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Un arcobaleno di solidarietà tra Italia e Africa: le storie di rinascita di Guido, Annie e João Charles

In Africa, nei luoghi dove è riemerso un conflitto lungo e sanguinoso, ci sono persone, che riescono ad avere una vita grazie a un aiuto che arriva da migliaia di chilometri di distanza. Un sostegno che a volte nasce da condizioni inaspettate. Una storia di sofferenza diventata motore di solidarietà. Guido ha deciso di fare qualcosa per gli altri in memoria del figlio scomparso: ‘Ho scoperto che tendere la mano verso chi è più fragile riempie l’anima di pace’ racconta Guido, 85 anni, di Bolzano.

Un anno fa ha scelto di superare il semplice piacere che nasce dallo scambio e ha abbracciato una verità più profonda, radicata in un passo del Nuovo Testamento: ‘C’è più gioia nel dare che nel ricevere!’ (Atti 20,34-35). Queste parole, ormai parte integrante della sua vita, lo hanno trasformato. Lo hanno aiutato a vedere l’altro con occhi di sincerità, riconoscendone i bisogni autentici: “Mi chiedevo cosa avrei potuto fare, confida Guido. Dopo la morte di mio figlio Roberto, avvenuta nel 2023, il dolore e la sofferenza mi accompagnarono per lungo tempo. Non riuscivo a trovare pace fino a quando non presi una decisione: fare una donazione”, racconta.

“Mio figlio aveva messo da parte i suoi risparmi e pensando a quanto amasse l’altro e fosse capace di farlo incondizionatamente – abbiamo vissuto insieme 56 anni, lui era affetto dalla sindrome di down – ho deciso di donare il suo gruzzoletto alla Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV attraverso il Settore Solidarietà e Gemellaggi”.

Un gesto di gratuita carità che ha reso possibile la costruzione di un pozzo d’acqua a Gashaki, in Rwanda, un territorio nel cuore dell’Africa stretto tra Congo, Uganda e Burundi, dove ancora si muore per mancanza di acqua pulita: “Sapere di aver dato la possibilità a tante persone di dissetarsi, senza limiti di tempo, ha dato compimento al sacrificio di mio figlio che per anni ha conservato i suoi risparmi, senza mai tentennare.

Quasi come se prevedesse…”, afferma ed aggiunge: “Alla mia età posso dirle di essere soddisfatto perché quest’opera, non solo mi ha dato pace, ma elevato il senso della mia esistenza…”. Si ferma qualche minuto, come a tirare le somme della sua vita, e conclude: “Ho fatto qualcosa di buono!”. Vicino al pozzo è stata apposta una targa in memoria di Roberto Origoni. Un gesto d’amore che continuerà a dare vita.

Capita spesso che le mozioni dell’animo diventino gesti in grado di cambiare la vita di qualcuno meno fortunato. Sono moti che conducono l’uomo a cercare chi si trova nel bisogno, a fare qualcosa per lui. Caratterizzano la vita del benefattore, colui che per amore del prossimo esce dalla zona comfort del ‘proprio orticello’ e dà compimento ad azioni di solidarietà, di vicinanza, di sostengo che si possono raggiungere attraverso vie diverse.

Ognuno sceglie la sua ma un proposito le accomuna tutte: fare del bene. Come ogni azione che si svolge e strada che si persegue si avranno delle conseguenze. Dei frutti di bene, non solo per chi dà, come mostra la storia di Guido, ma anche per chi riceve.

In Repubblica Democratica del Congo e in Mozambico vivono Annie e Charles. Entrambi hanno potuto cambiare la propria vita grazie al Sostegno a Distanza promosso dalla Società di San Vincenzo De Paoli. Un gesto di solidarietà che permette a tanti bambini di poter accedere alla scolarizzazione, formarsi e diventare adulti in un ambiente protetto. Un aiuto che si estende nel tempo attraverso la condivisione di un cammino fatto di sforzi, gioie, sofferenze, successi. Annie è stata curata e ha potuto proseguire gli studi.

Nata il 14 ottobre 2004 è cresciuta in una baracca fatiscente a Kingasani, una zona malsana e poverissima di Kinshasa. La madre era sarta e non riusciva a sostenere economicamente i suoi figli. Le conseguenze per la salute della piccola sono state gravi: era malnutrita e spesso ammalata. La sua vita è cambiata quando ha ricevuto il sostegno medico necessario e soddisfatto il fabbisogno alimentare giornaliero. Questo grazie a chi ha deciso di prendersi cura di lei.

Mikuma Annie oggi frequenta il corso triennale in Scienze Biologiche a Kinshasa, in Repubblica Democratica del Congo. Ha scelto questa facoltà perché dice che un giorno vuole fare qualcosa per i bambini del suo paese che rischiano di non avere un futuro, come rischiava di non averlo lei – a causa della malattia non riusciva a frequentare tutte le lezioni scolastiche.

La forza d’animo non l’ha mai abbandonata, né il sogno di diventare medico che, finalmente potrà diventare realtà. Intanto il desiderio di sua madre si è già concretizzato: grazie al dono di una macchina da cucire ha potuto avviare una piccola attività di sartoria. Più a Sud, nel cuore del Mozambico, a Mafambisse, vive un bambino di sei anni, Fernando João Charles. Joao Charles ha perso la madre poco dopo la sua nascita. Rimasto orfano, nonno Anselmo si è occupato di lui, nonostante le grandi difficoltà economiche.

L’unica fonte di sostentamento era un piccolo orto e quel che fruttava doveva bastare a sfamarli. La vita di João Charles è cambiata grazie all’incontro con Don Piergiorgio Paoletto, parroco di Mfambisse. Attraverso il Settore Solidarietà e Gemellaggi della Società di San Vincenzo De Paoli arriva anche per lui il sostegno a distanza che oggi gli permette di andare a scuola e di imparare a leggere e a scrivere.

Oltre all’attività didattica frequenta il doposcuola voluto e organizzato da don Piergiorgio Paoletto. Qui, ogni giorno, coltiva il suo talento: disegnare. Don Paoletto l’ha scoperto e lo guida e incoraggia offrendogli tutto l’occorrente per mettere a frutto il suo dono. E così insieme, grazie all’impegno e alla generosità di molti, la vita di Joao Charles si arricchisce di svariati colori e degli strumenti necessari per la costruzione di un domani migliore.

Oggi sono ancora milioni i bambini e le bambine che continuano a vivere in estrema povertà. Non riescono a raggiungere un grado di istruzione adeguato e sono costretti a lavorare. Subiscono abusi e violenze. Vivono in condizioni igieniche e sanitarie pessime e non hanno accesso a strutture mediche dove essere curati.

Il Settore Solidarietà e Gemellaggi nel Mondo è la struttura della Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV che si occupa non solo di adozioni e sostegno a distanza (più di 2.500 in 40 Paesi) ma anche di sviluppare progetti con partner locali come costruzione di pozzi, aule scolastiche e ospedali, nonché di intervenire nei luoghi colpiti da calamità naturali o guerre e di promuovere la creazione di gemellaggi tra le Conferenze italiane e altre all’estero. Il Settore Solidarietà e Gemellaggi nel Mondo opera al servizio dei Vincenziani e di chi, nel mondo, ha bisogno, offrendo la propria struttura, le proprie competenze, la capacità di costruire quella rete di carità con la quale il Beato Federico Ozanam desiderava ricoprire il mondo.

(Foto: San Vincenzo de’ Paoli)

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Progetto Compiti@casa: gli studenti universitari diventano tutor online per i ragazzi delle medie

Stanno per partire i tutorati online attivati all’interno di Compiti@casa, un progetto selezionato da ‘Con i Bambini’ nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, per sostenere nello studio, nell’arco di tre anni, circa 1.600 allievi delle scuole secondarie di primo grado, compresi alunni con backgroud migratorio.

A fare loro da tutor saranno 840 studenti delle università coinvolte nel progetto che, selezionati tramite un apposito bando, opportunamente formati e remunerati, aiuteranno i ragazzi e le ragazze più giovani nelle materie scientifiche e umanistiche. Un’opportunità preziosa per chi è in situazione di difficoltà di apprendimento, disagio educativo, scarso rendimento scolastico, bassa partecipazione alla vita scolastica.

‘Compiti@casa’ è un progetto triennale che ha l’obiettivo di innovare lo studio a distanza e sviluppare metodologie didattiche capaci di motivare e sostenere gli alunni e le alunne in difficoltà. Ideato nel 2020 dalla Fondazione De Agostini e dall’Università di Torino, per questa edizione è finanziato da Fondazione De Agostini, Fondazione Con i Bambini, Fondazione Alberto e Franca Riva, UniCredit Foundation, Fondazione Comunità Novarese.

La partnership è costituita da Parsec cooperativa sociale (capofila, Roma), cooperativa sociale Raggio Verde (Novara), Traparentesi aps (Napoli), associazione I Tetti Colorati (Ragusa), Università di Torino (responsabile scientifico), Sapienza Università di Roma, Università degli Studi di Napoli Federico II, Università di Messina e 16 scuole che operano in contesti complessi delle quattro regioni coinvolte: Piemonte, Lazio, Campania e Sicilia. E’ prevista una valutazione di impatto sociale affidata alla Fondazione Bruno Kessler.

Il progetto offre un sostegno all’apprendimento, realizzato a distanza utilizzando un ambiente digitale progettato e sviluppato dall’Università di Torino. I tutor sono selezionati tramite un bando e opportunamente preparati attraverso un percorso di formazione a cura dell’ateneo torinese. Per ognuno dei tre anni del progetto, le università coinvolte selezionano ognuna 70 tutor tra gli studenti dei propri corsi, 35 per l’area umanistica e 35 per l’area scientifica.

Il tutorato ha una durata complessiva di 15 settimane e si attiva nel secondo quadrimestre. In ogni appuntamento un tutor incontra due alunni che frequentano la stessa classe. Sono previsti due appuntamenti settimanali della durata di due ore ciascuno (un’ora per le materia umanistiche, un’ora per quelle scientifiche) per un totale complessivo di 60 ore per ogni alunno seguito.

La vicinanza generazionale dei tutor agli studenti delle scuole secondarie di primo grado facilita la comunicazione, sono giovani figure di riferimento che, in un’ottica di peer education, non solo portano novità in termini di metodologie e contenuti, ma sono capaci di accorciare le distanze comunicative e di amplificare gli effetti del supporto a distanza, facendo leva sulla costruzione di un rapporto di fiducia e reciprocità.

Le ragazze e i ragazzi che usufruiscono dei tutorati sono individuati dalle scuole secondarie di primo grado coinvolte, che scelgono 28 allievi per ogni anno di progetto, abbinati in coppie della stessa classe. Il progetto offre alle scuole coinvolte anche un’attività di segretariato socio-educativo: un servizio presente nell’istituto una volta a settimana, per tutto l’anno scolastico, gestito da un operatore e dal coordinatore del progetto, rivolto al corpo docente e al personale amministrativo ma anche alle famiglie, per aiutare nel disbrigo delle pratiche burocratiche correlate alla vita scolastica, facilitare le relazioni con gli altri servizi del territorio, sostenere le attività di orientamento scolastico.

“Di fronte a una generazione scarsa numericamente e afflitta, come da più parti sottolineato, da stati di ansia che ne compromettono un sano ingresso nella vita adulta”, dichiara Barbara Guadagni, responsabile del progetto, “risulta inaccettabile che molti studenti delle scuole medie vivano uno stato di frustrazione legato a uno scarso rendimento scolastico spesso motivato dalla povertà materiale e dalla povertà educativa delle loro famiglie. Il servizio che offriamo è teso a contrastare queste difficoltà, offrendo un supporto didattico e motivazionale facilmente fruibile nella versione online. Tutto ciò è reso possibile grazie alle risorse messe a disposizione a livello nazionale da una rete di fondazioni da tempo impegnate sul tema della povertà educativa”.

Il progetto è stato selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Il Fondo nasce da un’intesa tra le Fondazioni di origine bancaria rappresentate da Acri, il Forum Nazionale del Terzo Settore e il Governo. Sostiene interventi finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori. Per attuare i programmi del Fondo, a giugno 2016 è nata l’impresa sociale Con i Bambini, organizzazione senza scopo di lucro interamente partecipata dalla Fondazione CON IL SUD. www.conibambini.org”.

Inaugurata a Ruffano la mensa comunitaria per un pasto caldo

Si è svolta lo scorso 12 febbraio presso la Masseria Mariglia, l’inaugurazione della mensa comunitaria ‘Città della Domenica’ a Ruffano, realizzata dalla locale Parrocchia ‘Natività Beata Maria Vergine’, con l’ausilio del GAL Capo di Leuca e della Diocesi di Ugento – S. Maria di Leuca attraverso la Caritas Diocesana.

L’evento ha avuto inizio con un incontro pubblico introdotto e moderato da Luana Prontera, che ha visto gli interventi di Antonio Ciriolo, Presidente del GAL Capo di Leuca, del parroco don Nino Santoro e di don Lucio Ciardo, direttore della Caritas diocesana.

A seguire, è stata presentata l’opera ‘Vi voglio bene’, dedicata alla figura del vescovo Tonino Bello, illustrato dal vescovo di Ugento – S. Maria di Leuca, Mons. Vito Angiuli, in dialogo con Paolo Vincenti della ‘Società Storia Patria per la Puglia’: “Servono luoghi di incontro. Luoghi in cui stare insieme e condividere non solo i pasti ma anche le esperienze” ha precisato l’alto prelato.

Antonio Ciriolo ha evidenziato: “L’iniziativa si inserisce in un più ampio progetto promosso dal GAL Capo di Leuca, che mira a coinvolgere le aziende agricole locali, che si trovano in difficoltà nel vendere l’intera produzione e sono costrette a smaltire le eccedenze con costi elevati e impatti ambientali negativi. Grazie al progetto, le aziende potranno destinare il surplus alimentare alle mense comunitarie di Tricase, Ugento e Ruffano, contribuendo così a ridurre gli sprechi e a offrire pasti a basso costo basati su prodotti locali”.

“Tutto funziona se c’è l’idea di collaborare, attraverso il volontariato e l’impegno collettivo” ha precisato don Lucio Ciardo. “Questo posto è strettamente legato alla figura del venerabile don Tonino, che si riposava sotto l’albero delle giuggiole all’ingresso di questo luogo”ha sottolineato don Nino Santoro che ha fortemente voluto la realizzazione della mensa proprio in quel luogo simbolo.

Il problema del cibo è uno dei più drammatici problemi della povertà, nelle grandi città è sempre più facile vedere persone che frugano nei cassonetti dell’immondizia per cercare cibo. Lo scandalo dell’affamato resta un luogo decisivo per la coscienza cristiana a partire dalla parabola evangelica del ricco Epulone che banchettava lautamente mentre il povero Lazzaro giaceva alla sua porta. Anche nelle piccole realtà locali del Capo di Leuca, dar da mangiare è un valore molto antico, diffuso in tutte le culture, perché ha un richiamo diretto al valore della vita.

L’attrezzatura necessaria per completare la cucina della mensa è stata acquistata grazie a un contributo a fondo perduto del GAL Capo di Leuca, nell’ambito del PSR Puglia 2014/2020 – Misura 19 – Sottomisura 19.2 – Azione 3. Servizi per la popolazione rurale nel Capo di Leuca – Bando Intervento 3.2. ‘Mense Collettive’ – Piano di Azione Locale ‘il Capo di Leuca e le Serre Salentine’.

 Tra i nuovi strumenti installati figurano una cappa a parete con motore incorporato, un lavello, un armadio con quattro ripiani, un tavolo, un’affettatrice, un armadio refrigeratore, un armadio congelatore, un cuoci pasta e una friggitrice a gas. Questo ammodernamento permetterà alla mensa di operare in maniera efficiente e di offrire pasti a chi ne ha bisogno.

La collaborazione tra enti religiosi, istituzioni e realtà del territorio rappresenta un modello virtuoso di solidarietà e sostenibilità, capace di rispondere concretamente ai bisogni della comunità, infatti, alla realizzazione della mensa hanno contribuito, oltre alla Parrocchia ‘Natività Beata Maria Vergine’, anche l’Associazione di Promozione Sociale – ETS ‘Made in Soap’ di Ruffano e l’Azienda Agricola ‘Borrello Claudia’ di Salve.

Un Gesto, una Speranza: la Giornata della Raccolta Alimentare contro la Fame in Italia

Sabato 1° marzo 2025, un semplice gesto di generosità potrà fare la differenza. In un mondo in cui molti lottano contro la povertà e l’emarginazione sociale, la Fondazione Banco delle Opere di Carità invita tutti a partecipare alla ‘Giornata della Raccolta Alimentare contro la Fame in Italia’, un’iniziativa nazionale che da oltre 30 anni si pone come obiettivo quello di combattere la fame e sostenere chi è in difficoltà.

Da un Sacchetto a un Pasto: come funziona?

Ti basta prendere un prodotto extra dal tuo carrello e donarlo. Un piccolo gesto, ma che può arrivare direttamente sulla tavola di chi ne ha più bisogno, trasformando una spesa quotidiana in un aiuto concreto.

L’iniziativa coinvolgerà circa 170 supermercati e negozi alimentari di diverse dimensioni in tutta la provincia di Lecce, e vedrà la partecipazione di circa 100 enti locali che coopero a supporto di quella che può essere definita una vera e propria missione contro la povertà.

Nel 2024, il Banco delle Opere di Carità di Alessano (uno degli enti gestori della Caritas diocesana di Ugento-S. Maria di Leuca) ha supportato 12.813 persone, attraverso gli enti caritativi,  in modo continuativo, offrendo loro un aiuto quotidiano, e 10.001 persone in maniera saltuaria, comprese quelle che hanno usufruito delle mense e dei servizi di unità di strada. Un impegno costante che continua a fare la differenza nella vita di tante famiglie e individui in difficoltà.

Cosa Donare?

Alcuni alimenti fanno davvero la differenza, garantendo un pasto nutriente a chi si trova in difficoltà. Ecco i prodotti più utili da donare: tonno e carne in scatola, legumi e pelati, olio d’oliva, alimenti per l’infanzia. Si precisa che non saranno accettati denaro o prodotti deperibili.

Questa raccolta alimentare non è solo un’iniziativa per sostenere chi è in difficoltà, ma un vero e proprio movimento di speranza. Con una campagna di sensibilizzazione, vogliamo dare voce a chi riceve questi aiuti, raccontando le storie di persone e famiglie il cui futuro può cambiare grazie alla solidarietà di tutti.

Ogni piccolo gesto conta. Partecipa recandoti in uno dei supermercati aderenti, scegli i prodotti da donare e consegnali ai volontari. La tua partecipazione porta conforto, speranza e un sorriso a chi ne ha più bisogno. Per maggiori informazioni visita il sito www.bancodelleoperedicarita.org e unisciti a questa grande catena di solidarietà!

(Foto: Caritas Leuca)

I francescani ricordano Isabella di Francia: sulle orme di san Francesco

“Nel 2025 ricorre l’ottavo centenario della nascita della beata Isabella di Francia. Contemporanea di santa Chiara, fondò a Longchamp un monastero di ‘Sorores Minores’ per cui scrisse una regola. Nei secoli successivi confluirono nell’ ‘Ordo sanctae Clarae’, ossia le clarisse che pertanto ha una poligenesi benché abbiano santa Chiara d’Assisi come eponimo in quanto fondatrice. Per l’occasione il Ministro generale dell’ordine dei Frati Minori ha pubblicato una lettera che illustra anche la forza d’attualità della beata Isabella di Francia”.

Questo è l’inizio della lettera del ministro generale dei frati minori, fra Massimo Fusarelli, in occasione dell’ottocentesimo anniversario di Isabella di Francia, figlia del re Luigi VIII e di santa Bianca di Castiglia, sorella di san Luigi IX, che nel 1521 papa Leone X la dichiarò beata, una delle prime sante clarisse. La Chiesa cattolica l’ha ricordata sabato 22 febbraio come recita il Martirologio Romano:

“A Longchamp nella periferia di Parigi in Francia, beata Isabella, vergine, che, sorella del re san Luigi IX, avendo rinunciato a nozze regali e ai piaceri del mondo, fondò il convento delle Suore Minori, con le quali servì Dio in umiltà e povertà”.

Nella lettera il ministro generale ha sottolineato l’importanza di questa ricorrenza: “L’ottocentesimo anniversario della sua nascita arricchisce le diverse memorie dei centenari francescani che stiamo celebrando perché la riscoperta delle pagine del suo percorso di vita e di fede, poco conosciute fino a pochi decenni fa, colorano di nuove sfumature l’eredità francescana dei primi secoli…

Inserendosi a pieno titolo nei primi passi del francescanesimo femminile, Isabella di Francia porta in luce una visione e una recezione libera, consapevole, dinamica e ragionata del francescanesimo; una volontà di seguire Cristo e di rendersi strumento della sua grazia permanendo ‘con modestia’ nel proprio stato di vita, quello della nobiltà regale, abbracciando i valori di Francesco d’Assisi; una capacità di porsi in dialogo con il mondo dell’Ordine francescano maschile e con la curia papale fino ad ottenere l’approvazione di una nuova Regola che racchiude una comprensione della spiritualità mendicante francescana, diffusasi poi in Europa attraverso i monasteri che l’abbracciarono”.

Fr. Fusarelli ha sottolineato la ‘generatività’ del santo assisiate: “In questi anni, poi, in cui si celebrano vari centenari francescani, la sua figura ci mostra che realmente in san Francesco vediamo avverarsi le parole di Gesù per cui chi segue le sue orme porta frutto e un frutto che rimane: Isabella si pone nella posterità dell’Assisiate, ma nello stesso tempo dà origine a ‘cose nuove’, una comunità di donne e un movimento di persone che si sono espanse anche oltre i confini della Francia.

Nella sterilità che attualmente caratterizza la società e vari Paesi, la sua generatività, fedele e insieme creativa, è d’incentivo per ciascuno di noi a collaborare con lo Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, per comprendere e fare nostra la sua stessa fecondità”.

Dopo aver ripercorso la storia della sua vita nella lettera si evidenzia che essa era ispirata al Vangelo: “Con la liturgia possiamo affermare che la beata Isabella con il suo esempio ci rafforza, con i suoi insegnamenti ci ammaestra e con la sua intercessione ci protegge. A quest’ultima affidiamo tutti noi mentre cerchiamo di cogliere dalla sua vita alcune indicazioni che possano aiutarci nel cammino personale e comunitario. La vita di Isabella è scuola di sequela evangelica dietro i passi del Maestro che invita a imparare da Lui la mitezza e l’umiltà del cuore”.

Questa umiltà è caratteristica fondamentale di questa beata: “La custodia della propria piccolezza, nonostante la condizione e l’ambiente di vita tutt’altro che tale, fu il segreto che rese Isabella aperta alla ricerca di ciò che davvero vale e che forgiò in lei ogni altra virtù. La certezza di non bastare a se stessa non assunse la forma della passività e della debolezza di pensiero, ma si coniugò pienamente in lei con l’apertura alla novità e all’impegno; la dolcezza e la nobiltà di cuore non la resero accomodante o ripiegata sul suo interesse.

Isabella ci ricorda che è possibile vincere la preoccupazione principale che irrigidisce il cuore dell’uomo, quella dell’apparire, del dimostrare, del trattenere, del difendere, e che le eredità che l’umiltà e la mitezza consegnano sono quelle della misericordia, della fraternità e dell’essere portatori non della propria luce, ma della salvezza che viene solo da Dio”.

Fu lei che a Parigi si ‘scagliò’ contro le divisioni interne alla Chiesa: “Nella metà del Duecento i frati Minori, soprattutto a Parigi, erano coinvolti in una crescente conflittualità con il clero secolare e, a volte, con la volontà di presentare il carisma francescano ne assolutizzavano qualche aspetto, in modo particolare la povertà, facendone oggetto d’una apologia che giungeva a sfociare in retorica. Isabella focalizzò, invece, quanto fosse centrale la minorità, tanto da impegnare tutte le sue forze perché la comunità da lei fondata fosse intitolata all’umiltà di Maria e i membri fossero denominate sorelle minori”.

Quindi le divisioni si possono superare con l’umiltà: “Se si vuole non solo che le armi tacciano ma soprattutto che parli la concordia, sono necessarie disposizioni che favoriscano la pace con opere, parole e intenzioni simili a quelle compiute da Isabella di Francia. L’affezione di Isabella fu totalizzante, rivolta non a un’idea, nemmeno di minorità, ma a Colui che per noi si è fatto ultimo e piccolo, il Signore Gesù, e ciò coinvolse, secondo il dettato biblico, mente, cuore e forze; così nel momento in cui stese la Regola consultò vari teologi, tra cui san Bonaventura.

Ciò è una indicazione precisa a superare tante polarizzazioni e unilateralità, che vanno dal razionalismo al primato dell’emotività, e a optare, invece, per una formazione integrale e integrata che coinvolga mente e cuore, fede e ragione, pensiero e vita”.

La lettera si conclude con un’esortazione: “Possa la memoria viva della sua vita di donna, che ha interpretato in modo originale l’intuizione di Francesco e di Chiara d’Assisi, continuare a ispirarci in questo tempo nel quale continua a essere possibile vivere il Vangelo del Signore”.

Papa Francesco: fare la volontà di Dio

“Con queste parole l’autore della Lettera agli Ebrei manifesta la piena adesione di Gesù al progetto del Padre. Oggi le leggiamo nella festa della Presentazione del Signore, Giornata mondiale della Vita Consacrata, durante il Giubileo della speranza, in un contesto liturgico caratterizzato dal simbolo della luce. E tutti voi, sorelle e fratelli che avete scelto la via dei consigli evangelici, vi siete consacrati, come ‘Sposa davanti allo Sposo… avvolta dalla sua luce’; vi siete consacrati a quello stesso disegno luminoso del Padre che risale alle origini del mondo… Riflettiamo allora su come, per mezzo dei voti di povertà, castità e obbedienza, che avete professato, anche voi potete essere portatori di luce per le donne e gli uomini del nostro tempo”.

Prendendo spunto dalla lettera agli Ebrei di san Paolo (‘Ecco io vengo… per fare, o Dio, la tua volontà’) papa Francesco nel pomeriggio ha celebrato la XXIX Giornata Mondiale della Vita Consacrata, che ricorre ogni anno nella festa della Presentazione di Gesù al tempio, in cui ha invitato sui tre voti, di cui il primo è la povertà: “Essa ha le sue radici nella vita stessa di Dio, eterno e totale dono reciproco del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Esercitando così la povertà, la persona consacrata, con un uso libero e generoso di tutte le cose, si fa per esse portatrice di benedizione: manifesta la loro bontà nell’ordine dell’amore, respinge tutto ciò che può offuscarne la bellezza (egoismo, cupidigia, dipendenza, l’uso violento e a scopi di morte) ed abbraccia invece tutto ciò che la può esaltare: sobrietà, la generosità, la condivisione, la solidarietà. E Paolo lo dice: ‘Tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio’. Questo è la povertà”.

La seconda ‘luce’ riguarda la castità, che ha origine anche essa nella Trinità: “La sua professione, nella rinuncia all’amore coniugale e nella via della continenza, ribadisce il primato assoluto, per l’essere umano, dell’amore di Dio, accolto con cuore indiviso e sponsale, e lo indica come fonte e modello di ogni altro amore. Lo sappiamo, noi stiamo vivendo in un mondo spesso segnato da forme distorte di affettività, in cui il principio del ‘ciò che piace a me’ spinge a cercare nell’altro più la soddisfazione dei propri bisogni che la gioia di un incontro fecondo”.

La ‘castità’ consacrata è una ‘medicina’ che libera dal male: “Che medicina per l’anima è incontrare religiose e religiosi capaci di una relazionalità matura e gioiosa di questo tipo! Sono un riflesso dell’amore divino. A tal fine, però, è importante, nelle nostre comunità, prendersi cura della crescita spirituale e affettiva delle persone, già dalla formazione iniziale, anche in quella permanente, perché la castità mostri davvero la bellezza dell’amore che si dona, e non prendano piede fenomeni deleteri come l’inacidimento del cuore o l’ambiguità delle scelte, fonte di tristezza, insoddisfazione e causa, a volte, in soggetti più fragili, dello svilupparsi di vere e proprie ‘doppie vite’. La lotta contro la tentazione della doppia vita è quotidiana”.

Infine il papa ha offerto la ‘luce’ dell’obbedienza: “E’ proprio la luce della Parola che si fa dono e risposta d’amore, segno per la nostra società, in cui si tende a parlare tanto ma ascoltare poco: in famiglia, al lavoro e specialmente sui social, dove ci si possono scambiare fiumi di parole e di immagini senza mai incontrarsi davvero, perché non ci si mette veramente in gioco l’uno per l’altro”.

E’ stato un invito al dialogo: “Tante volte, nel dialogo quotidiano, prima che uno finisca di parlare, già esce la risposta. Non si ascolta. Ascoltarci prima di rispondere. Accogliere la parola dell’altro come un messaggio, come un tesoro, anche come un aiuto per me. L’obbedienza consacrata è un antidoto a tale individualismo solitario, promuovendo in alternativa un modello di relazione improntato all’ascolto fattivo… Solo così la persona può sperimentare fino in fondo la gioia del dono, sconfiggendo la solitudine e scoprendo il senso della propria esistenza nel grande progetto di Dio”.

E’ stato anche un invito a ritornare alle origini, cioè all’adorazione: “Ritorno proprio all’origine della nostra vita. In proposito, la Parola di Dio che abbiamo ascoltato ci ricorda che il primo e più importante ‘ritorno alle origini’ di ogni consacrazione è, per tutti noi, quello a Cristo ed al suo ‘sì’ al Padre. Ci ricorda che il rinnovamento, prima che con le riunioni e le ‘tavole rotonde’ (si devono fare, sono utili) si fa davanti al Tabernacolo, in adorazione. Sorelle, fratelli, noi abbiamo perso un po’ il senso dell’adorazione. Siamo troppo pratici, vogliamo fare le cose, ma … Adorare. Adorare. La capacità di adorazione nel silenzio”.

Sempre nel pomeriggio il papa ha avuto un incontro online con alcuni giovani ucraini a Kyiv e in altre città dell’Europa e dell’America, secondo un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede, in cui il papa ha ricordato la vita di Oleksandr, giovane combattente di cui conserva il libretto del Vangelo e dei Salmi e il rosario ‘come reliquie’ sulla scrivania, ma ha anche domandato loro di avere sogni, esprimendo il suo desiderio di pace per l’Ucraina: ‘la pace si costruisce col dialogo, non stancatevi di dialogare’ ed anche se a volte è difficile, fare sempre lo sforzo di cercare il dialogo.

(Santa Sede)

Oxfam denuncia l’aumento della povertà nel mondo

“Lo scatto sul mondo di oggi restituisce l’immagine di società attraversate da faglie profonde e, con le parole del Presidente Sergio Mattarella, ‘di una realtà piena di contraddizioni che generano smarrimento, sgomento, talvolta senso di impotenza’. Assistiamo, sgomenti, a conflitti cruenti e all’avanzare, sullo scacchiere internazionale, di una pericolosa deriva incardinata sulla pretesa di riconoscimento della dignità solo ai forti.

Una pretesa che si pone in antitesi con il diritto, costruito nei secoli, che tutela i deboli e pone il rispetto alla base della pace. Assistiamo, preoccupati, agli impatti nefasti del cambiamento climatico e agli imperdonabili ritardi della politica sul cammino di una transizione ecologica giusta, capace di ridurre l’impatto dell’attività umana sul pianeta, senza lasciare indietro nessuno”.

Così inizia il nuovo report dell’ong Oxfam sulle diseguaglianze nel mondo, ‘Disuguaglianza: povertà ingiusta e ricchezza immeritata’ in occasione dell’apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos ed in concomitanza con l’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump, sottolineando che nello scorso anno la ricchezza dei dieci uomini più facoltosi al mondo è cresciuta, in media, di quasi $ 100.000.000 al giorno:

“Nel 2024 la ricchezza dei miliardari è cresciuta, in termini reali, di $ 2.000.000.000.000, pari a circa $ 5.700.000 al giorno, a un ritmo tre volte superiore rispetto all’anno precedente. Entro un decennio si prevede che ci saranno ben cinque trilionari. Il numero di persone che oggi vivono in povertà, con meno di $ 6,85 al giorno, è rimasto pressoché invariato rispetto al 1990 e, alle tendenze attuali, ci vorrebbe più di un secolo per portare l’intera popolazione del pianeta sopra tale soglia”.

Anche in Italia la ricchezza di poche famiglie è cresciuta: “In Italia il 5% più ricco delle famiglie italiane, titolare del 47,7% della ricchezza nazionale, possiede quasi il 20% in più della ricchezza complessivamente detenuta dal 90% più povero. La crescita della disuguaglianza rende l’Italia un Paese dalle fortune invertite con strutture di opportunità fortemente differenziate per i suoi cittadini”.

Da questa fotografia attuale sullo stato delle disuguaglianze nel mondo e in Italia, Oxfam mette in luce come l’estrema concentrazione di ricchezza al vertice non sia solo un male per l’economia ma un male per l’umanità: “Un’accumulazione di ricchezza in gran parte non ascrivibile al merito ma derivante da rendite di posizione (eredità, monopoli, clientelismo), da un sistema economico ‘estrattivo’ o da politiche, come nel caso italiano, che vanno caratterizzandosi più per il riconoscimento e la premialità di contesti ed individui che sono già avvantaggiati, che per una lotta determinata contro meccanismi iniqui ed inefficienti che accentuano le divergenze nelle traiettorie di benessere dei cittadini. Un cambio di rotta è più urgente che mai. Bisogna ricreare le condizioni per società più eque. Il tempo di agire è ora. Per noi e per le generazioni future”.

Dal rapporto è emerso come il sistema economico profondamente iniquo vada caratterizzandosi per forme di moderno colonialismo che condizionano i rapporti economici tra il Nord ed il Sud Globale, con i Paesi ad alto reddito che controllano il 69% della ricchezza globale, nonostante rappresentino appena il 21% della popolazione del pianeta.

Sono molteplici i meccanismi di estrazione di ricchezza dal Sud perpetrati dal Nord, a partire dal predominio delle valute del Nord nel sistema dei pagamenti internazionali e i costi di finanziamento più bassi nei Paesi ricchi che sono alla base di forti squilibri nei flussi di redditi da capitale tra le economie avanzate e il Sud.

Il Sud del mondo contribuisce per il 90% alla forza lavoro globale, ma riceve solo il 21% del reddito da lavoro aggregato. I gap salariali sono marcati: si stima che i salari dei lavoratori del Sud siano inferiori dell’87-95%, a parità di competenze, rispetto a quelli del Nord. Inoltre i Paesi a basso e medio reddito spendono in media quasi la metà del loro bilancio per rimborsare il debito estero contratto spesso con ricchi creditori di New York e Londra. A metà del 2023, il debito globale ha raggiunto il livello record di $ 307.000.000.000.000 e sono 3.300.000.000 le persone che vivono in Paesi che spendono più per ripagare il debito che per istruzione e sanità:

“La crescita delle disuguaglianze è un fenomeno profondamente nocivo per l’economia, comportando perdite non trascurabili di efficienza e produttività. Ma lo è anche per la società nel suo complesso. Le disuguaglianze ostacolano la mobilità intergenerazionale, minano le prospettive di uno sviluppo duraturo e sostenibile, ulteriormente aggravate dall’approssimarsi di un ‘punto di non ritorno climatico’ ed indeboliscono la coesione sociale. Ferendo il diritto all’uguaglianza, le accentuate disparità inficiano la qualità delle nostre democrazie, ponendosi in stridente contrasto con le prescrizioni costituzionali alla rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale, lesivi dei diritti delle persone e della loro piena realizzazione, senza distinzioni”.

Per questo Oxfam ha chiesto di attuare giusti provvedimenti e promuovere iniziative in ambito internazionale che possano ridurre le disuguaglianze a livello globale: “In particolare supportare la creazione di un organismo internazionale indipendente con mandato di vagliare i necessari interventi di riduzione/ristrutturazione e cancellazione del debito dei Paesi a basso e medio reddito;

riportare la cooperazione allo sviluppo al centro della politica estera italiana, definendo un percorso programmato di progressivo aumento dei fondi per la cooperazione per poter raggiungere, entro il 2030, lo storico obiettivo di destinazione dello 0,70% del Reddito Nazionale Lordo all’Aiuto Pubblico allo Sviluppo e colmare il gap finanziario che ostacola il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) nei Paesi a basso e medio reddito”.

Inoltre ha sottolineato che è necessario “sostenere l’emissione regolare di ‘Diritti Speciali di Prelievo’ (DSP) e favorirne una maggiore allocazione a beneficio dei Paesi del Sud del mondo; supportare, in seno al G20 e nell’ambito del processo negoziale della Convenzione quadro sulla cooperazione fiscale internazionale delle Nazioni Unite, l’istituzione di uno standard globale di tassazione dell’estrema ricchezza.

Uno standard che renda più equo (ed effettivo) il prelievo a carico degli ultra ricchi, contribuisca a garantire sostenibilità delle finanze pubbliche e generi significative risorse da investire in istruzione, salute, protezione sociale, misure di contrasto al cambiamento climatico e una transizione ecologica giusta”.

A Milano un Fondo per la gente

“In questa nostra Milano così attraente e intraprendente è necessario ripetere il grido antico: non ci sono case! Ispirato dalle parole del Beato Cardinal Schuster, in occasione del 50° di Caritas Ambrosiana, voglio rivolgere un appello simile e dare vita a un fondo che si chiamerà Fondo Schuster – Case per la gente”: con queste parole l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, ha annunciato nel pomeriggio, in Duomo, la costituzione del ‘Fondo Schuster – Case per la gente’, opera-segno promossa dalla Diocesi in occasione del 50° anniversario di costituzione (era il 18 dicembre 1974) di Caritas Ambrosiana.

L’annuncio è stato dato durante l’omelia nella Messa presieduta dall’Arcivescovo, con la partecipazione di oltre mille persone, tra responsabili, operatori, volontari e donatori Caritas, una folta schiera di autorità religiose e civili (incluso il sindaco di Milano, Giuseppe Sala), rappresentanti di realtà imprenditoriali e del terzo settore della città e del territorio diocesano.

Nei mesi scorsi era stato proprio monsignor Delpini, in vista del 50° Caritas, a chiedere di proporre un’opera-segno che coinvolgesse l’intera Diocesi, incentrata su un tema pastorale e sociale di particolare rilevanza. La scelta è caduta su tema dell’abitare, perché il diritto alla casa è principio-base di una buona convivenza civile, ed è fondamento di dignità nei percorsi di sostegno verso l’autonomia che Caritas cerca di costruire con tutti coloro che incontra (famiglie in povertà, minori, senza dimora, anziani, carcerati, stranieri, rom-sinti, ecc).

La Diocesi di Milano ha dunque deliberato di costituire, affidandone la gestione a Caritas, il nuovo ‘Fondo Schuster. Case per la gente’, che avrà una dotazione iniziale di € 1.000.000, derivante da riserve diocesane. In prospettiva, il Fondo Schuster potrà essere alimentato da donazioni monetarie (effettuate da cittadini, imprese, enti privati o pubblici) e dal conferimento di appartamenti (pubblici e privati). Obiettivi e meccanismi di funzionamento del Fondo sono illustrati dal sito internet www.fondoschuster.it.

Il Fondo è stato intitolato al cardinale Ildefonso Schuster, nel 70° anniversario dalla morte (31 agosto 1954), per ricordare una delle attenzioni principali che caratterizzarono il ministero pastorale dell’Arcivescovo del secondo dopoguerra, culminata nel progetto della Domus Ambrosiana. La finalità del nuovo strumento (vedi brochure allegata) saranno tre: effettuare lavori di riqualificazione di immobili, da destinare a famiglie e individui con difficoltà di accesso a soluzioni abitative a prezzo di mercato (a questa finalità saranno destinate il 50% delle risorse del Fondo);

erogare garanzie per i privati che intendono mettere a disposizione i propri appartamenti a prezzi calmierati, perché siano destinati a famiglie o individui con difficoltà di accesso a soluzioni abitative a prezzo di mercato (20% del Fondo); erogare a soggetti in povertà o in difficoltà contributi per le spese legate alla casa, ovvero affitti, bollette, spese condominiali, spese per la riqualificazione energetica (30% del Fondo).

Il Fondo opererà tramite la rete dei Centri di ascolto Caritas (vedi qui il sistema-Caritas), coordinata dal Servizio Siloe, per l’individuazione delle famiglie residenti nel territorio della Diocesi destinatarie degli interventi; la Fondazione San Carlo (promossa da Diocesi e Caritas) si occuperà, insieme ad altri soggetti, di riqualificare e gestire gli appartamenti conferiti al Fondo.

L’intento dell’iniziativa è però anche educativo e culturale. Volontà dell’Arcivescovo è suscitare una riflessione e una mobilitazione sul tema dell’abitare, in un territorio, quello milanese, in cui il diritto alla casa è avversato da sempre più evidenti squilibri e diseguaglianze (leggi qui), registrati anche dai Centri d’ascolto e dai servizi Caritas. Il Fondo è concepito come occasione per mettere a fuoco le cause della povertà abitativa e per favorire scelte di fede e forme di responsabilità istituzionale e giustizia sociale volte a superarle.

“Il Fondo Schuster non vuole essere solo una raccolta di risorse – ha aggiunto l’Arcivescovo nell’omelia –: vuole essere un messaggio, una provocazione, un invito alle istituzioni e a tutti gli enti e le persone sensibili alla sfida. Comune di Milano e Regione Lombardia hanno già garantito di mettere a disposizione appartamenti da riqualificare. Saranno un primo segno di cui i cittadini sono grati. Ma è solo un segno. Invochiamo una politica, una strategia, un’alleanza perché anche nella nostra città e nelle città della nostra diocesi si diffonda una parola di speranza e di incoraggiamento”.

“L’avvio e la gestione del Fondo sono obiettivi di grande attualità e spessore, e rappresentano il modo migliore per celebrare, in maniera non rituale ma generativa di futuro, i 50 anni di azione Caritas a Milano e in diocesi – osserva Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana -.

Accogliamo con entusiasmo la sfida che la Diocesi e l’Arcivescovo ci pongono, che ci esorta a declinare su nuovi fronti, in risposta alle urgenze sociali che maturano nelle nostre città e comunità, la fedeltà alle radici statutarie (‘testimonianza della carità in vista dello sviluppo integrale dell’uomo’, ‘particolare attenzione agli ultimi’, ‘prevalente funzione pedagogica’) che in mezzo secolo ha sempre contraddistinto Caritas Ambrosiana”.

Per le donazioni

Con carta di credito online www.caritasambrosiana.it  In posta: ccp n. 000013576228 intestato a Caritas Ambrosiana Onlus, via San Bernardino 4, 20122 Milano (causale: Fondo Schuster – Case per la gente); con bonifico: c/c presso Banca Intesa intestato a Caritas Ambrosiana Onlus, Iban: IT53M0306909606100000000348 (causale: Fondo Schuster – Case per la gente). Le offerte sono detraibili fiscalmente.

(Foto: Arcidiocesi di Milano)

In Italia meno bambini, ma più poveri

Nello scorso anno l’Italia ha conosciuto un nuovo record negativo per la natalità, con meno di 380.000 nuovi nati, mentre la povertà continua a colpire i minori, i più piccoli in particolare: il 13,4% delle bambine e dei bambini tra 0 e 3 anni è in povertà assoluta, e circa 200.000 bambini di età compresa tra 0 e 5 anni (8,5% del totale) vivono in povertà alimentare, cioè in famiglie che non riescono a garantire almeno un pasto proteico ogni due giorni. Oltre la metà risiede nel Mezzogiorno (Sud e isole), dove la percentuale sale al 12,9%. Quasi un bambino su dieci (9,7%) della stessa fascia d’età ha sperimentato la povertà energetica, cioè ha vissuto in una casa che non era adeguatamente riscaldata in inverno.

Questi dati sono contenuti nella XV edizione dell’Atlante dell’Infanzia a rischio in Italia, dal titolo ‘Un due tre…stella. I primi anni di vita’, pubblicato dall’ong Save the Children, che delinea la fotografia della prima infanzia nell’Italia fragile, con profonde disuguaglianze sociali e territoriali, in cui i nuovi nati sono sempre meno e le opportunità, fin dai primi mille giorni di vita, non sono uguali per tutti, dalla salute all’ambiente, ai servizi educativi.

In Italia, le famiglie in povertà assoluta in cui sono presenti minori sono quasi 748.000, che negli ultimi anni hanno dovuto fare i conti anche con l’aumento dei prezzi di alcuni beni e servizi essenziali per la prima infanzia: da un’analisi realizzata con il Centro Studi di Confindustria, emerge infatti che dal 2019 al 2023 una spesa indispensabile, come quella per ‘latte e pappe’ è salita del 19,1% (più dell’aumento dell’inflazione pari al 16,2%), il costo per la frequenza degli asili nido è aumentato dell’11,3%, con riferimento in particolare all’offerta privata, mentre per i posti finanziati dai Comuni l’aumento è pari all’1,5%; inoltre i costi pre-nascita come visite mediche, ecografie, abbigliamento premaman, sono cresciuti del 37%,

aumenti significativi per le famiglie anche nelle spese del primo anno di vita, in particolare per le famiglie con i redditi medio bassi: dal 2021 al 2024 le spese per i pannolini, ad esempio, sono cresciute dell’11% per quanto riguarda i costi minimi, ovvero per i pannolini meno cari (€ 552 annui).

La fotografia restituita dall’Atlante dell’Infanzia mostra ancora troppe disuguaglianze sociali e territoriali nei servizi per la prima infanzia: “E’ necessario un cambiamento radicale delle politiche pubbliche e investire sulla prima infanzia, per il presente e per il futuro del nostro Paese.

Come abbiamo evidenziato nel XV Atlante dell’Infanzia rispetto ai servizi educativi le famiglie incontrano molte difficoltà: meno di un bambino su tre dagli 0 ai 2 anni trova posto in un asilo nido, un servizio che si dimostra fondamentale per combattere le disuguaglianze, con forti disparità territoriali”.

Con i progetti PNRR i posti negli asili nido si stima raggiungeranno la media nazionale del 41,3%, avvicinandosi all’obiettivo europeo del 45% per il 2030, ma molti territori dove la povertà educativa è più forte rischiano di restare indietro: Campania e Sicilia attualmente hanno il tasso di copertura più basso in Italia (rispettivamente del 13,2% e del 13,9%), in base alle stime sui progetti in corso, non riuscirebbero a raggiungere neanche il 33%. Eppure, le due regioni rappresentano la seconda e la terza regione, dopo la Provincia Autonoma di Bolzano, per incidenza dei bambini 0-2 sulla popolazione, con alti tassi di povertà minorile e dispersione scolastica.

L’Atlante sottolinea che i minori in povertà assoluta in Italia sono 1.295.000, pari al 13,8% del totale. Sono i bambini e le bambine ad essere i più poveri a confronto con le altre generazioni: 6,2% degli anziani over 65, del 9,4% dei 35-64enni, e dell’11,8% dei 18-34enni. Nel 2023, l’8,5% del totale delle bambine e dei bambini vivevano in povertà alimentare, una percentuale cresciuta rispetto al 7,7% del 2021. Il 9,7% della stessa fascia d’età ha sperimentato la povertà energetica, cioè ha vissuto in una casa che non era adeguatamente riscaldata.

Per questo nello scorso anno l’Italia ha raggiunto un nuovo record di denatalità, con solo 379.890 nuovi nati. Le bambine e i bambini tra 0 e 2 anni rappresentano attualmente appena il 2% della popolazione nazionale, ma la disparità tra generazioni è destinata ad aumentare in futuro: secondo le previsioni ISTAT, infatti, se oggi bambini e giovani fino a 18 anni sono il 15,3% della popolazione, nel 2050 saranno il 13,5%.

Al contrario, la generazione più anziana (over 65) passerà dall’attuale 24% al 34,5% nel 2050. Anche dal punto di vista territoriale, i dati confermano questa tendenza negativa per la natalità: nel 2023 in 340 Comuni italiani, non è nato nessun bambino e in 72 Comuni non ci sono bambini sotto i 3 anni.

La sanità neonatale italiana è un’eccellenza, eppure anche in questo settore emergono gravi disuguaglianze. In Italia i posti letto nelle terapie intensive pediatriche erano solo 273 nel 2023, con una carenza del 44,4% rispetto agli standard europei e una distribuzione non omogenea: si va dai 128 posti letto al Nord, a fronte di un fabbisogno di 222, ai 55 del Sud e isole, dove ne servirebbero 168, ai 90 del Centro, sotto solo di 2 posti letto.

Punto fondamentale è che i pediatri sono troppo pochi. Nonostante rappresentino una figura indispensabile per le famiglie, nel 2022 il carico medio potenziale per pediatra, cioè il numero di bambini e bambine residenti nell’area in cui opera un medico pediatra, è a livello nazionale di 993 bambini.

Ed anche per quanto riguarda la vivibilità nelle città la situazione non è migliore, perché le aree verdi scarseggiano, le temperature aumentano in maniera esponenziale a causa della crisi climatica e gli spazi pubblici disponibili e fruibili, come le biblioteche, sono pochi: a luglio di quest’anno, 349.000 bambini sono stati esposti a temperature al suolo medie pari o superiori ai 40 gradi. Un trend in forte crescita negli ultimi 5 anni, sia per il mese di luglio che di agosto.

Per quanto riguarda il verde negli oltre 100 capoluoghi di provincia, l’estensione delle aree verdi urbane copre appena il 2,9% dei territori comunali. I giardinetti e i piccoli parchi con aree giochi, sono solo una fetta piccolissima di tutto il verde urbano, pari al 10,9% e, anche in questo caso, con evidenti differenze territoriali. Nel 2022, delle 8.131 biblioteche in Italia, 8 su 10 sono di pubblica lettura. Di queste ultime, il 58,8% ha uno spazio dedicato ai bambini da 0 a 6 anni.

Al termine della presentazione Claudio Tesauro, presidente di Save the Children, ha sottolineato la solitudine delle famiglie che fanno nascere i figli: “Abbiamo voluto dedicare questo XV Atlante dell’Infanzia ai bambini più piccoli, nella consapevolezza che i primi mille giorni di vita sono determinanti per la crescita e lo sviluppo di ciascuno.

Troppi genitori oggi in Italia affrontano la nascita di un bambino in solitudine, senza poter contare su adeguate reti di sostegno. Il supporto alla prima infanzia è un obiettivo da mettere al centro di tutte le scelte della politica: nel campo della salute come in quello dei servizi educativi, nel contrasto alla povertà così come nella tutela dell’ambiente”.

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