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Papa Francesco ai volontari: segno di speranza

“Mercoledì scorso, con il rito delle Ceneri, abbiamo iniziato la Quaresima, l’itinerario penitenziale di quaranta giorni che ci chiama alla conversione del cuore e ci conduce alla gioia della Pasqua. Impegniamoci perché sia un tempo di purificazione e di rinnovamento spirituale, un cammino di crescita nella fede, nella speranza e nella carità”: anche oggi il testo di papa Francesco dopo la recita dell’Angelus è stato solo consegnato,ricordando l’inizio del tempo quaresimale.
Ed ha ricordato il prezioso contributo nella società del volontariato, che oggi ha celebrato il giubileo: “Questa mattina, in Piazza San Pietro, è stata celebrata la santa Messa per il mondo del volontariato, che sta vivendo il proprio Giubileo. Nelle nostre società troppo asservite alle logiche del mercato, dove tutto rischia di essere soggetto al criterio dell’interesse e alla ricerca del profitto, il volontariato è profezia e segno di speranza, perché testimonia il primato della gratuità, della solidarietà e del servizio ai più bisognosi. A quanti si impegnano in questo campo esprimo la mia gratitudine: grazie per l’offerta del vostro tempo e delle vostre capacità; grazie per la vicinanza e la tenerezza con cui vi prendete cura degli altri, risvegliando in loro la speranza!”
Il suo è stato un ringraziamento a chi accudisce con cura coloro che necessitano di aiuto: “Fratelli e sorelle, nel mio prolungato ricovero qui in Ospedale, anch’io sperimento la premura del servizio e la tenerezza della cura, in particolare da parte dei medici e degli operatori sanitari, che ringrazio di cuore. E mentre sono qui, penso a tante persone che in diversi modi stanno vicino agli ammalati e sono per loro un segno della presenza del Signore. Abbiamo bisogno di questo, del ‘miracolo della tenerezza’, che accompagna chi è nella prova portando un po’ di luce nella notte del dolore”.
Il messaggio si è concluso con la richiesta di pregare per la pace per i popoli martoriati dalla guerra: “Insieme continuiamo a invocare il dono della pace, in particolare nella martoriata Ucraina, in Palestina, in Israele, nel Libano e nel Myanmar, in Sudan e nella Repubblica Democratica del Congo. In particolare, ho appreso con preoccupazione della ripresa di violenze in alcune zone della Siria: auspico che cessino definitivamente, nel pieno rispetto di tutte le componenti etniche e religiose della società, specialmente dei civili”.
Mentre nell’omelia della celebrazione eucaristica, celebrata dal card. Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, il papa aveva sottolineato il significato di deserto come cambiamento di vita: “Ogni anno, il nostro cammino di Quaresima inizia seguendo il Signore in questo spazio, che Egli attraversa e trasforma per noi. Quando Gesù entra nel deserto, infatti, accade un cambiamento decisivo: il luogo del silenzio diventa ambiente dell’ascolto.
Un ascolto messo alla prova, perché occorre scegliere a chi dare retta tra due voci del tutto contrarie. Proponendoci questo esercizio, il Vangelo attesta che il cammino di Gesù inizia con un atto di obbedienza: è lo Spirito Santo, la stessa forza di Dio, che lo conduce dove nulla di buono cresce dalla terra né piove dal cielo. Nel deserto, l’uomo sperimenta la propria indigenza materiale e spirituale, il bisogno di pane e di parola”.
Ed ha messo in evidenza le tre caratteristiche della tentazione a cui Gesù è sottoposto: “Anzitutto, nel suo inizio la tentazione di Gesù è voluta: il Signore va nel deserto non per spavalderia, per dimostrare quanto è forte, ma per la sua filiale disponibilità verso lo Spirito del Padre, alla cui guida corrisponde con prontezza. La nostra tentazione, invece, è subita: il male precede la nostra libertà, la corrompe intimamente come un’ombra interiore e un’insidia costante”.
Quindi anche a noi Dio mostra la sua vicinanza: “Il Signore ci è vicino e si prende cura di noi soprattutto nel luogo della prova e del sospetto, cioè quando alza la voce il tentatore. Costui è padre della menzogna, corrotto e corruttore, perché conosce la parola di Dio, ma non la capisce. Anzi, la distorce: come dai tempi di Adamo, nel giardino dell’Eden, così fa ora contro il nuovo Adamo, Gesù, nel deserto”.
Poi ha sottolineato il modo con cui il diavolo tenta: “Cogliamo qui il singolare modo col quale Cristo viene tentato, cioè nella relazione con Dio, il Padre suo. Il diavolo è colui che separa, il divisore, mentre Gesù è colui che unisce Dio e uomo, il mediatore. Nella sua perversione, il demonio vuole distruggere questo legame, facendo di Gesù un privilegiato: ‘Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane’… Davanti a queste tentazioni Gesù, il Figlio di Dio, decide in che modo essere figlio. Nello Spirito che lo guida, la sua scelta rivela come vuole vivere la propria relazione filiale col Padre”.
Ma Dio non abbandona: “Anche noi veniamo tentati nella relazione con Dio, ma all’opposto. Il diavolo, infatti, sibila alle nostre orecchie che Dio non è davvero nostro Padre; che in realtà ci ha abbandonati. Satana mira a convincerci che per gli affamati non c’è pane, tanto meno dalle pietre, né gli angeli ci soccorrono nelle disgrazie.
PSemmai, il mondo sta in mano a potenze malvagie, che schiacciano i popoli con l’arroganza dei loro calcoli e la violenza della guerra. Proprio mentre il demonio vorrebbe far credere che il Signore è lontano da noi, portandoci alla disperazione, Dio viene ancora più vicino a noi, dando la sua vita per la redenzione del mondo”.
Proprio da questa consapevolezza della filiazione a Dio Gesù ‘vince’ le tentazioni: “Gesù, il Cristo di Dio, vince il male. Egli respinge il diavolo, che tuttavia tornerà a tentarlo ‘al momento fissato’… Nel deserto il tentatore viene sconfitto, ma la vittoria di Cristo non è ancora definitiva: lo sarà nella sua Pasqua di morte e risurrezione”.
Così davanti alla tentazione anche noi siamo redenti nella Pasqua: “La nostra prova non finisce dunque con un fallimento, perché in Cristo veniamo redenti dal male. Attraversando con Lui il deserto, percorriamo una via dove non ne era tracciata alcuna: Gesù stesso apre per noi questa strada nuova, di liberazione e di riscatto. Seguendo con fede il Signore, da vagabondi diventiamo pellegrini”.
Ciò è reso possibile anche dall’opera dei volontari: “Vi ringrazio molto, carissimi, perché sull’esempio di Gesù voi servite il prossimo senza servirvi del prossimo. Per strada e tra le case, accanto ai malati, ai sofferenti, ai carcerati, coi giovani e con gli anziani, la vostra dedizione infonde speranza a tutta la società. Nei deserti della povertà e della solitudine, tanti piccoli gesti di servizio gratuito fanno fiorire germogli di umanità nuova: quel giardino che Dio ha sognato e continua a sognare per tutti noi”.
(Foto: Santa Sede)
A Rondine Cittadella della Pace la Cappellina del borgo, Chiesa giubilare nel segno dell’accoglienza e della fratellanza

L’ultima porta del Giubileo non si apre, si spalanca di scatto sul mondo. “Quando siamo arrivati in questa chiesa era crollato il tetto e si vedeva il cielo” racconta Franco Vaccari, il presidente di Rondine. Giovedì sera quella navata semplice della Cittadella ha raccolto oltre cento persone, tutte le autorità dal Questore al Prefetto al Consiglio regionale e la Provincia, fino ai vertici delle forze dell’ordine, e ben quattro religioni.
‘Non disperate della misericordia di Allah! In verità, Allah perdona tutti i peccati’: è l’unico Rito giubilare che si apre con un versetto del Corano, a leggerlo è Hamza, bosniaco, laureato in teologia islamica e uno degli studenti di Rondine. Il Rito infatti è stato introdotto da una premessa laica, nell’insegna dell’inclusività, dando voce alle diverse scritture religiose. E nella direzione della speranza portano il loro contributo a ruota Noam per il mondo ebraico, Djordje dalla Bosnia per i cristiano ortodossi, Bernadette dal Mali per i cattolici. Davanti al vescovo Andrea Migliavacca, che prima ascolta i contributi di tutti, poi fa scorrere il tavolo di pietra, che scivolando sui binari diventa un altare.
Rondine è l’ultimo dei luoghi giubilari ad aprire l’Anno Santo: ‘E’ stata la grande scommessa del Vescovo e noi lo ringraziamo di cuore’ ripete Vaccari. La scommessa di una sede giubilare nella quale si incrociano storie e spiritualità diverse. E che trovano in quella chiesa un punto di riferimento. La Chiesa giubilare è la Cappellina a fianco ma la folla si raccoglie nella chiesa. Intorno al ‘tavolo del nemico’, il luogo fisico dove palestinesi e israeliani, russi e ucraini si scoprono amici, che diventa una mensa comune.
Religioni diverse, lo stesso afflato alla spiritualità: nel rito tanti momenti portano all’abbraccio, alla stretta di mano, alla preghiera per il papa ma anche per i patriarchi e i vertici delle varie fedi. Davanti ai rappresentanti della Verna e di Camaldoli. Da La Verna un frate porta la Lampada del Giubileo, custodita fino a quel momento nella Cappella delle Reliquie del Santuario. Una cesta bianca raccoglie le letture, le poesie e le testimonianze dei ragazzi, minuti di silenzio consentono a tutti di pregare secondo la propria tradizione.
‘Abbiamo anche noi cristiani un messaggio da portare al mondo di oggi’ riparte il Vescovo Andrea Migliavacca. Domanda e risponde, mette al centro il messaggio della speranza e della fraternità, sulla linea del Giubileo e sulla linea di quell’ultima Porta santa aperta nella diocesi: ‘Devo sparare
alla persona che ho abbracciato ieri?’. Adelina è kosovara, legge una poesia elaborata insieme agli altri ragazzi, si stringe al colore di quella felpa che accomuna chiunque arrivi dai quattro angoli del mondo. Ora l’ultima porta è aperta, Rondine aspetta quanti vorranno attraversarla, per scoprire o per pregare nelle religioni più diverse.
(Foto: Rondine – Cittadella della Pace)
Da Trieste mons. Trevisi invita a curare la vita spirituale

“… si apre un anno ricco di prospettive. Qui ne tratteggio alcune, a partire dalla convinzione che il Signore ci accompagna. Che non siamo soli. Che guardiamo al futuro consapevoli di essere con lo Spirito Santo: e dunque di aprire cuore e intelligenza per cogliere una parola, anzi una Presenza che getta luce e speranza e che responsabilizza. Abbiamo bisogno di rielaborare quanto papa Francesco ci ha detto. Non possiamo archiviare il mandato ricevuto. Dobbiamo ripensare e rimeditare, anche con il supporto di quanto vissuto nella ‘Settimana sociale dei Cattolici in Italia’ che si è tenuta dal 3 al 7 luglio 2024. Siamo chiamati con la Chiesa universale a vivere il Giubileo del 2025: ‘Pellegrini di speranza’è un motto che mi piace. Apre squarci di positività e di senso sul futuro. Un cammino che ha una meta e che autorizza la fatica del procedere, insieme, come popolo di Dio. Con lo Spirito di Dio”.
E’ l’inizio della lettera pastorale (‘Io sono con te’) del vescovo di Trieste, mons. Enrico Trevisi, che invita tutti ad essere ‘pellegrini di speranza’ nell’anno giubilare: “Pellegrini di speranza è un motto che mi piace. Apre squarci di positività e di senso sul futuro. Un cammino che ha una meta e che autorizza la fatica del procedere, insieme, come popolo di Dio. Con lo Spirito di Dio”.
Nella lettera il vescovo di Trieste ha evidenziato una realtà, quella che Gesù non abbandona nessuno: “Gesù non ci lascia orfani, cioè soli, nell’affrontare i nostri giorni complicati. Dal Padre e dal Figlio, per il tramite del Figlio ci è dato lo Spirito Paraclito: dove ‘Paraclito’ (che ora la nuova edizione della Scrittura non traduce) richiama una presenza amica. E’ Dio (la terza persona della Trinità) chiamato ad esserci sempre vicino, ad esserci sempre a fianco: a difenderci in ogni difficoltà (è l’Avvocato difensore), a consolarci nei nostri fallimenti (è il Consolatore).
E’ con noi per rafforzarci quando siamo deboli (è il Medico celeste, è Fortezza) e per illuminare le nostre menti (è Sapienza, Intelletto, Consiglio, Scienza per quando siamo frastornati e rischiamo l’errore). Purifica la nostra relazione con Dio, purtroppo tentata da presunzioni che necessitano Pietà e Timor di Dio”.
Partendo da questa evidenza gli abbiamo chiesto di raccontare la genesi di questa lettera: “La fede cristiana al suo centro ha Dio, come ci è rivelato in Gesù Cristo. Non una dottrina, non una serie di regole morali, ma Dio che ci viene incontro dentro una storia che ha il suo culmine nel Signore Gesù, il Figlio Unigenito che si fa carne umana e ci rivela il volto misericordioso di Dio, che ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio. Nel mio motto episcopale (‘Admirantes Iesum’) ho invitato a guardare a Gesù con ammirazione, a tenere fisso lo sguardo su di Lui ma con meraviglia. La mia prima Lettera pastorale (da un versetto del Salmo 33) l’ho intitolata: ‘Guardate a Lui e sarete raggianti’. E già portava nella direzione di essere con lo sguardo su Dio, anzi su Gesù che ne è la Rivelazione compiuta. Da lì poi la declinazione dei vari cantieri sinodali, dei vari impegni di rinnovamento della nostra Chiesa.
Nella Lettera pastorale di quest’anno (‘Io son con te’) ho ancora riproposto di partire dalla presenza di Dio in ogni stagione della storia e della vita. ‘Io sono con te’ è un’espressione che (con le sue varianti) ritorna continuamente: inizio dalla trama di famiglia di Isacco e Giacobbe e colgo come questa promessa viene continuamente ripetuta. Ad Isacco: ‘Io sarò con te e ti benedirò’; ‘Non temere, perché io sono con te…’. A Giacobbe ‘Io sono con te e ti proteggerò ovunque tu andrai, non ti abbandonerò’.
E da qui sono partito a rintracciare che a Mosè, a Giosuè, a Gedeone, al popolo di Israele, a Geremia, fino ad arrivare a Maria e agli apostoli questa promessa viene ripetuta: talvolta al singolare, talvolta al plurale, talvolta al presente (sono con te/con voi) e talvolta al futuro (sarò con te/con voi)”.
E’ iniziato il Giubileo: come essere ‘pellegrini di speranza’ nella ferialità?
“Per me vivere la speranza significa camminare sapendo che Dio non ci abbandona ma ci protegge, è con me, con noi, ovunque ci accompagna. Dentro i vissuti concreti che ci contraddistinguono saper scorgere che Dio rimane con noi e ci consente di essere segno della sua misericordia: un anticipo rispetto alla pienezza che ci attende in Paradiso. E così in ogni nostro incontro, in ogni nostro giorno, noi possiamo restare stupiti che Dio passa anche attraverso la nostra piccolezza, il nostro essere ‘servi inutili’. E per mezzo dello Spirito saper dare la nostra adesione, come Maria, ad un Dio ricco di misericordia, ma che vede la nostra piccolezza, che però è preziosa, e dunque siamo chiamati ad amarlo nei nostri fratelli e sorelle, soprattutto nei più fragili”.
Perché non si deve temere di incontrare Gesù?
“Tutti noi conosciamo persone tristi, amareggiate, che hanno perso il gusto della vita. Io penso che con Gesù possiamo ritrovare la preziosità di quel che siamo. Noi siamo gli amati da Dio e la prova è che il suo Figlio per me si è dato totalmente, fino alla croce. E io posso (con l’aiuto dello Spirito Santo) dare l’occasione a Dio di mostrare la sua premura per ogni persona che incontro. La mia testimonianza è essere segno di Lui, della sua vicinanza a chiunque”.
In quale modo la preghiera può nutrire?
“Una ragazza diceva: ‘Mi avete insegnato a dire le preghiere ma non a pregare’. Penso questa sia una sfida urgente: vivere Gesù non come una dottrina o come una pagina di storia passata, ma come un tu con cui incontrarsi e vivere un’amicizia, una condivisione di speranze e progetti. Scrutare una pagina di Vangelo, fermarsi in silenzio ad adorare l’Eucaristia, ritornare come i due discepoli di Emmaus a raccontare che il cuore ardeva mentre quel viandante parlava (ed era Gesù). Tante le esperienze di preghiera che riaccendono entusiasmo e motivazioni per la vita concreta. Si tratta di una preghiera che non si riduce ad una formula, ma che è una relazione capace di illuminare la vita e le scelte da prendere”.
In quale modo è possibile nutrire una fede inquieta?
“Incontrando Gesù ed evitando che resti un personaggio da museo, ma un Qualcuno di vivo che mi porta a percorrere le strade delle mie responsabilità, anche passando attraverso il suo perdono. E farlo insieme, combinando momenti di solitudine e di silenzio con momenti comunitari (il nostro essere Chiesa) in cui usciamo da nostre autoreferenzialità e derive unicamente emotive”.
Quindi per quale motivo invita a prendersi cura della vita spirituale?
“Trovo strano che i genitori si preoccupino che i figli vadano a scuola o facciano sport (che alimentino la loro intelligenza e si prendano cura del loro corpo), ma che non si ingegnino ad aiutarli a prendersi cura della loro coscienza, del loro cuore e dunque della loro vita spirituale. L’aumento di giovani che hanno disturbi depressivi, alimentari, atti di autolesionismo… dovrebbe portarci a comprendere che oggi è indispensabile prendersi cura della propria vita spirituale: e lì si incontra il mistero di quello che siamo e speriamo, ma anche il mistero di un Dio che cerchiamo e che ci cerca”.
(Tratto da Aci Stampa)
Giubileo: Ospitalità Religiosa in prima linea con tariffe accessibili e previsioni di crescita

Il Giubileo ha acceso i riflettori sul sistema ricettivo di Roma e del Lazio, portando all’attenzione pubblica interrogativi sulla capacità delle strutture di accogliere la grande domanda di soggiorni, con un focus particolare sui prezzi praticati. L’Associazione Ospitalità Religiosa Italiana ha condotto un’indagine tra i gestori delle case religiose e non-profit di ospitalità (presenti sul portale ospitalitareligiosa.it), con l’obiettivo di analizzare le tariffe proposte ai pellegrini diretti nella capitale. I risultati mostrano un panorama inaspettato rispetto al mercato delle strutture ‘laiche’.
Nella città di Roma, una camera doppia viene offerta mediamente da queste strutture ad € 86 a notte, una singola ad € 54. In provincia, i costi si abbassano ulteriormente, con una media di € 67 per la doppia ed € 39 per la singola. Ancora più contenuti i prezzi nelle altre province del Lazio, con tariffe rispettivamente di € 65 ed € 39.
Questa offerta accessibile permette a numerosi pellegrini con budget ridotto di organizzare il proprio soggiorno in occasione del Giubileo. A pieno regime, le strutture religiose nella sola città di Roma hanno la capacità di accogliere circa 2.000.000 pellegrini all’anno, per un totale di quasi 8.000.000 presenze.
Ma cosa pensano i gestori delle case religiose e non-profit sull’attuale andamento dei flussi e sulle prospettive dell’anno? Il 68% di loro riferisce che le prenotazioni stanno procedendo come o meglio del previsto. Un dato significativo è l’incremento medio delle presenze stimato mediamente intorno al +24% rispetto al 2024.
Il presidente dell’Associazione Ospitalità Religiosa Italiana, Fabio Rocchi, ha commentato i dati del sondaggio affermando che “Il Giubileo rappresenta un momento straordinario non solo per la fede, ma anche per l’accoglienza. Le case religiose si confermano un pilastro insostituibile dell’ospitalità nella capitale, garantendo tariffe accessibili e un’accoglienza autentica.
Questa rete di strutture dimostra come sia possibile coniugare sostenibilità economica e vocazione al servizio, consentendo a milioni di pellegrini di vivere un’esperienza unica nel cuore della cristianità, a cui si aggiunge la moltitudine di progetti caritatevoli che questi introiti andranno ad alimentare”.
Terni festeggia san Valentino: è un esempio di speranza

Celebrata stamattina nella basilica di san Valentino a Terni da mons. Francesco Antonio Soddu la solennità del patrono di Terni e degli innamorati e copatrono della diocesi di Terni-Narni-Amelia, concelebrata dal vicario generale della diocesi mons. Salvatore Ferdinandi e dal padre Provinciale dei Carmelitani Scalzi padre Gabriele Biccai, dal parroco della basilica padre Josline Peediakkel, dai sacerdoti della diocesi e dai padri carmelitani: “La festa liturgica del nostro santo patrono in quest’anno santo ci offre una serie di spunti sui quali meditare e altrettante vie da percorrere per rendere sempre migliore, più bella la nostra vita e quella di coloro con i quali ci troviamo a condividere l’esistenza”.
Il vescovo ha sottolineato che l’amore di Dio è sempre presente: “Il nostro san Valentino, come del resto tutti i santi, con la sua vita ci insegna che proprio entro le esperienze terribili del mondo, segnato dall’egoismo umano, si inserisce sempre il germe bello e buono dell’amore di Dio il quale non soffoca né muore mai nonostante gli infiniti venti contrari e gli pseudo amori, quelli tossici che inquinano il nostro tempo. E questo avviene perché Dio stesso, con il dono del proprio Figlio, si è spinto oltre ogni limite dell’amore”.
Una sottolineatura importante è stata messa sulla fede: “La fede cristiana è un qualcosa di più, anzi direi che è qualcosa di altro, di veramente unico: essa è anzitutto un dono, il dono che Dio fa di sé stesso. E attraverso questo dono ci viene data una vita rinnovata dall’amore che proviene da lui che è per essenza amore. Ed è attraverso l’accoglienza di questo dono che saremo resi capaci di percorrere pure sentieri ardui e di raggiungere vette umanamente impossibili”.
Il tema giubilare si collega alla festa di san Valentino: “Il tema del Giubileo ‘pellegrini di speranza’ unito alla figura di san Valentino si arricchisce per noi di una esperienza di vita, anzi di un respiro di vita, che si identifica con lo stesso amore di Dio. La speranza infatti non delude perché lo Spirito di Dio è stato riversato nei nostri cuori”.
In questo senso il santo ternano è un ‘esempio’ di speranza: “San Valentino ci insegna come considerare il nostro cuore in relazione alla speranza. Egli incarna quanto papa Francesco, parlando del cuore di Gesù nell’enciclica Dilexit nos dice in riferimento a quanto debba essere il nostro cuore…
Chi è ripieno di questo spirito, chi cioè si mette nelle mani di Dio e rimane inondato del suo amore; chi vive l’esperienza dell’amore non può tenere nascosta questa sorta di energia, che in sé stessa tende ad esondare al di là di ogni possibile limite, arrivando tuttavia a non perdersi, quanto piuttosto a fecondare o rianimare le aree più desertiche o inaridite a causa della mancanza dello stesso amore”.
Dio dona amore per la salvezza di tutti: “Il nostro san Valentino, come del resto tutti i santi, con la sua vita ci insegna che proprio entro le esperienze terribili del mondo, segnato dall’egoismo umano, si inserisce sempre il germe bello e buono dell’amore di Dio il quale non soffoca né muore mai nonostante gli infiniti venti contrari e gli pseudo amori, quelli tossici che inquinano il nostro tempo.
E questo avviene perché Dio stesso, con il dono del proprio Figlio, si è spinto oltre ogni limite dell’amore. La donazione del Figlio Gesù Cristo per la nostra salvezza è il miracolo più grande che si possa immaginare e desiderare”.
Ed ai giovani ha rivolto l’esortazione ad essere protagonisti dell’amore: “La giovinezza porta con sé in modo naturale l’entusiasmo, lo slancio, la freschezza, ma anche i tentennamenti e le incertezze. Ma è proprio nel fiore della giovinezza che Dio chiama a collaborare, chiama ad essere profeti. Non dire sono giovane, quindi incapace, perché non si potrà mai fallire se si accoglie e trasmette genuinamente la fede data in dono. Se ami veramente non puoi aver timore. In tutto questo san Valentino è stato ottimo discepolo, maestro e pastore”.
Ha terminato l’omelia con l’invito ad essere ‘scaldati’ dal patrono ternano: “Come Dio nel suo Figlio ha raggiunto l’eccesso dell’amore, Valentino con l’intera sua vita ha trasmesso i palpiti di un cuore sano a favore dei più bisognosi, dei giovani e di quanti qui a Terni lo accoglievano come il Pastore buono. Voglia S. Valentino scaldare i sentimenti dei nostri cuori, affinché lo Spirito Santo che vi è stato riversato sia sempre collocato dalla nostra volontà al posto d’onore che gli spetta e produca continuamente germi di speranza attraverso il contributo delle nostre buone opere”.
Mentre nel pontificale mons. Soddu aveva invitato a non avere paura: “In questo anno santo san Valentino ci esorta a non avere paura del fuoco purificatore di Dio; ci esorta ad accogliere la sua misericordia e a farla diventare operativa nella nostra vita, trasformata dal fuoco del suo amore. Ciascuno di noi, mediante il battesimo, è stato toccato e completamente inondato di questo amore, siamo stati rivestiti di Cristo perché possiamo essere suoi testimoni nel mondo e quindi costruttori di pace. Si prenda dunque il largo in compagnia degli apostoli e di san Valentino, successore degli apostoli e nostro celeste patrono”.
E san Valentino non ha mai abbandonato il suo popolo: “San Valentino seguendo questa onda benefica di amore ne è il testimone. Egli prende le nostre vicende umane e le alloggia sulla barca di Simone affinché da lì ed insieme con loro possiamo apprendere i segreti del Regno, ossia la vita buona e bella del Vangelo. Interceda san Valentino per la nostra città, per l’intera nostra Diocesi e regione affinché seguendo lo Spirito d’amore del Padre sappiamo convergere nell’unità della famiglia dei figli di Dio”.
Al termine della celebrazione è stato inaugurato il pannello audio guida sulla Basilica e sulla figura di san Valentino, un pannello sensoriale che consentirà a tutti, anche a coloro che hanno difficoltà sensoriali, di conoscere le bellezze architettoniche e storiche della basilica e di conoscere la vita di San Valentino, attraverso le varie sezioni dedicate alla pianta della basilica e la sua facciata, il tutto stampato in adduzione, un inchiostro particolare che consente di percepire anche con il tatto, oltre a dei Qrcode con una guida e con tutte le spiegazioni fornite con il linguaggio dei segni.
(Foto: diocesi di Terni)
Papa Francesco: le opere di carità sono il frutto dell’Eucarestia

A termine delle udienze previste questa mattina, papa Francesco è stato ricoverato al Policlinico Agostino Gemelli ‘per alcuni necessari accertamenti diagnostici e per proseguire in ambiente ospedaliero le cure per la bronchite tutt’ora in corso’, come ha riferito la Sala Stampa Vaticana. Le udienze odierne si sono svolte regolarmente nell’ufficio privato del papa in Casa Santa Marta, incontrando il card. Luis Antonio Tagle, pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione, Robert Fico, primo ministro della Repubblica Slovacca, Mark Thompson, presidente e amministratore delegato della CNN, e i membri della Fondazione ‘Gaudium et Spes’, con un ringraziamento per le opere di sostegno svolte:
“Con gioia vi ricevo oggi in questo anno giubilare che abbiamo appena iniziato e che fa di noi tutti ‘pellegrini della speranza’. Desidero ringraziarvi per il compito che svolgete, specialmente a favore dei più poveri, seguendo gli insegnamenti della costituzione conciliare da cui avete preso il nome e che onorate con le vostre azioni”.
Proprio tali attività si concretizzano secondo uno spirito ecclesiale: “In tal senso, la Fondazione e le sue opere rendono attuale questo documento, che coincide con lo spirito sinodale della Chiesa, dove tutti siamo uniti in Cristo, formando una fratellanza universale, come membri del suo Corpo. Questa unione si realizza per mezzo dello Spirito Santo, che è Amore, e si manifesta nella solidarietà, specialmente verso quanti più soffrono”.
Tale ‘amicizia’ è resa possibile dall’Eucarestia: “Questo rimanere in Cristo ci rende famiglia, fratelli, con la stessa dignità. E il nutrimento di questa famiglia che si riunisce per mangiare insieme la domenica nella Messa, è l’Eucarestia. Formiamo un solo corpo, perché mangiamo lo stesso pane. E’ il cibo spirituale che si serve a tutti in egual misura, e ci fa vivere in comunione con Dio e con i nostri fratelli”.
Ed ha concluso l’incontro con un ringraziamento: “Questa forza dello Spirito Santo ci porta a essere strumenti dell’amore di Dio che vuole giungere a tutti gli uomini, senza distinzione. Perciò, in questo Anno Santo, desidero ringraziarvi perché siete motivo di speranza per tante persone che soffrono e sono scoraggiate, persone che, attraverso le vostre opere, sentono che Dio le accarezza e le consola nelle sofferenze”.
Dopo le udienze il ricovero al Policlinico ‘Gemelli’ e di conseguenza è stato riprogrammato il calendario degli impegni previsti per i prossimi giorni: l’udienza giubilare di sabato 15 febbraio è stata annullata e la Messa in occasione del Giubileo degli Artisti e del Mondo della cultura, di domenica 16 febbraio, sarà presieduta dal card. Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, mentre l’incontro con gli artisti, previsto per lunedì 17 a Cinecittà, è annullato per l’impossibilità del papa alla presenza.
Tutto pronto per il Giubileo degli Artisti

Fra qualche giorno a Roma si svolge il ‘Giubileo degli Artisti e del Mondo della Cultura’, che è stato presentato ieri con gli interventi della senatrice Lucia Borgonzoni, sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura; del capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria f.f. del Ministero della Giustizia della Repubblica Italiana, Lina Di Domenico; della dott.ssa Barbara Jatta, Direttore dei Musei Vaticani; della dott.ssa Cristiana Perrella, curatrice dello spazio ‘Conciliazione 5’; della dott.ssa Raffaella Perna, curatrice della mostra ‘Global Visual Poetry: traiettorie transnazionali nella Poesia Visiva’ e del card. José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, che ha sottolineato l’auspicio del papa formulato all’inizio della Bolla di indizione del Giubileo (‘Possa il Giubileo essere per tutti occasione di rianimare la speranza’):
“Questa frase programmatica sta alla base delle diverse iniziative che promuoveremo. Da un lato, rafforza la coscienza che la speranza è un’esperienza antropologica globale, che pulsa nel cuore di ogni cultura, e che a tutte dà la possibilità di dialogare a partire dalla speranza. Dobbiamo in effetti ascoltare ciò che le diverse culture hanno da dire sulla speranza. E, dall’altro lato, ci pone di fronte alla sfida concreta, lanciata come un’urgenza, di dare vita a occasioni creative che consentano, a tutti e a ciascuno, di rianimare la speranza”.
Quindi ha spiegato lo scopo di queste iniziative: “A far dialogare sulla speranza. A metterla al centro dello spazio pubblico come tema culturale prioritario. A intercettare la speranza come una risorsa necessaria e potente, una risorsa collettiva su cui dobbiamo investire sempre di più. A dichiarare insieme la speranza come bene di prima necessità, non semplicemente come un qualcosa di accessorio.
A domandarci in che modo il patrimonio culturale delle religioni possa essere un trasmettitore più attivo di speranza presso le nuove generazioni. A interrogarci su come l’arte contemporanea possa veicolare la speranza, andando incontro a luoghi umani sensibili. A cercare insieme espressioni spirituali e artistiche che possano costituire per la contemporaneità grammatiche e poetiche della speranza”.
Per questo l’occasione è una grande opportunità di dialogo: “Uno degli aspetti più forti di questo Giubileo degli Artisti e del Mondo della Cultura è che esso si configura come un grande incontro veramente mondiale, dal momento che riunisce più di 10.000 partecipanti iscritti, provenienti da oltre 100 nazioni dei cinque continenti”.
Quindi questo è il programma: “Sabato 15, cominceremo con la partecipazione all’Udienza generale del Santo Padre. Avremo poi un ricco programma. Con la collaborazione dei Musei Vaticani organizzeremo un incontro con i responsabili di grandi musei e istituzioni culturali di riferimento per pensare a forme di impegno comune che favoriscano la trasmissione del codice culturale delle religioni, senza il quale la cultura resta irrimediabilmente impoverita.
Alla fine del pomeriggio inaugureremo un nuovo spazio espositivo, una galleria di strada, o Window Gallery, destinata a rimanere anche oltre il giubileo: è sita in Via della Conciliazione, e si chiama Conciliazione 5. La mostra inaugurale è un progetto del Maestro Yan Pei-Ming; è curata da Cristiana Parrella, e mette al centro affettivo e visivo dell’attenzione di tutti la Comunità del Carcere di Regina Coeli. Questa iniziativa è realizzata in collaborazione con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria italiana”.
Gli appuntamenti continuano nei due giorni successivi: “Domenica 16, le iniziative sono concentrate in San Pietro. Qui avremo la celebrazione alle ore 10, alla quale sono invitati i protagonisti della cultura e chi, a diverso titolo, lavora nel mondo delle arti. Per la sera, la possibilità di compiere insieme il gesto più emblematico del Giubileo, il passaggio della Porta Santa, e di seguire un percorso spirituale e culturale in Basilica. Questa iniziativa, che chiamiamo ‘notte bianca a San Pietro’, naturalmente si avvale della collaborazione della Fabbrica di San Pietro e di Umberto Vattani”.
Infine lunedì il papa visiterà Cinecittà: “Un momento molto atteso è la prima visita di un pontefice a Cinecittà. Lunedì 17 febbraio, papa Francesco visita gli studios di Roma, dove incontrerà una rappresentanza di artisti e protagonisti del mondo della cultura, dei lavoratori di Cinecittà, e sarà accolto da un coro speciale: il Coro La Nave, composto da oltre cinquanta persone, che unisce detenuti, ex-detenuti e volontari in un’esperienza di reinclusione sociale attraverso la musica. L’iniziativa di Cinecittà è realizzata in collaborazione con il Ministero della Cultura italiano e Cinecittà.
Sempre lunedì, ma nel pomeriggio, il Dicastero per la Cultura e l’Educazione promuove un incontro di rappresentanti dei centri culturali cattolici e degli organismi ecclesiali dedicati alla cultura. Martedì 18, memoria liturgica del Beato Angelico, patrono delle arti, inaugureremo negli spazi del dicastero una grande mostra sulle ‘traiettorie transnazionali nella Poesia Visiva’, curata da Raffaella Perna, che si collega a questa ricerca comune di poetiche capaci di ridire, oggi, la speranza. E ridire la speranza è compito di tutti”.
A questo punto la direttrice dei Musei Vaticani, dott.ssa Barbara Jatta, ha sottolineato l’apertura di questo Giubileo anche agli operatori del mondo artistico: “Abbiamo fortemente voluto che questo Giubileo fosse dedicato non solo agli artisti ma anche agli operatori del mondo dell’arte il cui ruolo è essenziale nella trasmissione dei codici religiosi, della tradizione, della fede e dell’arte stessa. I Musei Vaticani riconoscono il valore di tutti coloro che, attraverso la divulgazione e l’insegnamento, custodiscono e trasmettono questo patrimonio e questo Giubileo è un segno di riconoscenza”.
Infine Lina Di Domenico ha espresso “grande soddisfazione, ma anche emozione, per questa nuova iniziativa che, in occasione del Giubileo 2025, prevede diversi punti di contatto con il mondo delle carceri, a conferma della proficua e profonda collaborazione con la Santa Sede”.
(Foto: Vatican News)
Ravenna ha presentato il progetto ‘Giubileo for All’

Un Giubileo per tutti, con una guida che accompagna i pellegrini alla scoperta di quel ‘Vangelo visivo’ che sono i nostri mosaici e dei piccoli e grandi tesori della fede e della devozione ravennati: ‘Il volto della Speranza risplende nei mosaici di Ravenna. Itinerari giubilari per tutti tra Arte e Fede’ è la guida con proposte di itinerari giubilari tra arte e fede che l’Opera di religione ha realizzato per l’Anno Santo disponibile per pellegrini e turisti.
La guida parla di speranza, il tema dell’Anno Santo, che ha il volto, in copertina, del Cristo in trono di Sant’Apollinare Nuovo. Accanto ai famosi cinque monumenti Unesco gestiti dall’Opera di Religione, sono proposti vari itinerari: uno che contempla il volto di Maria in varie rappresentazioni e opere d’arte nelle chiese della città, oppure un percorso nella spiritualità di Dante o ancora alla scoperta delle immagini di Sant’Apollinare di Ravenna.
Nel volume c’è anche un capitolo sull’iconografia del santo patrono, la storia di Ravenna come tappa sull’antica via Romea Germanica e uno sul progetto ‘Giubileo for All’, che ha dotato i monumenti Unesco della Diocesi di pannelli e strumenti rendendoli accessibili a tutti. La stessa guida, in ogni sua pagina, rispetta criteri di alta leggibilità per chi è dislessico o ipovedente, ha la copertina tattile e un Qr code che dà accesso al libro parlato e quindi il contenuto del libro diventa accessibile anche per le persone cieche.
Grazie a ‘Giubileo for all’ i mosaici si potranno ‘toccare’, sentire i profili dei volti di Cristo e dei santi e le architetture delle basiliche, seguire i contorni delle tessere, percepire materiali e luci. Lo potranno fare tutti, a prescindere dalle capacità e abilità grazie all’apparato di mappe tattili e parlanti e alle guide audio-video accessibili in lingua dei segni italiana (Lis) e internazionale, con un semplice smartphone, a partire dal Qr code presente sul pannello.
Una commissione della diocesi di Ravenna-Cervia ha studiato quattro percorsi tra i tesori di fede della nostra città. La novità è che saranno percorsi ‘per tutti’ grazie a una serie di pannelli tattili e multisensoriali di cui verranno dotati i monumenti diocesani Unesco. Insomma, oltre al percorso nei monumenti Unesco, ce n’è uno alla scoperta dei volti di Maria sul territorio; uno che segue le tracce di Dante Alighieri in città; infine un percorso alla ricerca delle rappresentazioni del santo patrono.
Per comprendere meglio il progetto abbiamo contattato il dott. Christian D’Angiò, responsabile dell’Ufficio Promozione e Valorizzazione dei Beni Culturali Diocesani, per farci raccontare il progetto ‘Giubileo for All’: “l valore aggiunto delle varie proposte è stato il pensare per tutti. Il ‘Design for All’ migliora la qualità del servizio per tutti gli utenti, senza discriminazioni. Progettare con l’obiettivo del ‘Design for All’ significa non fare interventi specialistici e quindi non rendere percepibile, oltre che adatta a solo un gruppo di persone, la soluzione particolare.
In questo senso non si ragiona più per categorie di persone ma una progettazione per il genere umano e quindi per tutte le persone indipendentemente dalle loro caratteristiche fisiche, sensoriali, cognitive, anagrafiche, linguistiche e culturali per vivere appieno un’esperienza unica con la bellezza dei luoghi. Perché tutti hanno il diritto di comprendere e partecipare; tutti hanno il diritto di essere condotti per mano nella comprensione della fede attraverso il nostro patrimonio storico artistico”.
Come è sorta l’iniziativa ‘Giubileo for All’?
“La diocesi che, attraverso l’Opera di Religione gestisce cinque degli otto monumenti Unesco della città, ha aderito al progetto Cei ‘Giubileo for All’ che punta a creare in tutt’Italia itinerari accessibili per i pellegrini. Grazie ai 15 pannelli multisensoriali e tattili che sono il fulcro del progetto, i mosaici si potranno “toccare”, sentire i profili dei volti di Cristo e dei santi e le architetture delle basiliche, seguire i contorni delle tessere, percepire materiali e luci. Lo potranno fare tutti, a prescindere dalle capacità e abilità grazie all’apparato di mappe tattili e parlanti e alle guide audio-video accessibili in lingua dei segni italiana (Lis) e internazionale, con un semplice smartphone, a partire dal Qr code presente sul pannello”.
Come sono strutturati i percorsi?
“Una commissione della Diocesi di Ravenna-Cervia ha studiato quattro percorsi tra i tesori di fede della nostra città: 1) Mosaici di Bellezza e Spiritualità, itinerario accessibile nei monumenti diocesani di Ravenna patrimonio dell’UNESCO: la Basilica di San Vitale, il Mausoleo di Galla Placidia, Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, il Battistero Neoniano, Cappella di Sant’Andrea e il Museo Arcivescovile. 2) Guardando il Volto di Maria: la Madonna Greca nel Santuario di Santa Maria in Porto la Madonna del Latte nella basilica di San Giovanni Evangelista e la Madonna del Sudore in Cattedrale. 3) Vicino a Dante: la chiesa di San Francesco, la chiesa di Sant’Agata Maggiore. 4) Sant’Apollinare in Classe e il Candor Lucis del Cristo Trasfigurato.
La novità è che il percorso dei monumenti diocesani Unesco sarà ‘per tutti’ grazie a una serie di mappe e pannelli tattili e multisensoriali. La base è stata la redazione per i cinque siti Unesco diocesani la redazione dei Peba (Piani di Eliminazione delle Barriere Architettoniche-Fisiche-Sensoriali). Si tratta di quindici pannelli, che verranno installati entro l’inizio del Giubileo nei monumenti diocesani, realizzati coinvolgendo le associazioni, gli enti e le persone con disabilità che danno accesso a video in italiano e in inglese, sottotitolati e segnati in Lingua dei Segni Italiana (LIS) e in International Sign (Segni Internazionali), una mappa accessibile, realizzata in ecoplastica, dei percorsi sarà di supporto per il collegamento tra i vari siti.
Nel dettaglio nei monumenti saranno collocate: cinque mappe tattili-multisensoriali di presentazione della struttura architettonica e dei servizi per scoprire le informazioni utili anche per muoversi agevolmente e consapevolmente nel monumento; dieci mosaici tattili-multisensoriali raffiguranti i principali soggetti, ma con accesso ad un contenuto che descrive l’intero ciclo musivo”.
Per quale motivo tutti hanno diritto alla bellezza?
“Si tratta di una platea immensa di persone: il 15% può pensare di visitare un luogo della cultura, solo il 5% di partecipare ad un evento. Eppure da tempo esistono linee guida per ideare, promuovere un evento che sia per tutti. Da Ravenna lanciamo questa sfida ambiziosa.
La cifra è l’accessibilità universale… Il diritto alla bellezza è un diritto universale quindi deve essere per tutti e di tutti. Questi pannelli che presentano rilievi e texture e altezze differenti permettono a tutti di vivere un’esperienza di bellezza. Al centro c’è la persona al di là delle sue caratteristiche fisiche, sensoriali, anagrafiche e linguistiche”.
Cosa vuol dire progettare percorsi insieme alle persone con disabilità?
“La cosa bella è poter vivere un’esperienza di arte, di fede e spiritualità per tutti e con tutti, senza escludere nessuno. Il messaggio cristiano dei mosaici di Ravenna oggi è una Parola per noi è una Parola per la sete che l’uomo ha. A nessuno, allora, deve essere impedito o limitato di aver accesso a quel messaggio, tutti fanno esperienza di fede attraverso i mosaici di Ravenna”.
Per quale motivo formare ‘guide giubilari’ per percorsi di arte e fede a Ravenna per tutti’?
“Tutto il personale dell’Opera di Religione già da tempo si è formato per accogliere pellegrini con un’ottica di accessibilità sempre più ampia. Infatti, per prepararci ad accogliere i pellegrini che giungeranno a Ravenna, affinché tutti possano vivere una vera esperienza di fede attraverso il messaggio cristiano dei mosaici ravennati, l’Arcidiocesi di Ravenna-Cervia e l’Opera di Religione, in collaborazione con la Pontificia Università Gregoriana e il Servizio Nazionale per la Pastorale delle Persone con Disabilità della Conferenza Episcopale Italiana, hanno proposto, alle guide turistiche professionali, un percorso di formazione che dà la possibilità, sostenendo una prova orale finale, di essere inseriti in un elenco di ‘Guide Giubilari per percorsi di Arte e Fede a Ravenna per tutti’. Occasione per creare un gruppo di guide abilitate formate specificatamente per guidare gruppi di pellegrini o fedeli nella visita alla nostra città e ai monumenti paleocristiani di Ravenna”.
(Tratto da Aci Stampa)
Papa Francesco alle confraternite di pietà popolare: non dimenticare la preghiera

“Sono molto lieto di accogliervi come pellegrini in questo Anno Giubilare. Sono venuti per ringraziare Dio per l’ultimo Congresso Internazionale delle Confraternite e della Pietà Popolare. Quando mi hanno detto che saresti venuto, ero un po’ preoccupato, perché nel messaggio ti avevo chiamato ‘pazzo’ e forse era per questo che eri interessato a incontrarmi. Ma mons. Saiz Meneses mi dice che questa iniziativa è stata una grazia i cui echi si possono ancora udire e che mi sento più a mio agio”: anche oggi papa Francesco, ancora non pienamente in forma, ha ricevuto in Casa santa Marta la Commissione esecutiva del II Congresso internazionale delle Confraternite e della pietà popolare.
Durante l’incontro ha ricordato un suo precedente messaggio: “Nel mio messaggio, se ricordate, ho proposto di vivere questo evento come una preghiera di lode, che accompagni il nostro cammino terreno come un pellegrinaggio verso Dio e verso i fratelli. In questo modo chiedeva loro di essere testimoni di un amore traboccante, al punto da sembrare pazzi, pazzi d’amore”.
Anche a loro ha ricordato il valore della preghiera: “Quanto sarebbe bello per noi se, al termine di questo evento, i primi echi si udissero soprattutto nelle famiglie. Si potrebbe udire come il silenzio fragoroso di una preghiera che giunge fino alle lacrime, perché viene dal cuore; sia davanti all’immagine del titolare della loro fratellanza, che presiede le loro case; sia davanti al Tabernacolo della parrocchia o del tempio, sia accanto al letto del malato o in compagnia degli anziani”.
Infine ha sottolineato la loro iniziativa di una casa per i ‘senzatetto’: “Il vostro Arcivescovo mi ha anche detto che un altro di questi echi, già realizzato, è una casa di accoglienza per i senzatetto, frutto della carità nascosta a cui ho fatto riferimento nel mio messaggio. Spero che in quest’opera potremo sempre sentire il battito di un cuore amorevole. Proponiamo che, attraverso ‘il rispetto, l’affetto e la cura’ in questa casa, la società e coloro che vengono accolti tornino a riconoscere la dignità unica di ogni persona”.
(Foto: Santa Sede)
Per il Giubileo settimana di mobilitazione contro la tratta

‘Ambasciatori di speranza. Insieme contro la tratta di persone’ è il tema scelto, in continuità con il Giubileo in corso, per l’undicesima Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, che si celebra ogni anno l’8 febbraio, in occasione della festa di santa Bakhita, donna e suora sudanese vittima di tratta e simbolo universale dell’impegno della Chiesa contro questo fenomeno.
Giovani della rete globale contro la tratta, provenienti da tutti i continenti, sono giunti a Roma in occasione della Giornata, per una settimana di formazione e incontri, con un momento centrale di preghiera e riflessione insieme a papa Francesco, che ha istituito nel 2015 la Giornata, affidandone la promozione all’Unione internazionale delle superiore generali (Uisg) e all’Unione dei superiori generali (Usg) e il coordinamento a ‘Talitha Kum’, la rete internazionale anti-tratta che conta più di 6.000 suore, amici e partner in tutto il mondo.
Secondo le Nazioni Unite, sono 50.000.000 le persone vittime della tratta a livello globale. Coloro che ne soffrono maggiormente le conseguenze sono donne, bambini, migranti e rifugiati. Una vittima su tre è un bambino, mentre il 79% delle vittime dello sfruttamento sessuale a livello globale sono donne e ragazze. Le persone costrette alla migrazione forzata sono circa 120.000.000.
Guerre, conflitti, violenze, povertà e catastrofi ambientali li portano ad abbandonare le proprie case, rendendoli particolarmente vulnerabili alla tratta e allo sfruttamento per la pericolosità delle rotte e perché spesso si fa ricorso a trafficanti o al mercato nero per spostarsi da un Paese all’altro. A questo si aggiunge un’altra forma di tratta, che è lo sfruttamento online.
Oggi continuano le attività di formazione e sensibilizzazione sul tema della tratta; giovedì 6 febbraio, al mattino, pellegrinaggio dei giovani attraverso le Porte Sante, mentre il pomeriggio, dalle 17 alle 19, all’Università Pontificia della Santa Croce di Roma si svolgerà l’evento Appello alla speranza e alla guarigione, con le testimonianze di alcuni sopravvissuti alla tratta, giovani attivisti e la performance di artisti come la band Gen Verde.
La mattina di venerdì 7 febbraio papa Francesco incontrerà la delegazione dei giovani ambasciatori, i sopravvissuti e i rappresentanti della rete delle organizzazioni promotrici della Giornata. Subito dopo ci sarà il pellegrinaggio online di preghiera e riflessione contro la tratta, che attraverserà tutti i continenti e i fusi orari: dall’Oceania all’Asia, Medio Oriente, Africa, Europa, Sud America e, infine, il Nord America. L’evento sarà trasmesso in diretta streaming in cinque lingue (inglese, spagnolo, portoghese, francese, italiano) su www.preghieracontrotratta.org/yt/it.
Sabato 8 febbraio, i giovani ambasciatori si riuniranno per un giorno intero di dialogo e lavoro, che culminerà con il lancio della nuova chiamata all’azione globale contro la tratta, che diventerà un nuovo strumento di sensibilizzazione e mobilitazione da usare in tutto il mondo. Gli organizzatori invitano tutti a dedicare un post, un tweet e condividerlo il 7 e l’8 febbraio usando gli hashtag ufficiali #PrayAgainstTrafficking #iubilaeum2025.
Ed ecco la storia di Grace, raccontata nel sito della rete: “Grace è fuggita dai suoi trafficanti a Dubai e ha cercato subito aiuto in una chiesa locale. Lì ha incontrato un sacerdote e delle suore che l’hanno messa rapidamente in contatto con le Sorelle di Talitha Kum nel suo Paese d’origine, la Nigeria. Grazie al loro sostegno, ha potuto lasciare gli Emirati Arabi Uniti ed è stata accolta calorosamente dalle suore di Villa Bakhita all’aeroporto. Grace ricorda quanto siano state premurose mentre elaborava il trauma della sua esperienza, dandole modo di condividere la sua storia solo quando si fosse sentita pronta.
Durante il periodo trascorso al rifugio, Grace ha avuto la possibilità di andare regolarmente a Messa e ha instaurato un forte legame con le suore. Speranzosa e determinata a proseguire gli studi, le suore le hanno offerto corsi di informatica e una formazione pratica in cucina e pasticceria. Talitha Kum infatti mette a disposizione anche corsi di catering, sartoria e parruccheria per consentire ai sopravvissuti di recuperare l’indipendenza e reintegrarsi nella società.
La vicenda di Grace porta con sé un potente messaggio di speranza, non solo per i sopravvissuti, ma anche per chi li assiste. Una sorella di Villa Bakhita ha detto: Storie come la sua sono molto incoraggianti. Questo lavoro può essere impegnativo e frustrante, ma quando si è testimoni di persone che rispondono e collaborano, si rafforza la motivazione a continuare e ci si rassicura che c’è speranza. E’ un forte messaggio di speranza per tutti gli altri sopravvissuti”.
(Foto: Talitha Kum)