Tag Archives: Partecipazione

Mons. Trevisi: a Trieste per vivere la ‘profezia’ della democrazia

“La Settimana Sociale vuole essere un crocevia di persone e progetti diversi, un luogo per condividere il presente e immaginare insieme il futuro, ricercando sempre nuove vie per costruire il bene comune. Per andare ‘al cuore della democrazia’ attiveremo percorsi vivi ed inclusivi al fine di connettere storie e comunità, laboratori creativi per sperimentare metodologie innovative e coinvolgenti. Costruiremo insieme processi di ascolto e di progettazione che partono dalle comunità locali e ritornano nei territori”: dal documento preparatorio alla 50^ edizione della Settimana Sociale, intitolata ‘Al cuore della democrazia’ in svolgimento a Trieste fino a domenica 7 luglio, abbiamo chiesto al vescovo di Trieste, mons. Enrico Trevisi di raccontare come si sta preparando la città all’accoglienza del Papa ed alla Settimana Sociale:

“La venuta del Papa ha destato ancora più interesse. Ci si è chiesti con maggiore attenzione il significato della Settimana sociale dei cattolici. Le Istituzioni si sono subito mostrate disponibili a collaborare per l’evento; un gruppo di insegnanti ha animato un percorso in numerose classi (dalle elementari alle superiori) sulla partecipazione con un’iniziativa davvero fantasiosa; e poi alcuni eventi a livello diocesano, parrocchiale e poi di associazioni e movimenti. Emozionanti, potremmo dire gesti di tenerezza che sono iniziati spontaneamente, sono le numerose lettere e disegni che anziani e bambini hanno fatto per papa Francesco”.

‘Trieste è città di confine, proiettata verso l’Europa e aperta verso Est, con una presenza storica di tante Confessioni cristiane e religioni diverse; terra segnata da divisioni politiche che ne hanno attraversato la storia, con luoghi simbolo che ci ricordano dove porta la negazione della democrazia, dalla Risiera di San Sabba alle Foibe. Trieste città multietnica e con diverse presenze linguistiche, laboratorio dove si è osato ripensare la salute mentale e la dignità del malato, crocevia di ingegni e di culture, di letteratura e di arti’: la città come vive la democrazia?

“Siamo terra di frontiera e con una storia di sofferenza. Il confine nel secolo scorso, per colpa di nazionalismi estremi e di guerre fratricide, è diventato una triste separazione tra genti che prima avevano vissuto lungamente fianco a fianco. Oggi si cerca di rielaborare la memoria di quel dolore così atroce, che in qualche modo ha visto tutti come vittime, ma poi anche con svariate forme di complicità dettate dal risentimento, dalle ideologie, dalla paura.

Oggi Trieste ha la responsabilità di vivere nel reciproco rispetto e nell’inventare continuamente forme in cui ciascuno possa sapersi in una terra amata e insieme ad altre comunità linguistiche, culturali e religiose, ma accomunati da una storia comune. E questo sia per evitare che i giovani restino nella gabbia delle colpe delle generazioni precedenti, sia come testimonianza a quei popoli che ora si stanno combattendo: pensiamo per esempio alla guerra fratricida tra russi e ucraini”.

Trieste è anche città di ‘passaggio’ per i profughi provenienti dalla ‘rotta balcanica’: in quale modo la città vive la ‘profezia’ dell’accoglienza e dell’ospitalità?

“Siamo sulla rotta balcanica. Nei giorni scorsi sono stati trasferiti i giovani (per lo più afgani, pakistani, curdi, siriani…) che erano accampati al ‘Silos’, una struttura fatiscente in cui tanti giovani vivevano in situazione indegna, come in una favela senza servizi igienici, luce e acqua. Io ritengo che, dopo una stagione in cui troppo si è aspettato nel dare un’accoglienza umana, questo sia solo l’inizio di un processo che deve vedere tutti a collaborare, perché coloro che arrivano (quotidianamente) siano presi in carico in modo degno e appena possibile trasferiti in altre città.

I nostri dormitori cittadini sono sempre saturi; come Caritas abbiamo aperto un’altra struttura (un dormitorio notturno) per i transitanti che decidono di continuare il loro viaggio e ci stiamo accollando tutte le spese. A dire il vero speriamo di diventare profezia di accoglienza: nonostante i tanti gesti e segni positivi che si sono inventati, spesso il sistema di accoglienza si è inceppato: ed il ‘Silos’ è stato l’emblema di questa difficoltà. E tuttavia mi viene da lodare la generosità di tante persone, gruppi, associazioni che si sono spesi e si stanno spendendo in un’accoglienza che davvero sa di ‘profezia’”.

Però, per quale motivo i cattolici si interrogano sulla democrazia?

“La crisi culturale dei nostri Paesi, spesso smarriti e disorientati, con un’aggressività ed un individualismo pervasivi, che vedono le persone sempre più sole e irritate (pensiamo alle violenze ma anche all’inverno demografico; ad un consumismo sfrenato che porta a stili di vita sempre più nelle briglie di un mercato che detta ogni regola) ci dicono che i cattolici devono contribuire con la loro originalità di valori e testimonianza a costruire la società e la democrazia in cui vivono. La Dottrina sociale della Chiesa ha fatto l’opzione per la democrazia, ma l’ha ancorata a quei valori e stili di vita che scaturiscono dal Vangelo ma che possono essere fecondi per tutti, che possono rigenerare speranza anche per l’intero Paese”.

Quanto è importante per la Chiesa la partecipazione dei cattolici alla vita civile?

“La Chiesa non impone la sua dottrina, ma i laici cattolici sono chiamati a testimoniare e tradurre il Vangelo dentro i linguaggi e le istituzioni del mondo. Di fronte all’efferatezza delle guerre, alla crisi dei legami familiari, alla fragilità che vede tante persone sofferenti, all’ambiente spesso reso una discarica che snatura il progetto di Dio… è evidente che i cattolici hanno tanto da testimoniare ed hanno valori importanti attorno a cui cercare di aggregare tante persone. I cattolici sanno di non poter restare alla finestra e neppure di potersi accontentare a moltiplicare le denunce e le condanne. Da qui la necessità di reinventare forme di partecipazione che possano ancora dire la perenne novità della fede in Cristo anche per realizzare il bene comune e la giustizia”.

(Foto: Settimana Sociale)

Il Banco Alimentare lancia un appello contro la precarietà

Nel mese scorso l’Istat ha presentato il rapporto sullo stato delle famiglie italiane in cui è stato sottolineato che nello scorso anni la spesa media mensile per consumo delle famiglie residenti in Italia è stato pari ad € 2.728 in valori correnti, in aumento del 3,9% cento rispetto all’anno precedente, trainata dall’ulteriore aumento dei prezzi; in termini reali, la spesa media si riduce dell’1,8%. E la spesa media più elevata, pari ad € 2.967 euro, è nel Nord-ovest, quasi identica rispetto al Nord-est e al Centro (rispettivamente, € 2.962 ed € 2.953 mensili), ma del 28,2% e del 35,2% superiore rispetto alle Isole (€ 2.314) ed al Sud (€ 2.195).

Quindi dal 2014 al 2023, la spesa media mensile delle famiglie è cresciuta dell’8,3%. L’aumento è stato molto più accentuato nelle Isole (+23%), seguite dal Centro (+11,4%) e dal Sud (+10,2%). Nel Nord, invece, l’incremento è stato del 4,5% (+4,8% nel Nord-ovest, +4,1% nel Nord-est), poco più della metà del dato nazionale. Da ciò è evidente che in 10 anni, la distanza tra le diverse aree del Paese si è complessivamente ridotta: nel 2014, il divario maggiore, tra Isole e Nord-est, era di € 963, il 33,9% in meno; nel 2023, il più ampio, tra Nord-ovest e Sud, è di € 773, il 26% in meno.

Inoltre tra il 2014 e il 2023, la spesa equivalente, che permette di confrontare famiglie di diversa ampiezza, è cresciuta in termini correnti del 14%, con un andamento leggermente migliore per le famiglie più abbienti (+15,5%) rispetto a quelle meno abbienti (+14,2%):

“Depurando l’andamento delle spese da quello dei prezzi, la spesa media equivalente è caduta del 5,8%; il calo è stato più forte per le famiglie dei ceti bassi e medio-bassi, appartenenti al primo e al secondo quinto della distribuzione (-8,8% e -8,1% rispettivamente). Anche le famiglie del ceto medio e medio-alto hanno diminuito le loro spese reali in maniera più significativa rispetto alla media nazionale (-6,3% il terzo e -7,3%). Solamente le famiglie più abbienti, appartenenti all’ultimo quinto, hanno contenuto le proprie perdite (-3,2%)”.

Nel 2023 l’incidenza di povertà assoluta in Italia è pari all’8,5% tra le famiglie ed al 9,8% tra gli individui: “Si raggiungono così livelli mai toccati negli ultimi 10 anni, per un totale di 2.235.000 famiglie e di 5.752.000 individui in povertà”.

L’incidenza di povertà assoluta familiare è più bassa nel Centro (6,8%) e nel Nord (8,0% sia il Nord-ovest sia il Nord-est), e più alta nel Sud (10,2%) e nelle Isole (10,3%). Lo stesso accade per l’incidenza individuale: 8,0% nel Centro, 8,7% nel Nord-Est, 9,2% nel Nord-Ovest e 12,1% sia nel Sud sia nelle Isole. Di conseguenza nel decennio considerato, l’incidenza della povertà assoluta a livello familiare è salita dal 6,2% all’8,5%, e quella individuale dal 6,9% al 9,8%. Rispetto al 2014 sono aumentate di 683.000 unità le famiglie in povertà (erano 1.552.000) e di circa 1.600.000 gli individui in povertà (erano 4.149.000).

Per questa ragione il presidente del Banco Alimentare, Giovanni Bruno, ha definito tali dati non rassicuranti, in quanto emerge che una persona su dieci vive sotto la soglia minima di povertà; e tra i minori sotto i 16 anni il 13,5% è in ‘deprivazione materiale e sociale’, mentre il 5,9 % in povertà alimentare:

“Più si è giovani, più è probabile avere difficoltà: i più colpiti sono le persone in età lavorativa per cui il reddito da lavoro è sempre meno in grado di proteggere sé e i figli da situazioni di disagio economico. Istat evidenzia un peggioramento rispetto al 2022 della condizione delle famiglie con persona di riferimento (quello che una volta si sarebbe detto ‘capofamiglia’) lavoratore dipendente: sono il 9,1%, dall’8,3% dell’anno precedente. Il ceto medio si è andato riducendo e impoverendo anche se le differenze ‘tra chi sta bene e chi sta male’ sembrano diminuire, ma al ribasso, perché la situazione economica è peggiorata per quasi tutti”.

A questi dati può essere legato anche un calo di partecipazione alla vita sociale da parte dei giovani: “Cala anche la partecipazione alla vita sociale in genere: nei giovani tra i 16 e i 24 anni, per esempio, l’attività di volontariato è scesa in 10 anni dall’11% all’8 %, come l’incontrarsi stabile tra amici ha visto una flessione dal circa 95% all’88%. In controtendenza invece su questo punto gli over settantaquattrenni che, per esempio, aumentano dal 5,4% al 7,1% la loro partecipazione ad attività di volontariato”.

Inoltre l’inflazione ha aumentato il costo della spesa familiare: “Tutto conferma e giustifica gli incrementi di richieste di aiuto che dalla pandemia in poi ci troviamo a registrare: in crescita il numero di enti che chiede di convenzionarsi con il Banco Alimentare: ora sono poco più di 7.600 ma con circa un 6-7% di enti in ‘lista di attesa’ in tutta Italia.

Le persone da questi sostenute sono già circa 1.800.000 e noi cerchiamo, con sempre più difficoltà, di rispondere in modo adeguato alle loro difficoltà. Questo desiderio, questo tentativo di riuscire a dare una risposta minimamente adeguata al bisogno incontrato è proprio ciò che ci costringe, con grande sofferenza a, non incrementare il numero degli enti convenzionati e quindi delle persone aiutate”.

Per questo il presidente del Banco Alimentare ha lanciato un appello a far crescere l’attenzione nei confronti di chi vive in stato di precarietà: “Consideriamo anche che l’aiuto alimentare ha come effetto quello di ‘liberare’ alcune risorse economiche che consentono altre spese, dalle cure mediche all’abbigliamento o ai bisogni educativi peri figli spesso costretti a rinunciare a momenti di socialità con tutte le conseguenze che questo può comportare per il loro futuro.

Questo è il momento, un momento in cui anche la pace è fortemente minacciata, in cui non possiamo dare nulla per scontato, in cui far crescere l’attenzione e, nelle tante persone che quotidianamente incontriamo sui tram, sui treni dei pendolari, per le strade dei nostri paesi e quartieri, imparare a scorgere il bisogno. Bisogno che è anche nostro e che si manifesta in un senso di insicurezza e di precarietà acuito dalla guerra che è così vicina a noi”.

Le elezioni: riflessioni sulla partecipazione

Ormai i risultati delle elezioni europee sono noti a tutti, compreso l’altissima percentuale di astensionismo (ha votato il 49,69% degli aventi diritto): poco e pone molti interrogativi. Interrogativi cui ha cercato di  dare una risposta il Segretariato della Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea (COMECE), ribadendo con preoccupazione che le elezioni sono sempre un esercizio democratico:

“Con oltre 370.000.000 di cittadini chiamati alle urne in 27 paesi diversi, queste elezioni, che rispettano le diverse tradizioni di voto degli Stati membri, sono state un grande esercizio di democrazia. I risultati preliminari mostrano che nel Parlamento europeo viene mantenuta una maggioranza filoeuropea.

La maggioranza dei votanti ha espresso sostegno al progetto europeo e un forte desiderio di più Europa. Questa è una buona notizia e uno dei punti chiave sottolineati dai vescovi della Comece nei mesi precedenti le elezioni”.

Per i vescovi europei è un motivo di preoccupazione il disinteresse dei cittadini per l’Europa: “L’affluenza alle urne per queste elezioni è di circa il 50%. Sebbene ciò sia in linea con le precedenti elezioni europee, non è ancora sufficiente, indicando un persistente disinteresse e una mancanza di impegno tra i cittadini dell’UE. Una bassa affluenza alle urne, combinata con il forte aumento dei partiti nazionalisti ed euroscettici, soprattutto nei paesi fondatori dell’Unione Europea, manifesta una forte insoddisfazione per la performance dell’UE.

I risultati di queste elezioni spingono tutti noi, soprattutto i neoeletti eurodeputati e i futuri commissari, a lavorare per ridurre il divario percepito tra l’Unione europea e i suoi cittadini e a dare risposte adeguate alle loro preoccupazioni reali”.

Anche la Compagnia delle Opere, prendendo a prestito una frase del film ‘C’è ancora domani’ della regista Paola Cortellesi (‘Stringiamo le schede come biglietti d’amore’) ha sottolineato che votare è un diritto/dovere, ricordando il voto delle donne: “Oggi, a distanza di 78 anni da quel voto, non può non colpirci il dato dell’astensione registrato all’elezioni europee. Meno del 50% degli aventi diritto si è recato alle urne.

Come Compagnia delle Opere ci sentiamo provocati da questo dato e intendiamo promuovere un particolare percorso di sensibilizzazione rivolto ai giovani, cercando di introdurli all’importanza non tanto e non solo del voto, ma della partecipazione alla vita della comunità.

Partecipazione che, in questi mesi prima delle elezioni, si è concretizzata nell’organizzazione di oltre 25 incontri su tutto il territorio italiano, con una partecipazione di oltre 20.000 persone sia in presenza sia online, che hanno voluto approfondire i temi del documento di giudizio promosso da Cdo in occasione di questo appuntamento elettorale”.

E da queste votazioni la Compagnia delle Opere prova a ricostruire il tessuto sociale insieme agli eletti: “Con gli eurodeputati eletti desideriamo avviare un percorso che vuole ulteriormente coinvolgere le istituzioni e la società civile in un lavoro di continuo approfondimento dei temi che ci stanno a cuore. Questa sfida verrà proposta ad una molteplicità di stakeholder di diversi Paesi e di diversi schieramenti politici per lavorare sui temi per noi prioritari: la pace, la persona umana come relazione ed un corretto approccio alle moderne tecnologie”.

Ed anche per Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli, l’astensionismo è un grave problema per la democrazia: “Prima di entrare nel merito di qualsiasi analisi del voto per il rinnovo del Parlamento Europeo, non possiamo far finta di niente rispetto alla nuova e ulteriore crescita del dato sull’astensionismo, che per la prima volta nel nostro Paese, in una tornata elettorale di carattere nazionale, scende sotto alla soglia del 50% dei votanti”.

E’ un invito alle forze politiche di collaborare con l’associazionismo per stimolare la partecipazione democratica: “Per questo rinnoviamo l’invito a tutte le forze dell’arco parlamentare a mettere al centro della loro azione politica il problema della partecipazione democratica: come Acli abbiamo presentato due proposte di legge di iniziativa popolare che hanno l’obiettivo di invertire questa tendenza, da una parte rinnovando la vita dei partiti nel segno della trasparenza, anche con la reintroduzione del finanziamento pubblico, e dall’altra parte cercando di coinvolgere nuovamente i cittadini nelle decisioni politiche, creando delle assemblee partecipative i cui pareri siano vincolanti per i partiti stessi”.

Chiudo questa disanima del voto europeo con una ‘vista’ sulle elezioni comunali, con un riferimento particolare a Bibbiano, dove è stato eletto sindaco Stefano Marazzi, addirittura con il 73,50% con un’affluenza al 58%; a Riace, dove è stato eletto Mimmo Lucano con il 46,30% ed un’affluenza al 56%, dopo essere state gettate  tonnellate di ‘fango’ mediatico per distruggere un altro ‘modo’ di fare politica a partire dalla comunità.

Movimento Cristiano Lavoratori: ‘La priorità è un lavoro dignitoso’

La Festa del Lavoro venne istituita nel 1889 dal movimento socialista in ricordo di un comizio sindacale tenuto all’Haymarket Square di Chicago il 1 maggio 1886 funestato dallo scoppio di una bomba che costò la vita ad una decina di presenti e che portò all’impiccagione di quattro dirigenti sindacali. Papa Pio XII, istituendo nel 1955 questa festa in onore di san Giuseppe lavoratore, ha offerto al lavoratore cristiano e a tutti i lavoratori un modello e un protettore; Cristo stesso ha voluto essere lavoratore, trascorrendo gran parte della vita nella bottega di Giuseppe, il santo dalle mani callose, il carpentiere di Nazaret.

E’ stato l’assistente ecclesiastico del MCL (Movimento Cristiano Lavoratori), don Francesco Poli, a ricordare il significato di questa festa dei lavoratori: “E’ urgente ridare priorità alla dignità del lavoro umano (personale e necessario), godendo anche con gioia della santificazione del riposo festivo, se possibile, oggi così sistematicamente oltraggiato; ridare priorità alla famiglia e alla sua fecondità, così come concepita da madre natura, perché non aiutando la famiglia non si aiuta affatto il lavoro umano…

A parole, il lavoro viene difeso ma, nei fatti, viene ridotto o quasi completamente eliminato dalla robotica, dai nuovi totalitarismi, dalla concentrazione dei grandi capitali nelle mani di pochi, con l’aumento esponenziale delle povertà”.

Mentre nel discorso di insediamento il nuovo presidente generale del Movimento Cristiano dei Lavoratori, Alfonso Luzzi, componente del CNEL e membro del cda di EZA (European Centre for Workers’ Question), ha messo al centro dell’attenzione alcune parole chiave quali trasparenza, merito, lavoro ‘povero’, territorio ed attenzione ai giovani ed alle donne.

Perché la priorità è il lavoro ‘povero’?

“Quando ho affermato che ‘la priorità è il lavoro povero’ nel mio intervento al Consiglio Generale del Movimento Cristiano dei Lavoratori (MCL), non ho fatto altro che prendere atto della situazione drammatica italiana, in cui oltre 3.000.000 di lavoratori guadagnano meno di € 1.000 al mese. E’ un fenomeno che riguarda tutte le economie, anche quelle avanzate, ma colpisce in maniera particolare il nostro Paese. Assistiamo al paradosso che aumenta l’occupazione, ma aumentano anche gli ‘in-work poor’ (poveri nel lavoro).

La Dottrina Sociale della Chiesa al n^ 302 ci insegna che il semplice accordo tra lavoratore e datore di lavoro circa l’entità della remunerazione non basta per qualificare giusta la remunerazione concordata, perché essa ‘non deve essere inferiore al sostentamento’ del lavoratore: la giustizia naturale è anteriore e superiore alla libertà del contratto”.

Si può morire per lavoro?

“Per un cristiano la difesa della vita è il primo dei valori non negoziabili. Morire per lavoro è quindi inammissibile. Sono 1.467 le persone che nel 2023 hanno perso la vita sul posto di lavoro in Italia e nel 2024 sono ancora in aumento. Ai morti per infortuni occorre poi aggiungere i decessi per malattie correlate al lavoro (malattie cardiovascolari, neoplasie maligne e respiratorie). Le morti per lavoro sono oramai una vera e propria strage, strage infinita e per di più silenziosa”.

Come garantire sicurezza nel lavoro?

“La sicurezza sul posto di lavoro è un problema che investe le istituzioni, i datori di lavoro ed i lavoratori. Fondamentali sono sia la formazione che la prevenzione. Formazione a partire dal lavoratore che deve conoscere i rischi a cui va incontro e deve essere conscio dei suoi diritti una prevenzione sempre più accurata. Non dimentichiamo che, comunque, è anche un problema di risorse economiche. Le imprese debbono sapere però che, oltre un obbligo di legge, investire in sicurezza conviene è anche un investimento sulla ‘salute dell’azienda’”.

‘Il lavoro per la partecipazione e la democrazia’ è il messaggio dei vescovi per il 1^ maggio: come si può realizzare?

“Il lavoro è strettamente connesso alla partecipazione ed alla democrazia. Papa Francesco nella lettera enciclica ‘Fratelli Tutti’ ci insegna che: ‘Il lavoro è una dimensione irrinunciabile nella vita sociale…. E’ un mezzo per sentirsi corresponsabili nel miglioramento del mondo e, in definitiva, per vivere come popolo’. (162). Ed in un discorso ha affermato: ‘Non c’è democrazia con la fame’. Questa visione, come sottolineato spesso dal santo Padre è in perfetta sintonia con la Costituzione italiana, laddove, nell’articolo 1 afferma che ‘L’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo…’”.

Perché la Chiesa stimola i lavoratori alla partecipazione democratica?

“La parola chiave per ‘realizzare’ il messaggio dei vescovi per il Primo maggio è la partecipazione. ‘E’ necessario che tutti, ciascuno secondo il posto che occupa e il ruolo che ricopre, partecipino a promuovere il bene comune’ (Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1913). Inoltre papa Francesco sempre nella lettera enciclica ‘Fratelli Tutti’: ‘Ognuno è pienamente persona quando appartiene a un popolo. Popolo e persona sono termini correlativi…La buona politica cerca vie di costruzione di comunità’. Costruire comunità avviene solo favorendo la partecipazione. (FT 182)”.

Per il MCL quali sono i punti fondamentali per tutelare un lavoro dignitoso?

“Anche qui ci soccorre il magistero della Chiesa che nel compendio della Dottrina Sociale della Chiesa al punto 301 elenca ‘i diritti dei lavoratori si basano sulla natura della persona umana e sulla sua trascende dignità’. Tra i tanti elencati mi preme però sottolinearne uno: ‘il diritto che venga salvaguardata la propria personalità sul luogo di lavoro’. Questo, forse, in una società come la nostra è il diritto più difficile da difendere”.

(Tratto da Aci Stampa)

24^ Concorso internazionale ‘Lettera d’Amore’ 2024

L’Associazione Culturale ‘AbruzziAMOci’ ODV bandisce, organizza e promuove, con il patrocinio del Museo della Lettera d’Amore e del Comune di Torrevecchia Teatina e della Regione Abruzzo, la 24^ edizione del Concorso Internazionale Lettera d’Amore©, ® TM dedicata alla memoria del prof. Vito Moretti. La cerimonia di premiazione si terrà a Torrevecchia Teatina (Chieti) giovedì 8 agosto 2024 alle 20.30.

REGOLAMENTO

Art. 1 Si partecipa stilando in qualsiasi lingua (se straniera o in dialetto, si deve accludere la traduzione in lingua italiana) un solo testo in prosa, non in poesia, inedito, configurato come lettera d’amore, della lunghezza massima di 3 cartelle (1800-1850 caratteri per cartella spazi esclusi) in 5 copie ben leggibili con cognome e nome del partecipante in alto a destra sulla prima pagina.

Vanno aggiunte le dichiarazioni e le notizie richieste all’art. 2 in un solo foglio a parte. L’invio va fatto preferibilmente con posta ordinaria o prioritaria, ma non raccomandata. Contestualmente si dovrà inviare il testo della lettera (una copia) anche per posta elettronica in un’unica e mail allegando il file formato word che riporti la lettera d’amore – da spedire all’indirizzo di posta elettronica: maxpamio@yahoo.it, nominando il file con il cognome e il nome del candidato e non denominandolo ‘Lettera d’amore’.

Art. 2 Non è dovuta alcuna tassa di iscrizione o partecipazione. Ai testi bisogna accludere: un foglio (si veda il fac-simile allegato) contenente: a) le generalità del partecipante (nome, cognome, indirizzo, età, numero di telefono, curriculum, e-mail), b) dichiarazione di autenticità del testo, c) autorizzazione alla pubblicazione gratuita della lettera e all’archiviazione digitale nel Museo della Lettera d’Amore, che ne acquisisce i diritti di pubblicazione; d) dichiarazione di adesione a tutte le norme del concorso. Possono partecipare anche i minori, studenti delle scuole di ogni ordine e grado, nel rispetto delle norme del bando. Per i minorenni l’autorizzazione a partecipare dovrà essere firmata da un genitore o da chi esercita la patria potestà.

Art. 3 Il termine ultimo per l’invio dell’elaborato, da effettuarsi al seguente indirizzo: Concorso Lettera d’amore c/o Associazione Culturale AbruzziAMOci, Via Ovidio n. 25, 66100 Chieti, è fissato al 30 maggio 2024 (farà fede il timbro postale di partenza). La giuria, il cui verdetto è insindacabile, è composta da: Arnaldo Colasanti (Presidente), Tonita Di Nisio, Massimo Pamio, Lucilla Sergiacomo, Giuseppina Verdoliva (segretaria con diritto di voto).

Art. 4 Saranno assegnati i seguenti premi: Euro 500,00 al primo classificato, Euro 250,00 al secondo, Euro 200,00 al terzo; altri premi ai segnalati.

Art. 5 Solo i vincitori e i segnalati saranno avvisati tempestivamente. I risultati verranno resi pubblicamente noti tramite la stampa e i siti internet: www.noubs.it e www.museoletteradamore.it.

Gli elaborati non saranno restituiti. La partecipazione al premio comporta l’accettazione di tutte le norme del presente regolamento. È tutelata la legge sulla privacy. L’Organizzazione non risponde della mancata ricezione dei testi. Le lettere in formato elettronico entreranno a far parte dell’archivio del Museo della Lettera d’Amore.

Art. 6 La lettera d’amore consiste in una composizione in prosa mirata all’espressione del sentimento d’amore rivolta a un destinatario qualsiasi (persona reale o immaginaria, animale, oggetto, luogo o paesaggio). I vincitori dovranno ritirare personalmente il premio nella cerimonia, altrimenti non sarà assegnato (no deleghe). Info: premio.letteradamore@gmail.com, tf. 3279960722 oppure 0871348890.

Art. 7 Per evitare spiacevoli sorprese, si specifica che i candidati che non rispetteranno le norme nel bando saranno esclusi, ad esempio quelli che non effettueranno l’invio per posta delle 5 copie e per e mail del testo entro i termini stabiliti (art. 1 e 2).

FAC-SIMILE SCHEDA DI PARTECIPAZIONE

a) Generalità del partecipante

Il/la sottoscritto/a  ……………………………………………………

nato/a a  ………………..…. il ………… residente a ………………………………. in via/piazza ………………………………………… n°…… telefono……………… cellulare……………… email…………………………………………………..

dichiara sotto la propria responsabilità, ai sensi della normativa vigente, che

b) il proprio testo è originale ed autentico e non lede in alcun modo diritti di terzi, in ossequio alle disposizioni internazionali, comunitarie e legislative di cui alla legge 633/1941, in materia di diritti d’autore e successive disposizioni normative, né costituisce violazione di norme penali;

c) autorizza la pubblicazione gratuita del proprio testo integralmente e/o in parte;

d) autorizza l’inserimento del proprio testo nell’archivio digitale del MLA/Museo della Lettera d’Amore e la pubblicazione e diffusione dello stesso testo a titolo gratuito e senza limiti di tempo, anche ai sensi degli art. 10 e 320 C.C. e degli art. 96 e 97 legge 22.4.41 n. 633;

e) accetta tutte le norme del Concorso;

f) allega alla presente un breve curriculum (professione ed eventuali pubblicazioni);

g) in caso di vittoria o segnalazione, si impegna ad avvisare l’Organizzazione circa la propria presenza;

h) per i minorenni: autorizzazione di un genitore o di chi esercita la patria potestà

…………………………………………………………………………………………

i) data e firma …………………………………… …………………………………….

La presente scheda, in formato cartaceo, allegata a 5 copie cartacee della Lettera, va inviata:

a: Premio Lettera d’Amore c/o Associazione AbruzziAMOci

via Ovidio, 25 – 66100 CHIETI (non va inviata per e mail)

Curriculum:

La Chiesa invita alla partecipazione democratica

Quest’anno in Italia è anno di votazioni, a cui saranno chiamati localmente molti italiani, non solo alla partecipazione al voto, ma anche come possibili candidati, tantoché in alcune diocesi i vescovi si sono espressi, con diverse sensibilità, sulla possibile candidatura dei cattolici nelle elezioni amministrative.

Durante l’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Università di Sassari il presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, ha inserito nel discorso per la costruzione della società come terzo pilastro, dopo la comunicazione, la pace e l’Europa, anche la politica, partendo dai capitoli che papa Francesco ha scritto nell’enciclica ‘Fratelli tutti’:

“Il mondo, afferma, ‘non può trovare una via efficace verso la fraternità universale e la pace sociale senza una buona politica’. Anzi, non può proprio funzionare senza di essa. Papa Francesco ritiene perciò che anche la Chiesa debba interessarsi alla politica: pur rispettandone l’autonomia”.

Ma la ‘buona politica’ è minacciata da neoliberismo e populismo: “E’ la visione delle élite economiche e finanziarie, spesso con collegamenti internazionali, i cui interessi sono distaccati dagli strati sociali più deboli o anche di quelli che semplicemente sono senza le risorse e le possibilità di tali élite. Quanto ai populisti, questi (spiega l’enciclica) deformano la parola “popolo”, poiché in realtà ciò di cui parlano non è un vero popolo, ma il ‘loro’ popolo, una parte contrapposta a tutti gli altri”.

Ed ha affermato che il papa ha indicato con precisione la strada della vita democratica: “Papa Francesco mi sembra indicare la strada della democrazia, anche se questa parola, come giustizia o libertà, è stata manipolata, deformata e svuotata di un contenuto chiaro per giustificare qualsiasi azione, persino di dominio sugli altri…

La democrazia è in crisi, per una crescente separazione tra élites e classi popolari, per un progressivo allontanamento delle istituzioni e la politica dalla comunità in cui dovrebbero essere radicate, per la crisi della politica e di visioni sovranazionali e multilaterali. Ne conseguono nuove tendenze autoritarie e illiberali, derive demagogiche, crescita delle disuguaglianze economiche e sociali, rarefazione della società civile e dei corpi intermedi, impoverimento del dibattito pubblico”.

Infatti la Chiesa ha sempre indicato la democrazia come strada ‘maestra’ per la società, citando il radiomessaggio natalizio di papa Pio XII: “E’ un motivo decisivo per preferire la democrazia e per contrastarne la crisi. E per farlo bisogna avere la stessa carica ideale, la stessa capacità unitiva, quello spirito costituente che permise alle convinzioni diverse non solo di non ignorarsi e di non contrapporsi imponendosi a colpi di maggioranza, ma di arrivare a produrre quell’unico straordinario inchiostro che stese la Costituzione italiana”.

Inoltre la vita democratica sarà il centro della prossima Settimana Sociale: “La democrazia sarà l’oggetto della prossima edizione delle Settimane Sociali della Chiesa, giunta alla cinquantesima edizione. Fino ad oggi qualunque altro sistema politico attribuisce il potere ad uno solo, ad un piccolo gruppo o a una parte soltanto (magari preponderante ma sempre parte) mentre la democrazia tende all’inclusione, anche delle minoranze, e alla sintesi degli interessi ed è più facilmente in sintonia con le ragioni della pace rispetto a quelle della guerra”.

Anche il vescovo della diocesi di Faenza-Modigliana, mons. Mario Toso, in un incontro a Cesena, ha parlato di un affievolimento dei valori cattolici nella società: “Non raramente, la Dottrina sociale della Chiesa (fonte di una spiritualità incarnata dell’impegno sociale e politico), oltre che ad essere considerata troppo astratta per affrontare i problemi concreti, è rimasta negli Statuti delle organizzazioni cattoliche o di ispirazione cristiana, come affermazione di principio, senza essere tradotta nella pratica!

Di fatto, la Dottrina sociale della Chiesa è ormai pressoché ignorata da molte associazioni, aggregazioni, movimenti cattolici o di ispirazione cristiana, specie da parte delle nuove generazioni. Per non parlare, poi, della vita parrocchiale: ci sono indagini che rilevano che la catechesi è impartita da persone, che, per l’80%, ignorano che cosa sia la Dottrina o Insegnamento sociale della Chiesa e, quindi, non sono in grado di veicolarla nella loro opera educativa”.

Questo disconoscimento della Dottrina Sociale della Chiesa implica uno scarso ‘giudizio critico’ nei confronti della realtà: “L’assenza della Dottrina sociale dall’orizzonte valoriale dei cattolici li priva di uno strumento essenziale per il discernimento, per la progettualità, per una spiritualità incarnata. Viene meno quell’insieme di principi di riflessione, di criteri e di orientamenti pratici, che sono indispensabili per la formazione di un giudizio critico sulla realtà e per l’azione costruttrice della società, conformemente alla dignità delle persone, dal punto di vista sia umano che cristiano”.

Quindi l’impegno politico per il cattolico si fonda sulla carità: “La politica e la democrazia si irrobustiscono quando siano potentemente animate dalla virtù teologale della carità. Una tale virtù non è un vago sentimento e neppure un amore semplicemente umano. La carità è virtù cardinale, virtù cristiana, che orienta ed unifica gli atti delle varie virtù nella costruzione della vita personale e della vita comunitaria. La carità, dunque, è un amore più che umano”.

La carità è un amore relazionale: “E’ infusa da Dio nelle persone per renderle capaci di amare come si ama nella Trinità, come ama Cristo. L’amore umano, fragile, a motivo del peccato originale, necessita di essere guarito, integrato dall’amore di Dio, donato e ricevuto.

L’amore-carità, amore dall’alto, amore trascendente, amore trinitario, ossia amore strutturalmente aperto all’altro tu, al noi delle tre Persone divine, relazioni sussistenti, rafforza il dinamismo di apertura e di comunione verso gli altri tu e gli altri noi, un dinamismo che è inscritto, sia pure in forma germinale, nell’amore umano”.

Quindi il politico dovrebbe prestare attenzione agli ‘ultimi’: “Il politico, mosso dalla carità, ha sempre un amore preferenziale per gli ultimi. È la carità che gli offre uno sguardo con cui coglie la dignità dell’altro, dei poveri, rispettandoli nel loro stile proprio e nella loro cultura. A partire da essa le vie che si aprono sono diverse da quelle di un pragmatismo senz’anima.

Impedisce di affrontare lo scandalo della povertà promovendo strategie di contenimento che unicamente tranquillizzano e trasformano i poveri in esseri addomesticati e inoffensivi. I politici sono chiamati a prendersi cura della fragilità dei popoli e delle persone con forza e tenerezza, opponendosi alla cultura dello scarto”.

Anche per il vescovo di Ascoli Piceno, mons. Gianpiero Palmieri, per il cristiano, che si impegna in politica, la Dottrina sociale della Chiesa è fondamentale: “In un passato non troppo lontano era frequente sentir dire che le affermazioni dell’insegnamento sociale della Chiesa sarebbero ingenue, sorpassate, inefficaci.

A distanza di qualche decennio, esse invece rivelano tutta la loro straordinaria attualità. Per anni si è dato credito all’idea che un mercato senza regole avrebbe arricchito tutti, che smantellare certi valori morali ci avrebbe reso più liberi e felici, che l’individualismo e il privilegio degli interessi di parte non avrebbero scalfito quell’abitudine alla solidarietà e alla coesione sociale così radicate in Italia”

Tale disimpegno ha una pesante ricaduta sui giovani: “Pensiamo alla ricaduta di tutto questo sui ragazzi: anche se all’apparenza non manca una certa effervescenza sociale e la voglia di stare insieme e divertirsi, si è diffuso in poco tempo un clima disilluso e rassegnato, un’incertezza riguardo al futuro che mina la voglia di fare sogni e progetti, una sensazione di vuoto nel cuore perché non ci sono significati profondi che possano orientare la vita. Anche l’entusiasmo politico è di pochi fortunati: il 50% dei giovani non va a votare, sull’esempio degli adulti allontanati e sempre più nauseati dal linguaggio e dai modi di una certa politica”.

Per questo il vescovo invita i cattolici ad un impegno politico: “C’è oggi bisogno di cristiani che sappiamo servire il bene comune non solo con rigore e competenza, ma soprattutto con tanta passione con tanto amore, sapendo che spesso si va controcorrente. Solo così non si fermeranno alle prime difficoltà opposte da chi, in fondo, gode e prospera quando vede spegnersi l’entusiasmo per il bene.

Ed è importante che la Chiesa non lasci mai soli e senza il sostegno di una profonda spiritualità coloro che ‘si buttano’ in politica: hanno bisogno non tanto di alleati, ma di amici fraterni con cui alimentare e condividere sogni e speranze”.

Nella lettera anche mons. Palmieri ha fatto riferimento alla prossima Settimana Sociale ed a san Paolo VI: “Non è un caso che la 50^ Settimana sociale dei cattolici in Italia, in programma a Trieste per il prossimo luglio, abbia come tema ‘Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro’…

Ormai da tempo nella Chiesa c’è consapevolezza che dall’unica fede non discende necessariamente l’impegno nello stesso partito politico, come scriveva già san Paolo VI nel 1971 (lettera ‘Octogesima Adveniens’… un testo profetico!). In fondo, mai come adesso, nessun partito rappresenta pienamente e traduce fedelmente in scelte concrete la visione cristiana della vita.

E’ proprio in questo ‘spazio’ che si genera l’opportunità per i cristiani di interrogarsi, confrontarsi, agire di comune accordo, tra di loro e con tutti, perché in sede politica si facciano le scelte a vantaggio del bene comune e della protezione dei soggetti più fragili. Il sistema democratico è proprio quello che permette a tutti di esprimere il proprio punto di vista e partecipare da protagonista alla vita del proprio Paese”.

Ad Arezzo circa 600 persone alla prima assemblea pastorale con mons. Andrea Migliavacca

L’incontro si è svolto in Cattedrale, Seminario e San Domenico ed è stato dedicato al tema della vita spirituale. Dopo una celebrazione comunitaria e i laboratori in piccoli gruppi, sono state indicate alcune nuove responsabilità in diocesi.  

Card. Grech: preghiera bussola del Sinodo dei vescovi

La ‘terapia’ che ci fa “passare dal nostro ripiegamento su noi stessi all’apertura, alla scoperta di ciò che Dio continua ad operare nella sua Chiesa”, che è ciò che emergerà dal Sinodo ormai alle porte.

Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato: ‘Liberi di scegliere se migrare o restare’

“Con l’intenzione di contribuire a tale sforzo di lettura della realtà, ho deciso di dedicare il Messaggio per la 109^ Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato alla libertà che dovrebbe sempre contraddistinguere la scelta di lasciare la propria terra. ‘Liberi di partire, liberi di restare’, recitava il titolo di un’iniziativa di solidarietà promossa qualche anno fa dalla Conferenza Episcopale Italiana come risposta concreta alle sfide delle migrazioni contemporanee. E dal mio ascolto costante delle Chiese particolari ho potuto comprovare che la garanzia di tale libertà costituisce una preoccupazione pastorale diffusa e condivisa”.

151.11.48.50