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Un Gesto, una Speranza: la Giornata della Raccolta Alimentare contro la Fame in Italia

Sabato 1° marzo 2025, un semplice gesto di generosità potrà fare la differenza. In un mondo in cui molti lottano contro la povertà e l’emarginazione sociale, la Fondazione Banco delle Opere di Carità invita tutti a partecipare alla ‘Giornata della Raccolta Alimentare contro la Fame in Italia’, un’iniziativa nazionale che da oltre 30 anni si pone come obiettivo quello di combattere la fame e sostenere chi è in difficoltà.
Da un Sacchetto a un Pasto: come funziona?
Ti basta prendere un prodotto extra dal tuo carrello e donarlo. Un piccolo gesto, ma che può arrivare direttamente sulla tavola di chi ne ha più bisogno, trasformando una spesa quotidiana in un aiuto concreto.
L’iniziativa coinvolgerà circa 170 supermercati e negozi alimentari di diverse dimensioni in tutta la provincia di Lecce, e vedrà la partecipazione di circa 100 enti locali che coopero a supporto di quella che può essere definita una vera e propria missione contro la povertà.
Nel 2024, il Banco delle Opere di Carità di Alessano (uno degli enti gestori della Caritas diocesana di Ugento-S. Maria di Leuca) ha supportato 12.813 persone, attraverso gli enti caritativi, in modo continuativo, offrendo loro un aiuto quotidiano, e 10.001 persone in maniera saltuaria, comprese quelle che hanno usufruito delle mense e dei servizi di unità di strada. Un impegno costante che continua a fare la differenza nella vita di tante famiglie e individui in difficoltà.
Cosa Donare?
Alcuni alimenti fanno davvero la differenza, garantendo un pasto nutriente a chi si trova in difficoltà. Ecco i prodotti più utili da donare: tonno e carne in scatola, legumi e pelati, olio d’oliva, alimenti per l’infanzia. Si precisa che non saranno accettati denaro o prodotti deperibili.
Questa raccolta alimentare non è solo un’iniziativa per sostenere chi è in difficoltà, ma un vero e proprio movimento di speranza. Con una campagna di sensibilizzazione, vogliamo dare voce a chi riceve questi aiuti, raccontando le storie di persone e famiglie il cui futuro può cambiare grazie alla solidarietà di tutti.
Ogni piccolo gesto conta. Partecipa recandoti in uno dei supermercati aderenti, scegli i prodotti da donare e consegnali ai volontari. La tua partecipazione porta conforto, speranza e un sorriso a chi ne ha più bisogno. Per maggiori informazioni visita il sito www.bancodelleoperedicarita.org e unisciti a questa grande catena di solidarietà!
(Foto: Caritas Leuca)
Yemen: la designazione degli Houthi come organizzazione terroristica straniera aggrava la crisi umanitaria

La recente decisione della nuova amministrazione Trump di classificare le autorità de facto nel nord dello Yemen, conosciute come Houthi, come “Foreign Terrorist Organization” (FTO, Organizzazione Terroristica Straniera) solleva serie preoccupazioni per l’impatto sulla già critica consegna degli aiuti umanitari nel Paese. Secondo i dati, lo Yemen vive una crisi senza precedenti dopo oltre un decennio di conflitto: circa 19.500.000 persone necessitano di assistenza umanitaria. Azione Contro la Fame ha espresso timori sul fatto che questa designazione potrebbe compromettere ulteriormente l’accesso ai beni essenziali per una popolazione già stremata.
Le comunità del nord dello Yemen dipendono in larga misura da importazioni di cibo, carburante e medicine, spesso attraverso il porto strategico di Hodeida, sotto il controllo degli Houthi. Questo scalo marittimo rappresenta uno dei due principali punti di ingresso per i rifornimenti vitali nel Paese.
“La classificazione degli Houthi come Organizzazione Terroristica Straniera potrebbe provocare restrizioni o ritardi nelle importazioni di beni essenziali, oltre a un aumento dei prezzi. In un contesto in cui il 49% della popolazione è a rischio alimentare e il 55% dei bambini sotto i cinque anni soffre di malnutrizione cronica, le conseguenze potrebbero essere catastrofiche” spiega Anne Garella, Direttrice delle Operazioni in Medio Oriente per Azione Contro la Fame.
Le aree settentrionali dello Yemen, dove vive circa il 70% della popolazione del Paese, stanno già affrontando gravi livelli di insicurezza alimentare acuta e crisi umanitarie. La scelta di considerare gli Houthi come Organizzazione Terroristica Straniera potrebbe ulteriormente ostacolare la distribuzione degli aiuti umanitari, dato che l’interazione con le autorità locali è indispensabile per operare in queste zone. “Esperienze in altri contesti umanitari, mostrano che questa designazione può causare la sospensione di progetti, il blocco di programmi e maggiori difficoltà operative legate a restrizioni burocratiche o legali”, sottolinea ancora Garella.
Un ulteriore rischio derivante da questa classificazione riguarda l’accesso ai servizi finanziari. “Un cittadino yemenita su dieci dipende dalle rimesse inviate dall’estero per soddisfare i propri bisogni di base. Questi trasferimenti, essenziali per stabilizzare l’economia locale, potrebbero essere gravemente ostacolati. Inoltre, la misura potrebbe complicare i bonifici bancari, il pagamento degli stipendi agli operatori umanitari e l’implementazione di programmi di aiuti economici, pilastro della sicurezza alimentare” prosegue Anne Garella.
L’annuncio della classificazione arriva in un momento critico, segnato dalla crescente politicizzazione degli aiuti umanitari nello Yemen e da una riduzione globale dei finanziamenti destinati all’emergenza. Recentemente, i fondi internazionali sono stati diretti sempre più spesso verso le aree meridionali, sotto il controllo del governo yemenita riconosciuto dalla comunità internazionale, su pressione dei donatori. “Se questa tendenza prosegue, il nord dello Yemen rischia un isolamento maggiore e la sua popolazione potrebbe essere ancora più vulnerabile”, conclude Anne Garella.
A dicembre 2024, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato la Risoluzione 2761 che stabilisce un’esenzione umanitaria permanente applicabile a tutti i regimi di sanzioni delle Nazioni Unite: “E’ essenziale che tutti gli attori, specialmente i governi e il settore bancario, rispettino questa risoluzione e proteggano la consegna degli aiuti umanitari”.
‘Azione Contro la Fame’ è presente in Yemen dal 2013 e lavora nel Paese per accedere al cibo nei mercati, rafforzare la capacità delle famiglie di generare reddito e sostiene i centri sanitari nelle aree più colpite dalla malnutrizione. Inoltre, fornisce supporto psicologico alle persone colpite da violenza e abusi, e lavora per supportare la riabilitazione delle infrastrutture igienico-sanitarie e l’accesso all’acqua potabile. Nel 2023, i programmi dell’ONG hanno supportato più di 323.000 persone in tutto il Paese.
Azione contro la fame lancia ‘Hope4Gaza’ per inviare messaggi di speranza alle famiglie di Gaza

Azione Contro la Fame lancia la campagna globale Hope4Gaza con l’obiettivo di raccogliere e inviare messaggi di solidarietà e speranza presso la popolazione di Gaza, già supportata sul campo dall’organizzazione.
Nata dalla determinazione del team locale di Azione Contro la Fame, che non ha mai smesso di operare sul campo dall’inizio del conflitto, l’iniziativa prevede la traduzione dei messaggi in arabo, che saranno poi stampati e inseriti nelle migliaia di pacchi alimentari distribuiti dall’organizzazione nei primi mesi del 2025. Ogni messaggio rappresenta un filo di speranza che unisce persone di tutto il mondo alle famiglie in difficoltà.
L’iniziativa ‘Hope4Gaza’ ambisce a superare i confini del tradizionale aiuto umanitario, affiancando al sostegno materiale già fornito una significativa dimensione emotiva. ‘Hope4Gaza’ non consiste soltanto in aiuti alimentari: “E’ un’occasione per nutrire lo spirito e mostrare la nostra vicinanza alle famiglie di Gaza” dichiara Simone Garroni, Direttore Generale di ‘Azione Contro la Fame’.
Chiunque può partecipare inviando il proprio messaggio tramite il sito ufficiale della campagna e condividendo l’iniziativa sui social media con l’hashtag #Hope4Gaza. Ogni singolo contributo è prezioso e si intesse perfettamente con il mosaico globale di azioni di supporto già attive.
Ecco alcuni dei messaggi ricevuti:
‘Non perdete la speranza, la luce tornerà e i fiori sbocceranno nuovamente. Vi auguro serenità e felicità!’ – Claudia
‘La mia speranza è che tacciano le armi, si silenzi l’odio, che abbia voce solo la pace, la vita, la serenità. Ogni bambino ha diritto a un futuro di speranza’. – Luisa
‘Non siete soli, portiamo la vostra voce per le strade qui in Italia! Vi pensiamo e nel nostro piccolo cerchiamo di esservi vicino e far sì che non si smetta di parlare di voi! Un abbraccio!’ – Laura
‘Il mio piccolo contributo possa esservi di conforto e vi dia la forza per non abbandonare la speranza per la pace e per la condivisione fraterna di ciò che il mondo ci ha messo a disposizione’. – Mauro
‘Azione contro la Fame’ è un’organizzazione umanitaria internazionale impegnata a garantire a ogni persona il diritto a una vita libera dalla fame: “Specialisti da 45 anni, prevediamo fame e malnutrizione, ne curiamo gli effetti e ne preveniamo le cause. Siamo in prima linea in 56 paesi del mondo per salvare la vita dei bambini malnutriti e rafforzare la resilienza delle famiglie con cibo, acqua, salute e formazione.
Guidiamo con determinazione la lotta globale contro la fame, introducendo innovazioni che promuovono il progresso, lavorando in collaborazione con le comunità locali e mobilitando persone e governi per realizzare un cambiamento sostenibile. Ogni anno aiutiamo 21.000.000 di persone”.
Papa Francesco invita a riscoprire il genio femminile

Questa mattina papa Francesco ha ricevuto i membri del comitato permanente di ‘Manos Unidas – Comité Católico de la Campaña contra el Hambre en el Mundo’ (Mani Unite – Comitato Cattolico della Campagna contro la Fame nel Mondo), associazione nata nel 1959 come risposta delle donne dell’Acción Católica de España all’appello della FAO che denunciava la ‘fame di pane, fame di cultura e fame di Dio di cui soffre gran parte dell’umanità’, ripercorrendo la sua storia:
“La signora McCain, che porta avanti la campagna contro la fame, è stata qui un paio di mesi fa e mi ha detto che con l’intera campagna riescono a malapena a coprire il 15% della fame nel mondo. E’ molto difficile, molto difficile. Pensando all’opera che, con la sensibilità e la forza del genio femminile, portate avanti nello sradicamento di quei mali che continuano a colpire tante nazioni, vorrei fare riferimento alla figura della Madre di Dio, che celebriamo nella sua Immacolata Concezione. Perché la Vergine Maria è la Donna per eccellenza”.
Durante l’incontro il papa ha rimarcato la prevalenza di una cultura maschilista: “Siamo abituati a questa cultura maschilista, ad avere la donna, non dico come il cane o il gatto di casa, ma come un essere umano di seconda classe e dimentichiamo che chi governa il mondo sono donne e – alcune diciamo: sono loro le responsabili. Ma stanno bene. Ma la donna che guida una famiglia, che guida città, che si avvicina al bisogno, quella ricca sensibilità della donna”.
Poi il papa ha proposto come ‘modello’ la Madre di Dio: “Maria, con il cuore radicato in Dio, continua ad essere attenta ai bisogni dei suoi figli, desiderosa di andare loro incontro e portare loro la consolazione del Signore. Ella è il modello pienamente realizzato della nostra umanità, attraverso il quale, per la grazia di Dio, tutti possiamo contribuire a migliorare il nostro mondo. Ed è ciò che cercate di agire grazie alla vostra caratteristica e al vostro intuito e realtà di madri, figlie e mogli e suocere”.
E questo è genio femminile: “Le donne hanno quel genio, il genio femminile. E così, con la compassione e la tenacia che caratterizzano lo spirito femminile, ‘Manos Unidas’, Associazione pubblica di fedeli della Chiesa cattolica in Spagna, porta avanti la sua missione specifica: lottare contro la fame, il sottosviluppo e la mancanza di istruzione; impegnandosi anche a lavorare per sradicare le cause strutturali che producono queste cose. Questo compito diventa possibile solo con una visione cristiana dell’essere umano, che si fonda sul Vangelo e sulla Dottrina Sociale della Chiesa”.
E’ stato un incoraggiamento a proseguire in tale missione: “Sorelle e fratelli, vi incoraggio a proseguire nella vostra bella missione di volontariato, di assistenza, di camminare insieme. E ora che si avvicina il Giubileo, vi invito ad essere pellegrini della speranza e a riorientare la vostra vita verso Gesù, anche attraverso il vostro contributo al miglioramento materiale, al progresso morale e allo sviluppo spirituale dei più fragili e bisognosi, per aiutarli a raggiungere un vita che risponde alla dignità di figli di Dio”.
Ed ha concluso auspicando un rinnovamento per costruire la ‘civiltà dell’amore’: “Auspico che questo tempo di Avvento, nella paziente attesa, pieno di speranza nelle promesse di Dio, aiuti tutti noi a realizzare un rinnovamento spirituale per contribuire alla tanto desiderata costruzione della civiltà dell’amore, in modo tale che ci permetta unire il nostro amore filiale verso Dio con l’amore del prossimo”.
(Foto: Santa Sede)
In aumento la fame nel mondo

Una persona su undici nel mondo, una persona su cinque in Africa: è il numero di quanti soffrono di insicurezza alimentare nel mondo, emergenza che eventi climatici estremi e guerre hanno fatto crescere di oltre il 26% in quattro anni. I progressi mondiali nella lotta alla fame stanno rallentando in modo preoccupante, allontanando sempre più l’obiettivo ‘Fame Zero’ entro il 2030, come ricorda l’Indice globale della Fame 2024 (Ghi), tra i principali rapporti internazionali sulla misurazione della fame nel mondo, curato da Cesvi per l’edizione italiana e redatto annualmente da Welthungerhilfe e Concern Wordlwide.
Nel 2023 sono state 733.000.000 persone hanno sofferto la fame; quasi 3.000.000.000 non hanno potuto permettersi una dieta sana a causa dell’aumento dei prezzi alimentari e della crisi del costo della vita. Secondo il GHI (Indice Globale della Fame) di quest’anno la fame risulta ancora allarmante o acuta in 42 Paesi. Quest’anno il punteggio GHI del mondo è di 18.3, ovvero fame a livello moderato. In 6 Paesi (Somalia, Burundi, Ciad, Madagascar, Sud Sudan e Yemen), nonostante i miglioramenti in alcuni di essi, è stato riscontrato un livello di fame ancora allarmante e in ulteriori 36 un livello di fame grave.
Nello scorso anno si sono verificate 399 catastrofi naturali, più di 1 al giorno. Questi eventi hanno provocato 86.473 morti e colpito 93.100.000 persone, causando 202.700.000.000 di perdite economiche. Gli eventi meteorologici estremi, in particolare, nell’ultimo anno hanno peggiorato i livelli di fame in 18 Paesi, facendo precipitare in condizioni di insicurezza alimentare acuta oltre 72 milioni di persone, 15.000.000 in più rispetto al 2022.
A peggiorare la situazione alimentare mondiale anche le guerre e i conflitti armati, come dimostra il caso emblematico della Striscia di Gaza, che in meno di un anno ha visto il 96% della popolazione (2.015.000 persone) precipitare nell’insicurezza alimentare catastrofica o acuta.
Le operazioni militari hanno rapidamente devastato le infrastrutture agricole e di pesca del territorio e inferto un duro colpo anche all’allevamento in Terra Santa, secondo il racconto degli operatori del CESVI: “Quasi il 68% dei terreni agricoli di Gaza è stato danneggiato, riducendo drasticamente la produzione di cibo. Il 52,5% dei pozzi agricoli (1.188) e 44% delle serre sono stati gravemente compromessi, le attività agricole sono quasi totalmente interrotte e molte aree sono contaminate da ordigni inesplosi: si stima che ci potrebbero volerci fino 14 anni per eliminare tutte le minacce esplosive.
Le attività di pesca sono state gravemente compromesse a causa del blocco navale e degli attacchi alle imbarcazioni, riducendo notevolmente la disponibilità di pesce, una risorsa alimentare cruciale per Gaza. Gravissima anche la situazione degli allevamenti con il 95% del bestiame andato perduto. La distruzione di infrastrutture vitali come le riserve idriche e le strutture di trattamento dell’acqua ha ulteriormente aggravato la crisi: l’accesso limitato all’acqua potabile ha aumentato il rischio di malattie legate alla malnutrizione e alle condizioni igieniche carenti.
Inoltre nell’ultimo anno i conflitti armati hanno peggiorato i livelli di fame in ben 20 Paesi, trascinando quasi 135.000.000 persone nell’insicurezza alimentare acuta a causa della combinazione di scontri prolungati, blocchi economici e distruzione di terreni agricoli: “La situazione è poi particolarmente critica in Sudan, Paese che sta affrontando un’emergenza fame di dimensioni mai viste dai tempi della crisi del Darfur dei primi anni 2000: l’escalation del conflitto, la distruzione deliberata del sistema alimentare del Paese, la perturbazione dei meccanismi di adattamento della popolazione e la difficoltà di accesso degli aiuti umanitari hanno portato il Paese sull’orlo della carestia.
Attualmente sono oltre 20.300.000 le persone che affrontano alti livelli di insicurezza alimentare acuta, con un aumento di 8.600.000 in un solo anno. Qui CESVI sta intervenendo con l’obiettivo di fornire assistenza salvavita alle popolazioni vulnerabili colpite dal conflitto attivo garantendo sicurezza alimentare, nutrizione, acqua e servizi igienico-sanitari, oltre a fornire una programmazione integrata multisettoriale a lungo termine”.
Il devastante effetto dei conflitti sulla malnutrizione non risparmia l’Europa: anche l’Ucraina a causa della guerra nell’ultimo anno ha visto peggiorare il proprio punteggio GHI sulla malnutrizione.
La CEI ha l’obiettivo della ‘Fame zero’

Il mondo è tornato a livelli di sottoalimentazione paragonabili a quelli del 2008-2009 e si allontana così sempre più dal raggiungimento dell’Obiettivo di sviluppo sostenibile 2, ‘Fame zero’, entro il 2030: è quanto emerge dal nuovo rapporto delle Nazioni Unite ‘Lo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo 2024’, secondo cui nel 2023 circa 733.000.000 persone (una persona su undici)– hanno sofferto la fame: in 2.033.000.000, nel mondo, hanno dovuto fare i conti con l’insicurezza alimentare.
Comunque per i vescovi, i conflitti rimangono la principale causa, ma anche le condizioni metereologiche estreme acuite dai cambiamenti climatici hanno un impatto disastroso sulla produzione agricola. Inoltre, in molti Paesi l’inflazione sta causando un aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, aggravando ulteriormente le condizioni delle popolazioni locali.
Riprendendo il messaggio di papa Francesco alla FAO nello scorso anno la Cei ha supportato le popolazioni con le offerte dell’8xmille: “Oggi più che mai, affinché nessuno sia lasciato indietro, serve una grande sinergia in grado di coinvolgere i governi, le imprese, il mondo accademico, le istituzioni internazionali, la società civile e gli individui. Da parte sua, la Chiesa italiana, per far fronte alla mancanza di cibo, attraverso il Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli, grazie ai fondi dell’8xmille, ha finanziato dal 1991 a oggi 416 progetti per un totale di € 47.000.000 di euro in 80 Paesi di tutti i continenti. Si tratta di iniziative in risposta ad emergenze, per la prevenzione, l’adattamento o la mitigazione dell’impatto negativo dei cambiamenti climatici, per l’avvio, il sostegno e il potenziamento di pratiche agricole in una prospettiva di sostenibilità”.
Ed ha citato alcune situazioni di aiuto: “Tutti i progetti nascono dall’ascolto dei bisogni dei territori e puntano a consentire alle persone e alle comunità locali di essere protagoniste del loro sviluppo. Come in India, nel Tamil Nadu, dove la Diocesi di Dindigul, grazie a questi fondi è riuscita a fornire orientamento e formazione, favorendo l’avvio di orti biologici.
Ha individuato 500 famiglie in 30 villaggi, alle quali sono stati anche forniti semi e piantine: insalata, fagioli, noce di cocco, coriandolo, curry, zenzero, peperoncino verde, melanzane. Tutto rigorosamente biologico per aiutare il pianeta, ma anche per trovare finalmente un mercato redditizio… Tutto il villaggio è stato coinvolto nella sensibilizzazione e nella cura degli orti, inclusa la raccolta dei rifiuti e la loro preparazione per poi utilizzarli come concime”.
In Perù è stato dato vita ad iniziative per combattere l’insicurezza alimentare: “Anche in Perù, nella parrocchia di San Andrés de Huaycán, nel distretto di Ate a Lima, le famiglie più povere si sono organizzate in quelle che vengono chiamate ‘Ollas Comunes’, una sorta di mense condivise, per far fronte alla fame, aggravata da una disoccupazione crescente e dall’aumento dei prezzi degli alimenti di base. L’insicurezza alimentare nel Paese causa malnutrizione cronica in molti bambini di età inferiore ai 5 anni, e problemi di anemia nel 38% dei piccoli tra i 6 e i 35 mesi.
Ogni ‘Olla’ fornisce 80 razioni di cibo al giorno per un totale di 3600 persone al giorno. Con il ricavato dalle vendite delle razioni a prezzi calmierati si pagano i servizi idrici, l’elettricità e le forniture di gas. Il progetto ha consentito, grazie anche all’ASPEm, di rafforzare gli interventi del Banco Alimentare locale con operatori socio-pastorali, di migliorare l’organizzazione delle ‘Ollas Comunes’ e il sistema di recupero degli alimenti e riduzione degli sprechi delle aziende alimentari di Ate. Complessivamente l’iniziativa ha coinvolto 20 organizzazioni di ‘Ollas Comunes’, 80 donne, 400 famiglie e 90 operatori socio-pastorali”.
Però la preoccupazione della Chiesa italiana è rivolta al continente africano, portando l’esempio dell’Angola: “In particolare la fame sta aumentando in modo allarmante nel continente africano, dove coinvolge 1 persona su 5. Oltre ai necessari interventi di emergenza per far fronte alle ricorrenti crisi, carestie e siccità, anche in Africa la Conferenza Episcopale Italiana sostiene interventi attraverso i quali, grazie alle Chiese e ai partner locali, si cerca di mantenere la massima attenzione e rispetto verso le singole comunità, la diversità culturale e le specificità tradizionali. Perché non ci può essere cambiamento senza ascolto e pieno coinvolgimento di tutti.
Così è avvenuto in Angola, nella provincia di Cuando Muango, nella Diocesi di Menongue, dove più di 77.000 famiglie hanno problemi dovuti alla siccità nonostante la presenza nella regione di fiumi importanti. La Diocesi ha costruito un centro di piscicoltura con varie vasche per allevare la tilapia e produrre 150 kg di pesce al giorno. Sono state create le vasche, acquistate le pompe, allestito uno stabile per la preparazione degli alimenti e effettuate sessioni formative per la popolazione locale per favorire anche la commercializzazione del pesce prodotto”.
Save the Children: in Sudan ed a Gaza i bambini muoiono

“Quasi 230.000 bambini, donne incinte e neomamme rischiano di morire di fame nei prossimi mesi in Sudan, a meno che non vengano stanziati fondi urgenti e la comunità internazionale non si mobiliti per rispondere alla drammatica crisi che colpisce il Sudan”: è l’allarme lanciato da Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro.
Più di 2.900.000 bambini in Sudan sono gravemente malnutriti e altri 729.000 sotto i 5 anni soffrono di malnutrizione acuta grave, la forma più pericolosa e mortale di fame estrema, secondo i nuovi dati, diffusi dal Cluster per la Nutrizione in Sudan, una partnership che include varie organizzazioni, tra cui Save the Children, le Nazioni Unite e il Ministero Federale della Salute. Di questi bambini, più di 109.000 rischiano di avere complicazioni mediche come disidratazione, ipotermia e ipoglicemia, che richiedono cure intensive e specializzate in ospedale.
Secondo il Cluster, circa 222.000 bambini gravemente malnutriti e più di 7.000 neomamme rischiano di morire nei prossimi mesi se non si farà fronte alle loro esigenze nutrizionali e sanitarie. Si tratta di una proiezione basata sugli attuali livelli di finanziamento del programma di alimentazione d’emergenza in Sudan, che al momento copre solo il 5,5% del fabbisogno totale del Paese. L’anno scorso, invece, il programma di alimentazione d’emergenza era finanziato al 23%, una percentuale di gran lunga inferiore rispetto alle necessità, ma comunque superiore a quella attuale.
La distruzione della catena di approvvigionamento di alimenti terapeutici pronti per l’uso, fondamentali per il trattamento dei bambini gravemente malnutriti, ha ostacolato duramente la risposta degli aiuti alla crisi. In particolare, l’unico produttore di alimenti necessari per la riabilitazione di bambini e donne affetti da malnutrizione acuta grave non è più operativo dopo essere stato distrutto lo scorso anno durante i combattimenti, come ha dichiarato Arif Noor, direttore di Save the Children in Sudan:
“In Sudan la situazione nutrizionale, in particolare la possibilità per i bambini e per gli altri gruppi vulnerabili di accedere al cibo di cui hanno bisogno per crescere e sopravvivere, è una delle peggiori al mondo. Se non si è piantato l’anno scorso, non c’è cibo oggi. Non piantare oggi significa non avere cibo domani. Il ciclo della fame si aggrava sempre di più e all’orizzonte non se ne vede la fine, esiste solo miseria. A dicembre, il territorio di Al-Jazirah, un tempo granaio del Paese, è stato teatro di intensi combattimenti che hanno portato a una nuova ondata di sfollati, con oltre mezzo milione di persone costrette a fuggire dalle proprie case in cerca di sicurezza. Questo ha portato a un’interruzione senza precedenti dei sistemi alimentari”.
Intanto a Gaza i bambini che muoiono di fame e di malattie non possono aspettare il tempo necessario per costruire un porto temporaneo al largo della Striscia, o avere solo la speranza che gli aiuti lanciati dagli aerei li raggiungano: “Pur accogliendo con favore gli sforzi volti a fornire maggiori aiuti a Gaza, compreso quello italiano volto a partecipare ai corridoi marittimi, questi metodi alternativi di consegna degli aiuti rischiano di essere costosi, inefficienti e distraggono dalla soluzione principale per salvare la vita dei bambini e delle famiglie a Gaza: un cessate il fuoco immediato e definitivo, l’accesso sicuro e senza restrizioni per gli aiuti umanitari, attraverso tutti i valichi di frontiera e all’interno della Striscia”.
Finora il Ministero della Sanità di Gaza ha registrato la morte di 18 bambini e due adulti per malnutrizione e disidratazione. Secondo Save the Children con le strutture sanitarie a malapena funzionanti e una minoranza di famiglie in grado di accedere ai servizi, questi numeri sono solo la punta dell’iceberg. A febbraio l’Organizzazione ha riferito che alcune famiglie sono state costrette a cercare gli avanzi di cibo lasciati dai ratti o a mangiare foglie nel tentativo disperato di sopravvivere e la situazione si aggrava ad ogni ora che passa, come ha dichiarato Jason Lee, direttore di Save the Children per i Territori palestinesi occupati: “I bambini di Gaza non possono ancora aspettare il cibo. Stanno già morendo per malnutrizione e salvare le loro vite è una questione di ore o giorni, non di settimane.
La negazione dell’assistenza umanitaria è una grave violazione contro i bambini ed è contraria al diritto internazionale umanitario. Da mesi chiediamo un accesso sicuro e libero in tutta Gaza. Esiste già un sistema collaudato per coordinare efficacemente gli aiuti, ma i camion di cibo e medicinali che potrebbero salvare vite umane aspettano ai valichi, mentre i bambini muoiono di fame a pochi chilometri di distanza. I lanci aerei di beni, senza alcun coordinamento sul campo per chi li raggiunge, e i corridoi marittimi, come quello annunciato ieri, non sono soluzioni per mantenere in vita i bambini.
Né sono sostitutivi di un’assistenza umanitaria senza ostacoli attraverso le rotte terrestri stabilite. Il governo di Israele e i membri della comunità internazionale devono facilitare l’ingresso immediato di beni di prima necessità e commerciali, attraverso tutti i valichi di frontiera disponibili e in tutta la Striscia di Gaza. Per i bambini di Gaza ogni minuto è importante. Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco definitivo ora e, nel frattempo, è necessario garantire l’accesso umanitario immediato e senza ostacoli attraverso tutte le vie disponibili”.
Save the Children chiede un cessate il fuoco immediato e definitivo per salvare e proteggere la vita dei minori a Gaza, un’effettiva attuazione delle misure provvisorie della Corte internazionale di giustizia e ha invitato il governo israeliano a consentire il flusso illimitato di aiuti e la ripresa dell’ingresso di beni commerciali a Gaza per evitare che i bambini muoiano di fame e di malattie.
L’Organizzazione chiede inoltre a tutti i governi donatori e al resto della comunità internazionale di riprendere e aumentare il più rapidamente possibile i finanziamenti per l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione (UNRWA), da cui dipende la risposta degli aiuti a Gaza.
Papa Francesco: quaresima per vivere la fraternità

Anche quest’anno, papa Francesco ha inviato un videomessaggio per la Campagna di Fraternità promossa dalla Conferenza Episcopale del Brasile sul tema ‘Fraternità e amicizia sociale’, mentre il motto è tratto dal Vangelo di Marco, ‘Siete tutti fratelli e sorelle’ nel ricordo del 60^ anniversario della campagna in un itinerario di conversione:
“Mentre iniziamo, con digiuno, penitenza e preghiera il cammino quaresimale, mi unisco ai miei fratelli della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile in un inno di rendimento di grazie all’Altissimo per i 60 anni della Campagna di Fraternità, un itinerario di conversione che unisce fede e vita, spiritualità e impegno fraterno, amore a Dio e amore al prossimo, specialmente a chi è più fragile e bisognoso di attenzione. Questo percorso è proposto ogni anno alla Chiesa in Brasile e a tutte le persone di buona volontà di questa amata nazione”.
Il messaggio papale è un invito a vivere la fraternità: “Come fratelli e sorelle, siamo invitati a costruire una vera fraternità universale che favorisca la nostra vita in società e la nostra sopravvivenza sulla Terra, nostra Casa Comune, senza mai perdere di vista il Cielo dove il Padre ci accoglierà tutti come suoi figli e figlie”.
Di fronte a guerre e violenze il papa ha chiesto di allargare la fraternità: “Purtroppo nel mondo vediamo ancora molte ombre, segnali della chiusura in se stessi. Perciò, ricordo il bisogno di allargare la nostra cerchia per arrivare a quelli che spontaneamente non sentiamo parte del nostro mondo di interessi, di estendere il nostro amore ad ‘ogni essere vivente’, vincendo frontiere e superando ‘le barriere della geografia e dello spazio’.
Auspico che la Chiesa in Brasile ottenga buoni frutti in questo cammino quaresimale e formulo voti affinché la Campagna di Fraternità, ancora una volta, aiuti le persone e le comunità di questa amata nazione nel loro processo di conversione al Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo, superando ogni divisione, indifferenza, odio e violenza”.
Mentre nel messaggio al Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo papa Francesco ha ringraziato i partecipanti al consesso: “Desidero ringraziarvi per l’impegno, il tempo e le energie che dedicate alla lotta per un mondo migliore, in cui nessuno veda lesa la propria dignità e dove la fratellanza diventi una realtà, fonte di gioia e di speranza per tutti”.
Nel messaggio il papa ha sottolineato la dicotomia esistente nel mondo: “Oggi il nostro mondo si trova ad affrontare una dicotomia straziante. Da un lato milioni di persone soffrono la fame, dall’altro si riscontra una grande insensibilità nello spreco alimentare. Il cibo che viene sprecato ogni anno genera enormi quantità di gas serra, mentre basterebbe un corretto razionamento per sfamare tutti coloro che hanno fame”.
Sono tempi incerti verso un pericolo: ”Questi sono tempi precari. Stiamo spingendo il mondo verso limiti pericolosi: il clima sta cambiando, le risorse vengono saccheggiate; I conflitti e la crisi economica mettono a rischio la sopravvivenza di milioni di persone.
Di fronte alla crisi, le comunità rurali sono le prime a essere colpite, poiché non hanno le risorse per far fronte alla situazione causata dai cambiamenti climatici e dalle ostilità, e sono escluse dall’accesso ai finanziamenti. Anche i popoli indigeni sono vittime di disagi, privazioni e abusi. Sebbene la loro conoscenza sulla gestione delle risorse naturali e la loro connessione con l’ambiente possa aiutare a conservare la biodiversità”.
E non ha dimenticato le donne e le famiglie: “Un altro gruppo trascurato sono le donne, che rappresentano i pilastri di oltre la metà delle famiglie che soffrono di insicurezza alimentare nelle zone rurali, dove molti giovani mancano di formazione, risorse e opportunità. I giovani sono il futuro delle nostre comunità rurali e in essi risiede un importante potenziale di innovazione e cambiamento positivo”.
Di fronte a tali drammi il papa ha invitato a ‘costruire’ una nuova agricoltura: “Signor Presidente, questa realtà ci spinge ad affrontare i problemi esistenti, in particolare la fame e la miseria, non accontentandoci di strategie astratte o impegni irraggiungibili, ma coltivando la speranza che scaturisce dall’azione collettiva. Collaboriamo alla costruzione di un sistema agricolo e alimentare più inclusivo.
I programmi di ricerca e tecnologia che promuovere un’agricoltura sostenibile e rispettosa dell’ambiente. Allo stesso modo, è essenziale eliminare gli sprechi alimentari e sostenere un’equa distribuzione delle risorse. Investire semplicemente nel trasporto e nello stoccaggio può ridurre le perdite dei piccoli agricoltori, che producono un terzo del cibo consumato quotidianamente”.
Ed infine un invito per uno sviluppo integrale: “Invoco l’aiuto divino su tutti voi, affinché la saggezza, l’empatia e uno spirito di leale cooperazione e servizio guidino le vostre decisioni e le cause dell’esclusione, della povertà e della cattiva gestione delle risorse, nonché gli effetti delle crisi climatiche. Possano le loro proposte e azioni riflettere i valori universali di giustizia, solidarietà e compassione, essere orientate al bene comune e lavorare per la pace e l’amicizia sociale, generando cambiamenti a favore dello sviluppo integrale dell’umanità”.
I giovani sono ancora affamati di Cristo? L’anno dedicato a Giovanni Testori

L’anno testoriano si è concluso alla Fondazione ‘Ambrosianeum’ di Milano con la presentazione del volume ‘Giovani affamati di Cristo’, in cui sono pubblicate due conferenze, che esploravano il rapporto tra i giovani e la fede nel contesto dei turbolenti ‘anni di piombo’, tenute da Giovanni Testori in quel luogo a gennaio ed ottobre del 1979, proponendosi di arricchire ulteriormente l’affascinante esplorazione della fede e della cultura affrontata da Testori durante le conferenze. Gli autori dei contributi inclusi nel volume, Luca Bressan, Marina Corradi, Giuseppe Frangi, Fabio Pizzul e Alessandro Zaccuri, hanno offerto nuove dimensioni, prospettive e ricordi a questa rilevante indagine.
Daniele Mencarelli racconta la ‘fame d’aria’ degli ‘scartati’ che porta a Dio

E’ un angelo caduto, Jacopo: un bel ragazzo di 18 anni, alto, che a una prima occhiata può ingannare, poi ci si accorge che dondola di continuo, che i suoi sono occhi da sonnambulo, che la mano va avanti e indietro sulla coscia, a passare e ripassare, senza sosta. Allora gli sguardi della gente si fermano, e interrogano con curiosità e pietà.