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Papa Francesco invita a studiare la storia per riscoprire i martiri

“Sono ben consapevole che, nel percorso formativo dei candidati al sacerdozio, viene destinata una buona attenzione allo studio della storia della Chiesa, così come è giusto che sia. Ciò che vorrei sottolineare ora va piuttosto nella direzione di un invito a promuovere, nei giovani studenti di teologia, una reale sensibilità storica. Con quest’ultima espressione voglio indicare non solo la conoscenza approfondita e puntuale dei momenti più importanti dei venti secoli di cristianesimo che ci stanno alle spalle, ma anche e soprattutto il sorgere di una chiara familiarità con la dimensione storica propria dell’essere umano. Nessuno può conoscere veramente chi è e che cosa intende essere domani senza nutrire il legame che lo connette con le generazioni che lo precedono. E questo vale non solo a livello di vicenda dei singoli, ma anche ad un livello più ampio di comunità”.
Lo ha scritto papa Francesco nella lettera sul ‘Rinnovamento dello studio della storia della Chiesa’, in continuità con la lettera sulla importanza della letteratura nella formazione dello scorso agosto, sottolineando che “una corretta sensibilità storica aiuta ciascuno di noi ad avere un senso delle proporzioni, un senso di misura e una capacità di comprensione della realtà senza pericolose e disincarnate astrazioni, per come essa è e non per come la si immagina o si vorrebbe che fosse. Si riesce così ad intessere un rapporto con la realtà che convoca alla responsabilità etica, alla condivisione, alla solidarietà”.
Infatti nella presentazione di ieri il card. Lazzaro You Heung-sik, prefetto del dicastero per il Clero, ha sottolineato l’importanza della lettera: “Ho iniziato questo mio breve intervento dicendo che con questa Lettera il Santo Padre prosegue un discorso di formazione sacerdotale, cristiana e umana che va verso una piena consapevolezza dell’essere sacerdoti, cristiani, esseri umani che cercano di comprendere e di comprendersi nel portare avanti il piano di Dio”.
Ed ha sottolineato tre caratteristiche fondamentali della fede cristiana: “La prima: Dio entra in punta di piedi nella storia dell’umanità e dei singoli per innestarci nella Sua storia salvifica. La seconda, conseguenza della prima, comporta la necessità di conseguire una ‘dimensione storica dell’essere umano’ attraverso ‘una reale sensibilità storica’ che deve portare ad una ‘Chiesa che riconosce se stessa anche nei suoi momenti più oscuri’, che ‘diventa capace di comprendere le macchie e le ferite del mondo in cui vive, e se cercherà di sanarlo e di farlo crescere, lo farà nello stesso modo in cui tenta di sanare e far crescere se stessa’…
Terza caratteristica: il Dio di Gesù Cristo che entra nella nostra storia come Persona, che parla, vive, agisce, piange, sorride, accarezza, si adira. Costruisce cioè storia con noi per portarci ad un livello di comunione e consapevolezza con Lui, affinché ritroviamo noi stessi come figli suoi che hanno i suoi tratti, fatti ‘a sua immagine e somiglianza’ (Gen. 1,26), secondo la sua essenza che è comunione. Dio stesso è maestro di Storia, oltre che Signore delle nostre storie”.
Mentre il segretario dello stesso dicastero, mons. Andrés Gabriel Ferrada Moreira, ha sottolineato la cura del papa per la formazione dei giovani: “Il Santo Padre ha particolarmente a cuore alcune attuali debolezze e limiti nella formazione dei giovani, particolarmente nei percorsi formativi agli Ordini ministeriali nei Seminari e nelle altre Case di formazione, dove si tende a considerare di meno la memoria del passato, la ricerca della verità e l’appartenenza a una cultura che si esprime attraverso molti modi, di cui l’arte letteraria è uno dei privilegiati. Tra l’altro, la superficialità delle letture e dello studio e il fascino compulsivo dell’immediato offerto da uno schermo, non poche volte, lascia prendere il sopravvento a banalità e fake news”.
Infine il prof. Andrea Riccardi, presidente della ‘Società Dante Alighieri’, ha sottolineato la continuità con il Concilio Vaticano II: “In linea con il Concilio, papa Francesco chiede di maturare una ‘reale sensibilità storica’. Non una difesa trionfalista. Non una storia ideologica, né manipolatrice degli eventi (i conflitti talvolta si giustificano con ricostruzioni tendenziose della storia). Per il papa bisogna conoscere la storia, ma avere una mentalità storica nel vivere il presente e nella Chiesa: ‘Senza memoria non si va mai avanti’, dice”.
Tale Lettera è un collegamento con la memoria dei martiri: “Del resto, il recupero della memoria dei martiri del Novecento, voluto da Giovanni Paolo II per il Grande Giubileo, ha salvato dall’oblio questi ultimi sepolti dalla violenza. Ne è emersa dal recupero della memoria una Chiesa di martiri. La storia libera e restituisce alla realtà. Ha fatto emergere storicamente l’autocoscienza della Chiesa dei martiri. Francesco ha voluto una nuova commissione per i martiri del XXI secolo. La storia della Chiesa non è solo di papi o grandi personaggi, ma anche storia degli umili, della loro preghiera, della carità, della pietà popolare. Abbiamo già una grande storiografia in proposito”.
Ed infatti nella conclusione della lettera il papa ha chiesto di studiare la storia per recuperare l’esperienza martiriale della Chiesa: “In quest’ultima osservazione, desidero ricordare che la storia della Chiesa può aiutare a recuperare tutta l’esperienza del martirio, nella consapevolezza che non c’è storia della Chiesa senza martirio e che mai si dovrebbe perdere questa preziosa memoria. Anche nella storia delle sue sofferenze ‘la Chiesa confessa che molto giovamento le è venuto e le può venire perfino dall’opposizione di quanti la avversano o la perseguitano’. Proprio lì dove la Chiesa non ha trionfato agli occhi del mondo, è quando ha raggiunto la sua maggiore bellezza”.
Papa Francesco: appello per l’unità tra i cristiani

“Io ho dato loro la stessa gloria che tu hai dato a me (Gv 17,22). Queste parole della preghiera di Gesù prima della Passione, si possono riferire in modo eminente ai martiri, glorificati per la testimonianza resa a Cristo. In questo luogo ricordiamo i Primi Martiri della Chiesa a Roma: sul loro sangue è stata costruita questa basilica, sul loro sangue è stata edificata la Chiesa. Possano questi Martiri rafforzare la nostra certezza che, avvicinandoci a Cristo, ci avviciniamo gli uni agli altri, sostenuti dalla preghiera di tutti i santi delle nostre Chiese, già perfettamente uniti dalla loro partecipazione al Mistero pasquale”.
Nella memoria liturgica di papa san Giovanni XXIII, che avviò il Concilio Vaticano II l’11 ottobre 1962, papa Francesco ha invitato all’unità tra le confessioni cristiane senza pronunciare quest’omelia, che è stata consegnata ai padri sinodali alla conclusione della veglia ecumenica animata dalla Comunità di Taizé nella piazza dei Protomartiri in Vaticano, insieme ai partecipanti al Sinodo ed ai fratelli e sorelle delle altre Chiese.
Ed ha ricordato che unità dei cristiani e sinodalità sono collegate: “In entrambi i processi, si tratta non tanto di costruire qualcosa quanto di accogliere e far fruttare il dono che già abbiamo ricevuto. E come si presenta il dono dell’unità? L’esperienza sinodale ci aiuta a scoprirne alcuni aspetti.
L’unità è una grazia, un dono imprevedibile. Il vero protagonista non siamo noi, ma lo Spirito Santo che ci guida verso una maggiore comunione. Come non sappiamo in anticipo quale sarà l’esito del Sinodo, così non sappiamo esattamente come sarà l’unità a cui siamo chiamati. Il Vangelo ci dice che Gesù, in quella sua grande preghiera, ‘alzò gli occhi al cielo’: l’unità non è innanzitutto un frutto della terra, ma del Cielo”.
Quindi per raggiungere l’unità è necessario un cammino, come è stato scritto nel decreto sull’ecumenismo ‘Unitatis Redintegratio’: “Un altro insegnamento che viene dal processo sinodale è che l’unità è un cammino: matura nel movimento, strada facendo. Cresce nel servizio reciproco, nel dialogo della vita, nella collaborazione di tutti i cristiani che ‘fa emergere più chiaramente il volto di Cristo servitore’.
Ma dobbiamo camminare secondo lo Spirito; o, come dice Sant’Ireneo, come tôn adelphôn synodía, ‘una carovana di fratelli’. L’unione tra i cristiani cresce e matura nel comune pellegrinaggio ‘al ritmo di Dio’, come i pellegrini di Emmaus accompagnati da Gesù risorto”.
Il terzo insegnamento riguarda l’unità come armonia: “Il Sinodo ci sta aiutando a riscoprire la bellezza della Chiesa nella varietà dei suoi volti. Così l’unità non è uniformità, né frutto di compromessi o di equilibrismi. L’unità dei cristiani è armonia nella diversità dei carismi suscitati dallo Spirito per l’edificazione di tutti i cristiani. L’armonia è la via dello Spirito, perché Egli stesso, come dice San Basilio, è armonia. Noi abbiamo bisogno di percorrere il sentiero dell’unità in virtù del nostro amore per Cristo e per tutte le persone che siamo chiamati a servire”.
Ma l’unità dei cristiani può essere ‘raggiunta’ attraverso la testimonianza: “Questa era la convinzione dei Padri conciliari nell’affermare che la nostra divisione ‘è di scandalo al mondo e danneggia la più santa delle cause: la predicazione del Vangelo ad ogni creatura’. Il movimento ecumenico è nato dal desiderio di testimoniare insieme, con gli altri e non lontano gli uni dagli altri, o peggio ancora gli uni contro gli altri”.
Ed ha ricordato i martiri: “In questo luogo i Protomartiri ci ricordano che oggi, in molte parti del mondo, cristiani di diverse tradizioni danno la vita insieme per la fede in Gesù Cristo, vivendo l’ecumenismo del sangue. La loro testimonianza è più forte di qualsiasi parola, perché l’unità viene dalla Croce del Signore”.
Infine ha ricordato lo ‘scandalo’ della divisione tra i cristiani: “Oggi esprimiamo anche la vergogna per lo scandalo della divisione dei cristiani, lo scandalo di non dare insieme testimonianza al Signore Gesù. Questo Sinodo è un’opportunità per fare meglio, superando i muri che ancora esistono tra noi.
Concentriamoci sul terreno comune del nostro comune Battesimo, che ci spinge a diventare discepoli missionari di Cristo, con una comune missione. Il mondo ha bisogno di una testimonianza comune, il mondo ha bisogno che siamo fedeli alla nostra comune missione”.
(Foto: Santa Sede)
Mons. Lorefice invita a non dimenticare Borsellino e la sua scorta

Ci sono stati anche i volontari e le volontarie internazionali del Corpo europeo di solidarietà e i giovani del programma Erasmus+, ieri in via D’Amelio ed alle manifestazioni per ricordare la strage in cui morirono Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina e Claudio Traina.
Papa Francesco ricorda i martiri cristiani

“Non si deve mai uccidere in nome di Dio, perché per lui siamo tutti fratelli e sorelle. Ma insieme si può dare la vita per gli altri. Preghiamo dunque, perché non ci stanchiamo di dare testimonianza al Vangelo anche in tempo di tribolazione”: così papa Francesco ha concluso la catechesi dell’udienza generale di oggi in piazza san Pietro e dedicata alla testimonianza dei martiri.
Oggi in piattaforma ‘Fino alla fine’, nuovo singolo del Kantiere Kairòs

In vista della 31^ Giornata dei missionari martiri, in programma venerdì 24 marzo nel giorno dell’uccisione di sant’Oscar Arnulfo Romero, avvenuta nel 1980, esce oggi su tutte le piattaforme digitali ‘Fino alla fine’, il nuovo singolo del Kantiere Kairòs, pop-rock band di musica cristiana. Il brano racconta in filigrana la storia del Beato Mario Borzaga, missionario Omi martire in Laos nell’aprile del 1960, morto a soli 27 anni: il suo corpo non è stato mai ritrovato.
Mons. Maffeis è arcivescovo di Perugia

Da domenica 11 settembre l’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve ha come guida un pastore giornalista di 58 anni, che è stato parroco, direttore di giornali e radio, docente alla Pontificia Università Salesiana e alla Lateranense, e poi direttore dell’Ufficio nazionale comunicazioni sociali e sotto-segretario della Cei, mons. Ivan Maffeis.
Papa Francesco in Kazakhstan: la democrazia è la via per l’armonia tra i popoli

Durante il viaggio aereo che lo portava nella capitale del Kazakhstan papa Francesco ha ricevuto dalla giornalista di Radio Cope, Eva Fernández un ‘pagne’, tipico indumento del Mozambico (chiamato ‘capulana’), dono delle suore comboniane per ricordare l’uccisione suor Maria Coppi, per “per presentare a Papa Francesco, la vita del popolo mozambicano che in questo momento ha bisogno di cura, di essere protetta con la capulana della preghiera, della giustizia, della prossimità, della solidarietà”, come si legge in un comunicato.
Mons. Lorefice invoca santa Rosalia per raccontare la bellezza della fede

Dopo la ‘quasi’ fine della pandemia a Palermo si è svolta la processione per il Festino di santa Rosalia, venerata come colei che salvò la città da una terribile pestilenza: una grazia che l’attualità spinge ad invocare, perché il coronavirus alterna fasi che rendono complicata la decifrazione del futuro, perché Palermo è avvinta dalla miseria, dal disagio, dalle difficoltà economiche, senza mai dimenticare la mafia, ancorché decimata dall’opera instancabile di forze dell’ordine e magistratura.
Papa Francesco al Sinodo greco melkita: non dimenticare la Siria

Papa Francesco ha raccontato alcuni aneddoti di quando era vescovo in Argentina ai membri del Sinodo della Chiesa greco melkita: “ono lieto di ricevervi e sono lieto di rivedere Mons. Georges Kahhale, è bravo! Io vorrei dire che lui mi ha aiutato tanto… Poi, noi avevamo un problema lì, con un sacerdote, a Buenos Aires, e lui era energico nella soluzione, ma molto pastore, molto buono nel modo di cercarlo. Io, quando l’ho visto, mi sono rallegrato e per questo voglio dare questa testimonianza davanti a tutti voi. Uno dei vostri fratelli che fa onore. Grazie, Mons. Kahhale. E poi, vi racconta le avventure che abbiamo avuto a Buenos Aires con quel prete”.
Alessandro Corsi presenta il cammino dei primi martiri francescani

‘Il cammino dei primi francescani, in tasca’ è la guida redatta da Alessandro Corsi (edizioni Terra Santa) sul pellegrinaggio a piedi fra arte, natura e spiritualità lungo il percorso che collega i luoghi natali dei Protomartiri della valle ternana. Un percorso affascinante e ancora poco battuto, percorribile in una settimana, sui passi dei primi discepoli di Francesco d’Assisi. Una guida completa, ricchissima di immagini e informazioni, con preziose indicazioni sui sentieri e le altimetrie, i dislivelli e la segnaletica, i luoghi imperdibili e le indicazioni su dove mangiare e dormire.