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Azzardo: nel 2024 nuovo record di raccolta e danni a cittadini e famiglie

La Campagna contro i rischi del gioco d’azzardo Mettiamoci in gioco e la Consulta Nazionale Antiusura San Giovanni Paolo II esprimono profonda preoccupazione per i dati sulla diffusione del gioco d’azzardo nel nostro paese resi noti dal sottosegretario all’Economia Federico Freni, in risposta a una interrogazione parlamentare presentata alla Camera dei deputati con primo firmatario il deputato del Pd Virginio Merola, che va ringraziato per aver interrogato il Governo su un fenomeno così devastante.
Come dichiarato da Freni, la raccolta riferita al periodo 1 gennaio-31 luglio 2024 ammonta a 90 miliardi di euro. In proiezione, dunque, quest’anno si andrà molto sopra gli oltre 147 miliardi di euro raccolti lo scorso anno, che già erano un record assoluto. Va ricordato che tra il 2004 e il 2023 la raccolta complessiva nel settore azzardo è stata di circa 1.617 miliardi di euro, un valore che è pressoché pari al valore del Pil italiano del 2021. Numeri impressionanti, che ancora una volta confermano la gravità di un fenomeno che non conosce crisi, producendo danni e distorsioni – di carattere sanitario, sociale ed economico – ingenti per il paese, i cittadini, le famiglie. Per comprendere meglio la questione, rammentiamo che nel corso del 2023 l’ammontare dei soldi impegnati dagli italiani per l’acquisto di beni di largo consumo (cibo, prodotti per l’igiene, ecc.) è stata di 134 miliardi di euro (fonte Barometro dei consumi di NIQ).
Mettiamoci in gioco e la Consulta Nazionale Antiusura non condividono affatto il giudizio del sottosegretario sui 7 miliardi di euro che, a oggi, incasserebbe l’erario nel 2024 come imposte sui giochi, presentati alla Camera come “una risorsa fondamentale per l’economia”. Lo stato non può fare cassa sui danni arrecati ai cittadini. Inoltre, è ben noto che i soldi spesi dagli italiani nel gioco d’azzardo verrebbero quasi certamente impiegati per altri consumi – a cui viene applicata una tassazione più favorevole per l’erario – sicuramente meno dannosi per la salute individuale e pubblica e più utili per il benessere delle famiglie.
Né appare corretta l’affermazione del sottosegretario secondo cui la crescita costante del settore azzardo è “attribuibile anche alla significativa emersione del gioco illegale, che è stato assorbito dal circuito legale”. Sappiamo, infatti, che l’aumento del gioco legale non intacca o, addirittura, favorisce il gioco illegale. In questo passaggio un esponente del governo riprende, acriticamente, uno degli argomenti più utilizzati, e meno solidi, propagandati dalla filiera del gioco d’azzardo.
“Siamo stanchi nell’apprendere, ancora una volta, che l’azione politica ha sostanzialmente abdicato al proprio ruolo, che è la tutela della salute dei cittadini”, dichiara don Armando Zappolini della Campagna Mettiamoci in gioco. “La risposta del ministero dell’Economia, purtroppo, enfatizza i risultati relativi alla crescita di un mercato che, al contrario, sta contribuendo ad acuire una povertà sempre più diffusa.
Quasi fosse un vanto vivere in un paese nel quale, nel 2023, sono stati venduti più di 4.000 gratta e vinci al minuto, 24 ore su 24: se il trend dei volumi di denaro veicolati in giochi e scommesse venisse confermato, a fine 2024 i miliardi di euro giocati si attesterebbero attorno ai 160, con un incremento dell’8,8% rispetto all’anno precedente e con una cronica e abnorme sproporzione tra i soldi giocati e quelli che vanno all’erario.
Non regge più la scusa accampata per anni che senza il gettito dei giochi non si chiudono i bilanci dello stato: gli spazi per reperire le risorse ci sono eccome, ma da quanto si apprende dai media sul fisco il Governo predilige la mansuetudine tributaria alla giustizia fiscale. Da parroco a fianco dei poveri mi chiedo come questa classe politica, salvo alcune eccezioni, non si renda conto di essere complice della diffusione di un fenomeno così aggressivo da produrre gravi problemi personali e familiari per sempre più persone”.
“Il settore dell’azzardo con il suo indotto è diventato un comparto che impatta in maniera rilevante sull’economia del paese”, afferma Luciano Gualzetti, presidente della Consulta Nazionale Antiusura San Giovanni Paolo II. “Un’economia, però, che non genera benessere per le famiglie, ma sovraindebitamento, usura, povertà e dipendenze. Non genera benefici nemmeno per lo stato che lo promuove, se si considerano le conseguenze sanitarie e le cure che deve sostenere per le persone affette da disturbo da gioco d’azzardo.
Le scommesse non possono essere una leva di crescita erariale e di sviluppo per il paese. L’anno che sta per chiudersi sta segnando l’ennesimo record di consumo di azzardo che farà aumentare il già altissimo numero di giovani e famiglie intrappolati nella dipendenza patologica da azzardo e nella povertà. Preoccupa la facilità dell’accesso a queste offerte da parte delle giovani generazioni, che superano i divieti per i minorenni soprattutto nell’online. Stiamo assistendo a una sottovalutazione collettiva di un fenomeno drammatico e tuttavia pianificato da aziende e istituzioni, che vede le agenzie educative, sanitarie e del terzo settore inascoltate e quasi impotenti di fronte agli enormi interessi che ruotano intorno all’azzardo”.
Caritas italiana racconta l’impegno volontario dei giovani

Nella prima settimana di giugno a Roma è stato presentato il secondo rapporto della Caritas italiana sul volontariato nel contesto dell’incontro dei referenti diocesani Caritas del volontariato; mentre nello scorso marzo era stato pubblicato il rapporto ‘Tutto è possibile. Il volontariato in Caritas’ con i dati dei volontari Caritas attivi nelle diocesi e nelle parrocchie italiane: 84.248 persone.
Dal Rapporto emerge che nello scorso anno sono 13.732 i giovani tra i 16 e i 34 anni che fanno volontariato in Caritas, nelle parrocchie e nei servizi diocesani. In maggioranza sono ragazze, hanno un titolo di studio medio-alto, in maggioranza hanno un lavoro. Non tutti si dichiarano cattolici e solo un terzo abbondante è impegnato a livello ecclesiale. Circa il 40 per cento dei giovani fa servizio anche in altre realtà associative e tre quarti di loro donano più di cinque ore settimanali.
Dall’indagine emerge che sono 13.732 i giovani tra i 16 e i 34 anni che fanno volontariato nelle Caritas, nelle parrocchie e nei servizi diocesani, in maggioranza donne (70,3%); il 38,5% hanno un titolo di studio medio-alto, di cui il 38,5% è laureato ed il 29,2% ha un titolo di scuola media superiore. Di questi non sono tutti studenti; infatti il 46,1% lavora ed il 38,5% studia, mentre il 12.3% è disoccupato.
L’83,1% si dichiara cattolico, ma solo il 38,5% ha altri impegni nella dimensione ecclesiale; ed il 73,8% dedica al volontariato più di 5 ore alla settimana. Inoltre il 40% fa volontariato anche presso altre realtà sociali, non solamente cattoliche, pubbliche e private. I giovani volontari sono entrati in contatto con la Caritas soprattutto perché frequentavano parrocchie o associazioni cattoliche (41,5%) oppure perché conoscevano personalmente operatori o responsabili di servizi (35,4%); il 25% di loro ha fatto il Servizio Civile o l’Anno di volontariato sociale.
Nel volume si parla anche delle varie proposte di volontariato di Caritas Italiana o sviluppate sui territori. 22 le diocesi coinvolte nell’analisi quantitativa, 421 i progetti di volontariato giovanile sostenuti nell’ambito del Progetto nazionale ‘Servizio. nonviolenza, cittadinanza’ (tra il 2006 e il 2023), 181 progetti di Anno di volontariato sociale, 240 le ‘Proposte diversificate’ in 97 Caritas diocesane. Il Servizio civile, dal 2001 (anno in cui fu istituito il Servizio civile nazionale su base volontaria), ha visto la partecipazione di circa 14mila volontari, in progetti in Italia e all’estero.
Il direttore della Caritas nazionale, don Marco Pagniello, ha sottolineato il valore del volontariato: “L’esperienza del volontariato in Caritas, in particolare va oltre il semplice fare: tocca l’anima, invitando i giovani a guardare oltre sé stessi per abbracciare una visione più ampia di solidarietà e fraternità universale, a partire dai più poveri. In questo modo, il volontariato diventa non solo un’opportunità di crescita personale, ma anche un mezzo per costruire una società più giusta e solidale”.
Ed ha raccontato l’esperienza del volontariato nella Caritas nel ricordo di mons. Nervo: “L’esperienza del volontariato in Caritas, in particolare, va oltre il semplice fare: tocca l’anima, invitando i giovani a guardare oltre sé stessi per abbracciare una visione più ampia di solidarietà e fraternità universale, a partire dai più poveri. In questo modo, il volontariato diventa non solo un’opportunità di crescita personale, ma anche un mezzo per costruire una società più giusta e solidale.
Questo rende giustizia ad una delle intuizioni di don Giovanni Nervo che, parlando dell’identità del volontario, affermava che ‘essere volontari significa portare nei servizi alla persona un supplemento d’anima’. Il volontariato giovanile è in grado di portare al servizio questo abbondante supplemento d’anima: i giovani, con il loro entusiasmo e la loro capacità empatica sono in grado di umanizzare i servizi, soprattutto laddove gli operatori appaiono schiacciati dal peso di una domanda sociale sempre più complessa e urgente”.
(Foto: Caritas Italiana)
Il difficile compito di crescere: siate comprensivi coi giovani!

Quante volte, guardando i giovani, risulta molto più spontaneo, immediato e semplice giudicarli che guidarli? Censurarli piuttosto che illuminarli? Imporre loro autoritarie, sterili e soffocanti proibizioni piuttosto che educarli?
I giovani vengono sempre sottoposti ad un’ingiusta e degradante narrazione profetica negativa e degenerativa; loro, i figli di un mondo superficiale, nonché vittime di una accelerata e nociva metamorfosi. Cari adulti, non è facile essere adolescenti e giovani. Non è facile, poiché neppure loro stessi si comprendono sino in fondo e perché crescere non è semplice. Ogni crescita ed evoluzione comporta e racchiude in sé una sorta di silente e dirompente dolore.
L’adolescenza in quanto tale implica necessariamente ed inevitabilmente una feconda sofferenza, racchiusa persino nella stessa etimologia del termine, il quale deriva da ‘adolescere’, ossia patire. Questa stagione della vita così delicata, affascinante e complessa nella quale concorrono significative metamorfosi fisiche, emotive, spirituali e psicologiche costituisce l’epoca di un disarmante ed improvviso straniamento, il quale scaturisce dalla mancata conoscenza di sé e dell’esperire sensazioni, emozioni e situazioni completamente nuove perciò destabilizzanti, in particolare per quanto riguarda la propria fisicità.
È in questa fase, infatti, che si presentano in modo intenso e dirompente le prime forti pulsioni sessuali, come un fuoco che divampa e divora la carne fino ad ardere. È in essa, appunto, che si crede che tutto ciò che si sperimenta a livello affettivo o emotivo si possa chiamare amore: la necessità dell’altro, l’innamoramento e persino una dolorosa fitta di nostalgia.
Essere giovani non è facile, poiché sono gli anni della speranza, della strenua ed indefessa lotta per raggiungere una libertà che non si conosce, non si comprende e della quale si ha paura. È anche l’epoca del respingere e rinnegare la propria fede ritenendo che essa confligga con la logica del pensiero.
Non è facile provare sentimenti, emozioni e sensazioni ‘da adulto’ per le quali non si è preparati, come ad esempio: solidarietà e altruismo effimero, amore per la natura o le prime esperienze sentimentali. Questa è dunque l’età della prorompente forza fisica, ma anche della delicatissima e mutevole fragilità emotiva, del desiderio di cambiare il mondo cercando di preservare e di non ferire fatalmente l’apparentemente spavaldo ma realmente fragilissimo cuore.
Sono estranei soprattutto a se stessi e proprio per questo non hanno bisogno di efferati rimproveri, bensì di delicata ed attenta comprensione, non di un’impietosa censura, ma di sapiente ed illuminante guida, ed è lì che gli adulti possono e devono tendere la propria mano, al fine di rendere meno dolorosa e complessa la battaglia e la sfida del crescere.
Alla loro grazia e competenza educativa sono affidati i volti, le vite ed i destini delle nuove generazioni, le quali non hanno bisogno che riempiano loro le tasche o i portafogli di contraccettivi o banconote, la mente di severi ed aridi rimproveri, il cuore di altri insormontabili dubbi e tormentose insicurezze o l’ego di ferente e lacerante derisione.
Al contrario, hanno bisogno di genitori presenti e pazienti, i quali non abbiano scordato la stupenda ed ardua fase nella quale loro stessi hanno dovuto crescere, che sappiano quindi rispondere in modo opportuno ed adeguato ai loro quesiti, creando un clima di confidenza, libertà, serenità ed intimità, che sappiano rispettare i loro spazi e sapersi levare le scarpe per entrare nella primigenia e segreta intimità della loro coscienza e del loro cuore, come colui che si toglie i calzari perché è in procinto di entrare in terra sacra ed al contempo, incarnare la ferma mitezza di un cuore che educa con amore, perché i giovani possano approdare ad un buon porto.
Hanno bisogno di amici della loro età per comprendere che non sono gli unici ad affrontare ed esperire tali complesse circostanze, ma anche di educatori e maestri spirituali, uomini e donne di Dio che mostrino loro che il Signore non viene a limitare o ad ostacolare, ma, al contrario, a conferire forma, senso e compimento al loro immenso orizzonte ed alla loro nostalgia di futuro.
Hanno bisogno di imparare ad essere pazienti e di sapere che tutto quel dolore passerà, di imparare a svolgere attività concernenti la loro età ed infine non devono mai dimenticare he non si è bambini per sempre, né adolescenti per sempre, né giovani per sempre e che non è certamente facile esserlo, ma tale stupendo e ripido itinerario costituisce la benedicente e profetica promessa di un nuovo principio.
Fondazione Migrantes: gli stranieri in Italia non sono in aumento

Martedì 17 ottobre è stato presentato il XXXII Rapporto sull’immigrazione, ‘Liberi di scegliere se migrare o restare’, curato dalla Fondazione Migrantes, organismo della Conferenza episcopale italiana che si occupa della pastorale dei migranti, in cui si è evidenzia che il numero degli stranieri in Italia è stabile, confermando che la vera emergenza in Italia è informativa e culturale, come ha commentato il segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Baturi:
A Genzano ‘Villaggio Oratorio’: formazione estiva per giovani

Giovani ed adolescenti degli oratori di Roma si ritroveranno ancora una volta il 30 agosto a Genzano per l’appuntamento con ‘Villaggio Oratorio’, l’esperienza di formazione estiva che tradizionalmente chiude l’estate degli animatori e apre in qualche modo il nuovo anno oratoriano con un percorso di crescita spirituale, teologica e metodologica, ideato, realizzato e coordinato dal Centro Oratori Romani.
Papa Francesco: la malattia è occasione di crescita
Gli studenti dell’Azione Cattolica per cambiare la realtà

“E’ vero questo? Voi siete capaci di cambiare la realtà? State attenti, eh. C’è una realtà buona, che ti fa abbassare, quando sei in orbita. Ma c’è una realtà cattiva, e questa va cambiata”: lo ha detto papa Francesco agli studenti dell’Azione Cattolica Italiana in un breve video che è stato registrato la mattina di sabato 25 marzo in occasione dell’udienza a mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’AC italiana e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, riferendosi ad una sorta di duplice ‘realtà’: quella ‘buona’ che ci riporta con i piedi per terra, in atteggiamento umile, e quella che invece risucchia in un vortice di negatività, che appiattisce nel comune pensare: ‘si è sempre fatto così’.
Viva la parrocchia! Un racconto a due voci di quanto è bello vivere la fede così

“Un racconto coinvolgente, a tratti commovente, della loro esperienza di parrocchia. Una trama bella di ricordi dell’adolescenza e della giovinezza. Una trama di legami, di amicizia, di impegno, di creatività e di risate. Ma soprattutto la storia di un percorso di fede e di vita che, nella parrocchia, ha avuto il luogo del suo maturare. Perché la parrocchia è veramente il luogo in cui la Chiesa si fa casa tra le case, in una prossimità alla vita delle persone che rende possibile accompagnarne le sofferenze, le gioie, gli affetti, e sostenerne la ricerca”.
Papa Francesco ai giovani congolesi: con la mano cambiate la storia del Paese

Nel penultimo giorno di visita apostolica nella Repubblica democratica del Congo papa Francesco ha incontrato nello Stadio dei Martiri di Pentecoste, che prende il nome da quattro politici (Jerome Anany, Emmanuel Bamba, Alexander Mahamba e Evariste Kimba), che furono impiccati il 1° giugno 1966, perché accusati di cospirazione contro il dittatore Mobutu a Lingwala, i giovani ed i catechisti, esortandoli ad essere linfa vitale per il Paese.
Papa Francesco invita a non avere paura della desolazione

“Ho appreso con dolore e con preoccupazione la notizia di un nuovo e ancora più forte attacco missilistico sull’Ucraina che ha causato morti e danni a molte infrastrutture civili. Preghiamo affinché il Signore converta i cuori di chi ancora punta sulla guerra e faccia prevalere per la martoriata Ucraina il desiderio di pace, per evitare ogni escalation e aprire la strada al cessate-il-fuoco e al dialogo”: