Tag Archives: Musica
Francesco Lorenzi: fare ‘ponte’ tra mondo cristiano ed evangelico

‘Il segreto del successo di questa serie è Dio. E un altro ruolo importate lo svolge lo Spirito Santo’: lo ha affermato nei giorni scorsi a Tv2000 l’attore Jonathan Roumie che interpreta Gesù nella serie ‘The Chosen’ in onda sull’emittente della Cei da venerdì 6 dicembre, che prosegue: “Raccontiamo delle storie, che il pubblico ha un bisogno enorme di riscoprire: una forma di narrazione ampia e articolata su Gesù, la sua vita, il suo ministero, la sua missione con una grande profondità umana”.
‘The Chosen’, serie diretta dal regista Dallas Jenkins, le cui prime edizioni sono andate in onda doppiate in italiano in chiaro su Tv2000, è un progetto partito dal basso negli Stati Uniti (finanziato tramite un crowdfunding da record mondiale, ben $ 10.000.000 raccolti solo per la prima serie) e lanciato nel 2019 gratuitamente sul web, che ha raggiunto finora numeri da record: oltre 200.000.000 di spettatori, più di 770.000.000 di visualizzazioni di singoli episodi, e conta più di 12.000.000 di follower sui social media. Ha una fan base mondiale oltre i 110.000.000 di persone, parte delle quali sono proprio in Italia, nazione in Europa con il più alto numero di app scaricare ed oltre 3.000.000 di episodi visti.
Per supportare l’uscita di questa serie per la nuova stagione di ‘The Chosen’ a fine maggio è uscito il singolo ‘Senza te non si può fare’, in cui per la prima volta in Italia una band cattolica (The Sun) ed un cantante evangelico (Angelo Maugeri), i più seguiti nei loro relativi contesti, collaborano insieme per un progetto straordinario.
Infatti in un articolo apparso all’interno del suo blog ‘Per Anime Libere’, Francesco Lorenzi, cofondatore della band vicentina, ha riflettuto sul rapporto di Dio con Mosè, e viceversa: “Vedevo di fronte a me in modo nitido come questa relazione parlasse al cuore di ogni uomo pronto a guardarsi dentro per lasciarsi guidare oltre l’Egitto interiore, superando il deserto e giungendo alla propria Terra Promessa. Così, parole e musica si sono mostrate in modo unitario, quasi come una dichiarazione di fiducia, vicinanza e supporto dal Padre verso ognuno di noi”.
Incontrati nella città di Giacomo Leopardi su invito dalle Missioni Estere dei Cappuccini, abbiamo chiesto il motivo per cui ‘senza Te non si può fare’: “Ognuno di noi è un tassello di un grande progetto ed ogni progetto ha bisogno di ogni singola parte. Partendo dalla relazione che Dio ha con Mosè e che Mosè ha con Dio, quell’esempio si ‘sposa’ con la vita che tutti noi. Tutti noi dobbiamo fare la nostra parte ed essere quell’elemento senza il quale non si può compiere in pieno il progetto di Dio”.
Band cattolica e cantante evangelica: quale è il progetto?
“Il progetto è nato per supportare la produzione cinematografica della quarta serie ‘The Chosen’ in italiano. Tale produzione nasce nel mondo evangelico e sta avendo buon successo anche nel mondo cattolico. Da qui il desiderio di fare un ponte tra mondo evangelico e quello cattolico”.
Per quale motivo ha definito questa canzone una ‘benedizione’ per chi la ascolta?
“Nella vita di ognuno ci sono attese talvolta incomprensibili: momenti in cui dobbiamo decidere di fare un passo indietro o in cui qualcosa a cui teniamo ci pare venga tolta vita o visibilità o importanza. Ma se cerchiamo la volontà del Padre affinché diriga i nostri passi, se cerchiamo la Sua volontà nelle scelte che compiamo, avviene poi che si manifestano meraviglie, che avevano solo bisogno di un certo tempo per mostrarsi e della nostra personale adesione a quel tempo, proprio come Mosè”.
Quindi ‘ostinato e controcorrente’?
“Il progetto è ‘ostinato e controcorrente’, come quello che tutto facciamo, cioè qualcosa di originale, che nel mondo musicale si vede sempre meno, perché c’è un grande appiattimento nelle produzioni ed anche nelle intenzioni. Lentamente abbiamo acquisito questo gusto di fare cose un po’ particolari, tal volte un po’ strane, ma molto belle e molto libere”.
Ed allora come si custodisce l’amore?
“L’amore è un sentimento molto importante che cambia la vita di tante persone. Quindi trovare il vero amore è difficile, ma importante è coltivarlo, in quanto vedo tante persone disperate alla ricerca dell’amore, ma non lo cercano fino in fondo. Io sono stato fortunato, ma parte di quella fortuna me la sono cercata attraverso la fatica”.
In quale modo comunicare la fede ai giovani?
“San Francesco di Assisi diceva di comunicare la fede attraverso i gesti e, se era proprio necessario, di usare anche le parole. Da buon francescano cerco di mettere in pratica ciò, anche se confesso di non riuscirci in pieno. Tante persone mi dicono, quando mi vedono, mi dicono che sono gli occhi che parlano: cerco di comunicare la fede attraverso gli occhi”.
Uno sguardo, infine, alla Terra Santa, in cui avete fatto molti pellegrinaggi ed avete anche un progetto riguardante Gerusalemme: “La Terra Santa è un capitolo aperto nella nostra vita e la sentiamo come una seconda casa. Ora c’è una grande sofferenza nel vedere quello che sta succedendo in una terra così importante per tutto il mondo cristiano “.
(Foto: The Sun)
Kantiere Kairos: la musica diventa adorazione eucaristica

Domenica 8 dicembre è uscito il nuovo album di ‘Kantiere Kairos’, ‘Il sale’: “Non è solo musica, ma il racconto vivo dei nostri ultimi sei anni. Prima della pandemia, immaginavamo il nuovo lavoro come una naturale continuazione di ‘Il Soffio’ ed ‘Il Seme’: Dio, che ispira, semina nel cuore e trasforma chi lo accoglie in sale per il mondo. Era questo il messaggio che volevamo condividere…
Poi è arrivato il 2020, cambiando tutto, tranne il nostro intento. Anzi, la visione si è rafforzata, grazie agli amici e colleghi che hanno camminato con noi in quei mesi difficili. Con loro abbiamo potuto raccontare di quel seme divenuto frutto; anzi, quelle vite trasformate in capolavori”.
Da queste storie i componenti della band cristiana (Antonello Armieri, voce e chitarra acustica, Davide Capitano, al basso, Gabriele Di Nardo alla batteria e percussioni, Jo Di Nardo alle chitarre) hanno creato un album: “Così, abbiamo intrecciato queste storie, vecchie e nuove, in un unico mosaico. Perché i veri protagonisti di questo album sono coloro che, con la loro testimonianza, sono diventati ‘sale della terra’.
Alcuni sono diventati esempi di vita quotidiana, altri ci hanno ispirati direttamente, lasciando ognuno segni indelebili con la loro luce, la loro scelta di accogliere Dio pienamente e vivere la Sua volontà. Storie che ci ricordano una verità profonda: la santità non è irraggiungibile. Anche nella loro umanità, mostrano che Dio ama ciascuno di noi in modo unico e speciale, vive in ciascuno di noi, e ci dona la grazia di diventare sale della terra e luce del mondo”.
Qualche settimana prima di questo ‘lancio’ li abbiamo incontrati a Tolentino, nelle Marche, invitati dagli agostiniani per un concerto concluso con l’adorazione eucaristica, a cui hanno partecipato molti giovani e da Antonello Armieri, autore dei testi, ci facciamo raccontare il motivo per cui il recente singolo, ‘Miracolosamente’, si può considerare una scommessa musicale:
“Miracolosamente è una scommessa musicale, perché volevamo creare, insieme alla musica, un invito ad entrare nella preghiera in modo tale che fosse qualcosa di graduale. Siccome avevamo in mente di realizzarla nella maniera in cui è stata fatta e non avevamo criteri di provarla, per cui tutto il processo di realizzazione di ‘Miracolosamente’ è stato quello di mettere insieme la preghiera con il cammino che facciamo quotidianamente per arrivare alla ‘risoluzione’ finale, che è il senso del brano: quello di sentirci sale della terra. In questo modo abbiamo cercato di metterlo in atto nel realizzare la musica. Infatti è un brano che dura più di sei minuti; quindi non è di immediato ascolto. Abbiamo provato a scommetterci, accompagnando l’ascoltatore in questo cammino, che abbiamo vissuto per primi noi. Per questo è una scommessa”.
Da dove nascono le vostre canzoni?
“Innanzitutto nascono dal Vangelo, poi dagli incontri con le persone e dall’ascolto di storie di santi, beati o servi di Dio, che hanno accolto l’amore di Dio. Nascono anche da incontri con persone che ci raccontano le loro storie; eppoi nascono dalla nostra esperienza di fede e di ‘caduta’ nella fede. Quindi cercare di rialzarci nel chiedere aiuto al Signore”.
‘Parlami ancora’: cosa significa ascoltare la Parola di Dio?
“Per me ascoltare la Parola di Dio significa ascoltare la Parola della Verità, perché il Signore si trova spesso nel silenzio quando ci prendiamo un po’ di tempo per Lui, con Lui per ascoltare anche un po’ la voce della nostra coscienza. Ascoltare la Sua voce vuol dire sentirci chiamati in causa quando è proclamato il Vangelo o quando si vive il Vangelo nella comunione e negli incontri con le persone. Il Signore si manifesta in tutto, perché la Sua voce è presente in tutto: siamo disposti ad accoglierLa? Noi ci proviamo; questo è il nostro invito costante”.
Cosa significa comporre musica cristiana?
“Per chi si ritiene cristiano, comporre musica cristiana dovrebbe essere ovvio. Si parla sempre di molte cose, ma se al centro del cuore poniamo il Signore diventa una scelta da parte nostra: quello di parlare di Lui e quello di incontrare gli altri in Lui attraverso la musica. Il Signore dovrebbe essere al centro di tutto, per cui sembra paradossalmente strano fare musica cristiana oggi, perché si parla di tutto tranne che di Dio. Sembra una cosa straordinaria, invece dovrebbe essere la più naturale per ogni musicista credente”.
Allora come è possibile coniugare i concerti con l’Adorazione eucaristica?
“Il concerto in chiesa è un cammino verso l’incontro con Gesù. Noi non siamo i protagonisti del concerto; il nostro è un modo per invitare le persone a fare questo cammino insieme a noi per incontrare Gesù. Noi viviamo alcune storie durante il concerto per poi presentarle sull’altare: nelle canzoni affrontiamo alcuni argomenti: quello dell’esame di coscienza; quello di riscoprirsi speciali agli occhi di Dio; quello di guardare gli altri, in quanto stanno scrivendo una storia di amore con Dio, come Chiara Corbella Petrillo. Carlo Acutis, come la nostra calabrese Natuzza. Tutto questo per consegnare la nostra esperienza sull’altare tra le braccia di Gesù, che è Eucarestia: è Lui che vogliamo incontrare; è Lui il fine del concerto. Non è coniugare concerto ed Adorazione eucaristica, ma è un cammino verso Lui. E’ un nostro tentativo”.
Come si diventa ‘cercatori di Dio’ con la musica?
“Non siamo cercatori di Dio, ci sentiamo Suoi figli che lo esprimono attraverso quello che ci riesce di più. Se fossimo calzolai, metteremmo lo stesso amore nel confezionare un paio di scarpe così come facciamo con la musica: il vantaggio è che le canzoni sono fatte anche di parole. Dio è stupore, bellezza, Qualcuno che ti raggiunge e ti tocca attraverso quello che ti circonda nella quotidianità. E sei consapevole che, più del diamante nel carbone, Dio non aspetta altro che mostrarsi per quello che è: la perla in ognuno di noi. Se una canzone può ricordarcelo, siamo un po’ seminatori anche noi”.
Chi è Kantiere Kairos?
“Kantiere Kairos, innanzitutto, è una famiglia, perché fare musica cristiana significa fare scelte audaci che coinvolgono le nostre famiglie. Vivere in comunione con lo stesso scopo significa appartenere a Cristo. Quindi una famiglia, che si allarga a tutte le persone che accolgono la nostra musica facendo parte del nostro cantiere, perché gli operai sono pochi. Noi facciamo musica, e vogliamo continuare a farla: essere operai di musica. C’è chi ascolta e c’è chi suona; Kantiere Kairos è questo, sempre aperto con operai disposti. Kairos, perché il momento è sempre giusto per tornare da Gesù”.
(Foto: Aci Stampa)
In Vaticano ‘Concerto con i poveri’

Oggi l’Aula Paolo VI ospita la V edizione del ‘Concerto con i poveri’, evento musicale che unisce bellezza artistica e solidarietà con la partecipazione del compositore premio Oscar Hans Zimmer, insieme a mons. Marco Frisina, Dario Vero e la violoncellista Tina Guo, patrocinato dal Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, dal Dicastero per il Servizio della Carità – Elemosineria Apostolica, dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione e dal Pontificio Istituto di Musica Sacra.
Presentando l’evento il direttore artistico del Concerto con i Poveri e direttore del Coro della diocesi di Roma, mons. Marco Frisina, ha sottolineato che esso “rappresenta un’occasione straordinaria per condividere con i nostri fratelli più deboli il dono della musica. Il nostro desiderio è quello di offrire loro, nella maestosità dell’Aula Paolo VI, la possibilità di partecipare ad un Concerto di alto livello, con grande orchestra e coro e con ospiti straordinari. Questo significa donare ai nostri amici qualcosa di grande ed elevato mettendoli al centro dell’evento, in prima fila, quella che solitamente è riservata alle personalità cosiddette importanti. Questa volta, invece, saranno i poveri ad essere gli ospiti d’onore di questo grande evento che è stato preparato per loro”.
Ed ha raccontato lo svolgimento della serata, condotta da Serena Autieri: “Nella prima parte del concerto dirigerò alcuni temi dalle mie colonne sonore tratte dai film televisivi sulla Bibbia e ispirati alla vita dei santi. Avrò con me preziosi solisti come la pianista Gilda Buttà, la violoncellista Tina Guo e il flauto dolce di Giorgio Matteoli. Si passerà dal brano ‘Come le stelle del cielo’, dal film ‘Abramo’, ad alcuni temi del ‘Mosè’, per terminare con l’Incontro con i fratelli dal film ‘Giuseppe’, tutte musiche che commentano scene ed episodi dell’Antico Testamento”.
Anche la conduttrice si esibirà: “Serena Autieri poi interpreterà il ‘Magnificat’ che scrissi per Mina nel 2000 che ci introdurrà nei temi ispirati a temi e personaggi del Nuovo Testamento. Il coro e l’orchestra eseguirà ‘Pacem in terris’, tema del film ‘Papa Giovanni XXIII’, un’occasione per unirci al grido di tante vittime della guerra che chiedono al Signore: dona nobis pacem”.
Perciò il concerto offre molti spunti di riflessione: “Ci saranno poi i temi dei films ‘Maddalena’ e ‘Giuda’. Il brano ‘Dio è amore’, invece, ci introdurrà a ‘Open the doors’, dal film ‘Giovanni Paolo II’, un forte appello al mondo perché apra le porte del cuore a Cristo redentore. Spero che la musica possa sempre più divenire uno strumento di incontro e di condivisione, essa è un prezioso mezzo di evangelizzazione, perché abbatte i muri, apre finestre e permette ai grandi contenuti spirituali di potersi diffondere universalmente”.
Insomma è un auspicio affinché la musica possa essere un momento importante per costruire la pace: “La musica non ha bisogno di traduzione o di tante spiegazioni, tutti possono comprenderla, inoltre, unisce i diversi e i lontani, sa coinvolgere ed elevare ogni uomo, può toccare la loro anima offrendo allo Spirito Santo la possibilità di entrare nel cuore per fargli sperimentare l’amore di Dio. Il mondo di oggi ha bisogno della musica affinché ritrovi la sua anima e la gioia di incontrarsi, ascoltarsi, comprendersi per camminare insieme e costruire un mondo di pace”.
Anche il maestro Hans Zimmer ha sottolineato l’universalità della musica: “Ogni brano che ho scelto per questa occasione porta con sé un significato speciale. La suite di ‘Pearl Harbor’ ricorda un anniversario storico che ci esorta a non dimenticare le lezioni del passato, trasformando il dolore in un messaggio di pace e di riconciliazione. ‘Time’, da ‘Inception’, è un pezzo che esplora il concetto di tempo, un brano iconico di tutta la mia produzione, mentre ‘Angeli e Demoni’ è un omaggio alla città di Roma, un luogo che racchiude secoli di storia, fede e cultura; Infine i temi di ‘Pirati dei Caraibi’ sono una dedica al pubblico italiano, che ha molto amato questo film”.
Infine ha ricordato il valore universale della musica: “Questo evento è un viaggio musicale che ci permette di connetterci con gli ospiti d’onore, i nostri fratelli più vulnerabili, ricordandoci che la vera ricchezza è la capacità di condividere e di donare. Ogni gesto, ogni nota suonata, sono un segno tangibile di vicinanza e sostegno. Ringrazio Nova Opera per la visione che anima questa iniziativa e per aver creato una piattaforma che unisce la bellezza della musica ai valori universali della solidarietà e dell’amore per il prossimo”.
Per la violoncellista Tina Guo questo concerto è una straordinaria esperienza: “Partecipare al Concerto con i Poveri è per me un’esperienza straordinaria e profondamente toccante. La musica ha sempre avuto il potere di unire, di oltrepassare le barriere culturali e sociali, e questa occasione rappresenta una testimonianza luminosa di come l’arte possa ispirare speranza e coesione…
Spero che la musica possa portare conforto, speranza e gioia, ricordandoci tutti che, anche nei momenti più difficili, c’è sempre una bellezza da condividere per un bene comune. Questo Concerto non è solo un evento di una serata, ma un messaggio di pace e amore che dimostra come le arti della musica e della solidarietà possano trasformare il mondo, una nota alla volta, una mano tesa ogni volta che incontri qualcuno in difficoltà”.
Infine il compositore e direttore d’orchestra Mario Vero ha definito il concerto come un evento ‘speciale’: “Questo concerto è speciale perché rappresenta un messaggio universale: la musica unisce, supera barriere e confini. E’ il linguaggio più potente che esista. Quando suoniamo insieme, non servono parole: basta leggere poche battute e l’emozione ci travolge”.
(Foto: Vatican News)
Con don Roberto Fiscer per camminare con Gesù

“L’anno scorso abbiamo cominciato a percorrere la via della speranza verso il Grande Giubileo riflettendo sull’espressione paolina ‘Lieti nella speranza’. Proprio per prepararci al pellegrinaggio giubilare del 2025, quest’anno ci lasciamo ispirare dal profeta Isaia, che afferma: ‘Quanti sperano nel Signore… camminano senza stancarsi’. Questa espressione è tratta dal cosiddetto Libro della consolazione, nel quale viene annunciata la fine dell’esilio di Israele in Babilonia e l’inizio di una nuova fase di speranza e di rinascita per il popolo di Dio, che può ritornare in patria grazie a una nuova ‘via’ che, nella storia, il Signore apre per i suoi figli”:
prendiamo spunto dall’inizio del messaggio, ‘Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi’, per la 39^ Giornata mondiale della Gioventù, in programma questa domenica nelle diocesi, per incontrare a Recanati don Roberto Fiscer, ex dj di professione e parroco a Genova, che su TikTok conta 560.000 follower, nonché autore di ‘Vita spiriculata’, con la prefazione Nando Bonini, chitarrista di Vasco Rossi.
Lui trasforma in chiave ‘cattolica’ le canzoni come questa: ‘Una vita in preghiera è la gioia più vera con il Regno che avanza e tutta la Chiesa che suona e che canta per un mondo diverso e che vinco se perdo è Gesù che ci rende migliori la gente che dice e che pensa sei fuori’. Perché lo fai?
“Nel mio testo c’è una doppia interpretazione. Da un lato quella motivazionale, per ricordare ai cristiani di non rischiare di cadere nell’abitudine: ‘Perché lo fai?’ Dall’altra parte, c’è l’interpretazione esortativa che ricorda che se sarai un vero cristiano e dedicherai la tua vita agli altri sarai ‘attaccato’ alla fede, mentre la gente dice e pensa che sei fuori”.
Come sei diventato dj?
“Da quando ero piccolo con la chitarra mi piaceva animare le feste dei coetanei: ho sempre avuto un’anima da dj… Forse perché, essendo un po’ timido, era il mio modo di stare con gli altri, altrimenti mi sarei isolato. Da lì il Signore, che scrive diritto sulle nostre righe storte, mi ha dato la possibilità di fare tante cose che altrimenti non avrei imparato”.
Come è avvenuto il passaggio da dj a sacerdote?
“Il passaggio si è realizzato attraverso una ‘chiamata’: era il 2000. Ero arrivato alla Giornata Mondiale della Gioventù carico di tante esperienze e di obiettivi raggiunti, ma appena giunto a Roma mi sono sentito nudo, come se valessi zero, perché era Dio che mi mancava”.
Allora, raccontaci un po’ la tua storia: “Facevo il dj di professione sulle navi. Per me a un certo punto c’è stata una svolta: prima che mi imbarcassi di nuovo su una nave, fui contattato da una parrocchia per organizzare una festa. E lì la mia console non era distante dalla gente come al solito, ma erano tutti lì intorno, che chiedevano e interagivano, mi sono sentito come in mezzo a una famiglia. Quando poi sono partito, ho sentito chiara la nostalgia per quella parrocchia, per quella sensazione che avevo percepito nel cuore. Poi, tornato, sono andato a una Giornata della Gioventù e lì ho incontrato alcuni sacerdoti carismatici e ho sentito una spinta inequivocabile. Così il mese dopo sono entrato in seminario.
Ciò non toglie che io continui ad amare, come ho sempre amato, Vasco Rossi, lo seguo da quando ero bambino: Vasco sa parlare e cantare tra le ferite che portiamo nel cuore, la sua musica è come un balsamo, almeno per me è stato così. La sua musica mi ha guidato, mi ha accompagnato negli anni, anche in quelli più difficili della mia adolescenza. Mi è sempre piaciuto Freddie Mercury, un altro personaggio fuori dal sistema, ma forse che non è controcorrente anche Dio?
Spesso leghiamo la figura di Dio a una figura che non sbaglia mai, ma Dio fa la sua Storia non certo con i migliori, semmai è poi lui che rende tutti migliori. In questi anni, in uno stabilimento balneare, ho fatto pure la Cristoteca, con musica cristiana alternata alle hit del momento. Non l’ho inventata io: in Sud America ce ne sono diverse e vanno fortissimo. Si crea una vera situazione di festa, un momento gioioso”.
Con tik tok quanti ‘mondi’ si scoprono?
“Tantissimi! I giovani ci sono ed ‘assorbono’ quello che viene proposto ed anche in tik tok possono incontrare, attraverso la Chiesa, la proposta del Vangelo”.
Per quale motivo c’è bisogno di una vita ‘spiricolata’?
“E’ importantissimo vivere una vita spirituale, che non si esaurisce nel divano. Lo spirito è divino; quindi nella Chiesa i ‘poltroni’ non possono trovare posto”.
Quindi la proposta è una vita in ‘preghiera’?
“Una persona senza preghiera è come una macchina senza rifornimento; facciamo ‘rifornimento’ nella preghiera. Una vita in preghiera è la gioia più vera con il Regno che avanza e tutta la Chiesa che suona e che canta. Nel musical ‘Forza venite gente’ il padre diceva: Cosa fa mio figlio? Canta!”
Hai mai avuto problemi con la Curia genovese?
“No, assolutamente. Magari qualche cristiano dal palato fino, di quelli che guardano alla formalità e non ai contenuti, mi ha fatto qualche questione. I centralinisti della Curia mi dicono che li chiamano per avvisarli di quello che faccio, ma no, non ho mai ricevuto nessuna segnalazione ufficiale. Io cerco solo di spogliare la religiosità di quella serietà che non le compete, la religione è gioia. Certo ci sono delle regole che servono per il vivere civile, ma altre sono solo catene da cui bisogna liberarsi. Gesù stesso spezzava regole desuete e assurde. Questi ragazzi di oggi hanno bisogno di qualcuno che rispecchi la loro anima, altrimenti si sentiranno a disagio in una Chiesa con liturgie pompose, che non li capisce”.
Allora, come comunicare la fede ai giovani?
“Con un volto gioioso, perché la gioia della fede sia la ‘pubblicità’ più bella” .
(Tratto da Aci Stampa)
Chiesa e musica: un cammino possibile sulle orme del Sangue di Cristo!

L’Unione Sanguis Christi Music (USC Music) è il nome del dipartimento artistico della Famiglia del Preziosissimo Sangue. Essa esiste in forza di una missione, che è veicolare il Vangelo di Cristo a più persone possibili; di un carisma, che è quello dei figli di San Gaspare del Bufalo, fondatore della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue e del prossimo Beato Giovanni Merlini, III Moderatore Generale dell’Istituto, e di una spiritualità, che è quella del Sangue di Cristo, il cui grido attesta la dignità e la preziosità di ogni vita.
“Il progetto – racconta don Francesco Cardarelli, Missionario del Preziosissimo Sangue e responsabile dell’USC Music, – fiorisce nell’ultimo decennio parallelamente all’espansione del movimento laicale USC, e dalla fortunata sinergia di più Missionari del Preziosissimo Sangue insieme ad artisti laici. In occasione del grande raduno della Famiglia del Preziosissimo Sangue insieme a Papa Francesco, vissuto il 1° luglio 2018 nell’aula Paolo VI in Vaticano, nasce ‘L’arma di ogni tempo’, inno al Sangue di Cristo e brano che diventa il manifesto della USC.
Nel 2018 nasce il primo album ‘Acqua, vento e fuoco’, contenente 14 tracce realizzate con il contributo di vari autori ed interpreti che, nel corso degli anni, si sono alternati e susseguiti. Iniziava a prendere forma una realtà che sognavo da tanto tempo: un insieme di persone, sacerdoti e laici, accomunate dalla stessa esigenza di esprimere in musica la loro fede, il loro essere Chiesa, la loro appartenenza alla spiritualità del Divin Sangue, in totale spirito di servizio e gratuità.
Al primo disco ne segue un secondo, ‘Berit’, ciclo tematico di brani che mettono in musica la relazione di Alleanza fra Dio e l’uomo nella sua evoluzione dall’Antico al Nuovo Testamento. La qualità dei brani continua a crescere e l’esperienza aumenta a seguito di eventi organizzati per offrire catechesi bibliche musicali. Infine, nel 2022, esce il terzo album ‘Davanti a tutti i popoli’, un percorso intriso di Parola e di spiritualità, di dolore in elaborazione e di tanta speranza”.
“Ad oggi – sottolinea don Francesco – condivido il progetto con tre artisti meravigliosi: Sara Giovannoni, Pietro Dei Giudici e Gian Anciro. Non sono l’unico Missionario del Preziosissimo Sangue a scrivere canzoni, con me c’è il confratello ed amico fraterno don Alberto Celani. Con ciascuno di loro vivo la mia appartenenza alla USC anche nell’arte, e amo trasmetterla a tutti coloro che possiamo arrivare a raggiungere, condividendo il sogno di Gaspare di ‘intenerire ogni cuore al Sangue Preziosissimo di Cristo’”.
Il 24 giugno 2024, uscirà un nuovo album dal titolo ‘Ecco l’eco’. I brani di cui si compone partono dalla vita concreta in tutte le sue falle, da come la Parola la schiude all’eternità e di come il Sangue di Cristo la renda degna di insigne valore. Tutti gli album sono ascoltabili sulla piattaforma di Spotify. L’USC Music animerà la VII Koinè del Preziosissimo Sangue, raduno nazionale che si svolgerà dal 5 al 7 luglio 2024, presso la Fraterna Domus a Sacrofano (RM).
Papa Francesco: la musica genera comunione

Avete visto che la spontaneità dei bambini parla più dei migliori discorsi? Loro sono così, si esprimono come sono. Dobbiamo prenderci cura dei bambini perché sono il futuro, sono la speranza, ma sono anche la testimonianza di spontaneità, di innocenza e di promessa. E sempre per questo Gesù diceva che voleva i bambini vicini… Dobbiamo imparare da questa spontaneità che ci hanno fatto vedere questi. E non venivano per le caramelle (poi si sono accorti che c’erano le caramelle) ma venivano perché gli piaceva venire. Sono così. Non dimentichiamo la lezione che ci hanno dato oggi”.
Papa Francesco ha iniziato in questo modo l’udienza odierna con i partecipanti al IV Incontro Internazionale delle Corali in occasione del 40^ di fondazione del Coro della Diocesi di Roma, ricordando che il canto crea armonia e comunione: “La musica genera armonia raggiungendo tutti, consolando chi soffre, ridonando entusiasmo a chi è scoraggiato e facendo fiorire in ciascuno valori meravigliosi come la bellezza e la poesia, riflesso della luce armoniosa di Dio. L’arte musicale ha infatti un linguaggio universale e immediato, che non necessita di traduzioni, né di tante spiegazioni concettuali”.
La musica può essere apprezzata da tutti, perché aiuta a superare le divisioni: “Possono apprezzarla i semplici e i dotti, cogliendone chi un aspetto chi un altro, con più o meno profondità, ma attingendo tutti dalla stessa ricchezza. Inoltre la musica educa all’ascolto, all’attenzione e allo studio, elevando le emozioni, i sentimenti e i pensieri, portando le persone oltre il vortice della fretta, del rumore e di una visione solo materiale della vita, e aiutandole a contemplare meglio sé stesse e la realtà che le circonda.
Dona così, a chi la coltiva, uno sguardo saggio e pacato, con cui più facilmente si superano divisioni e antagonismi, per essere (proprio come gli strumenti di un’orchestra o le voci di un coro) in accordo, per vigilare sulle stonature e correggere le dissonanze, che sono pure utili per la dinamica delle composizioni, purché integrate in un sapiente tessuto armonico”.
Quindi attraverso l’armonia si giunge alla comunione: “Il canto corale si fa insieme, non da soli. E anche questo ci parla della Chiesa e del mondo in cui viviamo. Il nostro camminare uniti, infatti, si può rappresentare come l’esecuzione di un grande ‘concerto’, nel quale ciascuno partecipa con le proprie capacità e offre il proprio contributo, suonando o cantando la sua ‘parte’, e ritrovando così la propria unicità arricchita dalla sinfonia della comunione.
In un’orchestra od in un coro si instaurano sintonia ed armonia: “In un coro ed in un’orchestra, gli uni hanno bisogno degli altri, e la riuscita dell’esecuzione di tutti è condizionata dall’impegno di ciascuno, dal fatto che ognuno contribuisca al meglio nel suo ruolo, rispettando e ascoltando chi gli sta accanto, senza protagonismi, in sintonia. Proprio come nella Chiesa e nella vita, dove ciascuno è chiamato a fare bene la sua parte a vantaggio dell’intera comunità, perché da tutto il mondo si alzi un canto di lode a Dio”.
Perciò armonia e comunione conducono alla gioia, come esorta sant’Agostino: “Voi siete depositari di un tesoro secolare di arte, di bellezza e di spiritualità. Non lasciate che la mentalità del mondo lo inquini con l’interesse, l’ambizione, la gelosia, le divisioni, cose tutte che, come voi sapete, possono introdursi nella vita di un coro, come di una comunità, rendendoli spazi non gioiosi, ma tristi e pesanti, fino a disgregarli.
Vi farà bene, invece, a tal fine, tenere alto il tenore spirituale della vostra vocazione: con la preghiera e la meditazione della Parola di Dio, partecipando, oltre che con la voce, anche con la mente e con il cuore alle liturgie che animate, e vivendone con entusiasmo i contenuti giorno per giorno, perché la vostra musica sia sempre più elevazione felice del cuore a Dio, che con il suo amore attrae, illumina e trasforma tutto”.
Inoltre ricevendo gli ambasciatori non accreditati presso la Santa Sede di Etiopia, Zambia, Tanzania, Burundi, Qatar e Mauritania, papa Francesco ha incentrato la riflessione su famiglia, speranza e pace: “In questa prospettiva, incoraggio i vostri sforzi e quelli dei vostri governi per coltivare il bene comune, proteggere i diritti fondamentali e la dignità di tutti e costruire una cultura di solidarietà fraterna e di cooperazione…
Alla luce di tali sfide, è essenziale intraprendere un dialogo lungimirante, costruttivo e creativo, basato sull’onestà e sull’apertura, per trovare soluzioni condivise e rafforzare i legami che ci uniscono come fratelli e sorelle all’interno della famiglia mondiale. In proposito, dobbiamo anche ricordarci dei nostri obblighi nei confronti delle future generazioni, chiedendoci in che tipo di mondo vogliamo che vivano i nostri bambini e chi verrà dopo di loro”.
Mentre la speranza deve essere al centro dell’azione diplomatica: “Eppure la speranza ci porta a riconoscere il bene presente nel mondo, e ci dà la forza necessaria ad affrontare le sfide dei nostri giorni. Per questo motivo, mi piace pensare a voi, cari Ambasciatori, come a segni di speranza, perchè siete donne e uomini che cercano di costruire ponti tra i popoli, e non muri. Le elevate responsabilità che esercitate ricordano che la ricerca di un terreno comune, la comprensione reciproca e le espressioni concrete di solidarietà sociale sono tutte cose possibili”.
Infine la necessità della pace: “Solo quando mettiamo da parte l’indifferenza e la paura può fiorire un genuino clima di rispetto reciproco, che porti a una durevole concordia. La vostra presenza qui è un segno eloquente della volontà delle Nazioni che rappresentate e della Comunità internazionale nel suo complesso di affrontare le situazioni di ingiustizia, discriminazione, povertà, disuguaglianza che affliggono il nostro mondo e che ostacolano le pacifiche aspirazioni delle generazioni presenti e future. E’ mio auspicio che nell’esercitare il vostro ruolo di diplomatici vi sforzerete sempre di essere costruttori di pace, quelli benedetti dall’Onnipotente”.
(Foto: Santa Sede)
The Sun: senza te non si può fare

Il 31 maggio 2024 è stata una data storica per la musica in Italia e non solo! Con il nuovo singolo ‘Senza te non si può fare’, disponibile su tutte le piattaforme digitali, per la prima volta nel nostro Paese una band cattolica e un cantante evangelico, i più seguiti nei loro relativi contesti, collaborano insieme per un progetto straordinario.
The Sun e Angelo Maugeri, infatti, hanno unito le loro voci per celebrare l’uscita della nuova stagione dell’innovativo dramma storico ‘The Chosen’, la prima serie cinematografica dedicata alla figura di Gesù, diventata fenomeno mondiale con centinaia di milioni di spettatori, oltre 770.000.000 di visualizzazioni di singoli episodi ed oltre 12.000.000 di follower sui social media.
‘Senza te non si può fare’, come racconta Francesco Lorenzi nell’articolo apparso all’interno del suo blog Per Anime Libere, è frutto di una serie di giorni intensi trascorsi a riflettere sul rapporto di Dio con Mosè, e viceversa: “Vedevo di fronte a me in modo nitido come questa relazione parlasse al cuore di ogni uomo pronto a guardarsi dentro per lasciarsi guidare oltre l’Egitto interiore, superando il deserto e giungendo alla propria Terra Promessa. Così, parole e musica si sono mostrate in modo unitario, quasi come una dichiarazione di fiducia, vicinanza e supporto dal Padre verso ognuno di noi”.
Un brano suggestivo, pubblicato dall’etichetta discografica La Gloria, rivestito di un sound nettamente rock, in cui batteria e basso trainano l’ascolto dando alla melodia e alle parole una immediata energia che coinvolge mente e cuore:
“Questa canzone è una ennesima benedizione per noi e per le persone a noi vicine e speriamo possa esserlo anche per chiunque la ascolterà a cuore aperto, sottolinea sempre Francesco nel suo articolo. Nella vita di ognuno ci sono attese talvolta incomprensibili: momenti in cui dobbiamo decidere di fare un passo indietro o in cui qualcosa a cui teniamo ci pare venga tolta vita o visibilità o importanza. Ma se cerchiamo la volontà del Padre affinché diriga i nostri passi, se cerchiamo la Sua volontà nelle scelte che compiamo, avviene poi che si manifestano meraviglie… Meraviglie che avevano solo bisogno di un certo tempo per mostrarsi e della nostra personale adesione a quel tempo, proprio come Mosè”.
Angelo Maugeri, uno dei massimi esponenti di musica cristiana in Italia con all’attivo 9 album da solista e produttore di numerosi altri nella sua etichetta Hopeful Music, racconta che “in Mosè mi rivedo un po’ perché per otto lunghi anni della mia infanzia, sono stato un balbuziente cronico! Quando The Chosen Italia mi ha contattato per invitarmi a mettere in piedi il progetto della sigla finale della quarta stagione, non ci ho pensato due volte! Cantare di Gesù, farlo con degli amici speciali ed insieme innalzare la stessa bandiera credo sia un privilegio che in tempi come questi non è scontato”.
Ad accompagnare l’uscita di ‘Senza te non si può fare’ è stato realizzato un videoclip ufficiale, che uscirà la sera di venerdì 7 giugno alle ore 21.00 in occasione della premier al cinema dei primi due episodi della quarta serie di The Chosen, diretto da Damiano Ferrari e da Francesco Lorenzi, che verrà lanciato venerdì 7 giugno in occasione della premier al cinema dei primi due episodi della quarta serie di The Chosen.
(Foto: The Sun)
Pietro Morello si racconta tra arte e volontariato

Nello scorso dicembre a Tolentino (residenza di allestimento), in provincia di Macerata, Pietro Morello ha debuttato a teatro con ‘Non è un concerto’, per la prima volta sul palcoscenico in uno spettacolo pensato per raccontare esperienze di vita vissute tra note musicali, missioni umanitarie e attività negli ospedali con i bambini, tutte accomunate da un unico fil rouge: la felicità. Prodotto da Compagnia della Rancia e Midriasi, con la regia di Mauro Simone, lo spettacolo è stato rappresentato anche al teatro Alfieri di Torino, città natale di Pietro, da dove ha proseguito nei teatri di Roma, Firenze, Bologna e Milano…
Nato nel 1999 a Torino, Pietro Morello è un artista e creator italiano e con il suo motto ‘la felicità è una scelta’, a soli 24 anni conquista ed ispira ogni giorno milioni di persone che lo seguono sui social (3.700.00 follower su TikTok, 410k su IG, 390K su YouTube) e che si sono appassionate alle sue esperienze in qualità di operatore umanitario in giro per il mondo, che ha scelto di dedicare la sua vita alla cura e al sostegno dei bambini che si trovano in difficoltà nelle zone di guerra.
Il suo percorso inizia nel 2020, quando inizia a condividere sui social i suoi contenuti che spaziano dalla musica alle attività di volontariato. Le note per lui diventano un mezzo, un’espressione per trasmettere il valore dei diritti umani. Nel 2021 è selezionato come presentatore del pre-show di X Factor per TikTok, conducendo gli spettatori dietro le quinte dello show canoro più famoso del mondo in diretta sul profilo TikTok ufficiale del programma.
Ad agosto dello stesso anno si reca a Nairobi, nella discarica più grande dell’Africa, per dedicarsi alle famiglie e ai bambini che vivono nello slum di Korogocho. Successivamente è nominato dalla città di Torino ‘Ambasciatore di Torino nel mondo’ ed insignito del prestigioso premio per la Pace e i Diritti Umani ‘Giorgio La Pira per la pace’. Inoltre crea all’interno dell’ospedale Regina Margherita di Torino uno spazio settimanale in cui porta la musica all’interno del reparto oncologico per i bambini malati ed i loro genitori.
Nel 2022 pubblica il libro ‘Io ho un piano’, dove racconta il suo percorso come operatore umanitario ed è riconfermato come presentatore principale del pre-show di X Factor sul canale ufficiale del programma su TikTok. Inoltre in occasione dell’Eurovision Song Contest 2022 di Torino è ‘world ambassador’ per TikTok (selezionato insieme ad altri 19 in tutto il mondo), partecipando come host alle puntate pensate in occasione del festival.
Perché non è un concerto?
“Non è un concerto, perché è una serie di storie non connesse tra loro; storie di bambini incontrati nelle zone di guerra o negli ospedali. Il corso di musicoterapia mi ha portato a raccontare queste storie sul palco. Anche sul palco sono solo un ambasciatore: riporto le storie che mi hanno raccontato i bambini, le loro risposte alle grandi questioni, quelle che io non avrei saputo dare. Io suono al pianoforte e, vicino a me, ci sono anche una violoncellista e un fisarmonicista.
Ci sono poi video per immergere le persone nel racconto: le luci delle sale operatorie, i suoni delle sirene ed il silenzio della paura. Perché in guerra non ci sono eroi: ti tremano le ginocchia, sei terrorizzato. Ma io sento che devo andare là. Una volta, in Congo, ero stato ferito alla schiena, non avevo disinfettanti né un telefono che prendesse la linea. Ero disperato e ho chiesto a José, il bimbo che era con me, come facesse lui quando aveva paura: io penso, penso, penso così forte finché non penso ad altro. Ti va di giocare a palla?”.
Chi è un creator?
“Un creator è colui che fa contenuti ed in qualche modo racconta esperienze. Ci sono molti livelli nel mondo dei creator: chi lo fa nella musica e chi nei videogiochi”.
I social network possono essere un mezzo di comunicazione?
“La mia speranza è proprio che i miei followers vadano oltre: il fine ultimo è far sì che i valori che cerco di passare, arrivino al cuore delle persone. Sarebbe fondamentale far capire alle persone che strumenti abbiamo a disposizione: i social sono una macchina straordinaria, una macchina infernale che può essere cambiata in un mezzo di trasmissione culturale, un nuovo divulgatore, utile a cambiare la società attuale. Non è facile ma se lo capissero tutti sarebbe la rivoluzione perfetta. Io voglio regalare l’arte vera, io faccio arte, vorrei che la gente tornasse ad apprezzarla per quello che è, cancellando i contorni da show da milioni di euro e via dicendo”.
A giovani che sognano di fare l’influencer cosa direbbe?
“Che stanno sbagliando sogno, è un bel lavoro ma non può essere un fine. Se lo è, è malato, se arrivi a 100.000 follower ne vuoi 1.000.000, poi 4.000.000 ed avanti all’infinito diventando deleterio per salute e felicità. Direi di avere invece voglia di comunicare qualcosa e usare i social come mezzo e non come scopo. Se no ti schianti”.
Quale ‘piano’ ha Pietro Morello?
“Il piano è quello di raccontare a più persone possibili ciò che possa portare ad essere felici: cercare di essere felice per raccontarlo alle persone. Vivendo in un contesto famigliare molto propositivo ho sempre avuto voglia di aiutare, anche da bambino volevo donare a chi ne aveva bisogno, sia dal punto di vista della cultura che delle cose di primaria necessità, ho respirato sempre quest’aria, diciamo che è stata una conseguenza del mio background. Inoltre avevo voglia di partire, di cambiare, di avventura, di conoscenza; ho fatto la prima missione al confine tra Romania e Ucraina, una volta lì ho capito di volerlo fare spesso, sempre più spesso. Adesso capisco che tutto quello che di bello abbiamo nella nostra vita è merito nostro, non dobbiamo perderci nemmeno per un secondo.”.
Per quale motivo si è recato a Korogocho?
“E’ uno dei primi posti raggiunti nell’Africa centrale per fare aiuto umanitario. In particolare io faccio il volontario con l’associazione ‘Una mano per un sorriso’, con la quale difendiamo i diritti per l’infanzia. Da anni vado in Kenya, a Korogocho, uno slum della periferia di Nairobi: lì c’è la discarica più grande dell’Est Africa ed i bambini ci vivono dentro, cercando qualcosa da rivendere per pochi dollari al mese. Siamo molto sotto le condizioni igieniche necessarie alla sopravvivenza e, affiancando il lavoro di ‘Una mano per un sorriso’, una onlus italiana che sviluppa progetti umanitari rivolti alla difesa dei diritti dell’infanzia, cerco di tirar fuori questi bambini da quel contesto aberrante, coinvolgendoli in un percorso di scolarizzazione.
E funziona: i bimbi riescono a emergere. Joseph, per esempio, quando l’abbiamo trovato nella discarica aveva già 9-10 anni: non parlava, se non una lingua tutta sua, che sussurrava appena. Oggi, dopo solo due anni, Joseph canta, è molto più sicuro di sé, sa leggere e scrivere. Una gioia indescrivibile. Poi vado spesso in Congo, dove le problematiche sono altre: quella è una zona di guerra e lì, con l’associazione ‘Okapia’, sto seguendo un progetto legato alle miniere, veri tunnel della disperazione, dove i bambini vanno a grattare cercando i rimasugli d’oro di cui una volta le miniere erano ricche. Entrare in quelle gallerie sotterranee è stato straziante ed il mondo non può permettere che le persone stiano lì a bivaccare e a rischiare la loro vita. Non si può far finta di non sapere”.
Per quale motivo un’artista fa il volontariato?
“In realtà io ho iniziato prima di fare l’artista, perché sono un operatore umanitario eppoi mi si è aperto il mondo dei social. C’è una cosa che io dico spesso e che è diventato il mio slogan di vita: fate volontariato! Fare volontariato significa concedersi una formazione, che spesso è anche gratuita, ed esercitare quella formazione per capire dove vuoi andare nella vita, cosa vuoi essere un domani. Io ho provato a farlo e mi sono accorto che mi fa stare benissimo e che questo è ciò che voglio fare un domani, anche se magari non avrò un lavoro vero e proprio con i bambini, ma cercherò il modo per dedicarmi a loro. Il volontariato ti da un indirizzo di vita. Tutte le persone, senza nessun genere di distinzione, possono fare volontariato in Italia e ti permette di scoprire nuove cose, che altrimenti ti precludi, quindi fate volontariato, ovunque e in qualunque ambito”.
Quale messaggio di bellezza può lanciare la musica?
“La musica è un veicolo con cui poter parlare con se stessi e con gli altri e può aiutarci ad instaurare un buon rapporto”.
(Foto: Compagnia della Rancia)
Kantiere Kairos, è online l’e-book ‘Diario di Quaresima’

“Il popolo sa bene di quale esodo Dio parli: l’esperienza della schiavitù è ancora impressa nella sua carne. Riceve le dieci parole nel deserto come via di libertà. Noi li chiamiamo “comandamenti”, accentuando la forza d’amore con cui Dio educa il suo popolo. E’ infatti una chiamata vigorosa, quella alla libertà. Non si esaurisce in un singolo evento, perché matura in un cammino”.
Dal messaggio di papa Francesco per la quaresima per la pop-rock band di musica cristiana Kantiere Kairòs, si apre una straordinaria sinergia: è online l’e-book ‘Diario di Quaresima (in cammino fra la polvere)’, uno straordinario mix di parole, illustrazioni e musica, che contiene le meditazioni del frate cappuccino p. Onofrio Farinola, le illustrazioni e la grafica di Alumera, la play list del gruppo insieme all’inedito ‘te o Me’ ‘che nasce da una domanda: scegli di guardare il male o scegli di guardare Me?’
Presentando questo cammino quaresimale Jo e Gabriele Di Nardo, fondatori della band calabrese, hanno spiegato il motivo di questa pubblicazione: “Un cammino che trova il senso solo se metti insieme i sensi: una Parola da gustare, una musica da ascoltare, un miracolo da vedere, polvere da toccare. Il deserto è il tempo per ritrovarsi e ritrovare. Ed è in questo tempo che si riscopre la bellezza dell’amore: l’amore nasce sempre nel deserto. Noi in questi giorni lo abbiamo sperimentato sulla nostra carne. Ci credevamo solitari erranti nel deserto e ci siamo ritrovati fratelli in cammino. Ed è proprio vero che ‘dove due o tre sono riuniti in Lui, Lui ci sarà’.
‘Kantiere Kairòs’è una pop/rock band di musica cristiana, fondata nel 2008 dai fratelli Jo e Gabriele Di Nardo e composta anche da Antonello Armieri, voce e chitarra acustica, e dal bassista Davide Capitano, per raccontare il loro cammino di fede, l’amore per la Santa Trinità, la piena fiducia in quell’unica Madre e Vergine che indica la strada verso il Figlio Salvatore, Maria.
Quindi da Antonello Armieri, autore dei brani di’Kantiere Kairòs’ ci facciamo raccontare la genesi di questo e-book: “Da un’idea di Alumera. Per una bellissima coincidenza, Alumera ha ascoltato il nostro nuovo brano, appunto ‘te o Me’, e ci ha proposto di associare alle meditazioni di p. Onofrio Farinola le nostre canzoni, fino a stilare una vera e propria playlist inserita poi nel suo bellissimo Diario di Quaresima”.
Perché la scelta tra ‘te o Me’?
“Soprattutto nel tempo di Quaresima siamo portati a mettere in discussione il rapporto che abbiamo (o non abbiamo) con Dio. Di che natura è la nostra relazione con Lui? Siamo certi di abbandonarci al Suo amore nonostante la nostra sporcizia, nonostante la nostra umanità inquinata, nonostante le nostre ipocrisie? Quale voce ascoltiamo in questo deserto, la nostra o la Sua? Abbiamo trascritto il Suo richiamo in prima persona, per ricordarci che la Sua voce è sempre in noi”.
Cosa è il deserto?
“Il mio personale concetto di deserto è quello espresso qualche giorno fa alla stessa Alumera. Deserto per me è essere abitato dalla sensazione di assenza: assenza di stupore, di interesse, di gioia, in qualche modo anche assenza di sete, quasi apatia e rassegnazione. Convincermi che Dio si sia allontanato da me e che io non sia stato abbastanza in gamba per fare quello che mi aveva chiesto al primo incontro. Deserto è dubitare, è assenza di fiducia nel Signore che mi aveva promesso la sua vicinanza, sempre”.
In quale modo Dio guida alla libertà attraverso il deserto?
“Sulla base delle parole bibliche commentate da papa Francesco, sappiamo che è Dio a liberare Israele, a commuoversi, e non è Israele a chiederlo. Così anche noi, se crediamo nell’amore protettivo e sanificante del Signore, non dobbiamo temere i deserti che la vita ci chiama ad attraversare. Siamo certi che Lui provvederà e ci porterà alla libertà, se glielo permetteremo, fidandoci e affidandoci”.
In quale modo è possibile riconoscere Gesù?
“Nelle mie scelte personali, e quindi nel mio personale discernimento, riconosco Gesù nella pace, nella libertà che una determinata scelta regala al mio cuore. Rispondere semplicemente alla domanda ‘in questo caso, cosa avrebbe fatto Gesù?’ è già una strada essenziale per riconoscerLo, in modo molto pratico. ‘Nel deserto delle voci’ invece, quando regna la confusione e sono stanco e demoralizzato, mi affido al Rosario, perché Maria mi riporta amorevolmente a riconoscere Suo Figlio, sempre”.
Come è il cammino tra la polvere?
“Se parliamo di concretezza, in questo tempo quaresimale è fatto di creazione di più spazi per Dio nella mia vita. Avere più tempo per Lui, meditare la Parola, provare a non farmi distrarre troppo da ciò che fa rumore nel mondo e offrire qualche digiuno in più a pane e acqua, perché, nonostante possa sembrare arcaico per qualcuno, sono fermamente convinto che il digiuno alimentare è quello più efficace e pratico.
Oltretutto ho l’impressione che anche nell’ambito ecclesiale si tenda un po’ a raggirarlo per preferirgli altri tipi di digiuni (assolutamente leciti e sani). Ma a mio avviso toccare l’uomo nei suoi punti vitali ed essenziali è qualcosa che smuove concretamente il cammino interiore”.
(Tratto da Aci Stampa)