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Papa Francesco al tribunale della Rota romana: decidere per la salvezza delle anime

“L’inaugurazione dell’Anno Giudiziario del Tribunale della Rota Romana mi offre l’opportunità di rinnovare l’espressione del mio apprezzamento e della mia gratitudine per il vostro lavoro… Ricorre quest’anno il decimo anniversario dei due Motu Proprio ‘Mitis Iudex Dominus Iesus’ e ‘Mitis et Misericors Iesus’, con i quali ho riformato il processo per la dichiarazione di nullità del matrimonio. Mi sembra opportuno cogliere questa tradizionale occasione di incontro con voi per richiamare lo spirito che ha permeato tale riforma, da voi applicata con competenza e solerzia a favore di tutti i fedeli”.
Con queste parole oggi papa Francesco ha ricordato la riforma del processo di nullità matrimoniale che compie 10 anni, sottolineando di rendere i processi più agili: “La necessità di modificare le norme relative al processo di nullità era stata manifestata dai Padri sinodali riuniti nell’Assemblea straordinaria del 2014, formulando la richiesta di rendere i processi più accessibili e agili. I Padri sinodali esprimevano in tal modo l’impellenza di portare a termine la conversione pastorale delle strutture, già auspicata nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium”.
Ecco quindi la necessità di tali riforme affinchè la coppia potesse comprendere la propria situazione di coniugi: “Era quanto mai opportuno che quella conversione toccasse pure l’amministrazione della giustizia, perché essa rispondesse nel modo migliore a quanti si rivolgono alla Chiesa per fare luce sulla propria situazione coniugale”.
Ed il vescovo è ‘responsabile’: “Ho voluto che al centro della riforma ci fosse il vescovo diocesano. A lui infatti spetta la responsabilità di amministrare la giustizia nella Diocesi, sia come garante della vicinanza dei tribunali e della vigilanza su di essi, sia come giudice che deve decidere personaliter nei casi in cui la nullità risulta manifesta, ossia mediante il processus brevior quale espressione della sollecitudine per la salus animarum.
Pertanto ho sollecitato l’inserimento dell’attività dei tribunali nella pastorale diocesana, incaricando i vescovi di assicurare che i fedeli siano a conoscenza dell’esistenza del processo come possibile rimedio alla situazione di bisogno in cui si trovano. Rattrista a volte venire a sapere che i fedeli ignorano l’esistenza di questa via”.
E’ un sollecito a garantire il buon funzionamento del tribunale nella diocesi attraverso una retta formazione: “In particolare, la sollecitudine del vescovo si attua nel garantire per legge la costituzione nella propria diocesi del tribunale, dotato di persone (chierici e laici) ben formate, adatte a questa funzione; e assicurandosi che svolgano il loro lavoro con giustizia e diligenza. L’investimento nella formazione di tali operatori – formazione scientifica, umana e spirituale – va sempre a beneficio dei fedeli, che hanno diritto a un’attenta considerazione delle loro istanze, anche quando dovessero ricevere un riscontro negativo.
Perciò questa riforma ha badato alla ‘salvezza delle anime’: “Ha guidato la riforma (e deve guidare la sua applicazione) la preoccupazione della salvezza delle anime. Ci interpellano il dolore e la speranza di tanti fedeli che cercano chiarezza riguardo alla verità della loro condizione personale e, di conseguenza, riguardo alla possibilità di una piena partecipazione alla vita sacramentale. Le norme che stabiliscono le procedure devono garantire alcuni diritti e principi fondamentali, precipuamente il diritto di difesa e la presunzione di validità del matrimonio”.
Inoltre ha chiesto prudenza nelle applicazioni delle norme: “E’ evidente (ma ci tengo a ribadirlo in questa sede) che la riforma interpella in modo forte la vostra prudenza nell’applicare le norme… Ogni protagonista del processo si avvicina alla realtà coniugale e familiare con venerazione, perché la famiglia è riflesso vivente della comunione d’amore che è Dio Trinità. Inoltre, i coniugi uniti nel matrimonio hanno ricevuto il dono dell’indissolubilità, che non è una meta da raggiungere con il loro sforzo, né tantomeno un limite alla loro libertà, ma una promessa di Dio, la cui fedeltà rende possibile quella degli esseri umani”.
Tale discernimento comporta una responsabilità per le relazioni familiari: “Il vostro lavoro di discernimento sull’esistenza o meno di un valido matrimonio è un servizio alla salus animarum, in quanto permette ai fedeli di conoscere e accettare la verità della propria realtà personale…
Cari fratelli, la Chiesa vi affida un compito di grande responsabilità, ma prima ancora di grande bellezza: aiutare a purificare e ripristinare le relazioni interpersonali. Il contesto giubilare in cui ci troviamo riempie di speranza il vostro lavoro, della speranza che non delude”.
(Foto: Santa Sede)
Seconda Domenica Tempo Ordinario: la Famiglia è la vera chiesa domestica

Gesù dà il via alla vita pubblica santificando la famiglia, realtà dove l’uomo realizza pienamente se stesso, la famiglia intesa come legame intimo voluto da Dio tra un uomo e una donna; vincolo unitario ed indissolubile. Questo legame ci riporta all’alleanza sancita tra Dio e il suo popolo che si coniuga in ‘amore sponsale’: Dio ama la sua Chiesa come lo sposo è chiamato ad amare la sua sposa.
Gesù dà inizio alla sua vita pubblica partecipando ad una cena di matrimonio, dove compie il primo miracolo in favore della famiglia; conclude la vita pubblica con l’ultima cena dove istituisce il sacramento dell’Eucaristia: coincidenza assai significativa. La famiglia si costituisce con il sacramento dell’amore tra un uomo e una donna, ma al vertice di questo amore necessita la presenza di Cristo Gesù, il Figlio di Dio incarnato nel quale l’umanità è assunta dalla divinità.
E’ grande il sacramento del matrimonio: ma non c’è vera famiglia senza amore; ‘amare’, bada bene, non è solo piacere o solo eros; è necessario che nella famiglia l’amore diventi ‘donazione’ o ‘agape’: cioè ‘ti voglio bene’ (io voglio il tuo bene); questo amore, mirabile agli occhi di Dio, trova in Cristo Gesù il santificatore della famiglia.
E’ necessario invitare Cristo a nozze per costruire la famiglia (chiesa domestica) alla maniera della Chiesa di Cristo (che è la famiglia delle famiglie): solo allora si dà una base solida ed indiscussa alla famiglia. Anche Gesù nell’istituire la Chiesa cercò di darle una base solida, l’ha costruita su una pietra forte ed indiscussa: riunì attorno ad essa i Dodici, ne scelse uno: Simone, figlio di Giovanni, al quale disse: d’oggi innanzi ti chiamerai ‘pietra’, roccia, perché su questa pietra io edificherò la mia Chiesa: la Chiesa di Cristo Gesù, anche se è come una barca in un mare tempestoso, non affonderà mai perché al timone della barca c’è Pietro, elemento visibile di una realtà invisibile: lo Spirito Santo che guida la Chiesa e lo stesso Gesù sempre presente sulla barca e, pertanto, ‘le porte degli inferi non prevarranno’.
Ciò che conta è la presenza reale di Gesù nella famiglia. Il miracolo delle nozze di Cana è significativo: alla cena di nozze era presente Gesù con i Dodici e con Maria, sua madre. L’occhio vigile di Maria si accorge che il vino sta per finire ed invita Gesù ad intervenire con la sua forza divina. Maria invita poi i servi a recarsi da Gesù e questi ordina loro di riempire le anfore di acqua, poi benedice e questa diventa ottimo vino: un vino così squisito che spinse il maggiordomo a richiamare lo sposo: tutti recano a tavola il vino buono all’inizio, tu lo hai riservato solo per la fine; non sapeva, poverino, che era il vino del miracolo.
La crisi che oggi incombe sula società è crisi della famiglia, oggi si amano più i cani e i gatti che i bambini, oggi si preferisce la convivenza (amore provvisorio) al matrimonio (unione stabile per tutta la vita, oggi domina soprattutto l’eros, il piacere piuttosto che l’amore, che è sacrificio e donazione. E’ necessario ormai solo ricostruire la vera famiglia; questo è un tempo prezioso che richiede responsabilità ed amore. E’ necessario aprirsi al vero orizzonte dell’amore, alla luce della parola di Dio.
Il matrimonio è un dono: la donazione di sé all’altro, la gioia del dare e del fare felice. Il termine ‘coniuge’, cum iugo, due persone poste sotto lo stesso giogo, che si aiutano a vicenda e nell’aiuto realizzano se stesse, anche in chiave carismatica. per il bene della famiglia e della stessa società. Chi dà la forza e l’aiuto è sempre lo Spirito Santo: è il vino di cui si parla nel Vangelo, elemento essenziale ed insostituibile nella vita della famiglia.
Se il vino diminuisce o minaccia di finire: il vino della gioia, dell’amore, della donazione reciproca, alzate gli occhi al cielo, invocate Maria, madre del Cristo e madre della Chiesa: Maria collaborerà perché l’acqua diventi ottimo vino, Maria non abbandona i figli che si rivolgono a lei. Da soli si rimane vittima dell’egoismo, dell’orgoglio, della perfidia e della solitudine; con Cristo Gesù risplende la vera luce , si diradano le tenebre, torna a risplendere la gioia dell’amore vero e della vita. L’Eucaristia aiuta sempre gli sposi a rinnovare la loro alleanza di amore.
Il diavolo odia il Matrimonio

Il diavolo odia il matrimonio e fa di tutto per distrugge l’unione tra un uomo e una donna in Cristo Gesù. Lo fa in vari modi, tramite l’azione ordinaria delle tentazioni che colpisce ognuno di noi, ma anche con azioni straordinarie: possessioni, vessazioni e ossessioni. Dobbiamo dire che gli sposi che amano il proprio coniuge nella gratuità, senza aspettarsi nulla in cambio o vivono l’amore più grande che è quello di essere disposti a ‘dare la vita per il proprio coniuge’, non hanno nulla da temere dal demonio.
Ma siccome la maggior parte di noi non viviamo queste vette d’amore siamo a rischio tentazioni. Qui a seguire metteremo in evidenza alcune trappole che ci fanno finire a grave rischio demoniaco: 1) Le sedute spiritiche, pozioni magiche, magia bianca e nera. Papa Benedetto XVI ha sottolineato la pericolosità di queste pratiche: “Nel tentativo di dominare il futuro o influenzare eventi al di fuori della volontà divina, l’uomo si apre a forze oscure che lo portano lontano da Dio. Solo la luce di Cristo libera dal potere delle tenebre”. Queste attività, spesso mascherate da innocue curiosità, sono in realtà porte spalancate verso l’occultismo e il demonio.
2) Cartomanti, occultisti e guaritori, a cui ci si rivolge per risolvere problemi di lavoro, salute e amore. Oltre a spillare soldi al malcapitato (in media circa 500 euro all’anno, ma anche molto di più), chi si rivolge a loro può finire in una trappola occultistica. Nei primi momenti sembra anche di stare risolvendo i problemi, si trova il denaro, l’amore, ma poi si finisce legati mani e piedi: truffe, minacce, rituali a sfondo sessuale, manipolazioni mentali. Ben 12.000.000 di persone in Italia si rivolgono a queste figure. Il 90% delle persone si interfaccia a questo mondo dell’occulto tramite i social e internet, solo il 10% in presenza (tutti questi dati sono dell’Osservatorio Antiplagio Italiano).
3) La televisione può essere un canale dell’occultismo tramite: maghi, stregoni, astrologi, cantanti. Nelle emittenti locali si vedono operare cartomanti ogni sorta di imbonitore, ma anche su canali nazionali.
4) La rete internet, i social sono dei grandi contenitori dove si può incontrare rock satanico, varie diramazioni del mondo dell’occultismo. Papa Francesco ha messo in guardia contro l’uso improprio del web: “Internet è un dono di Dio, ma quando diventa un veicolo di odio, menzogna o pratiche che offendono Dio, si trasforma in uno strumento del maligno”.
5) Tatuaggi e piercing, nel mondo occidentale spesso sono delle vie dove vi è occultismo, esoterismo e satanismo. Lo spiega molto bene il giornalista Carlo Climati: “Il tatuaggio è un simbolo, che ha le sue radici nelle non-culture pagane e tribali di un tempo e promuove una cultura non cristiana. Pertanto, i tatuaggi e i piercing, non sono altro – conclude Carlo Climati- che riti di iniziazione” per invitare i ragazzi a far parte di un culto tribale e primitivo. Sono i nuovi ‘battesimi’ amministrati dalla non-cultura esoterica di oggi. Attraverso la ‘modifica’ del corpo, i giovani aderiscono, consapevolmente o inconsapevolmente, alla nuova era pagana, piena di dei e priva del senso del peccato”.
6) La pornografia è una porta per sviarci dai rapporti sani coniugali, fino ad arrivare ad una vera e propria ribellione al progetto di Dio sugli sposi. Non vi è limite alle perversioni sessuali nei siti porno, dove ogni piacere diventa lecito, fino ad incontrare anche il satanismo. Si resta talmente invischiati da non provare più piacere in un rapporto sano, ma solo in aberrazioni sessuali.
7) La massoneria è pericolosa sia per chi ne fa parte sia per chi la frequenta e si avvantaggia con dei favori dei massoni. L’ex massone Maurice Caillet racconta in varie testimonianze in trasmissioni su Tv 2000 che nelle sedi massoniche spesso si usano azioni magiche e che ha letto in vari scritti massoni che si venera Lucifero come dio del bene.
8) La maledizione generazionale da parte dei genitori verso dei figli che non fanno la loro volontà, ci sono più casi di genitori che per dare più forza a queste maledizioni si rivolgono a maghi e fattucchieri.
9) La separazione coniugale è una grande sciagura e pone fuori (in genere) dai piani di Dio gli sposi, in alcuni casi il risentimento è talmente forte che c’è chi si rivolge a maghi per colpire con disturbi malefici l’ex coniuge.
10) “Halloween- dichiara Padre Francesco Bamonte, vice presidente dell’associazione internazionale esorcisti- serve a far familiarizzare i bambini, gli adolescenti, i giovani con mentalità occulte e magiche. La mia esperienza come quella di altri esorcisti, mostra come la ricorrenza di Halloween incluso il tempo che la prepara, sia di fatto per alcuni giovani, un momento privilegiato con realtà varie o comunque legate al mondo dell’occultismo, con conseguenze gravi non solo sul piano spirituale, ma anche sul piano dell’integrità psicofisica”. “Trasmette e istiga al male, -sottolinea Fratel Biagio – all’orrore, alla violenza e così danneggia e inganna i bambini plagiandoli e illudendoli che è una festa come tutte le altre ed invece è tenebre ed un rito satanico”.
Queste sono alcune delle trappole che ci possono irretire, dobbiamo essere sempre vigilanti e radicarci, fonderci in Gesù Cristo e Maria. Bisogna avere l’umiltà di rivolgersi agli esorcisti in modo da affrontare correttamente i disturbi fisici e mentali a cui non ci sono spiegazioni mediche. Questi sono tempi di prova, di consolazione, di speranza e di una grande professione di fede nella Signoria cosmica di Cristo Signore, siamo in piena Apocalisse, alziamo il capo perché la nostra liberazione è vicina. Siccome Gesù è infinitamente buono, ci ha donato nuove esagerazioni d’amore tramite i Libri di Cielo vergati da Luisa Piccarreta per darci lo strumento per fonderci completamente in Lui e sconfiggere definitivamente il demonio.
Nel volume 17 del 22 settembre 1924 dice: “Figlia mia sono proprio loro ( i demoni); vorrebbero che non scrivessi sulla mia Volontà e quando ti veggono scrivere Verità importanti sul vivere nel mio Volere, soffrono un doppio inferno e tormentano di più i dannati; temono tanto che potessero uscire questi scritti sulla mia Volontà, perché si veggono perduto il loro regno sulla terra, acquistato da loro quando l’uomo, sottraendosi dalla Volontà Divina, diedero libero il passo alla sua volontà umana”.
Che meraviglia! Entriamo nella Volontà Divina leggendo i 36 volumi– Libro di Cielo-, facendo diventare ogni verità di Gesù la nostra vita ed entriamo nell’Avvento del Regno di Dio!
Fonti per questo articolo:
L’omicida sconfitto, libro, autore Fra Benigno esorcista
La mia esperienza di esorcista, libro, autore Cataldo Migliazzo (sacerdote ora in Cielo)
Il diavolo e i suoi attacchi al Matrimonio, libro, autore Fra Benigno
Libro di Cielo, volume 17, diario della Piccola figlia della Divina Volontà Luisa Piccarreta
Testimonianza di un ex massone Maurice Caillet: https://www.youtube.com/watch?v=Y62cFFgmYEg&t=994s
Intervista a Padre Francesco Bamonte presidente dell’Associazione internazionale esorcisti su Hallowen: https://archivio.agensir.it/2018/10/31/halloween-e-una-festa-pericolosa-parlano-gli-esorcisti-non-e-un-gioco-innocente-ma-un-progetto-contro-il-cristianesimo/
Osservatorio Antiplagio: https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2024/05/17/osservatorio-antiplagio-20-degli-italiani-si-rivolge-ai-maghi_4da5ebec-aeb5-40c7-bd6e-18cd563fc582.html
(Tratto da Adveniat Regnum Tuum)
Vocazioni cristiane: una visione nuova e inclusiva dal Mistero di Cristo

La riflessione sulla vocazione cristiana ha trovato un nuovo impulso grazie all’opera del teologo francescano p. Manuel Valenzisi, che nel suo ultimo libro, ‘Matrimonio e celibato. Per una teologia nuziale del cristiano’, offre un’analisi innovativa e profonda sul significato del matrimonio e del celibato alla luce del Mistero di Cristo. Questa prospettiva teologica, che affonda le sue radici nell’offerta sponsale di Cristo per la Chiesa, propone una visione organica e inclusiva delle vocazioni, individuandone il fondamento nel Mistero dell’Alleanza nuziale tra Dio e l’umanità.
Con un approccio che intreccia teologia dogmatica, spiritualità e diritto canonico, p. Valenzisi analizza criticamente la nozione tradizionale di ‘stati di vita’, dimostrandone le origini socio-giuridiche piuttosto che teologiche. Da questa analisi nasce un nuovo vocabolario per comprendere e vivere le vocazioni cristiane, intese non come ruoli statici ma come modalità dinamiche di partecipazione al Mistero nuziale di Cristo.
Il matrimonio e il celibato per il Regno sono al centro della riflessione dell’autore, presentati come vocazioni ‘paradigmatiche’ che si completano reciprocamente. Questa impostazione valorizza anche il celibato dei cosiddetti single, anche se nella Chiesa nessuno è solo, spesso trascurato o oggetto di stereotipi, offrendo un’interpretazione che include tutte le forme di vocazione come espressione di fecondità spirituale.
Dio ha stretto un’alleanza con il suo popolo, che è come un legame di nozze, puro e fedele. Quando il popolo tradisce questa alleanza, Dio manda i profeti a ricordarla: alcuni con il loro matrimonio, altri vivendo come celibi, per denunciare l’infedeltà di Israele. Con Maria e Giuseppe c’è un cambiamento importante: nel loro matrimonio, sponsalità e celibato non sono separati ma si uniscono, diventando un segno perfetto dell’alleanza tra Dio e l’umanità. Il loro legame non è solo una convenzione culturale, ma un esempio vivo di amore sponsale e dedizione verginale.
Maria e Giuseppe mostrano che matrimonio e celibato possono esprimere insieme il Mistero di Cristo. Nel loro rapporto, il matrimonio diventa un segno cristiano e il celibato un dono fecondo, entrambi orientati al Regno dei cieli. La loro relazione, benedetta dallo Spirito Santo, illumina ogni vocazione e ci invita a vivere come sposi o celibi in comunione con Dio.
L’opera culmina in una visione profonda dell’Eucaristia, considerata fonte e culmine del Mistero nuziale che illumina sia la vocazione matrimoniale sia quella celibataria. In questa prospettiva, l’Eucaristia diventa il luogo in cui l’unione con Dio si manifesta pienamente, trasformando le diverse vocazioni in espressioni di una stessa chiamata all’amore e alla comunione.
Il libro di p. Valenzisi si rivolge a chi è in cerca della propria vocazione o desidera approfondirla, offrendo uno strumento di riflessione inclusivo e ricco di spunti. La sua analisi, radicata nella tradizione e aperta al futuro, si nutre della comunione dei santi e del dialogo con la comunità di fede. Il volume si distingue per il linguaggio chiaro e il rigore teologico, rendendolo accessibile sia agli studiosi sia ai fedeli desiderosi di comprendere più a fondo il significato della propria vocazione.
Con questa proposta, p. Valenzisi non solo arricchisce il dibattito teologico, ma apre nuove vie per una pastorale vocazionale capace di abbracciare tutte le forme di vita cristiana, superando pregiudizi e visioni limitanti. Un’opera che invita la Chiesa a riscoprire la bellezza e la profondità del battesimo nel quale tutti siamo coniugati a Cristo, ciascuno nella propria forma di vita.
Booktrailer: https://youtu.be/7z7kc9ADdyE?si=DcPX2_i5e2clJ4ZJ Link per l’acquisto:
Papa Francesco al Pontificio Istituto Teologico ‘Giovanni Paolo II’: sostenete la famiglia

La giornata di ieri di papa Francesco si è conclusa dall’incontro con la Comunità Accademica del Pontificio Istituto Teologico ‘Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia’, in cui è stato affermato il ‘luogo privilegiato’ della famiglia, come sottolineato dal documento conclusivo dell’Assemblea sinodale: “Sappiamo quanto il matrimonio e la famiglia siano decisivi per la vita dei popoli: da sempre la Chiesa se ne prende cura, li sostiene e li evangelizza.
Purtroppo, ci sono Paesi in cui le autorità pubbliche non rispettano la dignità e la libertà cui ogni essere umano ha inalienabile diritto quale figlio di Dio. Spesso vincoli e imposizioni pesano soprattutto sulle donne, costringendole in posizioni di subalternità. E questo è molto brutto”.
Inoltre il papa ha affermato che tra uomo e donna non ci sono discriminazioni in Gesù, come sottolineato dall’apostolo Paolo: “Questo non vuol dire che la differenza tra i due sia annullata, bensì che nel piano della salvezza non c’è discriminazione tra l’uomo e la donna: entrambi appartengono a Cristo, sono ‘discendenza di Abramo ed eredi secondo la promessa’…
Mediante Gesù siamo tutti ‘liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento’ ed il Vangelo della famiglia è gioia che ‘riempie il cuore e la vita intera’. E’ questo Vangelo che aiuta tutti, in ogni cultura, a cercare sempre ciò che è conforme all’umano e al desiderio di salvezza radicato in ogni uomo e in ogni donna”.
Ed ha ricordato in cosa consiste il sacramento del matrimonio, che costituisce una ‘chiesa domestica’: “In particolare, il sacramento del Matrimonio è come il vino buono che viene servito alle nozze di Cana. A questo proposito, ricordiamo che le prime comunità cristiane si sono sviluppate in forma domestica, ampliando nuclei familiari con l’accoglienza di nuovi credenti, e si riunivano nelle case.
Come dimora aperta e accogliente, fin dall’inizio la Chiesa si è prodigata affinché nessun vincolo economico o sociale impedisse di vivere la sequela di Gesù. Entrare nella Chiesa significa sempre inaugurare una fraternità nuova, fondata sul Battesimo, che abbraccia lo straniero e perfino il nemico”.
Quindi riprendendo l’enciclica ‘Amoris Laetitia’ ha raccomandato di non chiudere le porte: “Impegnata nella stessa missione, anche oggi la Chiesa non chiude la porta a coloro che faticano nel cammino di fede, anzi, spalanca la porta, perché tutti ‘hanno bisogno di un’attenzione pastorale misericordiosa e incoraggiante’. Tutti. Non dimenticare questa parola: tutti, tutti, tutti. L’ha detto Gesù in una parabola: quando non vengono gli invitati a nozze, il padrone dice ai servi: ‘Andate per le strade e portate tutti, tutti, tutti’ – ‘Signore, tutti i buoni, vero?’ – ‘No, tutti, buoni e cattivi, tutti’. Non dimenticare quel ‘tutti’, che è un po’ la vocazione della Chiesa, madre di tutti”.
Queste sfide si possono ‘vincere’ attraverso la missione: “Nelle famiglie le ferite si guariscono con l’amore. Carissimi, le sfide, i problemi, le speranze che investono oggi il matrimonio e la famiglia si inscrivono nel rapporto tra Chiesa e cultura, che già san Paolo VI invitava a considerare, sottolineando che ‘la rottura tra Vangelo e cultura è il dramma della nostra epoca’. San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno approfondito il tema dell’inculturazione mettendo a fuoco le questioni dell’interculturalità e della globalizzazione.
Dalla capacità di affrontare tali sfide dipende la possibilità di svolgere pienamente la missione evangelizzatrice, che impegna ogni cristiano. In proposito, l’ultimo Sinodo ha arricchito la consapevolezza ecclesiale di tutti i partecipanti: l’unità stessa della Chiesa esige infatti l’impegno di superare estraneità o conflitti culturali, costruendo armonie e intese tra i popoli”.
Questo è il compito di questo Istituto: “All’Istituto Giovanni Paolo II spetta una speciale cooperazione su questo terreno, mediante studi e ricerche che sviluppino una conoscenza critica dell’atteggiamento di diverse società e culture nei confronti del matrimonio e della famiglia… E’ bene che le sedi dell’Istituto, presenti in diversi Paesi del mondo, svolgano le proprie attività in dialogo con studiosi e istituzioni culturali anche di impostazioni differenti, come già avviene con l’Università Roma Tre e l’Istituto Nazionale Tumori. Dobbiamo andare avanti in questi rapporti, è importante”.
Ed ha concluso l’incontro con l’auspicio di un sostegno alle famiglie: “Auspico che in ogni parte del mondo l’Istituto sostenga gli sposi e le famiglie nella loro missione, aiutandoli a essere pietre vive della Chiesa e testimoni di fedeltà, di servizio, di apertura alla vita, di accoglienza. Camminiamo insieme nella sequela di Cristo!
Questo stile sinodale corrisponde alle grandi sfide di oggi, davanti alle quali le famiglie sono segno della fecondità e della fraternità fondate sul Vangelo. In questo stile di Chiesa è molto importante l’annuncio della Parola, ma più importante l’ascolto della Parola. Prima di annunciare, ascoltare: l’ascolto della Parola come viene predicata e l’ascolto della Parola che viene dalle voci degli altri, perché Dio parla mediante tutti”.
Inoltre il papa ha scritto la nota di accompagnamento del Documento finale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, in cui ha sottolineato che “il Documento finale contiene indicazioni che, alla luce dei suoi orientamenti di fondo, già ora possono essere recepite nelle Chiese locali e nei raggruppamenti di Chiese, tenendo conto dei diversi contesti, di quello che già si è fatto e di quello che resta da fare per apprendere e sviluppare sempre meglio lo stile proprio della Chiesa sinodale missionaria.
In molti casi si tratta di dare effettiva attuazione a ciò che è già previsto dal diritto vigente, latino e orientale. In altri casi si potrà procedere, attraverso un discernimento sinodale e nel quadro delle possibilità indicate dal Documento finale, all’attivazione creativa di forme nuove di ministerialità e di azione missionaria, sperimentando e sottoponendo a verifica le esperienze. Nella relazione prevista per la visita ad limina ciascun vescovo avrà cura di riferire quali scelte sono state fatte nella Chiesa locale a lui affidata in rapporto a ciò che è indicato nel Documento finale, quali difficoltà si sono incontrate, quali sono stati i frutti”.
(Foto: Santa Sede)
Papa Francesco: nel matrimonio è necessaria anche una preparazione spirituale

“Fratelli e sorelle preghiamo per la pace. Oggi presto al mattino ho ricevuto le statistiche dei morti in Ucraina; è terribile la guerra, non perdona la guerra è una sconfitta, preghiamo per la pace, che il Signore la dia a tutti noi”: così al termine dell’udienza generale papa Francesco ha ricordato le vittime innocenti uccise nelle guerre, con l’invito a non dimenticare “anche il Myanmar, la Palestina che sta soffrendo attacchi inumani, Israele e non dimentichiamo tutte le nazioni che sono in guerra. C’è una cifra che deve spaventarci, gli investimenti che danno più guadagni sono le armi, guadagnare con la morte, preghiamo per la pace tutti!”
Mentre nei saluti in lingua polacca il papa ha ricordato san Giovanni Paolo II: “Ieri abbiamo ricordato nella liturgia San Giovanni Paolo II. Egli è stato, come ho detto in occasione della sua canonizzazione, il Papa delle famiglie. Ricordava costantemente a voi polacchi che la forza della famiglia deve venire da Dio. Chiediamo la forza dello Spirito Santo per tutte le famiglie, affinché possa far rivivere in loro la capacità di donarsi e la gioia di stare insieme”.
Mentre nella continuazione delle catechesi sullo Spirito Santo papa Francesco ha invitato sul rapporto dello Spirito Santo nel matrimonio: “La riflessione della Chiesa, però, non si è fermata a quella breve professione di fede. Essa è proseguita, sia in Oriente che in Occidente, per opera di grandi Padri e Dottori. Oggi, in particolare, vorremmo raccogliere qualche briciola della dottrina dello Spirito Santo sviluppatasi nella tradizione latina, per vedere come essa illumini tutta la vita cristiana e in modo particolare il sacramento del matrimonio”.
Il principale artefice di questa dottrina è stato sant’Agostino: “L’artefice principale di tale dottrina è sant’Agostino, che ha sviluppato la dottrina sullo Spirito Santo. Egli parte dalla rivelazione che ‘Dio è amore’. Ora l’amore suppone uno che ama, uno che è amato e l’amore stesso che li unisce. Il Padre è, nella Trinità colui che ama, la fonte e il principio di tutto; il Figlio è colui che è amato, e lo Spirito Santo è l’amore che li unisce”.
Ecco la ‘struttura’ trinitaria di Dio: “Il Dio dei cristiani dunque è un Dio ‘unico’, ma non solitario; la sua è una unità di comunione, di amore. In questa linea, qualcuno ha proposto di chiamare lo Spirito Santo, non ‘la terza persona’ singolare della Trinità, ma piuttosto ‘la prima persona plurale’. Egli, in altre parole, è il Noi, il Noi divino del Padre e del Figlio, il vincolo di unità tra diverse persone, principio stesso dell’unità della Chiesa, che è appunto un “corpo solo” risultante da più persone”.
E la Trinità si riverbera nella famiglia: “La coppia umana è perciò la prima e più elementare realizzazione della comunione d’amore che è la Trinità. Anche gli sposi dovrebbero formare una prima persona plurale, un ‘noi’. Stare l’uno davanti all’altro come un ‘io’ e un ‘tu’, e stare di fronte al resto del mondo, compresi i figli, come un ‘noi’… Quanto bisogno hanno i figli di questa unità – papà e mamma insieme -, unità dei genitori e quanto soffrono quando essa viene meno! Quanto soffrono i figli dei padri che si separano, quanto soffrono!”
Il matrimonio, essendo vocazione, ha la necessità di avere l’abbraccio dello Spirito Santo’: “Per corrispondere a questa vocazione, però, il matrimonio ha bisogno del sostegno di Colui che è il Dono, anzi il donarsi per eccellenza. Dove entra lo Spirito Santo la capacità di donarsi rinasce. Alcuni Padri della Chiesa hanno affermato che, essendo il dono reciproco del Padre e del Figlio nella Trinità, lo Spirito Santo è anche la ragione della gioia che regna tra essi, e non hanno avuto paura di usare, parlandone, l’immagine di gesti propri della vita coniugale, quali il bacio e l’abbraccio”.
Non essendo sempre facile la vita coniugale il matrimonio deve poggiare sulla ‘roccia’: “Nessuno dice che tale unità sia un traguardo facile, meno che meno nel mondo d’oggi; ma questa è la verità delle cose come le ha pensate il Creatore ed è perciò nella loro natura. Certo, può sembrare più facile e più sbrigativo costruire sulla sabbia che non sulla roccia, ma Gesù ci dice qual è il risultato… Lo Spirito Santo è colui che continua a fare, sul piano spirituale, il miracolo che fece Gesù in quella occasione, e cioè cambiare l’acqua dell’abitudine in una nuova gioia di stare insieme. Non è una pia illusione: è ciò che lo Spirito Santo ha fatto in tanti matrimoni, quando gli sposi si sono decisi a invocarlo”.
Concludendo la catechesi il papa ha consigliato anche una ‘preparazione’ spirituale: “Non sarebbe male, perciò se, accanto alle informazioni di natura giuridica, psicologica e morale che si danno, nella preparazione dei fidanzati al matrimonio si approfondisse questa preparazione “spirituale”, lo Spirito Santo che fa l’unità. ‘Tra moglie e marito non mettere il dito’, dice un proverbio italiano. C’è invece un ‘dito’ da mettere tra moglie e marito, ed è proprio il ‘dito di Dio’: cioè lo Spirito Santo!”
(Foto: Santa Sede)
XXVII Domenica Tempo Ordinario: il matrimonio è progetto mirabile di Dio!

Il libro della Genesi evidenzia a chiare tinte il grande mistero di amore della creazione; vero mistero di amore perchè Dio creando ama, amando crea. Tutta la creazione è un mistero di amore; questo poi trova la sua espressione più alta nel matrimonio: l’istituto dal quale si evince l’immensa misericordia di Dio nell’avere pensato alla famiglia come vera icone dello stesso amore trinitario.
La famiglia chiude il ciclo creativo perchè in essa l’uomo sperimenta la grandezza del proprio essere, creato ad immagine di Dio, ed è chiamato ad essere collaboratore responsabile nella stessa opera creativa. Nella Genesi si legge: ‘Dio disse. non è bene che l’uomo sia solo!’ e da un osso di Adamo crea la donna; Adamo gioisce e Dio benedice la coppia: crescete, moltiplicatevi, riempite la terra; discorso allegorico ed assai significativo per indicare l’uguale dignità dell’uomo e della donna; l’unità inscindibile della famiglia costituita da uomo e donna; la missione della famiglia basata sull’amore vero: ‘l’uomo e la donna lasceranno la loro casa, diventeranno una cosa sola’.
La famiglia nasce da un osso di Adamo (una costola) ad indicare l’unità inscindibile della famiglia e l’uguale dignità dell’uomo e della donna. (La costola: un osso vicino al cuore): l’amore infatti fa dei due una cosa sola con eguale dignità: la famiglia è inscindibile perchè basata sull’amore e non sul semplice e fugace piacere: amore = ti voglio bene: (io voglio il tuo bene); amore = dare e non solo ricevere; fare felice l’altro e in questo reciproco amore si rinsalda la famiglia, elevata da Gesù a sacramento.
L’indissolubilità del matrimonio non è solo un obiettivo cristiano o l’apologia di un valore difeso ad oltranza da filosofi, pensatori, antropologi e giuristi cristiani, è richiesta dalla natura stessa della famiglia che postula la realtà fondamentale di questo valore: la donazione reciproca nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia; proprio questo costituisce il fondamento del vero amore e non la gretta ed utilitaristica mentalità edonistica che pone il piacere al di sopra dell’amore coniugale.
La famiglia nasce e si costituisce non dalla convivenza provvisoria ma dal sacramento del Matrimonio in cui gli sposi si accolgono reciprocamente promettendosi fedeltà ed amore, rispetto reciproco per tutta la vita nella buona e nella cattiva sorte. L’avvenire dell’umanità passa attraverso la famiglia; questa perciò è un valore insostituibile, conforme al disegno di Dio, creatore e padre.
Per i credenti la famiglia è la cellula di comunione a fondamento della società; vera Chiesa Domestica chiamata a rivelare al mondo l’amore misericordioso di Dio. Gesù dirà: “sposi amatevi come io ho amato la Chiesa”. La società tradizionale aiutava di più a formare e custodire la famiglia; oggi purtroppo domina una mentalità diversa, che non è proprio quella voluta da Dio ed evidenziata da Cristo Gesù; la crisi della famiglia si ripercuote determinando la crisi della società stessa, che è la comunione di tutte le famiglie. Bisogna amare la famiglia non per tradizione ma come scelta matura, consapevole e responsabile.
L’amore, oltre che sentimento, è costituito da responsabilità, costanza e sacrificio. Da qui la necessità delle virtù cristiane, della fiducia reciproca, dell’abbandono nella provvidenza e la preghiera incessante. L’amore è vita, per vivere devi amare; questa è la verità di Dio, quella verità che ci rende liberi e ci fa vivere veramente da uomini. Nella vita il solo pane non basta; si possono sopportare talvolta i morsi della fame ma non si può vivere dove manca la giustizia, che è rispetto reciproco; vero cibo preferito rimane sempre l’amore che è una fede sincera e profonda.
Chiedono allora a Gesù: E’ lecito ad un marito ripudiare la propria moglie? Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio! Gesù ribadisce l’indissolubilità del matrimonio richiamandosi al progetto originario di Dio: ‘L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto’. L’indissolubilità non è dovuto ad una legge imposta ma è una esigenza dell’amore. Gesù prende le distanze anche da Mosè ed evidenzia che al principio non fu così.
Il volere di Dio è uno solo: santificare la famiglia; i due si cercano, si trovano, si amano e diventano una cosa sola. Dio è colui che unisce; il diavolo è colui che separa. L’immagine di questo Dio trinitario, comunione-indissolubile, si realizza mirabilmente nel matrimonio comunione-indissolubile. Il segno più caro e delicato dell’amore sono i bambini, che Gesù abbraccia, accarezza dicendo : ‘Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite; a chi è come loro appartiene il regno di Dio’.
In Italia ‘Piccoli Schiavi Invisibili’ di Save the Children

La tratta e il grave sfruttamento di persone sono fenomeni globali che interessano da vicino sia l’Europa che l’Italia. La XIV edizione del rapporto ‘Piccoli Schiavi Invisibili’, offre una sintesi degli sviluppi recenti riguardo al fenomeno della tratta e dello sfruttamento a livello internazionale, europeo e nazionale. Attraverso l’analisi dei dati e della letteratura, sono evidenziate le tendenze e le evoluzioni del fenomeno nelle sue varie forme.
I minori accolti nel circuito di protezione italiano come vittime di tratta e sfruttamento non sono che una minima parte (la punta dell’iceberg) di un fenomeno sommerso molto più ampio e diffuso. A partire dall’ascolto delle loro storie è possibile individuare elementi utili a conoscere questa terribile piaga che colpisce i bambini, le bambine e gli adolescenti e attrezzarsi per prevenirla e contrastarla, fornendo anche raccomandazioni ai decisori, al fine di realizzare un sistema di prevenzione e protezione sempre più efficace, oltre che garantire il contrasto della tratta di esseri umani.
Il Report fornisce un quadro del fenomeno della tratta e dello sfruttamento a livello internazionale, europeo e nazionale. Dallo studio dei dati vengono evidenziate le tendenze e le evoluzioni del fenomeno nelle sue varie forme. Le storie dei ‘Piccoli Schiavi Invisibili’ sono spesso dai tratti comuni, ma allo stesso tempo uniche. Storie che raccontano di sogni rubati, di fiducia tradita, assenza, di violenze subite, fino all’emersione e al riscatto.
Le stime del report ‘Global Estimates of Modern Slavery: Forced Labour and Forced Marriage’ dell’ILO rilevano che nel mondo sono quasi 50.000.000 le persone vittime di varie forme di schiavitù moderna, di cui oltre 12.000.000 i minorenni, soprattutto nelle forme di lavoro forzato e matrimoni forzati, con un trend in crescita. Tra i minori, 3.300.000 sono coinvolti nel lavoro forzato, in prevalenza per sfruttamento sessuale (1.069.000) o per sfruttamento lavorativo (1.031.000) in ambiti quali lavoro domestico, agricoltura, manifattura, edilizia, accattonaggio o attività illecite, mentre 320.000 risultano sottoposti a lavoro forzato da parte degli Stati, come detenuti, dissidenti politici, o appartenenti a minoranze etniche o religiose perseguitate. I minorenni vittime di matrimoni forzati sono 9.000.000.
Il fenomeno dei matrimoni forzati geograficamente interessa maggiormente l’Asia Orientale (14.200.000 persone coinvolte nel 2021, più del 66% dei casi stimati), seguita a distanza dall’Africa (3.200.000 persone coinvolte, 14,5%), dall’Europa ed Asia Centrale (2.300.000 persone, 10,4%). La maggior parte dei matrimoni forzati è organizzata dai genitori delle vittime (nel 73% dei casi) o da parenti stretti (16%) e spesso si lega a situazioni di forte vulnerabilità, quali servitù domestica o sfruttamento sessuale.
I minorenni valutati in questi primi cinque mesi del 2024 sono stati 62, il 5,4% del totale, di cui il 62,7% di genere maschile e il 37,3% femminile. L’81,3% dei minori valutati è nella fascia 16-18 anni. I Paesi di origine prevalenti sono Tunisia (19,4%), Bangladesh e Pakistan (11,3%), Costa d’Avorio (12,9%), Nigeria (9,7%), Egitto (8,1%), Sierra Leone e Guinea (6,5%), Gambia (4,8%).
Nello stesso periodo, i servizi anti-tratta hanno preso in carico 320 vittime, di cui il 55,3% femmine, il 40,3% maschi e il 4,4% persone transgender. Gli ambiti di sfruttamento sono quello lavorativo per il 33,1% dei casi, sessuale per il 25% e i matrimoni forzati per il 3,4%. I minorenni presi in carico sono 14, di questi 9 i ragazzi e 5 le ragazze; 25 inoltre stanno ancora attraversando una fase di valutazione del caso.
Le agenzie dell’ONU ILO e OIM sottolineano il nesso tra flussi migratori, mancanza di canali migratori sicuri e regolari e tratta di persone. La mancanza di canali di accesso sicuri e regolari realmente accessibili creano il presupposto affinché le persone migranti ricorrano ai trafficanti per attraversare le frontiere transnazionali, esponendosi al pericolo di essere intercettate anche dalle organizzazioni criminali internazionali legate alla tratta di esseri umani. In questi casi, la tratta di persone e il traffico di migranti si intersecano e la persona migrante, trovandosi in una particolare situazione di vulnerabilità, risulta esposta al rischio di varie forme di sfruttamento nei Paesi di transito e di arrivo.
Sono più di 12 anni che Save the Children è attiva in Italia sul tema della protezione delle vittime di tratta e sfruttamento con una rete qualificata di organizzazioni partner. Il primo progetto messo in campo dall’organizzazione è ‘Vie d’Uscita’, che dal 2012 si occupa di individuare le vittime anche su strada, di avviare percorsi di fuoriuscita dai circuiti della tratta a scopo di sfruttamento sessuale o lavorativo e di accompagnamento all’autonomia economica e sociale. Nel 2023 e nei primi cinque mesi del 2024, insieme ai partner del progetto, sono stati raggiunti 591 beneficiari/e, il 60% di genere femminile, il 43% neomaggiorenni, 34% maggiorenni e 23% minori, provenienti per lo più da Nigeria, Costa d’Avorio, Guinea Conakry e Romania.
Dal 2021 è attivo il progetto Nuovi Percorsi, realizzato in collaborazione con il Numero Verde Anti-tratta, gli enti anti-tratta attivi in tutta Italia e altri enti territoriali pubblici e del privato sociale, per supportare la presa in carico di mamme vittime e dei loro figli in modo integrato, delineando un percorso individualizzato e attivando Doti di Cura educative o materiali, per favorire l’autonomia della madre e percorsi sani di crescita per i figli. Il progetto ha supportato 1000 beneficiari da giugno 2022, di cui 127 nel corso dei primi 6 mesi del 2024, tra cui 46 mamme, 18 papà e 58 minori.
Il matrimonio: croce luminosa

Il Matrimonio celebrato in chiesa ha un valore diverso rispetto a quello in Comune o al semplice convivere; è qualcosa di molto più profondo e grande, due persone si dichiarano amore per tutta la vita nella buona e nella cattiva sorte, nella salute e nella malattia, consapevoli che ciò è possibile solo unendosi in sodalizio con Gesù Cristo.
Si suggella un rapporto che durerà per sempre, un amore a tre consistente nell’amare Gesù e con quell’amore perfetto e trinitario amare il coniuge. Io e Barbara abbiamo risposto ad una chiamata speciale: dedicare la nostra vita a chi è in difficoltà, con la consapevolezza che senza Gesù non si può fare niente (GV 15, 5: ‘Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla’).
Agli inizi della nostra relazione lavoravo in politica, seguivo vari organi istituzionali, ma quando ho sentito la chiamata ho cambiato vita. Barbara invece lavorava in un negozio di arredo casa e quando possibile faceva volontariato; ha sentito di seguirmi in questa nuova vita per gli altri ed ora da sposi, dopo aver lasciato prima io, poi lei, i nostri rispettivi lavori, viviamo di sola provvidenza.
Ma bisogna sempre tenere presente che, indipendentemente dalla nostra occupazione o vocazione, la prima chiamata che abbiamo quando ci sposiamo è al matrimonio, al dono verso il proprio coniuge, ai figli; ciò però non significa che dobbiamo chiuderci nella nostra famiglia, ma dedicarci anche con tanto impegno al nostro prossimo.
Il periodo storico che stiamo vivendo non è facile, possiamo dire senza dubbio che siamo in piena Apocalisse e le famiglie ne sono state sommerse, sono sempre più nell’occhio del ciclone; qui al sud circa il 50% di chi si sposa, si separa, a Verona, città dove vive la mia famiglia di origine, addirittura in pochissimi si sposano in chiesa e la maggior parte di queste poi si separano.
Nel matrimonio abbiamo tre grandi nemici: il nostro io, l’idea che abbiamo del matrimonio, e il demonio, in questi tempi è sempre più presente. Noi, come cristiani, nella nostra vita – e quindi anche nel matrimonio – vogliamo cercare di porre al centro il Vangelo, mettendolo in pratica; ciò significa amare in maniera incondizionata, piena e non aspettandoci nulla in cambio. Perdonando.
Col tempo nasceranno tante prove da superare: malattie, crisi, differenze di carattere, lutti familiari, incidenti etc. La nostra misura per affrontare tutto deve essere una sola, l’amore, che può sfociare anche nel sacrificio. Il nostro riferimento vuole essere la Croce, in cui crocifiggere il nostro io. La Croce fonde le volontà di entrambi, spesso diverse e la fa scorrere in una volontà nuova, perché dalla morte di quelle due volontà nella Croce, uscirà la Volontà Divina luminosa, gloriosa: quella croce di Luce attraverso cui regnerà l’armonia, la pace, la concordia, la lealtà, l’altruismo, il rinnegamento di sé stesso per l’esaltazione dell’altro, in una sola parola l’Avvento del Regno di Dio.
In sintesi, vogliamo cercare di rendere felice il nostro coniuge! Dobbiamo fare noi il primo passo e diventare noi, fusi in Gesù e Maria, il cambiamento che vogliamo nell’altro, solo diventando amore donato tutto diventa nuovo! Anche noi ogni giorno lottiamo con i nostri limiti, miserie, fragilità, tante sono state le cadute, le incomprensioni. Siamo in cammino, e cerchiamo di abbandonarci totalmente alla Divina Volontà, in modo da diventare un matrimonio di Luce e quella Luce donarla a tutti!
Altro ostacolo da non sottovalutare è il demonio che interviene nei matrimoni in maniera devastante; bisogna conoscere i suoi attacchi (lettura che consiglio – Fra Benigno: ‘Diavolo e i suoi attacchi al Matrimonio’ – Edizioni Amen), e reagire nell’unico modo possibile, indossando le armi della fede e meditando la Passione di Cristo. A tal proposito Gesù ci dice: “Il mondo si è squilibrato perché ha perduto il pensiero della mia Passione; Sicché, se si ricorda venti, cento, mille volte della mia Passione, tante volte di più godrà gli effetti di essa. Tutti i rimedi che ci vogliono a tutta l’umanità, nella mia Vita e Passione ci sono”.
Per meditare la Passione di Cristo e per fondersi in Gesù ho letto un prezioso libro che mi ha regalato tanto e che consiglio: ‘Le 24 Ore della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo’, di Luisa Piccarreta, Piccola Figlia della Divina Volontà.
Per proseguire in questo meraviglioso cammino di fede bisogna approcciare anche alla lettura dei Libri di Cielo, della stessa autrice. Si tratta di numerosi volumi, in cui vengono riportate nuove esagerazioni di amore di Gesù, verità rivelate all’autrice da Gesù stesso, che ci danno gli strumenti per prendere il “posto” che nella notte dei tempi Dio ha pensato per noi.
Posso dirvi che ho già avuto vari doni: una più profonda adesione alla Parola di Dio, la capacità di leggere i segni, maggiore pazienza, più collaborazione nelle faccende domestiche, il dono di leggere insieme a Barbara i Libri di Cielo; questi scritti ci danno la consapevolezza che ogni avversità è una predilezione d’amore di Cristo, per mondarci e camminare verso la fusione con Gesù e Maria.
In Missione, grazie a queste letture, ho provato gioia quando è morto Fratel Biagio, e non dolore: avevo la certezza che era in Cielo e potevo solo essere felice per lui; perdevo un amico ma trovavo la Speranza di una vita eterna. Sono convinto che le esortazioni che ricevevo da Fratel Biagio, mentre si curava dal cancro, a fidarmi solo di Dio, mi abbiano aiutato a ricevere il dono della conoscenza della Divina Volontà. Gesù ci vuole felici e di nuovo uniti a Lui per sempre, come ci pensò in principio!
(Tratto da Matrimonio Cristiano)
Nessuna coppia è esente da tentazioni: dal romanzo ‘L’arte di rovinare i matrimoni’

Quando mi dicono che il Paradiso e l’Inferno non esistono, mi viene in mente che le persone, forse, non hanno occhi abbastanza aperti per vedere che queste due realtà sono già presenti qui, sulla Terra, in mezzo a noi. Ognuno, se ci pensa bene, avrà fatto esperienza di entrambi.
L’inferno è la solitudine, l’odio, il rancore, la non accettazione di sé e dell’altro, l’invidia, la miseria. Dove c’è la guerra, dove c’è la violenza, dove avvengono soprusi, stupri, umiliazioni, dagli atti di bullismo ai crimini più efferati… lì è già l’inferno. Come negare che un campo di concentramento è l’inferno in terra? Come negare che a Gaza, o in tutti quei paesi dove i bombardamenti sono all’ordine del giorno, non ci sia già l’inferno?
Se siamo cristiani, saremo consapevoli che è il diavolo – spirito di divisione e di distruzione – che si serve delle nostre membra per uccidere, per sterminare? Ed il Paradiso? Il Paradiso è pace, comunione, gioia, condivisione, unità. Chi non ha mai fatto esperienza di trovarsi così bene con qualcuno da pensare che il tempo si fosse fermato?
Il Paradiso è già qui, sul volto di due innamorati che si cercano e si rispettano, nel sorriso di un bambino che si sente al sicuro tra le braccia della mamma, nelle mani di un infermiere che cura una persona malata, nella quiete di una serata in allegria. Il Paradiso è già qui ogni volta che Gesù si dona sull’altare, ogni volta che ci perdoniamo, che facciamo anche un solo piccolo passo per far crescere il Regno di Dio.
Ho deciso di ambientare il mio romanzo ‘L’arte di rovinare i matrimoni. La missione di un giovane apprendista diavolo”(Mimep Docete, 2023) a tratti in Cielo, a tratti sulla Terra, a tratti all’Inferno, cercando di mostrare che Dio e il diavolo si sfidano qui, sulla terra. Il primo ci chiama a sé per condurci all’amore e alla pienezza, l’altro, il nemico, ci chiama sé per condurci alla disperazione.
La trama è fantasiosa (ovviamente, non esistono università all’inferno) ma le tematiche non lo sono affatto.
Protagonisti sono due diavoli che hanno lo scopo di distruggere una famiglia, così da poter ricevere finalmente un’agognata laurea. La narrazione serve a ricordare che ogni coppia è esposta a tentazioni e difficoltà. Quando una coppia decide di sposarsi deve avere bene in mente che la vita insieme sarà una corsa ad ostacoli e che la grazia del Sacramento nuziale aiuta proprio a vincere quelle tentazioni che il male ci metterà davanti. Perché le metterà: questa è una certezza matematica.
Chiara e Luca si amano, si amano davvero, ma dopo aver sperimentato il Paradiso in mezzo a loro, ecco arrivare il momento della prova. Ecco che il male sembra addirittura prendere il sopravvento.
Tutto, ad un certo punto, sembra finito tra di loro… Anche il lettore arriva a non vedere più soluzioni. Ricostruire quel rapporto, ormai, sembra impossibile… si sono fatti troppo male.
Luca e Chiara, però, hanno fede, una fede vera e genuina, assopita ma radicata. Capiranno, quindi, che l’amore può morire, sì, ma in Cristo risorge sempre. Il libro vuol mettere in luce tutte le fatiche che un matrimonio negli anni può dover affrontare e al tempo stesso mostrare che l’indissolubilità è un dono ricevuto il giorno delle nozze, dono da accogliere, perché possa fruttare.
Nel romanzo si vuol mostrare, inoltre, a tratti anche con ironia, che la famiglia è il contesto ideale per crescere nella santità. Amare Dio nell’altro, perdonare l’altro in Dio, accogliersi come Lui ci accoglie è possibile. Anche oggi, anche nel tuo matrimonio. Inizia da oggi!