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Papa Francesco: la quaresima apre alla speranza pasquale

“Le sacre ceneri, questa sera, verranno sparse sul nostro capo. Esse ravvivano in noi la memoria di ciò che siamo, ma anche la speranza di ciò che saremo. Ci ricordano che siamo polvere, ma ci incamminano verso la speranza a cui siamo chiamati, perché Gesù è disceso nella polvere della terra e, con la sua Risurrezione, ci trascina con sé nel cuore del Padre. Così si snoda il cammino della Quaresima verso la Pasqua, tra la memoria della nostra fragilità e la speranza che, alla fine della strada, ad attenderci ci sarà il Risorto”.

Con queste parole di papa Francesco, lette dal card. Angelo De Donatis, penitenziere maggiore, che ha condotto anche la processione penitenziale dalla chiesa romana di Sant’Anselmo all’Aventino alla Basilica di Santa Sabina, è iniziato il cammino quaresimale, che conduce alla Pasqua, con l’invito a fare memoria:

“Riceviamo le ceneri chinando il capo verso il basso, come per guardare a noi stessi, per guardarci dentro. Le ceneri, infatti, ci aiutano a fare memoria della fragilità e della pochezza della nostra vita: siamo polvere, dalla polvere siamo stati creati e in polvere ritorneremo. E sono tanti i momenti in cui, guardando la nostra vita personale o la realtà che ci circonda”.

L’imposizione delle ceneri è un fare memoria della propria fragilità: “Ce lo insegna soprattutto l’esperienza della fragilità, che sperimentiamo nelle nostre stanchezze, nelle debolezze con cui dobbiamo fare i conti, nelle paure che ci abitano, nei fallimenti che ci bruciano dentro, nella caducità dei nostri sogni, nel constatare come siano effimere le cose che possediamo”.

E le fragilità sono tante: “Fatti di cenere e di terra, tocchiamo con mano la fragilità nell’esperienza della malattia, nella povertà, nella sofferenza che a volte piomba improvvisa su di noi e sulle nostre famiglie. E, ancora, ci accorgiamo di essere fragili quando ci scopriamo esposti, nella vita sociale e politica del nostro tempo, alle ‘polveri sottili’ che inquinano il mondo: la contrapposizione ideologica, la logica della prevaricazione, il ritorno di vecchie ideologie identitarie che teorizzano l’esclusione degli altri, lo sfruttamento delle risorse della terra, la violenza in tutte le sue forme e la guerra tra i popoli”.

Inoltre la fragilità ricorda la morte: “Da ultimo, questa condizione di fragilità ci richiama il dramma della morte, che nelle nostre società dell’apparenza proviamo a esorcizzare in molti modi e a emarginare perfino dai nostri linguaggi, ma che si impone come una realtà con la quale dobbiamo fare i conti, segno della precarietà e fugacità della nostra vita”.

Però la Quaresima è un richiamo alla speranza: “La Quaresima, però, è anche un invito a ravvivare in noi la speranza. Se riceviamo le ceneri col capo chino per ritornare alla memoria di ciò che siamo, il tempo quaresimale non vuole lasciarci a testa bassa ma, anzi, ci esorta a sollevare il capo verso Colui che dagli abissi della morte risorge, trascinando anche noi dalla cenere del peccato e della morte alla gloria della vita eterna. Le ceneri ci ricordano allora la speranza a cui siamo chiamati perché Gesù, il Figlio di Dio, si è impastato con la polvere della terra, sollevandola fino al cielo”.

Infatti il cammino quaresimale apre alla speranza pasquale: “Convertiamoci a Dio, ritorniamo a Lui con tutto il cuore, rimettiamo Lui al centro della nostra vita, perché la memoria di ciò che siamo (fragili e mortali come cenere sparsa nel vento) sia finalmente illuminata dalla speranza del Risorto”.

L’omelia papale è stata un richiamo ad orientare la vita a Dio, con un richiamo a fare ‘deserto’ nella città, come esortava Carlo Carretto: “E orientiamo verso di Lui la nostra vita, diventando segno di speranza per il mondo: impariamo dall’elemosina a uscire da noi stessi per condividere i bisogni gli uni degli altri e nutrire la speranza di un mondo più giusto; impariamo dalla preghiera a scoprirci bisognosi di Dio o, come diceva Jacques Maritain ‘mendicanti del cielo’, per nutrire la speranza che dentro le nostre fragilità e alla fine del nostro pellegrinaggio terreno ci aspetta un Padre con le braccia aperte; impariamo dal digiuno che non viviamo soltanto per soddisfare i nostri bisogni, ma che abbiamo fame di amore e di verità, e solo l’amore di Dio e tra di noi riesce davvero a saziarci e a farci sperare in un futuro migliore”.

Parole che risuonano anche nel messaggio papale per la quaresima di fraternità della Chiesa brasiliana: “Il tema della Campagna di fraternità di quest’anno esprime anche la disponibilità della Chiesa in Brasile a dare un contributo affinché, durante la COP30 del prossimo mese di novembre, che si terrà a Belém do Pará, nel cuore dell’amata Amazzonia, le nazioni e gli organismi internazionali possano impegnarsi effettivamente in pratiche che aiutino a superare la crisi climatica e a preservare l’opera meravigliosa del Creato, che Dio ci ha affidato e che abbiamo la responsabilità di trasmettere alle future generazioni”.

Per questo il papa ha auspicato che tale campagna sia aiuto per chi è nel bisogno: “Auspico che tale percorso quaresimale rechi molti frutti e ci colmi tutti di speranza, della quale siamo pellegrini in questo Giubileo. Formulo voti affinché la Campagna di fraternità sia nuovamente un potente aiuto per le persone e le comunità di questo amato Paese nel suo processo di conversione al Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo e di impegno concreto con l’ecologia integrale”.

(Foto: Santa Sede)

Papa Francesco: la quaresima è un cammino verso la speranza

“Con il segno penitenziale delle ceneri sul capo, iniziamo il pellegrinaggio annuale della santa Quaresima, nella fede e nella speranza. La Chiesa, madre e maestra, ci invita a preparare i nostri cuori e ad aprirci alla grazia di Dio per poter celebrare con grande gioia il trionfo pasquale di Cristo, il Signore, sul peccato e sulla morte, come esclamava san Paolo: ‘La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?’ Infatti Gesù Cristo, morto e risorto, è il centro della nostra fede ed è il garante della nostra speranza nella grande promessa del Padre, già realizzata in Lui, il suo Figlio amato: la vita eterna”.

Con queste parole inizia il messaggio quaresimale di papa Francesco, intitolato ‘Camminiamo insieme nella speranza’, esortando i fedeli a confrontarsi concretamente con coloro che, nelle loro comunità, vivono in situazioni di vulnerabilità, fisica o spirituale, cioè a mettersi in cammino, che implica una conversione:

“E non possiamo ricordare l’esodo biblico senza pensare a tanti fratelli e sorelle che oggi fuggono da situazioni di miseria e di violenza e vanno in cerca di una vita migliore per sé e i propri cari. Qui sorge un primo richiamo alla conversione, perché siamo tutti pellegrini nella vita, ma ognuno può chiedersi: come mi lascio interpellare da questa condizione?

Sono veramente in cammino o piuttosto paralizzato, statico, con la paura e la mancanza di speranza, oppure adagiato nella mia zona di comodità? Cerco percorsi di liberazione dalle situazioni di peccato e di mancanza di dignità? Sarebbe un buon esercizio quaresimale confrontarsi con la realtà concreta di qualche migrante o pellegrino e lasciare che ci coinvolga, in modo da scoprire che cosa Dio ci chiede per essere viaggiatori migliori verso la casa del Padre. Questo è un buon ‘esame’ per il viandante”.

Quindi rispondere a tali domande è fondamentale per comprendere il significato di un cammino insieme: “Camminare insieme, essere sinodali, questa è la vocazione della Chiesa. I cristiani sono chiamati a fare strada insieme, mai come viaggiatori solitari. Lo Spirito Santo ci spinge ad uscire da noi stessi per andare verso Dio e verso i fratelli, e mai a chiuderci in noi stessi”.

Tale cammino implica una tensione verso l’unità: “Camminare insieme significa essere tessitori di unità, a partire dalla comune dignità di figli di Dio; significa procedere fianco a fianco, senza calpestare o sopraffare l’altro, senza covare invidia o ipocrisia, senza lasciare che qualcuno rimanga indietro o si senta escluso. Andiamo nella stessa direzione, verso la stessa meta, ascoltandoci gli uni gli altri con amore e pazienza”.

Per questo il papa ha chiesto se nella vita si vive quotidianamente la sinodalità: “In questa Quaresima, Dio ci chiede di verificare se nella nostra vita, nelle nostre famiglie, nei luoghi in cui lavoriamo, nelle comunità parrocchiali o religiose, siamo capaci di camminare con gli altri, di ascoltare, di vincere la tentazione di arroccarci nella nostra autoreferenzialità e di badare soltanto ai nostri bisogni… Questo è un secondo appello: la conversione alla sinodalità”.

Infine è possibile intraprendere tale cammino se si è sorretti dalla speranza, riprendendo l’insegnamento di papa Benedetto XVI: “Lasperanza che non delude, messaggio centrale del Giubileo, sia per noi l’orizzonte del cammino quaresimale verso la vittoria pasquale… Gesù, nostro amore e nostra speranza, è risorto e vive e regna glorioso. La morte è stata trasformata in vittoria e qui sta la fede e la grande speranza dei cristiani: nella risurrezione di Cristo!”

E’ un invito a credere che la speranza è ‘àncora’ dell’anima, proponendo per il periodo quaresimale la riflessione su alcune domande: “Ecco la terza chiamata alla conversione: quella della speranza, della fiducia in Dio e nella sua grande promessa, la vita eterna. Dobbiamo chiederci: ho in me la convinzione che Dio perdona i miei peccati?

Oppure mi comporto come se potessi salvarmi da solo? Aspiro alla salvezza e invoco l’aiuto di Dio per accoglierla? Vivo concretamente la speranza che mi aiuta a leggere gli eventi della storia e mi spinge all’impegno per la giustizia, alla fraternità, alla cura della casa comune, facendo in modo che nessuno sia lasciato indietro?”

Ramadan nel Sahara

Sette colpi di cannone risuonano gravi in tutta Laayoune, circa 400.000 abitanti, in pieno deserto del Sahara. Sono le ore 19.05 precise.  E’ l’inizio della guerra santa dei musulmani con sè stessi: il Ramadan. Niente acqua, nè cibo per l’intero giorno. La città si fa deserta, i ragazzi sono esenti da scuola. Qualche raro abitante, all’ombra di una palma, immerso nelle pagine del Corano. Poi, ogni giorno alla sera un colpo  fortissimo, all’ora precisa della rottura del digiuno, che qui si chiama ‘ftur’.

“E’ per me un momento mistico”, mi fa Danilo, giovane gesuita. Ed è quando tutta la gente, riunita in famiglia, in un silenzio assorto, attende il colpo di cannone.  Si inizia, allora, come un vero rito collettivo ad aprire la bocca: si mangia, finalmente. Subito un dattero e poi la ‘harira’, una minestra ricca e densa, che apre e ammorbidisce la gola. E’ come se tutti fossero seduti alla tavola di Dio, dopo una lunga carestia. Sì, in una grandiosa comunione.

Per tutto un popolo è un momento sacro per eccellenza, mentre la moschea canta lunghi pezzi di Corano, per terminarne la lettura a fine Ramadan. La notte, poi, si anima all’inverosimile: una frenesia collettiva si riversa sulle strade e le piazze. Un giornata intera di digiuno, tra preghiera, lettura del Corano e solidarietà, non è una vittoria da poco. Trasforma l’anima. Perchè ‘è cieco chi guarda soltanto con gli occhi’, come si dice qui. In piena notte, poi, riprendo il bus per la città più vicina, a cinquecento chilometri, otto ore di deserto…

Alle prime luci del mattino, ecco una sottile striscia di terra, lunga 40 km, si stacca dal continente africano formando una laguna. Come una insolita, enorme strada di sabbia immersa nel mare, essa termina in una città: Dakhla. Posizione unica e suggestiva, viene definita ‘porta del paradiso’. Il buon clima, il vento, il surf, la sabbia dorata tutta circondata di mare le danno ragione. Turismo e pesca la fanno vivere, come i suoi due polmoni. Moltissimi migranti subsahariani lavorano in particolare nella pesca. Ma per loro è quasi un inferno: lavoro notturno nelle celle frigorifere per 120dh (11€). Lavoro duro e stressante.

Da qui sognano l’Europa: le Canarie sono a due passi, nonostante le tremende correnti. Per questo la prima cosa che mi si porta a vedere è il cimitero. Cumuli e cumuli di terra con una semplice pietra sopra: senza nome, senza data, senza più giovinezza. Le loro famiglie, a migliaia di km. nel pianto. Sono i morti in mare negli interminabili naufragi. Osservo queste pietre poste sopra ogni speranza, ogni sogno per volti e storie venuti da lontano, dopo un estenuante cammino.

Tutto è ormai sotterrato: più di 6.000 morti nel 2023. Poi, visita alla zona industriale con interminabili camion-cisterna bianchi. I banchi di sardine qui vengono aspirati insieme all’acqua di mare, per conservarne la freschezza, e immediatamente congelati nei frigo: ‘Peccato che il mare si impoverisce, il lavoro diminuisce, il salario si riduce’, commenta la mia guida. Ed è un punto interrogativo sul domani. A differenza di altrove qui i migranti godono di un lavoro e di una certa stabilità.

A sera, con Valerio, missionario congolese, camminando per le strade della città bussiamo a una porta di povera gente, la famiglia sarahoui di Saida: “L’uomo sarà anche il capo della casa, precisa qualcuno, ma la donna ne è il cuore”.

Siamo accolti tra tappeti, the e dolci di ramadan. Per tradizione, i bicchieri di the che qui si offrono sono tre. Il primo gradevole, ma un pò amaro, per l’ospite di passaggio, il secondo dolce  per l’ospite che si trattiene e il terzo, dolce come il miele, per l’amico che si confida. Tre tempi dell’accoglienza. Sapendo che ‘il dolore o l’amore è come un tesoro; lo si mostra solo agli amici”, ricorda un proverbio.

“Se dai il cuore, mi commenta sottovoce Valerio, loro ti daranno il cuore!”, presentandomi come ospite alla prima famiglia in città. Brillano loro gli occhi per l’onore. Poi, alla partenza, con una tazza di profumi Aya, la ragazza più giovane, vi verrà a spruzzarvi i vestiti. Per la tradizione saraoui, un segno di appartenenza alla famiglia. Sotto la finestra un gruppo di bambini si arresta, cantando una nenia d’occasione, per avere qualche dirham. Mentre i poveri affollano i dintorni delle moschee, per approfittare della solidarietà abituale del Ramadan. ‘Chi dà ai poveri presta a Dio’, si dice comunemente.

Le moschee, infatti, in questo tempo sono frequentatissime, con tappeti distesi largamente anche fuori, e tanta gente sia dentro che fuori la moschea durante la preghiera. Questa è intercalata ogni tanto da ‘Allah akbar’ (Dio è grande) lanciato dal muezzin, subito ripreso sommessamente da tutto un popolo attorno.

Sia a Laayoune che a Dakhla nelle due chiese, dallo stile anni ‘30 al tempo della presenza spagnola, la Caritas è in piena attività. Struttura efficiente e ben motivata, composta di personale volontario e non, è attenta a tutte le persone vulnerabili, senza distinzione, cioè migranti musulmani o cristiani. Sostiene, inoltre, un’opera di assistenza sociale marocchina per migranti come Shakiel El Ambra e l’Association Dakhla des Handicapés, un’assistenza di eccellenza per un centinaio di bambini del territorio. Si, tutto sembra dire: la grandezza di Dio è l’amore.

I giovani migranti subsahariani di Rabat vi offrono il ‘sapone alla lavanda di Quaresima’ con un messaggio di Isaia. Domenica lo hanno fatto alle chiese di Rabat, Mohammedia, Meknes, Casablanca, dopo la messa. ‘Lavatevi, purificatevi… Cessate di fare il male…’. (Is.1,16) Sì, lavarsi il corpo e l’anima, con il profumo della lavanda, come una vera preghiera…

Maupal: il cammino quaresimale apre alla libertà

“Così si apre il Decalogo dato a Mosè sul monte Sinai. Il popolo sa bene di quale esodo Dio parli: l’esperienza della schiavitù è ancora impressa nella sua carne. Riceve le dieci parole nel deserto come via di libertà. Noi li chiamiamo ‘comandamenti’, accentuando la forza d’amore con cui Dio educa il suo popolo. E’ infatti una chiamata vigorosa, quella alla libertà”: questo è l’inizio del messaggio quaresimale, intitolato ‘Attraverso il deserto Dio ci guida alla libertà’, di papa Francesco.

Presentando il messaggio il card. Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ha sottolineato che il messaggio propone una riflessione sul valore della libertà: “In un tempo in cui molte, troppe, difficoltà pesano enormemente su ognuno di noi, il Vangelo apre una strada nel deserto e ci annuncia che la nostra schiavitù è già finita, veramente finita. Il cammino dell’esodo è, infatti, necessariamente lungo, non solo per raggiungere la Terra Promessa, ma soprattutto per scegliere una libertà autentica. La libertà offerta deve essere desiderata e abbracciata. E questo nemmeno Dio può farlo al nostro posto”.

Alla presentazione del messaggio per la Quaresima era stato invitato anche l’artista Mauro Pallotta (in arte ‘Maupal’), che ha illustrato la prima opera d’arte per il cammino quaresimale: “In questa prima illustrazione, ho raffigurato il deserto usando l’immagine di papa Francesco mentre spinge una carriola che contiene un ‘sacco’ di fede.

E’ un deserto di chiodi che rappresentano idoli vecchi e nuovi, tutte le nostre prigionie. Questi pungenti ostacoli potrebbero bucare la ruota gommata della carriola ma, seguendo papa Francesco, che apre il sentiero con la forza della fede, spariscono: la strada diventa per tutti percorribile e la meta raggiungibile”.

Ha narrato il compito dell’arte: “Rappresentare i valori cristiani attraverso l’arte è da sempre uno dei maggiori compiti della pittura e della scultura. Inoltre, bisogna anche sottolineare che pittura, scultura ed altre forme d’arte, hanno innalzato la propria qualità e hanno acquisito una enorme importanza sociale e politica, proprio grazie alle rappresentazioni di tematiche cristiane”.

Quindi a lui chiediamo di raccontare come è nata l’idea di supportare con l’arte il cammino quaresimale di quest’anno: “L’idea non è mia ed è nata dal Dicastero dello Sviluppo Umano della Santa Sede. Sono stato contattato via mail e dopo qualche colloquio siamo arrivati con reciproca soddisfazione alla decisione di una collaborazione”.

Come ha tradotto in arte le parole del messaggio per la Quaresima?

“Tradurre le parole di papa Francesco attraverso il linguaggio dell’arte è una mia prerogativa. Il mio obiettivo principale è la sintesi, ma senza mai decadere nella superficialità o nella banalità. Un altro dei miei obiettivi è la semplicità con la speranza che anche un bambino di cinque anni possa capire il concetto che rappresento attraverso un tratto fumettistico e con una simbologia basica”.

Quale parola del messaggio della Quaresima risulta per lei più stimolante per la riflessione?

“Tutto il testo del Santo Padre è estremamente profondo e particolarmente stimolante per chi, come me, comunica attraverso una forma d’arte. La parola che ritengo più stimolante, benché la si usa spesso in modalità inflazionata, è ‘libertà’. Una libertà che va molto oltre ai vari significati che generalmente siamo abituati ad attribuirgli. Una libertà vera che pone ognuno di noi di fronte ad uno specchio, occhi negli occhi”.

Come è nata l’idea di ritrarre con umorismo il papa?

“L’ironia fa parte di me ed in qualsiasi argomento che affronto le mie rappresentazioni contengono spesso un pò di umorismo. Probabilmente è una eredità della mia profonda romanità, caratterizzata sempre da un pensiero sarcastico e dissacrante. Con Papa Francesco ho spesso usato queste caratteristiche ma non ho mai travalicato il confine della volgarità, ne del profondo rispetto che nutro verso il Santo Padre”.

E la prima opera street ‘SuperPope’?

“Sono passati esattamente dieci anni dal ‘SuperPope’. L’opera nacque quasi per caso e papa Francesco era salito sul trono di Pietro solo da poco tempo. Mi colpirono due cose in particolare: l’estrema somiglianza nel volto con il mio amato nonno Carlo che non c’era più da tanti anni e la grande empatia che riusciva da subito a trasmettere. Inoltre la sua grande applicazione verso i più deboli fece subito breccia nella mia sensibilità”.

Lei ha lavorato anche nelle carceri: per quale motivo chi ha vissuto l’inferno indica la via del paradiso?

“Da qualche anno svolgo dei laboratori di street art nelle scuole e nelle carceri e a volte unendo studenti e detenuti, per poi dipingere tutti insieme i muri delle carceri. Lavorare con le persone recluse porta ad avere un annullamento del pregiudizio che spesso è innato dentro noi essere umani. Si possono incontrare persone che hanno commesso errori, anche orribili, ed ora che sono reclusi fanno i conti con la propria coscienza. Io sono convinto che chi conosce il buio e il freddo, possa capire ed apprezzare  nella totalità la bellezza e il calore della luce”.

(Tratto da Aci Stampa)

Kantiere Kairos, è online l’e-book ‘Diario di Quaresima’

“Il popolo sa bene di quale esodo Dio parli: l’esperienza della schiavitù è ancora impressa nella sua carne. Riceve le dieci parole nel deserto come via di libertà. Noi li chiamiamo “comandamenti”, accentuando la forza d’amore con cui Dio educa il suo popolo. E’ infatti una chiamata vigorosa, quella alla libertà. Non si esaurisce in un singolo evento, perché matura in un cammino”.

Dal messaggio di papa Francesco per la quaresima per la pop-rock band di musica cristiana Kantiere Kairòs, si apre una straordinaria sinergia: è online l’e-book ‘Diario di Quaresima (in cammino fra la polvere)’, uno straordinario mix di parole, illustrazioni e musica, che contiene le meditazioni del frate cappuccino p. Onofrio Farinola, le illustrazioni e la grafica di Alumera, la play list del gruppo insieme all’inedito ‘te o Me’ ‘che nasce da una domanda: scegli di guardare il male o scegli di guardare Me?’

Presentando questo cammino quaresimale Jo e Gabriele Di Nardo, fondatori della band calabrese, hanno spiegato il motivo di questa pubblicazione: “Un cammino che trova il senso solo se metti insieme i sensi: una Parola da gustare, una musica da ascoltare, un miracolo da vedere, polvere da toccare. Il deserto è il tempo per ritrovarsi e ritrovare. Ed è in questo tempo che si riscopre la bellezza dell’amore: l’amore nasce sempre nel deserto. Noi in questi giorni lo abbiamo sperimentato sulla nostra carne. Ci credevamo solitari erranti nel deserto e ci siamo ritrovati fratelli in cammino. Ed è proprio vero che ‘dove due o tre sono riuniti in Lui, Lui ci sarà’.

Kantiere Kairòs’è una pop/rock band di musica cristiana, fondata nel 2008 dai fratelli Jo e Gabriele Di Nardo e composta anche da Antonello Armieri, voce e chitarra acustica, e dal bassista Davide Capitano,  per raccontare il loro cammino di fede, l’amore per la Santa Trinità, la piena fiducia in quell’unica Madre e Vergine che indica la strada verso il Figlio Salvatore, Maria.

Quindi da Antonello Armieri, autore dei brani di’Kantiere Kairòs’ ci facciamo raccontare la genesi di questo e-book: “Da un’idea di Alumera. Per una bellissima coincidenza, Alumera ha ascoltato il nostro nuovo brano, appunto ‘te o Me’, e ci ha proposto di associare alle meditazioni di p. Onofrio Farinola le nostre canzoni, fino a stilare una vera e propria playlist inserita poi nel suo bellissimo Diario di Quaresima”.

Perché la scelta tra ‘te o Me’?

“Soprattutto nel tempo di Quaresima siamo portati a mettere in discussione il rapporto che abbiamo (o non abbiamo) con Dio. Di che natura è la nostra relazione con Lui? Siamo certi di abbandonarci al Suo amore nonostante la nostra sporcizia, nonostante la nostra umanità inquinata, nonostante le nostre ipocrisie? Quale voce ascoltiamo in questo deserto, la nostra o la Sua? Abbiamo trascritto il Suo richiamo in prima persona, per ricordarci che la Sua voce è sempre in noi”.

Cosa è il deserto?

“Il mio personale concetto di deserto è quello espresso qualche giorno fa alla stessa Alumera. Deserto per me è essere abitato dalla sensazione di assenza: assenza di stupore, di interesse, di gioia, in qualche modo anche assenza di sete, quasi apatia e rassegnazione. Convincermi che Dio si sia allontanato da me e che io non sia stato abbastanza in gamba per fare quello che mi aveva chiesto al primo incontro. Deserto è dubitare, è assenza di fiducia nel Signore che mi aveva promesso la sua vicinanza, sempre”.

In quale modo Dio guida alla libertà attraverso il deserto?

“Sulla base delle parole bibliche commentate da papa Francesco, sappiamo che è Dio a liberare Israele, a commuoversi, e non è Israele a chiederlo. Così anche noi, se crediamo nell’amore protettivo e sanificante del Signore, non dobbiamo temere i deserti che la vita ci chiama ad attraversare. Siamo certi che Lui provvederà e ci porterà alla libertà, se glielo permetteremo, fidandoci e affidandoci”.

In quale modo è possibile riconoscere Gesù?

“Nelle mie scelte personali, e quindi nel mio personale discernimento, riconosco Gesù nella pace, nella libertà che una determinata scelta regala al mio cuore. Rispondere semplicemente alla domanda ‘in questo caso, cosa avrebbe fatto Gesù?’ è già una strada essenziale per riconoscerLo, in modo molto pratico. ‘Nel deserto delle voci’ invece, quando regna la confusione e sono stanco e demoralizzato, mi affido al Rosario, perché Maria mi riporta amorevolmente a riconoscere Suo Figlio, sempre”.

Come è il cammino tra la polvere?

“Se parliamo di concretezza, in questo tempo quaresimale è fatto di creazione di più spazi per Dio nella mia vita. Avere più tempo per Lui, meditare la Parola, provare a non farmi distrarre troppo da ciò che fa rumore nel mondo e offrire qualche digiuno in più a pane e acqua, perché, nonostante possa sembrare arcaico per qualcuno, sono fermamente convinto che il digiuno alimentare è quello più efficace e pratico.

Oltretutto ho l’impressione che anche nell’ambito ecclesiale si tenda un po’ a raggirarlo per preferirgli altri tipi di digiuni (assolutamente leciti e sani). Ma a mio avviso toccare l’uomo nei suoi punti vitali ed essenziali è qualcosa che smuove concretamente il cammino interiore”.

(Tratto da Aci Stampa)

Antonio Caschetto: in Quaresima con ‘Laudate Deum’

“Sono passati ormai otto anni dalla pubblicazione della Lettera enciclica Laudato si’, quando ho voluto condividere con tutti voi, sorelle e fratelli del nostro pianeta sofferente, le mie accorate preoccupazioni per la cura della nostra casa comune. Ma, con il passare del tempo, mi rendo conto che non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura. Al di là di questa possibilità, non c’è dubbio che l’impatto del cambiamento climatico danneggerà sempre più la vita di molte persone e famiglie. Ne sentiremo gli effetti in termini di salute, lavoro, accesso alle risorse, abitazioni, migrazioni forzate e in altri ambiti”.

Così inizia l’esortazione apostolica ‘Laudate Deum’ di papa Francesco, nella quale si ritrova alcuni  temi principali delle sue due encicliche precedenti, ‘Laudato sì’ e ‘Fratelli tutti’: l’urgenza di affrontare la crisi sociale e ambientale, l’ascolto della scienza, la critica al paradigma tecnocratico, la volontà di costruire un ‘noi’ in grado di prendersi cura della casa comune, mediante il lavoro delle istituzioni internazionali e il protagonismo della società civile. 

A Macerata la scuola missionaria della diocesi ha invitato l’architetto Antonio Caschetto, Pojecct Manager del Centro ‘Laudato Sì’ ed Advisor del Programma Globale dei Circoli ‘Laudato sì’, a cui abbiamo chiesto di spiegarci il motivo per cui papa Francesco invita a lodare Dio: “E’ nella natura dell’uomo essere creatura ed è dovere di ognuno di noi lodare il Signore attraverso le sue creature”.

Quali sono le motivazioni spirituali dell’enciclica ‘Laudate Deum’?

“L’enciclica è un documento molto pratico, perché è un invito alla transizione ecologica in maniera chiara; però all’interno di essa ci sono motivazioni spirituali molto forti, che attingono alla tradizione della Chiesa ed ai documenti del magistero. Il papa ribadisce in questo documento queste motivazioni spirituali. Con diverse citazioni da ‘Laudato sì’, è richiamata la comprensione biblica del mondo come creazione e possesso esclusivo di Dio, l’atteggiamento di Gesù che sapeva cogliere nel mondo la bellezza seminata dal Padre e la presenza del Risorto che avvolge il mondo materiale. Viene rimarcata l’opposizione tra la fede che ci fa sentire uniti alle altre creature e il paradigma tecnocratico che ci isola dalle realtà circostanti”.

Ad Assisi nascerà nel mese di maggio il Centro ‘Laudato Sì’: di cosa si tratta?

“L’idea è quella di rendere Assisi un luogo di promozione dell’ecologia integrale attraverso il ‘Cantico delle creature’ ed attraverso il creato, perché la città parla con una spiritualità particolare. Con la collaborazione della diocesi e con i francescani cerchiamo di portare avanti questi temi. Consentirà, a tutti coloro che operano nell’ambito dell’ecologia integrale e ai pellegrini in visita ad Assisi, di vivere i luoghi francescani con attività di formazione, incontro e spiritualità nel creato”.

Cosa sono i ‘luoghi Laudato sì’?

“Tutto il Movimento ‘Laudato Sì’, e coloro che hanno a cuore l’ecologia integrale, vedono in Assisi un punto di riferimento. Il cammino sinodale svolto in questi anni con la diocesi di Assisi, con i francescani, con le religiose e i religiosi, i laici, la Pro Civitate Christiana, il FAI ed il Comune, ci ha suggerito di proporre un ‘ecosistema di luoghi’ che possano rappresentare per i pellegrini e per i visitatori opportunità di sensibilizzazione, di formazione e spiritualità. ‘Terra Laudato Sì’ nasce dal desiderio di vivere luoghi dell’incontro nella città del Poverello. Soprattutto il nostro desiderio è che siano luoghi di incontro tra persone in contatto in varie parti di Italia e del mondo, ma anche luogo di incontro con Dio che ci parla attraverso il creato. San Francesco può essere un ottimo modello per entrare in dialogo con Dio attraverso questo linguaggio”.

A maggio si terrà anche la ‘Settimana Laudato Sì’ sul tema della speranza: di cosa si tratta?

“Questa settimana si celebra a fine maggio per ricordare la pubblicazione dell’enciclica, fatta il 24 maggio 2015. Non è solo un ricordo, ma un modo per attivarsi concretamente. Quest’anno il tema è la speranza. E’ molto bello, perché la Santa Sede invita tutte le comunità a camminare insieme ed a prendere impegni concreti per la tutela dell’ambiente. La speranza è uno strumento che ci consente di superare la legge naturale del decadimento. La speranza ci è data da Dio come protezione e guardia contro la futilità. Solo attraverso la speranza possiamo realizzare in pienezza il dono della libertà. Libertà di agire non solo per raggiungere divertimento e prosperità, ma per raggiungere la fase in cui siamo liberi e responsabili”.

Per quale motivo sperare per la terra è sperare per l’umanità?

“La speranza è quell’ancora che dà senso alla vita. Molto spesso il mondo sembra dirci che non abbiamo speranza; invece abbiamo bisogno di riprendere quest’ancora con maggior consapevolezza. C’è una frase comunemente attribuita a sant’Agostino che dice: ‘La speranza ha due belle figlie; i loro nomi sono Rabbia e Coraggio. Rabbia per come stanno le cose e coraggio di vedere che non rimangano come sono’. Mentre assistiamo alle grida e alle sofferenze della terra e di tutte le creature, lasciamo che la santa rabbia ci spinga verso il coraggio di essere fiduciosi e attivi per la giustizia. Crediamo che l’incarnazione del Figlio di Dio offra una guida che ci consenta di affrontare questo mondo inquietante. Dio è con noi nel tentativo di rispondere alle sfide del mondo in cui viviamo”.

Con mercoledì delle ceneri è iniziato il tempo quaresimale: cosa propongono i circoli ‘Laudato sì’ per vivere questo tempo?

“A livello internazionale il movimento propone un cammino con l’invito a fermarsi ad ascoltare. E’ un invito a rallentare i ritmi della propria vita ed a vivere nel creato la quaresima come tempo di ascolto attraverso un impegno concreto per un mondo migliore. Lo facciamo con la preghiera e con l’aiuto dei sussidi, che sono inviati quotidianamente attraverso whattsap a chi si iscrive nel sito del movimento”.

Milano: mons. Delpini invita a rinnovare la vita nella Quaresima

“Avviandoci sul nostro cammino quaresimale, con questo antico e semplice Rito delle ceneri, vorremmo anche noi iscriverci tra gli amici di Dio che percorrono la vita rinnovandosi ogni giorno: coloro che sono pieni di fiducia, che attingono alla gioia, che fanno l’esame di coscienza quotidianamente, che sono allergici a giudicare gli altri secondo una qualche etichetta, quelli della speranza che fissano lo sguardo sulle cose invisibili”: con queste parole di mons. Mario Delpini domenica scorsa anche l’arcidiocesi di Milano ha iniziato il cammino quaresimale.

In effetti il rito ambrosiano non ha mai conosciuto il ‘mercoledì delle ceneri’ come inizio del tempo quaresimale, ma ha sempre fatto iniziare questo periodo liturgico dalla sesta domenica prima di Pasqua, o prima domenica di Quaresima, nella quale si legge la pagina di Vangelo che ci presenta il digiuno di Gesù nel deserto e le tre tentazioni da parte del demonio.

Nei Secondi Vespri solenni della prima domenica della Quaresima ambrosiana, da lui presieduti in Duomo e concelebrati dai Canonici del Capitolo metropolitano, l’Arcivescovo ha delineato il profilo delle donne e degli uomini che, nei 40 giorni del tempo penitenziale, possono rendere nuovi un mondo e una Chiesa che paiono irrimediabilmente invecchiati, come ha sottolineato la seconda lettera di san Paolo ai Corinti:

“E’ come se il mondo fosse invecchiato. Sembra di abitare in una di quelle case abbandonate al degrado. Il mondo invecchiato cade a pezzi e si aggirano bande di disperati, di vandali, di delinquenti che si accaniscono a rovinarlo, come quelli che si divertono a tagliare il ramo su cui sono appoggiati. Nel mondo invecchiato i discorsi sono deprimenti”.

Ma in questo invecchiamento, cui la Chiesa non è esente, si possono riconoscere persone capaci di rinnovamento: “Qualche volta si ha l’impressione che anche la Chiesa sia invecchiata, che sia circondata dal disinteresse, che abbia perso attrattiva per la gente del nostro tempo, che sia rattristata perché la sua parola è accolta con scetticismo e, talora, con disprezzo». Eppure, «in questo spettacolo desolante, si riconoscono uomini e donne che custodiscono il principio del rinnovarsi di giorno in giorno e che, perciò, non si scoraggiano”.

Da queste persone nasce la fiducia: “Uomini e donne che leggono le statistiche, decretanti l’inevitabile declino con il linguaggio perentorio e un po’ stupido dei numeri, che ascoltano i discorsi catastrofici, che raccolgono dalla cronaca racconti di fatti assurdi e tremendi, ma che sono pieni di fiducia, perché conoscono il principio del rinnovarsi ogni giorno”.

(Foto: Arcidiocesi di Milano)

Prima domenica di Quaresima: Convertitevi!

Con il mercoledì delle ceneri è iniziata la quaresima; periodo forte dell’anno liturgico che ci porta alla Pasqua di risurrezione: uno spazio di 40 giorni, numero simbolico assai significativo. Il 40 è il risultato di 4×10: il n. 4 indica la realtà creata da Dio (acqua, terra, aria, fuoco); il n. 10 indica Dio e la Santissima Trinità, la forza divina. Continuando il simbolismo Gesù, prima di iniziare la vita pubblica si ritira nel deserto dove viene tentato da Satana. La vita del cristiano è un combattimento contro le forze del maligno.

Con Satana Gesù non dialoga ma risponde sempre con la ‘Parola di Dio’: entra in dialogo Eva e commette il peccato originale; Caino ed uccide il fratello Abele; Gesù resiste sempre a Satana dicendo: ‘Taci ed esci fuori’! La tentazione è sempre una scelta tra due amori; la tentazione ci permette di fare la nostra scelta. Nel deserto Gesù stava con le bestie selvatiche; Gesù invita noi a guardarle in faccia ma non ad aver paura: non devi temerle, né ignorarle, né ucciderle: è la bestia dell’orgoglio, della superbia, dell’arrivismo, della sessualità sfrenata. Non bisogna aver paura ma fare la scelta oculata, responsabile, attenta.

Gesù, fatta la sua scelta, esce dal deserto ed annuncia il Vangelo. La bella Notizia. Il Vangelo è il grande Messaggio annunciato da Gesù: non siamo mai soli, l’amore misericordioso di Dio e la sua Grazia non verranno mai meno. Il Vangelo non assicura ricchezze, onori, piaceri; anzi Gesù dice: “chi vuole essere mio discepolo prenda la croce e mi segua”! La bella notizia del Vangelo: non saremo mai soli; Dio è sempre accanto a noi. Da qui l’esortazione austera: ‘Il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino, convertitevi!’

Forse tu mi chiedi: per chi suona questa campana? Amico, che ascolti: questa campana suona per me, per te, per ciascuno di noi: tutti abbiamo bisogno di ‘conversione’, operare una rivoluzione mentale, come indica il termine greco: ‘metanoia’, rivoluzione interiore che ciascuno di noi è invitato a realizzare dentro se stesso, nel proprio cuore. Per aiutarci in questo impegno la Chiesa ci indica un itinerario che si può sintetizzare in tre parole: preghiera, digiuno, elemosina.

La Preghiera può assumere varie espressioni: Dio ci parla e bisogna rispondere a ‘tu per tu’ con Dio, come figli al padre.  Digiuno: oltre che pratica fatta di sobrietà di cibo, è soprattutto sforzo sincero per togliere dal cuore tutto ciò che è frutto del peccato o di mancanza di amore. Elemosina: aprire il cuore  e gli occhi e scorgere accanto a noi tanti fratelli e sorelle materialmente e spiritualmente che soffrono. Perciò invito alla solidarietà.  

Ecco perché la quaresima è un cammino di conversione, di penitenza, di revisione completa della vita.  Gesù con il Battesimo ci ha costituito figli di Dio; Dio, come ben sai, è amore, perdono, misericordia infinita. La quaresima è il tempo propizio per la scelta guardando Gesù che, prima di dare inizio alla vita pubblica, dopo l’apprendistato di trenta anni a Nazareth e il Battesimo nel Giordano, si è ritirato nel deserto per insegnare a noi una lezione di vita. In Gesù ci viene offerta oggi un’alleanza nuova con Dio che è amore.

Il grande dono offerto da Gesù è quello di essere con il Battesimo veri Figli di Dio, perché fratelli di Cristo Gesù, chiamati perciò a ricevere il dono di una terra nuova e un cielo nuovo. E’ necessario ripensare al nostro Battesimo, ai doni ricevuti (talenti e carismi) ma soprattutto prendere coscienza di essere e di vivere da figli di Dio. Come cristiani siamo chiamati ad annunciare il messaggio di Cristo non solo proclamandolo a parole ma soprattutto con le opere.

Essere cristiani nel nostro lavoro quotidiano in campo politico, economico, sociale oltre che religioso. Nel nostro impegno quotidiano non saremo mai soli; dice infatti Gesù: “io sarò accanto a voi sempre, sino alla fine del mondo”. Maria, madre di Gesù e madre nostra, sa quanto siamo deboli, conosce le risorse di misericordia del Figlio suo, ci ottenga la grazia di fidarci del Figlio suo, vero Dio e nostro fratello.

Papa Francesco: quaresima per vivere la fraternità

Anche quest’anno, papa Francesco ha inviato un videomessaggio per la Campagna di Fraternità promossa dalla Conferenza Episcopale del Brasile sul tema ‘Fraternità e amicizia sociale’, mentre il motto è tratto dal Vangelo di Marco, ‘Siete tutti fratelli e sorelle’ nel ricordo del 60^ anniversario della campagna in un itinerario di conversione:

“Mentre iniziamo, con digiuno, penitenza e preghiera il cammino quaresimale, mi unisco ai miei fratelli della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile in un inno di rendimento di grazie all’Altissimo per i 60 anni della Campagna di Fraternità, un itinerario di conversione che unisce fede e vita, spiritualità e impegno fraterno, amore a Dio e amore al prossimo, specialmente a chi è più fragile e bisognoso di attenzione. Questo percorso è proposto ogni anno alla Chiesa in Brasile e a tutte le persone di buona volontà di questa amata nazione”.

Il messaggio papale è un invito a vivere la fraternità: “Come fratelli e sorelle, siamo invitati a costruire una vera fraternità universale che favorisca la nostra vita in società e la nostra sopravvivenza sulla Terra, nostra Casa Comune, senza mai perdere di vista il Cielo dove il Padre ci accoglierà tutti come suoi figli e figlie”.

Di fronte a guerre e violenze il papa ha chiesto di allargare la fraternità: “Purtroppo nel mondo vediamo ancora molte ombre, segnali della chiusura in se stessi. Perciò, ricordo il bisogno di allargare la nostra cerchia per arrivare a quelli che spontaneamente non sentiamo parte del nostro mondo di interessi, di estendere il nostro amore ad ‘ogni essere vivente’, vincendo frontiere e superando ‘le barriere della geografia e dello spazio’.

Auspico che la Chiesa in Brasile ottenga buoni frutti in questo cammino quaresimale e formulo voti affinché la Campagna di Fraternità, ancora una volta, aiuti le persone e le comunità di questa amata nazione nel loro processo di conversione al Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo, superando ogni divisione, indifferenza, odio e violenza”.

Mentre nel messaggio al Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo papa Francesco ha ringraziato i partecipanti al consesso: “Desidero ringraziarvi per l’impegno, il tempo e le energie che dedicate alla lotta per un mondo migliore, in cui nessuno veda lesa la propria dignità e dove la fratellanza diventi una realtà, fonte di gioia e di speranza per tutti”.

Nel messaggio il papa ha sottolineato la dicotomia esistente nel mondo: “Oggi il nostro mondo si trova ad affrontare una dicotomia straziante. Da un lato milioni di persone soffrono la fame, dall’altro si riscontra una grande insensibilità nello spreco alimentare. Il cibo che viene sprecato ogni anno genera enormi quantità di gas serra, mentre basterebbe un corretto razionamento per sfamare tutti coloro che hanno fame”.

Sono tempi incerti verso un pericolo: ”Questi sono tempi precari. Stiamo spingendo il mondo verso limiti pericolosi: il clima sta cambiando, le risorse vengono saccheggiate; I conflitti e la crisi economica mettono a rischio la sopravvivenza di milioni di persone.

Di fronte alla crisi, le comunità rurali sono le prime a essere colpite, poiché non hanno le risorse per far fronte alla situazione causata dai cambiamenti climatici e dalle ostilità, e sono escluse dall’accesso ai finanziamenti. Anche i popoli indigeni sono vittime di disagi, privazioni e abusi. Sebbene la loro conoscenza sulla gestione delle risorse naturali e la loro connessione con l’ambiente possa aiutare a conservare la biodiversità”.

E non ha dimenticato le donne e le famiglie: “Un altro gruppo trascurato sono le donne, che rappresentano i pilastri di oltre la metà delle famiglie che soffrono di insicurezza alimentare nelle zone rurali, dove molti giovani mancano di formazione, risorse e opportunità. I giovani sono il futuro delle nostre comunità rurali e in essi risiede un importante potenziale di innovazione e cambiamento positivo”.

Di fronte a tali drammi il papa ha invitato a ‘costruire’ una nuova agricoltura: “Signor Presidente, questa realtà ci spinge ad affrontare i problemi esistenti, in particolare la fame e la miseria, non accontentandoci di strategie astratte o impegni irraggiungibili, ma coltivando la speranza che scaturisce dall’azione collettiva. Collaboriamo alla costruzione di un sistema agricolo e alimentare più inclusivo.

I programmi di ricerca e tecnologia che promuovere un’agricoltura sostenibile e rispettosa dell’ambiente. Allo stesso modo, è essenziale eliminare gli sprechi alimentari e sostenere un’equa distribuzione delle risorse. Investire semplicemente nel trasporto e nello stoccaggio può ridurre le perdite dei piccoli agricoltori, che producono un terzo del cibo consumato quotidianamente”.

Ed infine un invito per uno sviluppo integrale: “Invoco l’aiuto divino su tutti voi, affinché la saggezza, l’empatia e uno spirito di leale cooperazione e servizio guidino le vostre decisioni e le cause dell’esclusione, della povertà e della cattiva gestione delle risorse, nonché gli effetti delle crisi climatiche. Possano le loro proposte e azioni riflettere i valori universali di giustizia, solidarietà e compassione, essere orientate al bene comune e lavorare per la pace e l’amicizia sociale, generando cambiamenti a favore dello sviluppo integrale dell’umanità”.

Papa Francesco: Quaresima è tempo di ritornare in se stesso

Con l’imposizione delle ceneri la Chiesa ‘inaugura’ il tempo quaresimale che apre alla Pasqua ed il papa lo ha celebrato nella basilica di santa Sabina con l’invito a compiere ogni cosa nel ‘silenzio’: “Entra nel segreto: questo è l’invito che Gesù rivolge ad ognuno di noi all’inizio del cammino della Quaresima”.

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