20 minuti, 30 minuti… Ma, per favore, i predicatori devono predicare un’idea, un affetto e un invito ad agire. Oltre gli otto minuti la predica svanisce, non si capisce. E questo lo dico ai predicatori… A volte vediamo gli uomini che quando incomincia la predica vanno fuori a fumare una sigaretta e poi rientrano. Per favore, la predica dev’essere un’idea, un affetto e una proposta di azione. E non andare mai oltre i dieci minuti. Questo è molto importante”.
L’altra cosa importante è quella di ‘raccontare’ Gesù: “La seconda cosa è non volere predicare noi stessi ma il Signore. Non occorre dilungarci su questo, perché chiunque è impegnato nell’evangelizzazione sa bene che cosa significa, nella pratica, non predicare sé stessi. Mi limito a un’applicazione particolare di tale esigenza. Non volere predicare sé stessi implica anche non dare sempre la precedenza a iniziative pastorali promosse da noi e legate al proprio nome, ma collaborare volentieri, se richiesto, a iniziative comunitarie, o affidateci dall’obbedienza”.
Mentre, prima dell’udienza generale, il papa aveva ricevuto le suore della Santa Famiglia di Nazareth all’inizio delle celebrazioni del 150° anniversario della Congregazione: “Ed è bello e propizio che il vostro anniversario cada all’inizio del nuovo anno liturgico. Il tempo di Avvento, con la sua attesa paziente, piena di speranza nelle promesse del Signore, può servire da modello per accrescere la nostra fiducia nella provvidenza di Dio. Prego perciò che i vostri festeggiamenti aiutino i membri della Congregazione e tutti coloro che collaborano nelle sue diverse missioni a crescere nella fiduciosa contemplazione del Figlio di Dio incarnato, specialmente nel Santissimo Sacramento e nelle persone che servite”.
Ed ha sottolineato questo loro giubileo: “l tempo stesso, il vostro giubileo coincide felicemente con l’Anno Santo, nel quale la Chiesa intera sta per entrare. I Giubilei sono momenti preziosi per fare il punto della nostra vita, sia come singole persone che come comunità. Sono inoltre occasioni di riflessione, di raccoglimento e di ascolto di ciò che lo Spirito Santo oggi ci dice. Con il cuore aperto all’incontro ‘autentico e personale con il Signore Gesù, la ‘porta’ della nostra salvezza’, le vostre comunità siano sempre come ‘soglie’ attraverso le quali le famiglie, che sono al centro del vostro carisma, possano trovare rifugio, speranza e pace in Cristo Salvatore”.
Infine ha chiesto loro di essere ‘segno’ di speranza per le famiglie colpite dalla guerra: “E a questo proposito, non possiamo dimenticare le tante famiglie devastate dalla guerra e dalla violenza, sfollate dalla propria casa, o fuggite dal loro paese. La vostra preghiera e le vostre generose opere di carità manifestino sempre l’amore di Gesù, affinché possiate essere segni di speranza per quanti vivono in ogni genere di difficoltà”.
(Foto: Santa Sede)
A Tolentino sulle orme del beato Tommaso da Tolentino e del venerabile Matteo Ricci

Nel viaggio apostolico a Singapore papa Francesco ha ricordato ai gesuiti che san Francesco Saverio e il venerabile p. Matteo Ricci hanno affrontato situazioni difficili, confidando nella ‘potenza’ della preghiera: “E guardate anche alla vita di Francesco Saverio, di Matteo Ricci e di tanti altri gesuiti: sono stati capaci di andare avanti grazie al loro spirito di preghiera”; mentre in un’udienza generale dello scorso anno aveva ricordato l’apporto del gesuita maceratese nello stabilire l’amicizia con il popolo cinese:
“Il suo amore per il popolo cinese è un modello… Lui ha portato il cristianesimo in Cina; lui è grande sì, perché è un grande scienziato, lui è grande perché è coraggioso, lui è grande perché ha scritto tanti libri, ma soprattutto lui è grande perché è stato coerente con la sua vocazione, coerente con quella voglia di seguire Gesù Cristo”.
Partendo da tali presupposti a fine settembre a Tolentino si è svolto un incontro sul tema ‘Fra Tommaso e Padre Matteo in Asia: diplomatici del Vangelo’, organizzato dal Comitato per le celebrazioni in memoria del beato Tommaso da Tolentino, dal Santuario della Basilica di san Nicola da Tolentino e dal Sermit odv (Servizio missionario Tolentino), che sostiene i missionari in Brasile, in India ed in Burundi, con gli interventi del missionario e sinologo p. Gianni Criveller, direttore del Centro missionario del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) e direttore editoriale di Asia News, che ha incentrato il proprio intervento sull’azione missionaria del francescano beato Tommaso da Tolentino e del gesuita, venerabile p. Matteo Ricci: ‘Fra Tommaso da Tolentino e padre Matteo Ricci: due missionari marchigiani in Cina’; mentre il prof. Dario Grandoni, docente di ‘Business Startup e Corporate Finance’ all’Università Politecnica delle Marche e presidente della Fondazione internazionale ‘P. Matteo Ricci’ di Macerata, ha descritto la figura del gesuita maceratese: ‘Padre Matteo Ricci, un ponte o un modello?’, confrontandosi sul tema della serata: ‘Fra Tommaso e Padre Matteo in Asia: diplomatici del Vangelo’.
Durante il convegno p. Gianni Criveller ha descritto il ‘contatto’ tra il beato Tommaso da Tolentino e la Cina: “Il primo contatto tra Tommaso e la missione di Cina risale al giugno-luglio del 1307, quando il frate di Tolentino consegnò a papa Clemente V, un papa avignonese che si trovava in quel momento nella regione della Guascogna, le ultime due lettere del confratello missionario a Pechino Giovanni da Montecorvino: fu a seguito di esse che il papa inviò sette nuovi vescovi francescani in Oriente per consacrare Giovanni. Secondo alcuni, tra loro avrebbe potuto esserci lo stesso Tommaso, ma è una ipotesi poco credibile”.
Inoltre il relatore ha evidenziato che la storia di questi missionari francescani, uccisi in ‘odium fidei’ in India, si ricollega all’idea di missione avanzata da Gioacchino da Fiore e da san Francesco di Assisi: “Le profezie visionarie di Gioacchino, l’entusiasmo di Francesco d’Assisi che mostrava che era possibile vivere il vangelo alla lettera e senza commento, le attese suscitate dal papato di Celestino V furono le fonti del movimento degli spirituali e di altri movimenti alternativi alla chiesa istituzionale, percepita da tanti come non più corrispondente alla forma apostolica. Sul fronte missionario questa visione aveva per protagonista Dio, o meglio la Santa Trinità, autrice della missione. I credenti, i missionari partecipano in modo simbolico ad una missione pienamente realizzata dalla Trinità”.
Al termine dell’incontro abbiamo domandato a p. Gianni Criveller di spiegarci il motivo per cui la Chiesa ha guardato verso l’Asia ed in particolare verso la Cina: “In Cina ci sono tanti uomini e donne che attendono l’annuncio del Vangelo”.
Per quale motivo i francescani decisero di andare in missione in Cina?
“I francescani hanno iniziato la loro missione in Cina intorno a metà del secolo XIII su mandato dei papi ed alcuni sollecitati anche dai re di Francia, quali Guglielmo da Rubok, come missionari e come diplomatici. Poi dalla Cina hanno scritto relazioni molto importanti, che oggi sono utili per conoscere la Cina dei secoli XIII e XIV”.
E quale è stato il pensiero che ha mosso p. Matteo Ricci di recarsi in Cina?
“P. Matteo Ricci fondamentalmente è andato in Cina per evangelizzare e portare la fede; era un figlio del suo tempo, all’inizio della modernità. Era uomo di scienza e di cultura, che dava molta importanza ai libri ed alle immagini: ha trasmesso la fede in Cina attraverso questi mezzi”.
Nel viaggio apostolico in Asia papa Francesco ha esortato i cristiani a guardare a p. Matteo Ricci: è un modello per gli europei per rapportarsi con i cinesi?
“Sì, è un modello soprattutto per il suo spirito di ‘accomodamento’, che oggi chiamiamo interculturalità, cioè l’interlocutore è importante perché ha qualcosa da dire e non sono solo io che devo per forza dire qualcosa. Poi è molto importante lo stile dell’amicizia che p. Matteo Ricci ha attivato, perché è stato una novità, in quanto non tutti i missionari erano amichevoli con le popolazioni”.
L’Accordo Provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese, riguardante la nomina dei Vescovi, quali rapporti sta introducendo?
“Direi abbastanza scarsi in quanto l’accordo avrebbe dovuto portare molto più frutti e sono stati pochi i vescovi che sono stati consacrati e moltissime diocesi cinesi sono ancora senza vescovo. Tuttavia il rinnovo, che verrà fatto, porterà ad un miglioramento della funzionalità di questo accordo”.
(Tratto da Aci Stampa)
A Tolentino per conoscere fra Tommaso da Tolentino e p. Matteo Ricci sulla strada della Cina

Nel viaggio apostolico a Singapore papa Francesco ha ricordato l’apporto di p. Matteo Ricci nello stabilire l’amicizia con il popolo cinese, ripetendo quello che aveva sottolineato nell’Udienza generale dello scorso anno: “Il suo amore per il popolo cinese è un modello… Lui ha portato il cristianesimo in Cina; lui è grande sì, perché è un grande scienziato, lui è grande perché è coraggioso, lui è grande perché ha scritto tanti libri, ma soprattutto lui è grande perché è stato coerente con la sua vocazione, coerente con quella voglia di seguire Gesù Cristo”.
E’ quello che cercherà di raccontare l’incontro a cui interverranno p. Gianni Criveller, direttore del Centro missionario del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) di Milano, direttore del giornale online Asianews e già presidente della Commissione storica della causa di beatificazione di padre Matteo Ricci, ed il prof. Dario Grandoni, docente di ‘Business Startup e Corporate Finance’ all’Università Politecnica delle Marche e presidente della Fondazione internazionale ‘P. Matteo Ricci’ di Macerata, sul tema della serata : ‘Fra Tommaso e Padre Matteo in Asia: diplomatici del Vangelo’, mercoledì 25 settembre alle ore 21.15 nella basilica di san Nicola a Tolentino, organizzato dal Comitato per le celebrazioni in memoria del beato Tommaso da Tolentino, dal Santuario della Basilica di san Nicola da Tolentino e dal Sermit.
L’incontro, che è preludio al convegno del convegno internazionale su ‘Marco Polo e i Francescani in Oriente’ che si svolgerà sempre a Tolentino il 18/19 ottobre, prende spunto da una lettera del venerabile p. Matteo Ricci al padre scritta nel 1599, in cui esprimeva il suo desiderio di entrare nell’ordine dei Gesuiti per partire verso la Cina, dopo aver letto il martirio del beato Tommaso da Tolentino, avvenuto in India nel 1321: “Mio padre non ha mai creduto che io fin da bambino sognavo di venire qua in Cina, il misterioso Katai di cui avevo letto nella nostra biblioteca scolastica su quel famoso libro ‘Il Milione’ di Marco Polo e poi anche nelle ‘Memorie di viaggio’ del francescano Odorico da Pordenone, memoria nelle quali avevo trovato il racconto, tra l’altro, del ritrovamento nel 1326 vicino a Bombay, del corpo incorrotto del beato Tommaso da Tolentino, martirizzato… l’11 aprile 1321”.
E p. Ricci, seguendo l’esempio del beato Tommaso da Tolentino, è stato un ‘ponte’ tra Oriente ed Occidente, che oggi è ancora valido, come aveva sottolineato p. Criveller: “Ricci è, come san Francesco, un uomo universale, una persona che unisce, creando ponti, terreno comune e possibilità di dialogo. Non ci sono alternative all’incontro tra i popoli, culture e religioni diverse. Ma Ricci, come Francesco, non è un uomo neutrale, è portatore di un messaggio: il Vangelo di Gesù”.
Monsignor Pighin: il cardinale Costantini antesignano del dialogo tra Santa Sede e Cina

“Di fronte specialmente ai Cinesi, ho creduto opportuno di non dover accreditare in alcun modo il sospetto che la religione cattolica apparisca come messa sotto tutela e, peggio ancora, come strumento politico al servizio delle nazioni europee”: così, nei suoi memoriali, il card. Celso Costantini ricordava un tratto qualificante della sua missione di primo delegato apostolico in Cina dal 1922 al 1933.
Negli ultimi decenni la memoria di questa figura geniale e profetica della Chiesa cattolica del secolo scorso è stata valorizzata da mons. Bruno Fabio Pighin, professore ordinario nella Facoltà di Diritto Canonico S. Pio X di Venezia e delegato episcopale per la causa di canonizzazione del cardinale. Ed un volume curato dal prof. Pighin, intitolato ‘Il Cardinale Celso Costantini e la Cina. Costruttore di un ‘ponte’ tra Oriente e Occidente’, esplora aspetti poco conosciuti del cardinale friulano.
Il segretario di stato vaticano, card. Pietro Parolin, nella prefazione al volume, aggiunge dettagli preziosi: “Quel percorso ha tracciato una direzione, sulla quale la Chiesa prosegue tutt’oggi, come avvenuto con l’Accordo provvisorio tra Santa Sede e Repubblica popolare cinese riconfermato nel 2022. Tale Accordo, già auspicato da papa Benedetto nel 2007 e firmato sotto il pontificato di papa Francesco nel 2018, riguarda la nomina dei vescovi in Cina, in continuità ideale coi sei primi Vescovi cinesi, consacrati a Roma da Pio XI e dallo stesso Costantini nel 1926”.
Da mons. Pighin ci facciamo spiegare da dove nasce l’idea di pubblicare quest’opera: “L’iniziativa è stata voluta dall’associazione ‘Amici del Cardinale Celso Costantini’, promotrice dell’esposizione permanente dedicata a ‘Celso Costantini e la Cina’, inaugurata nel 2023 nel Museo diocesano di arte sacra di Pordenone, che intende custodire, valorizzare e rendere fruibili, anche per i posteri, i tesori culturali inestimabili legati all’insigne porporato pordenonese, molti dei quali provenienti dalla terra di Confucio”.
Quali sono i contenuti di questa pubblicazione?
“Il testo presenta un originale mosaico letterario, nel quale si evidenziano tre polarità che interagiscono tra loro. Anzitutto emerge la figura geniale di Celso Costantini, oggi riscoperta nei suoi vari profili di vescovo e poi cardinale, di scrittore, scultore, protagonista nell’arte sacra del secolo scorso, di diplomatico e di artefice di carità e di pace. Il secondo filone, intrecciato con il primo, illustra le gesta da lui compiute in Cina, dove rifondò la comunità cattolica con propri vescovi, valorizzò la grande civiltà cinese nella liturgia e nell’arte cristiana e sviluppò il dialogo con le autorità del più grande Stato dell’Asia. La terza dimensione attraversa l’intera pubblicazione con 150 fotografie di valore storico-artistico. In esse viene documentato il patrimonio culturale da lui lasciato e ora esposto permanentemente nel Museo diocesano di Pordenone”.
Per quale motivo il card. Celso Costantini è stato un costruttore di ‘ponte’ tra Oriente ed Occidente?
“Celso Costantini, primo delegato apostolico in Cina, ha creato una svolta ai rapporti della Chiesa cattolica con la terra di Confucio e poi, da segretario di Propaganda Fide, più in generale con l’Estremo Oriente. Ha inaugurato la ‘decolonizzazione’ religiosa trattando la Cina con tutta la dignità che meritava, su un piano di uguaglianza, riconoscendone la sua grande cultura e civiltà con la quale si mise in dialogo. Il suo impegno potrebbe essere definito oggi di carattere ‘transculturale’, nella consapevolezza che il Vangelo si ‘coniuga’ con ogni cultura e funge da veicolo anche per i rapporti socio-culturali a livello mondiale”.
Quale contributo offrì il card. Costantini al Concilio sinense?
“Il Primo Concilio Cinese tenutosi a Shanghai nel 1924 sarebbe stato semplicemente impensabile senza l’opera svolta per esso dal card. Celso Costantini. Anzitutto egli fece compiere una svolta di 180 gradi alla preparazione dell’assise, ponendo le basi della futura opera di evangelizzazione in Cina, mentre in precedenza l’impegno mirava a comporre un compendio delle disposizioni emanate negli ultimi tre secoli. Nella fase della celebrazione conciliare egli fu il grande protagonista nel condurlo a buon fine. Gli atti prodotti sono splendidi, grandiosi e originali nella loro forma e nel loro contenuto, considerati ovviamente nel loro contesto di un secolo fa. Infine il card. Costantini fu l’artefice principale della loro pronta attuazione, prima ancora che i decreti conciliari fossero revisionati dalla Santa Sede e poi pubblicati nel 1929”.
Per il card. Costantini cosa significava ‘evangelizzare’?
“Per il card. Celso Costantini ‘evangelizzare’ voleva dire l’opposto di ‘conquistare’, perché significava far risuonare la bellissima notizia portata da Gesù Cristo all’umanità. Il punto centrale stava nel favorire una relazione diretta delle persone con il Risorto, al fine di sperimentare il suo amore salvifico per ogni essere umano, chiamato alla dignità di diventare figlio di Dio”.
Il dialogo tra Santa Sede e Repubblica Popolare Cinese ha portato all’accordo per la nomina dei vescovi cinesi: si può dire che il card. Costantini fu antesignano di questo dialogo?
“Il card. Celso Costantini fu più di un ‘antesignano’ di questo dialogo. Infatti, i rapporti tra la Repubblica Cinese e la Santa Sede non sono iniziati oggi, ma si collocano in un tracciato storico. Le piene relazioni diplomatiche tra lo Stato più grande dell’Asia e la Sede Apostolica, stabilite nel 1946, ebbero nel card. Costantini il principale protagonista. Esse furono poi congelate con l’avvento della rivoluzione maoista. Oggi si sta verificando un disgelo fra i due soggetti di diritto internazionale, il quale impone di affrontare problemi simili a quelli risolti con l’apporto determinante del card. Costantini. Si noti poi che l’accordo in vigore tra le due parti sovrane sulla nomina dei vescovi cinesi riguarda i presuli con i successori di quelli portati alla dignità episcopale dallo stesso card. Costantini”.
Cosa è stato il ‘metodo’ Costantini?
“Alcuni storici contemporanei hanno individuato nell’opera di Celso Costantini un metodo nuovo e originale a livello politico e diplomatico della Santa Sede. Detto metodo si basa sull’opportunità di muoversi verso una metà ben chiara tramite percorsi parziali ma sanificativi, ampliando gradualmente le aree condivise e utilizzando canali di dialogo non solo diplomatici, ma anche sociali e culturali. Questo è congeniale alla Santa Sede perché, a differenza degli altri soggetti di diritto internazionale territorialmente delimitati, essa gode di dimensioni planetarie nel governo della Chiesa cattolica che è universale”.
(Tratto da Aci Stampa)
Papa Francesco: il Concilio cinese nella missione della Chiesa

Papa Francesco oggi ha inviato un videomessaggio ai partecipanti al convegno internazionale ‘100 anni dal Concilium Sinense: tra storia e presente’, organizzato dalla Pontificia Università Urbaniana in collaborazione con l’Agenzia Fides e la Commissione Pastorale per la Cina, sottolineando la ricorrenza occasione ‘preziosa’:
“Sono contento di potermi rivolgere a voi in occasione del convegno dedicato al centenario del Concilium Sinense, il primo e finora unico Concilio della Chiesa cattolica cinese, che si svolse a Shangai tra maggio e giugno 1924, esattamente cento anni fa. Il titolo del vostro convegno è ‘Cento anni dal Concilium Sinense, tra storia e presente’, e certo questa ricorrenza rappresenta per tante ragioni un’occasione preziosa”.
E’ stato un sinodo importante sia per la Chiesa che per la Cina: “Quel Concilio fu davvero un passaggio importante nel percorso della Chiesa cattolica nel grande Paese che è la Cina. A Shanghai, i Padri riuniti nel Concilium Sinense vissero un’esperienza autenticamente sinodale e presero insieme decisioni importanti. Lo Spirito Santo li riunì, fece crescere l’armonia tra loro, li portò lungo strade che molti tra loro non avrebbero immaginato, superando anche le perplessità e le resistenze. Così fa lo Spirito Santo che guida la Chiesa”.
Quel sinodo è stato l’inizio di un cammino della riscoperta del cristianesimo: “Loro erano quasi tutti provenienti da Paesi lontani, e prima del Concilio molti tra loro non erano ancora pronti a prendere in considerazione l’opportunità di affidare la guida delle diocesi a sacerdoti e vescovi nati in Cina.
Poi, riuniti in Concilio, compirono un vero cammino sinodale e firmarono tutti le disposizioni che aprivano nuove strade affinché la Chiesa, anche la Cina cattolica, potesse avere sempre più un volto cinese. Riconobbero che quello era il passo da fare, perché l’annuncio di salvezza di Cristo può raggiungere ogni comunità umana e ogni singola persona solo se parla nella sua lingua materna”.
Ed ha ricordato i ‘contributi’ di p. Matteo Ricci e del card. Costantini: “I Padri del Concilio seguirono le orme di grandi missionari, come padre Matteo Ricci – Lì Mǎdòu; si misero nel solco aperto dall’apostolo Paolo, quando predicava che occorre farsi tutto a tutti pur di annunciare e testimoniare Cristo risorto.
Un contributo importante, nella promozione e nella guida del Concilium Sinense, arrivò dall’Arcivescovo Celso Costantini, il primo Delegato Apostolico in Cina, che per decisione di papa Pio XI fu anche il grande organizzatore e il Presidente del Concilio”.
E soprattutto il card. Costantini contribuì alla comunione tra Cina e Santa Sede: “Costantini applicò alla situazione concreta uno sguardo davvero missionario. E fece tesoro degli insegnamenti della ‘Maximum illud’, la Lettera apostolica sulle missioni pubblicata nel 1919 da papa Benedetto XV.
Seguendo lo slancio profetico di quel documento, Costantini ripeteva semplicemente che la missione della Chiesa era quella di ‘evangelizzare, non colonizzare’. Nel Concilio di Shanghai, anche grazie all’opera di Celso Costantini, la comunione tra la Santa Sede e la Chiesa che è in Cina si manifestò nei suoi frutti fecondi, frutti di bene per tutto il popolo cinese”.
Inoltre per il papa i partecipanti del concilio cinese tracciarono i percorsi per il ‘futuro’: “Il cammino della Chiesa lungo la storia è passato e passa per strade impreviste, anche per tempi di pazienza e di prova. Il Signore, in Cina, ha custodito lungo il cammino la fede del popolo di Dio. E la fede del popolo di Dio è stata la bussola che ha indicato la via in tutto questo tempo, prima e dopo il Concilio di Shanghai, fino a oggi”.
In questo modo si realizza la comunione: “I cattolici cinesi, in comunione con il Vescovo di Roma, camminano nel tempo presente. Nel contesto in cui vivono, testimoniano la propria fede anche con le opere di misericordia e carità, e nella loro testimonianza danno un contributo reale all’armonia della convivenza sociale, alla edificazione della casa comune. Chi segue Gesù ama la pace, e si trova insieme a tutti quelli che operano per la pace, in un tempo in cui vediamo agire forze disumane che sembrano voler accelerare la fine del mondo”.
Al termine il papa ha invitato a pregare la Madonna di Sheshan: “I partecipanti al Concilio di Shanghai guardarono al futuro. E, alcuni giorni dopo la fine del Concilio, si recarono in pellegrinaggio al Santuario di Nostra Signora di Sheshan, vicino Shanghai…
Proprio in questi giorni, nel mese di maggio, dedicato dal popolo di Dio alla Vergine Maria, tanti nostri fratelli e sorelle cinesi salgono in pellegrinaggio al Santuario di Sheshan, per affidare le loro preghiere e le loro speranze all’intercessione della Madre di Gesù. Fra pochi giorni, il 24 maggio, festa di Maria Aiuto dei cristiani, la Chiesa nel mondo intero pregherà con i fratelli e le sorelle della Chiesa che è in Cina, come era stato chiesto da papa Benedetto XVI nella sua Lettera ai cattolici cinesi”.
Durante il convegno mons. Giuseppe Shen Bin, vescovo di Shanghai, come ha riportato l’Agenzia Fides, ha parlato dello sviluppo della Chiesa in Cina nella linea tracciata dal card. Costantini: “Oggi il popolo cinese sta portando avanti la grande rinascita della nazione cinese in modo globale con una modernizzazione in stile cinese, e la Chiesa cattolica in Cina deve muoversi nella stessa direzione, seguendo un percorso di cinesizzazione che sia in linea con la società e la cultura cinese di oggi…
Papa Francesco ha anche spesso sottolineato che essere un buon cristiano non solo non è incompatibile con l’essere un buon cittadino, ma ne è parte integrante… Spesso diciamo che la fede non ha confini, ma i credenti hanno una propria Patria e una loro cultura che è nata dalla propria Patria”.
Ha concluso l’intervento affermando che la Chiesa cattolica in Cina seguirà l’insegnamento dell’apostolo Paolo con lo spirito di p. Matteo Ricci: “Guardando al futuro, la Chiesa cattolica cinese continuerà a seguire l’insegnamento dell’apostolo Paolo, che disse:
“Mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno”, portando avanti il percorso di cinesizzazione della Chiesa iniziato dai missionari come Matteo Ricci per primo, e proseguendo l’orientamento indicato dal Sinodo di Shanghai riguardo alla costruzione della Chiesa indigena. Continueremo a costruire la Chiesa in Cina come Chiesa santa e cattolica, che sia conforme alla volontà di Dio, accetti l’eccellente patrimonio culturale tradizionale cinese e che sia benvoluta nella società cinese di oggi”.
(Foto: Franco Casadidio)
Marco Polo e i francescani in terra di Cina

Nella realtà odierna sono molto importanti i mediatori culturali, ossia coloro che riescono a far incontrare popoli e culture così da costruire strutture di pace che contrastino gli scontri d’ignoranza di cui si vedono gli esiti nefasti.
Tra questi personaggi dall’alto valore storico e simbolico certamente c’è Marco Polo, il mercante veneziano che giunse in terra di Cina e di cui ricorrono settecento anni dalla morte avvenuta a Venezia l’8 gennaio 1324.
Le iniziative in programma sono molteplici e tra esse si evidenzia il convegno ‘Appunti di viaggio: Marco Polo e i Francescani in Oriente nei secoli XIII-XIV’ in programma a Tolentino sabato 19 ottobre 2024 già annunciato nel sito ufficiale del centenario Homepage | Le vie di Marco Polo.
Certamente un ruolo importante ha avuto frate Giovanni da Montecorvino primo vescovo in terra di Cina proprio negli anni in cui era presente anche Marco Polo assieme ad altri mercanti, come spiega Pacifico Sella in Giovanni da Montecorvino, l’anti Marco Polo del Cristianesimo – La Nuova Bussola Quotidiana (lanuovabq.it).
Questo si può leggere nel blog ‘Il Cattolico’ di p. Pietro Messa; mentre il sito dell’Università Antonianum di Roma rilancia, tra le molte iniziative in programma per il centenario della morte di Marco Polo, il convegno ‘Appunti di viaggio: Marco Polo e i Francescani in Oriente nei secoli XIII-XIV’ che si terrà a Tolentino sabato 19 ottobre, come già annunciato nel sito ufficiale del centenario del comune di Venezia, www.leviedimarcopolo.it;
“Nella realtà odierna sono molto importanti i mediatori culturali, ossia coloro che riescono a far incontrare popoli e culture così da costruire strutture di pace che contrastino gli scontri d’ignoranza di cui si vedono gli esiti nefasti. Tra questi personaggi dall’alto valore storico e simbolico certamente c’è Marco Polo, il mercante veneziano che giunse in terra di Cina e di cui ricorrono settecento anni dalla morte avvenuta a Venezia l’8 gennaio 1324”.
La regione e le città delle Marche hanno da molti secoli rapporti con Venezia; tramite il mare Adriatico, i commercianti e i frati degli ordini mendicanti come il francescano Tommaso da Tolentino partirono nel 1290 per raggiungere prima l’Armenia, poi la Persia, l’India e la Cina, quasi sempre viaggiando su navi mercantili veneziane. Il legame tra Tolentino e Venezia è rafforzato anche da tre personaggi: Francesco Filelfo letterato, Niccolò Mauruzi condottiero e san Nicola da Tolentino.
Il convegno affronta il tema di questi avventurosi viaggi che trovano la loro massima espressione nel libro ‘Il Milione’, dettato da Marco Polo a Rustichello da Pisa, e nell’ ‘Itinerarium de mirabilibus orientalium Tartarorum’ del francescano Odorico da Pordenone, che nel 1324 circa compì l’impresa di prelevare i resti dei martiri a Thane (India) e condurli via mare sino a Zayton (Quanzhou:
“I relatori di diverse università italiane ed estere parleranno dell’intenso scambio di saperi e di commerci dell’epoca, oltre che dell’incontro tra diverse culture che dialogano rispettosamente e senza rinunciare alla propria identità”, ha concluso la nota dell’università Antonianum di Roma.
(Foto: Il Cattolico)
A Pordenone un’ala del museo diocesano dedicata al cardinale Costantini e alla Cina

Nei mesi scorsi al Museo diocesano di arte sacra di Pordenone è stata inaugurata una sezione permanente dedicata al ‘Cardinale Celso Costantini e la Cina’, che si colloca nello spazio interculturale che unisce Oriente e Occidente, un ‘unicum’ per il grande numero di opere artistiche cinesi e per il loro alto livello qualitativo. La sezione ha richiesto oltre 10 anni di lavoro, sotto la guida di mons. Bruno Fabio Pighin, esperto del card. Costantini e delle condizioni della Chiesa cattolica in Cina.
Le radici francescane della missione in Cina di Matteo Ricci

Uno dei migliori amici d’infanzia di padre Matteo Ricci fu il suo concittadino nonché confratello gesuita Gerolamo Costa. Questo permise che nell’epistolario tra i due appaiano anche notizie circa le rispettive famiglie. Così nella lettera scritta dalla Cina il 14 agosto 1599 al padre Gerolamo, rettore del noviziato dei gesuiti a Roma afferma:
Gli auguri perché in Cina ci siano pace e rispetto

“Dopodomani, 1° febbraio, in tutto l’Estremo Oriente, nonché in varie parti del mondo, si celebrerà il Capodanno Lunare. In questa circostanza, rivolgo il mio cordiale saluto ed esprimo l’augurio che nel Nuovo Anno tutti possano godere la pace, la salute e una vita serena e sicura. Com’è bello quando le famiglie trovano occasioni per radunarsi e vivere insieme momenti di amore e di gioia!”
Tolentino ricorda il beato Tommaso

“Carissimi fratelli un saluto dall’antichissima cappella della cattedrale di san Catervo di Tolentino. Vogliamo pregare con voi ricordando il beato fra Tommaso da Tolentino, ringraziando il Signore per la sua testimonianza, vogliamo pregare per i pastori delle Chiese locali. Come il Signore, attraverso il suo Spirito, ha sostenuto gli inizi della Chiesa attraverso la comunione degli apostoli, l’eucarestia, la preghiera e la carità, così oggi sostenga i suoi pastori al servizio del loro popolo e doni ancora nuovi e coraggiosi servitori alla sua Chiesa”.