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Papa Francesco: Maria è riempita dalla grazia di Dio

“E voglio che sappiate che il mio cuore è con il popolo di Los Angeles, che ha sofferto così tanto a causa degli incendi che hanno devasto interi quartieri e comunità. E non sono finiti… Che Nostra Signora di Guadalupe interceda per tutti gli abitanti affinché possano essere testimoni di speranza attraverso la forza della diversità e della creatività per cui sono conosciuti in tutto il mondo”: con queste parole, al termine dell’udienza generale, papa Francesco ha espresso vicinanza al popolo di Los Angeles, che dallo scorso 7 gennaio scorso è distrutta dagli incendi con più di 180.000 persone evacuate.
Mentre al termine dei saluti ha chiesto di pregare per la pace nel mondo: “E non dimentichiamo la martoriata Ucraina. Non dimentichiamo la Palestina, Israele e il Myanmar. Preghiamo per la pace. La guerra è sempre una sconfitta! Ieri ho chiamato, lo faccio tutti i giorni, la parrocchia di Gaza: erano contenti! Lì dentro ci sono 600 persone, tra parrocchia e collegio…
Ma preghiamo per Gaza, per la pace e per tante altri parti del mondo. La guerra sempre è una sconfitta! Non dimenticate: la guerra è una sconfitta. E chi guadagna con le guerre? I fabbricanti delle armi. Per favore, preghiamo per la pace”.
E nella catechesi il papa ha scelto il tema della speranza, ‘Gesù Cristo nostra speranza’, filo conduttore per tutto l’anno giubilare nelle udienze generali, con l’annuncio dell’angelo alla Madre di Dio: “All’inizio del suo Vangelo, Luca mostra gli effetti della potenza trasformante della Parola di Dio che giunge non solo tra gli atrii del Tempio, ma anche nella povera abitazione di una giovane, Maria, che, promessa sposa di Giuseppe, vive ancora in famiglia”.
In un villaggio sperduto della Galilea, Nazareth, l’arcangelo Gabriele fa un annuncio ‘strano’: “Proprio lì l’angelo reca un messaggio dalla forma e dal contenuto del tutto inauditi, tanto che il cuore di Maria ne viene scosso, turbato. Al posto del classico saluto ‘pace a te’, Gabriele si rivolge alla Vergine con l’invito ‘rallegrati!’, ‘gioisci!’, un appello caro alla storia sacra, perché i profeti lo usano quando annunciano la venuta del Messia. E’ l’invito alla gioia che Dio rivolge al suo popolo quando finisce l’esilio e il Signore fa sentire la sua presenza viva e operante”.
Eppoi questo appellativo che dimostra la grandezza dell’avvenimento: “Inoltre, Dio chiama Maria con un nome d’amore sconosciuto nella storia biblica: kecharitoméne, che significa ‘riempita dalla grazia divina’. Maria è piena della grazia divina. Questo nome dice che l’amore di Dio ha già da tempo abitato e continua a dimorare nel cuore di Maria. Dice quanto lei sia “graziosa” e soprattutto quanto la grazia di Dio abbia compiuto in lei una cesellatura interiore facendone il suo capolavoro: piena di grazia”.
E’ un invito a fidarsi di Dio e non dei fattucchieri: “Questo soprannome amoroso, che Dio dà solo a Maria, è subito accompagnato da una rassicurazione: ‘Non temere!’, ‘Non temere!’, sempre la presenza del Signore ci dà questa grazia di non temere e così lo dice a Maria: ‘Non temere!’… Per favore: non temere! Non temere! Non temere! E’ bello questo. ‘Io sono il tuo compagno di cammino’: e questo Dio lo dice a Maria”.
E’ un annuncio di maternità, che diventa missione: “Poi Gabriele annuncia alla Vergine la sua missione, facendo riecheggiare nel suo cuore numerosi passi biblici riferiti alla regalità e messianicità del bambino che dovrà nascere da lei e che il bambino sarà presentato come compimento delle antiche profezie. La Parola che viene dall’Alto chiama Maria ad essere la madre del Messia, quel Messia davidico tanto atteso. E’ la madre del Messia. Egli sarà re non alla maniera umana e carnale, ma alla maniera divina, spirituale. Il suo nome sarà ‘Gesù’, che significa ‘Dio salva’, ricordando a tutti e per sempre che non è l’uomo a salvare, ma solo Dio”.
E la Madre di Dio, con il ‘sì’, cerca di capire: “Questa maternità scuote Maria dalle fondamenta. E da donna intelligente qual è, capace cioè di leggere dentro gli avvenimenti, ella cerca di comprendere, di discernere ciò che sta capitando. Maria non cerca fuori ma dentro. perché, come insegna Sant’Agostino, ‘in interiore homine habitat veritas’…
Proprio come all’inizio della creazione, Dio vuole ‘covare’ Maria con il suo Spirito, potenza capace di aprire ciò che è chiuso senza violarlo, senza intaccare la libertà umana; vuole avvolgerla nella ‘nube’ della sua presenza, perché il Figlio viva in lei e lei in Lui”.
In questo modo si mette ‘a disposizione’ di Dio: “Maria accoglie il Verbo nella propria carne e si lancia così nella missione più grande che sia stata mai affidata a una donna, a una creatura umana. Si mette al servizio: è piena di tutto, non come una schiava ma come una collaboratrice di Dio Padre, piena di dignità e autorità per amministrare, come farà a Cana, i doni del tesoro divino, perché molti possano attingervi a piene mani”.
In precedenza il papa aveva ricevuto i membri della ‘Hilton Foundation’ con un invito alla compassione: “La vostra Fondazione ha dimostrato come la generosità e l’impegno possano trasformare le vite di coloro che si trovano in situazioni di vulnerabilità. Il servizio gratuito nei campi dell’educazione, della salute, dell’assistenza ai rifugiati e della lotta contro la povertà è una testimonianza, una testimonianza concreta di amore e di compassione. Non dimenticate questa parola: compassione, ‘patire con’. Dio è compassionevole, Dio si avvicina a noi e patisce con noi. E compassione non è buttare una moneta nelle mani dell’altro senza guardarlo negli occhi. No. Compassione è avvicinarsi e ‘patire con’. Questa parola non dimenticatela: compassione”.
Inoltre ha invitato ad ‘investire’ nella formazione delle suore: “Si è investito poco in questo, assai meno che nella formazione del clero. E’ vero, perché si pensa che le suore, e anche le donne, sono “di seconda classe”. Si pensa questo… Non dimenticatevi che dal giorno del Giardino dell’Eden comandano loro… Comandano le donne! E’ importante che le suore possano studiare e formarsi. Il lavoro alle frontiere, nelle periferie, in mezzo agli ultimi, ha bisogno di persone formate e competenti. E, mi raccomando, la missione delle suore è di servire gli ultimi, e non di essere le serve di qualcuno. Questo deve finire, e voi, come Fondazione state aiutando a portare la Chiesa fuori da questa mentalità clericalista”.
(Foto: Santa Sede)
Solennità di Maria Santissima, Madre di Dio: Cristo è la nostra pace

Il 1° gennaio è giornata di preghiera per la pace; la liturgia celebra la solennità di Maria Santissima Madre di Dio. In Maria si realizzano le attese di Israele e Maria apre all’umanità il futuro atteso da secoli, l’era della pace universale. La divina maternità di Maria è la pietra miliare che segna l’inizio dell’era nuova: a mezzanotte inizia il nuovo anno; noi cristiani siamo consapevoli che il tempo e la vita sono contrassegnati dalla nascita di Cristo Gesù perché questo è il piano salvifico di Dio: ‘Quando venne la pienezza dei tempi, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna’.
Iniziare da cristiani un anno nuovo significa iniziarlo da ‘figli di Dio’, da riscattati da Cristo Gesù; non più schiavi del peccato ma veri figli della grazia. La Liturgia oggi inizia invocando la benedizione di Dio ed implorando, per intercessione di Maria, il dono della pace; la pace vera annunziata dagli Angeli, che non è una conquista dell’uomo o frutto di accordi politici: la pace vera è dono di Dio da implorarsi costantemente; una pace da portare avanti con gioia e pazienza, restando sempre docili all’insegnamento di Gesù.
La pace non può esistere se non si promuove, a tutti i livelli, il riconoscimento della dignità della persona umana offrendo a tutti gli uomini la possibilità di vivere conforme a questa dignità. Ogni uomo, di qualsiasi colore, è persona, cioè essere dotato di intelligenza e volontà e, quindi, soggetto di diritti e di doveri, che scaturiscono da questa natura; tali diritti e doveri sono universali, inviolabili, inalienabili. Non esiste la persona di serie A e la persona di serie B, tutti gli uomini sono uguali davanti a Dio; questa è la verità chiave per la soluzione di tutti i problemi che riguardano la pace.
Educare alla pace significa aprire la mente e il cuore ad accogliere i valori espressi chiaramente nella enciclica ‘Pacem in terris’: la verità, la giustizia, l’amore, la libertà. Un vero progetto educativo deve coinvolgere la vita del singolo e quella della famiglia; è un progetto che dura tutta la vita e fa della persona un essere responsabile di sé e degli altri, capace di promuovere sempre il bene dell’uomo singolo e di tutti gli uomini. All’inizio di ogni anno ritorna sempre impellente il problema della famiglia, cellula viva della società dove ogni individuo realizza se stesso.
La famiglia naturale, fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, è la culla della vita e dell’amore, la prima ed insostituibile educatrice della vera pace. L’umanità è la grande famiglia: se vuole vivere in pace deve ispirarsi ai valori ai quali si ispira la famiglia stessa. La nascita di Gesù a Bethlem, figlio di Maria legittimamente sposata con Giuseppe, è la risposta di Dio al mistero della pace.
Da qui la necessità al primo dell’anno di rivolgere il pensiero alla Madonna, che invochiamo ‘Theotokos’ (Madre di Dio). Gesù poteva salvare l’uomo in mille modi, ma volle nascere in una famiglia, cellula insostituibile; farsi uomo in mezzo agli uomini assumendone la natura:
“Nella pienezza dei tempi Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge” (insegnamento mirabile per ogni uomo). Maria, madre di Dio, è il titolo mirabile della reale grandezza di Maria. Di lei si parla poco nel Vangelo ma non manca mai nei momenti decisivi della storia della salvezza: incarnazione di Gesù, la Pasqua, la Pentecoste.
Maria concepì per opera dello Spirito santo e presentò Gesù ai Pastori e ai Magi. Maria fu ai piedi della Croce per raccogliere il sangue di Cristo immolatosi per la nostra salvezza; Maria fu presente nel cenacolo il giorno della discesa dallo Spirito santo. Maria, madre di Cristo e della Chiesa, ispiri oggi propositi di dialogo, di riconciliazione, di pace nella famiglia e nel mondo intero. “Donna, sei tanto grande e tanto vali ,// che qual vuol grazia ed a te non ricorre //, sua disianza vuol volar senz’ali”. (Dante, Par. XXXIII, 13-15). Rivolgi a noi, Madre, gli occhi tuoi misericordiosi!
Per la Giornata Internazionale della donna i nominativi del Riconoscimento Internazionale Santa Rita

Nel giorno della Giornata internazionale della donna suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, ha espresso, con un parallelo alle donne che ogni anno sono protagoniste della festa del 22 maggio, modelli universali dei valori ritiani, attuali e preziosi, la necessità di una ‘intelligenza materna’:
“In questo 8 marzo, tra bilanci di morte e un clima di grande sfiducia, celebriamo le donne che sono culle di vita e ali di speranza. Da donna e per l’umanità, oggi che si fa un gran parlare di intelligenza artificiale, invito tutti a riscoprire e allenare una ‘intelligenza materna’, più tipica ma non esclusiva delle donne. Quella che chiama ogni essere umano al coraggio, alla gioia e alla speranza della vita, per costruire una fiducia ritrovata, nel domani e nella vita stessa, di cui c’è estremo bisogno.
Lo sanno bene le donne che ogni giorno sono terreni fertili e custodi di vita e futuro. Come Cristina Fazzi, che da medico nello Zambia cura i bambini che sono gli ultimi della società, Virginia Campanile, che ha perso suo figlio ma è mamma per tanti genitori e ragazzi in difficoltà, e Anna Jabbour, profuga siriana che per sua figlia ha attraversato la guerra divenendo testimone di pace. Sono le donne che premieremo a maggio alla Festa di Santa Rita: tre donne diverse ma unite, come tante nel mondo, dalla scelta di essere strumenti di vita oggi, come Rita ieri”.
‘Donne di Rita’, così sono chiamate le donne scelte per il prestigioso Riconoscimento Internazionale Santa Rita, che dal 1988 premia donne che come Rita da Cascia sanno incarnare i valori su cui si fonda il nostro presente, che è il domani del mondo. Ecco le tre donne che, il 20 maggio alle 10.00 nella Sala della Pace del Santuario di Santa Rita a Cascia condivideranno le loro testimonianze. E, il 21 maggio alle 17.30 nella Basilica, riceveranno il Riconoscimento:
• Cristina Fazzi, medico di Enna (Sicilia), che riceve il Riconoscimento Internazionale Santa Rita 2024 per il rispetto, la giustizia e l’amore con cui nei suoi 24 anni di servizio, professionale e umano, nello Zambia, in Africa, ha protetto la vita e costruito il futuro di tante persone nelle aree di estrema povertà, con un’attenzione speciale ai bambini e ai giovani, in una società dove sono ultimi tra gli ultimi, spesso abusati e maltrattati: ha creato il primo centro di salute mentale del Paese per i minori e progetti formativi, per generare opportunità di cambiamento e realizzazione;
• Virginia Campanile, che vive a Otranto (Lecce) e riceve il Riconoscimento Internazionale Santa Rita 2024 perché dal dolore indescrivibile per la perdita del figlio Daniele e dalla libertà e pace acquisite grazie al perdono offerto a chi ne ha causato la morte in un incidente stradale, ha fatto nascere un ‘investimento d’amore’ che condivide con gli altri: ascoltando e aiutando tanti genitori toccati dal lutto a ritornare a vivere e impegnandosi coi giovani per tutelarli nella fragilità sociale e psicologica, accompagnandoli a riscoprire la bellezza della vita;
• Anna Jabbour, che è nata ad Aleppo (Siria) ma oggi vive a Roma, che riceve il Riconoscimento Internazionale Santa Rita 2024 per la testimonianza di pace, fratellanza e fede che incarna con la sua storia, da profuga di guerra a mamma di speranza e coraggio per sua figlia e allo stesso tempo per tutti coloro che incontra, non avendo mai perduto il forte desiderio di sognare e impegnarsi per un futuro di umanità e unione che possa cancellare ogni odio e sofferenza.
Giornata per la vita, la storia e l’impegno di Carlo Casini raccontato dalla figlia Marina

“La vita è sempre più minacciata a tutti i livelli: annientamento dei valori, violenza diffusa, guerre fratricide, povertà, sottosviluppo… Un buio sempre più fitto che avvolge persone, situazioni, la nostra società, il mondo intero; un buio che uccide la speranza nel cuore delle persone, che getta giovani, adulti, bambini e anziani nella paura, nel non senso di vivere. Per noi non deve essere così. Noi non ci possiamo adeguare, non ci possiamo arrendere! Credere alla vita è luce, luce che annulla il buio, luce che è Bellezza. Abbiamo la potenzialità immensa di essere luce perché siamo figli di Dio”:
La maternità surrogata sia messa al bando

“La via della pace esige il rispetto della vita, di ogni vita umana, a partire da quella del nascituro nel grembo della madre, che non può essere soppressa, né diventare oggetto di mercimonio. Al riguardo, ritengo deprecabile la pratica della cosiddetta maternità surrogata, che lede gravemente la dignità della donna e del figlio. Essa è fondata sullo sfruttamento di una situazione di necessità materiale della madre. Un bambino è sempre un dono e mai l’oggetto di un contratto”.
Il papa raccomanda alle missionarie della Carità la tenerezza materna

Giovedì scorso papa Francesco ha incontrato le partecipanti al Capitolo generale delle ‘Piccole Suore Missionarie della Carità’ (Opera don Orione), sottolineando che il fondatore della congregazione aveva dato la missione di ‘far sperimentare la misericordia di Dio’ alla gente, attraverso tre caratteristiche:
45 anni dall’entrata in vigore della legge 194/1978: 45 anni di non ‘tutela sociale della maternità’

Oggi, 22 maggio, ricorrono 45 anni dall’entrata in vigore della legge 194/1978, che continuiamo a giudicare gravemente iniqua a partire dal piano culturale e antropologico. Comunque, in questa ricorrenza speriamo che in molti almeno riconoscano come sia certamente ingiusto che per decenni e decenni sia rimasta inattuata la prima parte di quella stessa legge, intitolata alla ‘tutela sociale della maternità’.
Nuova Edizione della ‘Settimana della mamma’

Dal 15 al 19 maggio torna la Settimana della Mamma, iniziativa ideata e promossa dall’Istituto di Studi Superiori sulla Donna (ISSD) dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum (APRA) nell’ambito del Progetto ‘Valore Mamma’, per celebrare le madri e promuovere il valore sociale della maternità, con l’obiettivo di creare una community e un network fra madri, associazioni, imprese e istituzioni, con il fine di migliorare la qualità della vita delle donne.
L’Italia della maternità difficile: più lavoro precario meno figli

L’ottava edizione della pubblicazione dell’ong ‘Save the Children’, intitolato ‘Le equilibriste – La maternità in Italia’, approfondisce la condizione della maternità in Italia: divario di genere nel lavoro e nella cura familiare, il vissuto difficile delle mamme tra parto e conciliazione dei carichi di lavoro di cura: “Nel 2022 è stato raggiunto il nuovo record minimo di nascite che scendono per la prima volta sotto le 400.000.
‘Generato e non creato’: un libro per capirne di più sull’utero in affitto

“La maternità è la genesi di ogni significato possibile. In quel ‘sì alla vita’ che la donna pronuncia davanti a sé stessa, aprendosi a quell’altro che è però dentro di lei, il tempo resta sospeso, l’eternità sfiora la carne del mondo, e l’uomo accade”: con queste parole, Simone Tropea, autore di ‘Generato e non creato. Mistica e filosofia della nascita: la maternità surrogata e il futuro dell’umanità’, introduce al ‘mistero della maternità’, un mistero che non può essere ‘ridotto’ alla compravendita di esseri umani.