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Farsi felici nella divina volontà

Tutti noi vogliamo essere felici, stare in salute; desideriamo un mondo senza guerre, vivere più a lungo. Non siamo mai pronti per la morte. Non troviamo mai la nostra strada, ci manca sempre qualcosa. I più “fortunati” trovano la via, ma anche in questo caso sono tante e tante le tribolazioni.
Dio nel Siracide 2,1-3 dice: ‘Figlio se ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione. Abbi un cuore retto e sii costante, non ti smarrire nel tempo della prova. Stai unito a lui senza separartene perché tu sia esaltato nei tuoi ultimi giorni’.
Siamo nel tempo della prova, lo vediamo intorno a noi: cambiamenti climatici, malattie, guerre, famiglie che si separano, aberrazioni di ogni tipo. Fratel Biagio, profeta dei nostri tempi, ci diceva che eravamo in piena Apocalisse (il significato etimologico di Apocalisse è “rivelazione”, che esprime bene l’azione di chi rimuove il velo per mostrare ciò che era nascosto): essa è il grande annuncio della Salvezza operata da Cristo, dell’intervento definitivo di Dio nella storia umana.
Il nostro compito è perciò quello di invocare con forza il Regno di Dio, con l’attuazione del Padre Nostro ‘Venga il tuo Regno, sia fatta la tua volontà come in cielo, così in terra’ e con il versetto del Vangelo di Matteo 6,31-33: ‘Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste, infatti, sa di che cosa avete bisogno. Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta’.
Fra Pio Maria Ciampi, esorcista della diocesi di Isernia-Venafro e responsabile della comunità ‘Fiat Totus Tuus!’, ci dice che non vi è carità più grande che affrettare il Regno di Dio; quindi, abbiamo il compito di resistere innestati in Gesù (Gv 15,5 ‘Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e io in lui, porta molto frutto, poiché senza di me non potete far nulla’) con la speranza certa dell’Avvento del Regno di Dio anche sulla terra.
Il nostro caro Papa Francesco in questo mondo in subbuglio si affida solo a Dio con una bellissima preghiera giubilare: ‘…nell’attesa fiduciosa dei cieli nuovi e della terra nuova, quando vinte le potenze del Male, si manifesterà per sempre la Tua gloria’.
Il 10 agosto del 2024, è avvenuto un fatto importante: è stato rilasciato il nulla osta alla causa di beatificazione della Serva di Dio Luisa Piccarreta, la donna che è stata scelta da Gesù per farci conoscere la ‘Santità delle santità’ cioè il vivere nel Divin Volere. Luisa nacque a Corato, in terra pugliese, il 23 aprile del 1865 e morì il 4 marzo 1947. Crebbe in una numerosa e buona famiglia. Fin da piccola manifestò una particolare devozione a Gesù, e sempre durante la tenera età sognava il demonio. Come risposta alle sue minacce, la bambina si concentrava nella preghiera.
Già a 12 anni iniziò a sentire la voce di Gesù, e ventiduenne si offrì vittima perpetua. Questa donna, terziaria domenicana, ha così vissuto, per volere di Gesù, 62 anni in un letto (senza avere mai piaghe di decubito) vivendo solo con l’Eucarestia e vergando 36 volumi ai quali Gesù stesso, come spiegò Luisa, diede il titolo: ‘Il Regno della mia Divina Volontà in mezzo alle creature – LIBRO di CIELO – il richiamo della creatura nell’ordine, al suo posto e nello scopo per cui fu creata da Dio’.
Già queste poche parole del titolo ci fanno capire che troveremo subito la nostra felicità stando nel posto pensato da Dio per noi dall’eternità. In questi volumi Luisa ha trascritto, solo per obbedienza a più confessori, i dialoghi e le verità che Gesù stesso le ha rivelato affinché potessero essere divulgati a tutti.
Queste le parole di Gesù: ‘(…) questi scritti saranno per la mia Chiesa come un nuovo sole che sorgerà in mezzo di essa, e che gli uomini, attratti dalla sua Luce sfolgorante, si applicheranno per trasformarsi in questa Luce e uscire spiritualizzati e divinizzati, per cui rinnovandosi la Chiesa, trasformeranno la faccia della terra’. (Volume 16 – Libro di Cielo – 10 febbraio 1924).
Padre Sergio Pellegrini, assistente ecclesiastico dell’Associazione ‘Luisa Picarreta – Piccoli Figli della Divina Volontà’ e vicario generale della Diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, nel suo testo ‘Santi nel Divin Volere’ tiene a precisare: ‘Inequivocabilmente in questi testi Gesù dichiara di compiere in Luisa qualcosa di nuovo che prima non c’era mai stato. È Gesù che, nella testimonianza della mistica pugliese, lo dichiara: “Questo è un dono che voglio fare in questi tempi così tristi: che non solo facciano la mia Volontà ma che la posseggano’ (Volume 17 – Libro di Cielo- 18 settembre 1924).
Ma che vuol dire vivere nella Divina Volontà? Gesù stesso, spiega a Luisa questo ‘Vivere’ così: ‘Figlia diletta mia, (…) voglio te, tutta unita e stretta con Me; e questo non ti credere che lo devi fare quando soffri o preghi solo, ma sempre, sempre: se ti muovi, se respiri, se lavori, se mangi, se dormi, tutto, tutto come se lo facessi nella mia Umanità ed uscisse da Me il tuo operato, in modo che non dovresti essere tu altro che la scorza, e rotta la scorza della tua opera si dovrebbe trovare il frutto dell’opera divina; e questo devi farlo a bene di tutta quanta è l’umanità, in modo che la mia Umanità si deve trovare come vivente in mezzo alle genti’.(Volume 7 – Libro di Cielo – 28 novembre 1906)
E quali sono i mezzi per vivere nella Divina Volontà? Dice Gesù: ‘Figlia mia, i mezzi principali per far regnare sulla terra il mio Fiat Divino sono le conoscenze di Esso. Le conoscenze formeranno le vie, disporranno la terra per essere Regno suo, formeranno le città, faranno da telegrafi, da telefono, da poste, da trombettieri, per comunicare tra città e città, tra creature e creature, tra nazioni e nazioni, le notizie, le conoscenze importanti sulla mia Divina Volontà; e le conoscenze di Essa getteranno nei cuori la speranza, il desiderio di ricevere un tanto bene. Da qui non si può sfuggire: un bene non si può volere né ricevere se non si conosce’. (Volume 26 – Libro di Cielo – 7 agosto 1929).
Personalmente posso testimoniare che per me tutto è cominciato con la lettura del libro ‘Le 24 Ore della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo’ (sempre vergato da Luisa Piccarreta) in cui Gesù promette vari doni, tra cui di sanare le ferite spirituali. Ho sperimentato questa guarigione: in un momento di preghiera con i ‘Piccoli figli di Palermo’ (dopo vari mesi di letture del libro scritto dalla Serva di Dio) mi è tornato alla mente il ricordo di quando ero piccolo e mio padre mi picchiava duramente.
Non ho provato solo dolore, ma per la prima volta ho sentito anche tanta gioia, perché ho avvertito accanto a me Gesù, ed ho capito che questo vissuto avrei potuto donarlo soprattutto ai giovani che vivono situazioni difficili in famiglia. In questo libro Gesù ci svela infatti come operava la Sua Divinità durante tutta la passione, cosa mai rivelata prima; ci racconta come nel Getsemani ha patito per ognuno di noi, in maniera Divina, con dolori molto più grandi di quelli patiti nel Calvario e sulla Croce.
Concludendo, consiglio di leggere anche il testo ‘La Vergine Maria nel Regno della Divina Volontà’ (sempre scritto da Luisa Picarreta). Esso un testo che raccoglie una serie di ‘lezioni di cielo’ che ‘formeranno la vostra fortuna spirituale e la vostra felicità anche terrena’, secondo le stesse parole della Madonna, rivelate a Luisa e riportate nel libro in questione: ‘leggendolo imparerai a vivere di cielo e non più di terra…e non sarai più sola poiché la tua Mamma…con ogni sua cura materna prenderà l’impegno di farti felice’.
La Madonna in questi tempi è la deputata a parlare in tante apparizioni, Lei, Madre della Chiesa, ‘…assunta in cielo non ha deposto questa missione di salvezza, ma…continua ad ottenerci i doni della salvezza eterna’ (CCC 969). La Madonna rivela a Luisa: ‘Sappi che io percorrerò tutto il mondo, andrò da ciascun individuo, in tutte le famiglie, nelle comunità religiose, in ogni nazione, presso tutti i popoli e, se occorrerà, girerò per secoli interi, sino a quando non avrò formato come Regina il mio popolo e, come madre, i figli miei, i quali CONOSCANO E FACCIANO REGNARE ovunque la DIVINA VOLONTÀ’.
È lei, la nostra Mamma Celeste che fa crescere Gesù in noi, per vivere sempre di più ‘fusi’ nel mare immenso del Divin Volere. Ogni verità che capiremo e metteremo in pratica sarà Spirito Santo che prenderà il posto dei vizi, delle passioni, del nostro io egoista. San Paolo in Rm 7,18-19: ‘Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c’è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio’.
La nostra lotta per entrare nel Regno di Dio è quella di combattere contro noi stessi e contro gli spiriti del male. Gesù dice: ‘Se Il mio Volere potesse regnare sulla terra, il nemico, lui stesso, si rintanerebbe nei più cupi abissi’. (Volume 17 – Libro di Cielo- 22 settembre 1924). Facciamo dunque scappare Satana a gambe levate e riprendiamo possesso della terra per tornare ‘fusi’ in Dio come eravamo in principio, nella creazione, simili ai nostri progenitori Adamo ed Eva prima del peccato originale.
(Tratto da Associazione Internazionale Esorcisti)
Papa Francesco: la comunicazione cattolica è uno spazio aperto a tutti

“E’ bello vedervi qui vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, laiche e laici, chiamati a comunicare la vita della Chiesa e uno sguardo cristiano sul mondo. Comunicare questo sguardo cristiano è bello. Ci incontriamo oggi, dopo aver celebrato il Giubileo del Mondo della Comunicazione, per fare insieme una verifica e anche un esame di coscienza. Fermiamoci ancora a riflettere sul modo concreto in cui comunichiamo, animati dalle fede che, come è scritto nella Lettera agli Ebrei, è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono”: il giorno successivo al giubileo della comunicazione oggi papa Francesco ha ricevuto in udienza ha salutato i vescovi, presidenti delle commissioni di comunicazione, ed i direttori nazionali degli uffici di comunicazione, che nei giorni scorsi hanno partecipato all’incontro promosso dal dicastero per la comunicazione.
Durante l’incontro il papa ha posto alcune domande riguardanti la trasmissione della speranza: “Comunicazione cristiana è mostrare che il Regno di Dio è vicino: qui, ora, ed è come un miracolo che può essere vissuto da ogni persona, da ogni popolo. Un miracolo che va raccontato offrendo le chiavi di lettura per guardare oltre il banale, oltre il male, oltre i pregiudizi, oltre gli stereotipi, oltre sé stessi. Il Regno di Dio è oltre noi. Il Regno di Dio viene anche attraverso la nostra imperfezione, è bello questo. Il Regno di Dio viene nell’attenzione che riserviamo agli altri, nella cura attenta che mettiamo nel leggere la realtà. Viene nella capacità di vedere e seminare una speranza di bene. E di sconfiggere così il fanatismo disperato”.
Come nei giorni precedenti, anche in questo incontro papa Francesco ha invitato i presenti a raccontare storie di ‘bene’ attraverso un lavoro che coinvolga tutti: “Questo, che per voi è un servizio istituzionale, è anche vocazione di ogni cristiano, di ogni battezzato. Ogni cristiano è chiamato a vedere e raccontare le storie di bene che un cattivo giornalismo pretende di cancellare dando spazio solo al male. Il male esiste, non va nascosto, ma deve smuovere, generare interrogativi e risposte. Per questo, il vostro compito è grande e chiede di uscire da sé stessi, di fare un lavoro ‘sinfonico’, coinvolgendo tutti, valorizzando anziani e giovani, donne e uomini; con ogni linguaggio, con la parola, l’arte, la musica, la pittura, le immagini. Tutti siamo chiamati a verificare come e che cosa comunichiamo. Comunicare, comunicare sempre”.
La sfida è quella di costruire un ‘modello diverso’ della comunicazione: “Sorelle, fratelli, la sfida è grande. Vi incoraggio pertanto a rafforzare la sinergia fra di voi, a livello continentale e a livello universale. A costruire un modello diverso di comunicazione, diverso per lo spirito, per la creatività, per la forza poetica che viene dal Vangelo e che è inesauribile. Comunicare, sempre è originale. Quando noi comunichiamo, noi siamo creatori di linguaggi, di ponti. Siamo noi i creatori. Una comunicazione che trasmette armonia e che è alternativa concreta alle nuove torri di Babele. Pensate un po’ su questo. Le nuove torri di Babele: tutti parlano e non si capiscono. Pensate a questa simbologia”.
E per tale costruzione il papa ha evidenziato due parole, quali rete ed insieme: “Solo insieme possiamo comunicare la bellezza che abbiamo incontrato: non perché siamo abili, non perché abbiamo più risorse, ma perché ci amiamo gli uni gli altri. Da questo ci viene la forza di amare anche i nostri nemici, di coinvolgere anche chi ha sbagliato, di unire ciò che è diviso, di non disperare. E di seminare speranza”.
L’invito è stato quello di raccontare la speranza, che però non significa affatto ottimismo: “Questo non dimenticate: seminare speranza. Che non è lo stesso di seminare ottimismo, no, per niente. Seminare speranza. Comunicare, per noi, non è una tattica, non è una tecnica. Non è ripetere frasi fatte o slogan e neanche limitarsi a scrivere comunicati stampa. Comunicare è un atto di amore. Solo un atto di amore gratuito tesse reti di bene. Ma le reti vanno curate, riparate, ogni giorno. Con pazienza e con fede”.
Quindi la speranza ha bisogno di una rete: “Rete è la seconda parola su cui vi invito a riflettere. Perché, in realtà, ne abbiamo smarrito la memoria, come se fosse una parola legata alla civiltà digitale. Ed invece è una parola antica. Ci ricorda, prima di quelle sociali, le reti dei pescatori e l’invito di Gesù a Pietro a diventare pescatore di uomini. Fare rete dunque è mettere in rete capacità, conoscenze, contributi, per poter informare in maniera adeguata e così essere tutti salvati dal mare della disperazione e della disinformazione. Questo è già un messaggio, è già di per sé una prima testimonianza”.
Quindi il compito è quello di costruire le reti della speranza, anche attraverso l’umorismo: “Il miracolo più grande fatto da Gesù per Simone e gli altri pescatori delusi e stanchi non è tanto quella rete piena di pesci, quanto l’averli aiutati a non essere preda della delusione e dello scoraggiamento di fronte alle sconfitte. Per favore, non cadere in quella tristezza interiore. Non perdere il senso dell’umorismo che è saggezza, saggezza di tutti i giorni”.
E la ‘rete’ della comunicazione cattolica è uno spazio aperto a tutti: “Sorelle, fratelli, la nostra rete è per tutti. Per tutti! La comunicazione cattolica non è qualcosa di separato, non è solo per i cattolici. Non è un recinto dove rinchiudersi, una setta per parlare fra noi, no! La comunicazione cattolica è lo spazio aperto di una testimonianza che sa ascoltare e intercettare i segni del Regno. E’ il luogo accogliente di relazioni vere… Dobbiamo fare uscire il Signore (bussa alla porta per uscire) e non averlo un po’ ‘schiavizzato’ per i nostri servizi. I nostri uffici, le relazioni fra noi, la nostra rete, sono proprio di una Chiesa in uscita?”
(Foto: Santa Sede)
Papa Francesco ai giovani: non avete paura

“Domani il Myanmar celebra la festa nazionale in ricordo della prima protesta studentesca che avviò il Paese verso l’indipendenza e nella prospettiva di una stagione pacifica e democratica che ancora oggi fatica a realizzarsi. Esprimo la mia vicinanza all’intera popolazione del Myanmar, in particolare per quanti soffrono per i combattimenti in corso, soprattutto i più vulnerabili: bambini, anziani, malati, rifugiati, tra i quali i Rohingya. A tutte le parti coinvolte rivolgo un accorato appello affinché tacciano le armi, si apra un dialogo sincero, inclusivo, in grado di assicurare una pace duratura”: così al termine della recita dell’Angelus papa Francesco ha invitato a pregare per la pace nel Myanmar, che domani commemora l’anniversario del primo sciopero degli universitari nel 1920.
Il mondo basato sulla violenza è debole senza salvezza: “Il ‘mondo’ di Ponzio Pilato è quello dove il forte vince sul debole, il ricco sul povero, il violento sul mite, cioè un mondo che purtroppo conosciamo bene. Gesù è Re, ma il suo regno non è di quel mondo, anche non è di questo mondo. Il mondo di Gesù, infatti, è quello nuovo, quello eterno, che Dio prepara per tutti donando la sua vita per la nostra salvezza. E’ il regno dei cieli, che Cristo porta sulla terra effondendo grazia e verità…
Fratelli e sorelle, Gesù parla a Pilato da molto vicino, ma questi gli resta lontano, perché abita in un mondo diverso. Pilato non si apre alla verità, anche se ce l’ha di fronte. Farà crocifiggere Gesù, e ordinerà di scrivere sulla croce: ‘Il re dei Giudei’, ma senza capire il senso di questa parola: ‘Re dei Giudei’, di quelle parole. Eppure il Cristo è venuto nel mondo, questo mondo: chi è dalla verità, ascolta la sua voce. E’ la voce del Re dell’universo, che ci salva”.
Inoltre ha invitato i giovani a partecipare alla GMG di Seul: “Oggi si celebra, nelle Chiese particolari, la 39ª Giornata Mondiale della Gioventù, sul tema: Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi (Is 40,31). Anche i giovani si stancano delle volte, se non sperano nel Signore! Saluto le delegazioni del Portogallo e della Corea del Sud, che hanno fatto il passaggio del ‘testimone’ nel cammino verso la GMG di Seoul nel 2027”.
Infine ha ribadito le date dei due santi ‘giovani’: “Come ho già annunciato, il 27 aprile prossimo, nel contesto del Giubileo degli Adolescenti, proclamerò Santo il Beato Carlo Acutis. Inoltre, informato dal Dicastero delle Cause dei Santi che sta per concludersi positivamente l’iter di studio della Causa del Beato Pier Giorgio Frassati, ho in animo di canonizzarlo il 3 agosto prossimo durante il Giubileo dei Giovani, dopo aver ottenuto il parere dei cardinali”.
E nella celebrazione eucaristica di Cristo Re dell’Universo papa Francesco ha sottolineato in cosa consiste il Regno di Dio: “E’ una contemplazione che eleva ed entusiasma. Se però poi ci guardiamo attorno, quello che vediamo appare diverso, e in noi possono sorgere interrogativi inquietanti. Cosa dire delle guerre, delle violenze, dei disastri ecologici? E che pensare dei problemi che anche voi, cari giovani, dovete affrontare, guardando al domani: la precarietà del lavoro, l’incertezza economica e non solo, le divisioni e le disparità che polarizzano la società? Perché succede tutto questo? E cosa possiamo fare per non esserne schiacciati? E’ vero, si tratta di domande difficili, ma sono domande importanti”.
Nell’omelia il papa ha evidenziato le accuse a Gesù: “Il Vangelo odierno ci presenta Gesù nei panni dell’imputato… Però sa che la gente lo segue, ritenendolo una guida, un maestro, il Messia, e il Procuratore non può permettere che qualcuno crei scompiglio e turbamento nella ‘pace militarizzata’ del suo distretto. Perciò accontenta i nemici potenti di questo profeta indifeso: lo processa e minaccia di condannarlo a morte. E Lui, che ha sempre e solo predicato la giustizia, la misericordia e il perdono, non ha paura, non si lascia intimidire, e nemmeno si ribella: Gesù rimane fedele alla verità che ha annunciato, fedele fino al sacrificio della vita”.
Quindi ha chiesto ai giovani di non aver paura: “Cari giovani, forse a volte può capitare anche a voi di essere messi “sotto accusa” per il fatto di seguire Gesù. A scuola, tra amici, negli ambienti che frequentate, ci può essere chi vuole farvi sentire sbagliati perché siete fedeli al Vangelo e ai suoi valori, perché non vi omologate, non vi piegate a fare come tutti gli altri. Voi, però, non abbiate paura delle ‘condanne’, non preoccupatevi: prima o poi le critiche e le accuse false cadono e i valori superficiali che le sostengono si rivelano per quello che sono, illusioni. Care giovani e cari giovani, state attenti a non lasciarvi ubriacare dalle illusioni. Per favore, siate concreti. La realtà è concreta. State attenti alle illusioni”.
L’altro monito riguarda il ‘consenso’: “E anche a voi, giovani cari, farà bene seguire il suo esempio, non lasciandovi contagiare dalla smania (oggi tanto diffusa), la smania di essere visti, approvati e lodati. Chi si lascia prendere da queste fissazioni, finisce col vivere nell’affanno. Si riduce a ‘sgomitare’, competere, fingere, scendere a compromessi, svendere i propri ideali pur di avere un po’ di approvazione e di visibilità. Per favore, state attenti a questo. La vostra dignità non è in vendita. Non si vende! State attenti”.
E’ stato un invito ad essere ‘trasparenti’: “Non siate ‘stelle per un giorno’ sui social o in qualsiasi altro contesto. Il cielo in cui siete chiamati a brillare è più grande: è il cielo dell’amore, è il cielo di Dio, l’amore infinito del Padre che si riflette in tante piccole luci: nell’affetto fedele degli sposi, nella gioia innocente dei bambini, nell’entusiasmo dei giovani, nella cura degli anziani, nella generosità dei consacrati, nella carità verso i poveri, nell’onestà del lavoro. Pensate a queste cose, che vi faranno forti, tutti voi giovani”.
Sono ‘piccole luci’ che aiutano a salvare il mondo: “Queste piccole luci: l’affetto fedele degli sposi (cosa bella), la gioia innocente dei bambini (è una bella gioia questa!); l’entusiasmo dei giovani (siate entusiasti, tutti voi!); la cura degli anziani. Una domanda: voi avete cura degli anziani? Andate a trovare i nonni? Siate generosi nella vostra vita e caritatevoli verso i poveri, nell’onestà del lavoro. Questo è il firmamento vero, in cui splendere come astri nel mondo: e per favore non ascoltate chi, mentendo, vi dice il contrario! Non sono i consensi a salvare il mondo, né a rendere felici. Quello che salva il mondo è la gratuità dell’amore. E l’amore non si compra, non si vende: è gratuito, è donazione di sé stessi”.
E’ stato un invito a vivere e non a vivacchiare: “Sorelle e fratelli, non è vero, come alcuni pensano, che gli eventi del mondo sono ‘sfuggiti’ dalle mani di Dio. Non è vero che la storia la fanno i violenti, i prepotenti, gli orgogliosi. Molti mali che ci affliggono sono opera dell’uomo, inganno dal Maligno, ma tutto è sottoposto, alla fine, al giudizio di Dio . Quelli che distruggono la gente, che fanno le guerre, che faccia avranno quando si presenteranno davanti al Signore?.. Anche a noi il Signore domanderà queste cose. Il Signore ci lascia liberi, ma non ci lascia soli: pur correggendoci quando cadiamo, non smette mai di amarci e, se lo vogliamo, di risollevarci, perché possiamo riprendere il cammino”.
E’ stato un invito, soprattutto ai giovani coreani a guardare alla Madre di Dio: “Voi, giovani coreani, riceverete la Croce del Signore, Croce di vita, segno di vittoria, ma non da sola: la riceverete con la Mamma. E’ Maria ad accompagnarci sempre verso Gesù; è Maria che nei momenti difficili è accanto alla Croce nostra per aiutarci, perché Lei è Madre, Lei è Mamma. È la nostra Mamma. Pensate a Maria.
Teniamo gli occhi fissi su Gesù, sulla sua Croce, e su Maria, nostra Madre: così, anche nelle difficoltà, troveremo la forza di andare avanti, senza temere le accuse, senza bisogno dei consensi, con la propria dignità, con la propria sicurezza di essere salvati e di essere accompagnati dalla Mamma, Maria, senza fare dei compromessi, senza maquillage spirituale. La vostra dignità non ha bisogno di essere truccata. Andiamo avanti, contenti di essere per tutti, di essere nell’amore, e essere testimoni della verità. E per favore, non perdere la gioia”.
Infine la consegna della Croce: “Tra poco i giovani portoghesi consegneranno i simboli della GMG (la Croce e l’icona di Maria Salus Populi Romani) ai giovani coreani. Questi simboli vennero affidati ai giovani da san Giovanni Paolo II perché li portassero in tutto il mondo.
E voi, cari giovani coreani, adesso tocca a voi! Portando la Croce in Asia voi annuncerete a tutti l’amore di Cristo. Abbiate coraggio! Abbiate il coraggio di testimoniare la speranza di cui abbiamo più che mai bisogno oggi. Là, dove passeranno questi simboli, possano crescere la certezza dell’amore invincibile di Dio e la fratellanza tra i popoli. E per tutti i giovani vittime dei conflitti e delle guerre, la Croce del Signore e l’icona di Maria Santissima, siano sostegno e consolazione”.
(Foto: Santa Sede)
XXXIII Domenica Tempo Ordinario: in marcia verso il Regno dei cieli!

La Liturgia oggi ci annuncia una grande novità che riguarda ciascuno di noi; appare duro pensare a queste cose ma è certo che questo mondo presto finirà: è necessario allora pensare, riflettere ed agire di conseguenza perchè è Parola di Dio. Non vuole essere un messaggio allarmistico ma un invito a riflettere per essere preparati. La prossima domenica è la festa di Cristo re e si conclude l’anno liturgico; la Chiesa liturgicamente ci ricorda che anche questo mondo finirà: non si tratta di una ipotesi ma lo ha affermato categoricamente Gesù, ed è parola di Dio!
Lo constatiamo anche noi: basta pensare oggi alla fame nel mondo, alle guerre batteriologiche, all’arsenale atomico e ci si accorge che lo stesso uomo ha già creato i presupposti per la distruzione di quanto Dio ha creato. L’uomo ha realizzato con le sue invenzioni i presupposti per autodistruggersi. La fine di questo mondo non è affatto una ipotesi assurda; come si lamentava Tibullo, poeta latino: l’uomo ha inventato le armi per difenderci dagli animali feroci e noi li usiamo per ucciderci a vicenda. Oggi la Liturgia ci ripete le stesse espressioni apocalittiche: ‘II sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte’. Spontanea nasce la domanda: quando avverrà? quando finirà questo mondo?
‘Il quando’ lo conosce solo il Padre, dice Gesù; il ‘quando’ è solo curiosità e non fa parte della sua missione salvifica: Gesù si è incarnato per salvare l’uomo ed indicare la strada vera per il Regno dei cieli; la seconda venuta di Gesù non deve farci paura, essa è una promessa e non una minaccia. Il brano del Vangelo si ricollega al discorso della caduta di Gerusalemme, che Gesù previde ed annunciò agli Apostoli; questo evento si è consumato nell’anno 70 d. C. ad opera delle legioni romane.
Gesù era appena entrato a Gerusalemme, il popolo lo aveva accolto esclamando: ‘Benedetto colui che viene nel nome del Signore’; Gesù invece piange sulla città e ai suoi Apostoli, contenti per l’accoglienza riservata al Signore, preconizzò: di questa città e del tempio non resterà una pietra sull’altra, tutto sarà distrutto. Alla domanda dei suoi. ‘Signore, quando questo avverrà?’, Gesù confermerà dicendo non passerà una generazione. La storia ci conferma che nell’anno 70 d. C. l’esercito romano distrusse Gerusalemme, bruciò il tempio ed ancora oggi esiste solo ‘il muro del pianto’.
Allora come finirà il mondo? quando finirà? Il ‘quando’ lo sa solo il Padre, dice Gesù; non perchè Gesù non lo sappia ma perchè ‘il quando’ non fa parte della sua missione salvifica. Gesù si è incarnato per salvare l’uomo ed indicare la strada vera per il Regno dei Cieli. E’ certo però che la crisi che travaglia oggi il creato, il senso di divisione e la fame nel mondo sono segni drammatici; l’uomo non riesce a prendere coscienza che solo la pace, il senso di responsabilità, la condivisione, la solidarietà sono mezzi adatti a risolvere i gravi problemi dell’umanità. L‘uomo corre solo verso l’autodistruzione.
Il creato oggi presenta crepe terribili e tutte quelle realtà che sino ad ieri sembravano eterne (sole, luna, stelle, armonia cosmica ) sono destinate a finire. La realtà che ci circonda ci parla di segni premonitori anche se davanti a Dio mille anni sono come un giorno e un giorno come mille anni. Scopo della parola di Dio non serve a creare paure o spaventare perchè tutto ci parla sempre della potenza di Dio e della sua misericordia. Che il mondo finirà è cosa certa ed è parola di Dio; il ‘quando’ è solo nella prescienza infinita di Dio ed è tristemente confortata dalla cattiveria umana che ha costruito le armi per l’autodistruzione.
Il Vangelo oggi ci invita a stare all’erta, essere preparati; la nostra fede infatti non si fonda sulla precisione di una data ma sulla Parola di Dio. Perchè la lettura di questo brano evangelico è stato fatto proprio in questa domenica? La ragione è semplice: siamo alla fine dell’anno liturgico; domenica prossima è la festa di Cristo Re: la Chiesa ci ricorda che come finisce l’anno, così finirà anche la nostra vita terrena; viviamo tutti in attesa del regno di Dio: tempi nuovi e terra nuova.
Il Signore certamente verrà e questo mondo sarà sconvolto; chi crede e sarà vigilante non lo teme ma lo spera. Ci aiuti la Madonna ogni giorno a liberarci dalla schiavitù del peccato e a vivere l’amore verso Dio e il prossimo; solo così saremo ben preparati in quel giorno.
XXIX Domenica Tempo Ordinario. La meta del cristiano: essere grande nel Regno dei Cieli

Il brano del Vangelo ha due momenti: l’episodio dei due fratelli Giacomo e Giovanni; Gesù offre la dimensione vera del regno di Dio. Scrive Papa Francesco: siamo dinnanzi a due logiche diverse: gli Apostoli vivono secondo la logica mondana e vorrebbero solo emergere, si preoccupano chi dovrà occupare il primo posto o i posti più significativi; Cristo Gesù viceversa addita la logica divina che invita ad immergersi nella passione e morte dalla quale nasce la Nuova Alleanza per salvare l’uomo di tutti i tempi.
Gesù evidenzia ai suoi discepoli che nel Regno di Dio regnare, comandare, occupare i primi posti significa ‘servire’. I Discepoli vedono duro il linguaggio del Maestro; si ribellano al pensiero della passione morte annunziata da Gesù e finiscono nella proposta avanzata dai due fratelli (Giacomo e Giovanni) di potere sedere accanto a Gesù l’uno a destra, l’altro a sinistra.: è la sete del primeggiare, la sete dell’interesse e dell’arrivismo proprio dell’uomo; è la logica mondana.
Vero è che Gesù amava definirsi ‘figlio dell’uomo’ ma questa parola nel linguaggio di Cristo acquista un significato diverso: secondo la logica terrena e la tradizione l’uomo è arrivista, autoritario, condottiero formidabile capace di debellare i nemici. Nella logica divina Gesù si definisce ‘Figlio dell’uomo’, perchè ama l’uomo, serve l’uomo, è pronto a dare la vita per salvare l’uomo.
Gesù, vero Signore e Maestro, scegli di stare con i suoi discepoli per insegnare ad anteporre la logica del servire alla logica del potere e del dominio; a porre al primo posto l’amore, il dare, offrire la propria vita piuttosto che mirare al propri tornaconto, all’utilità privata. Il Figlio dell’uomo è venuto per servire l’uomo e dare la sua vita in riscatto per tutti.
La Liturgia di questa domenica è quella che ci riporta proprio alla Liturgia pasquale; Gesù ne parla con chiaro simbolismo e chiede ai due discepoli; potete bere il calice che io bevo? ricevere il battesimo con il quale io sono battezzato? ed invita così i suoi a cambiare mentalità, accettare l’umiliazione e la sofferenza, la purificazione del cuore, rinascere ad una vita nuova e diversa.
Con il termine ‘Battesimo’ (dal greco = immersione) Gesù lascia intravedere le acque della sofferenza; Egli infatti sconfigge il mondo quando sale sulla Croce e crocifisso, morto e risorto, sconfigge la morte e dà vita alla sua Chiesa: il regno di Dio tra gli uomini. Lo stesso centurione romano ne dà conferma quando, vedendo morire Gesù al calvario, battendosi il petto, esclama: ‘Costui era veramente il Figlio di Dio’.
Gesù non intende criticare il potere politico dove ognuno cerca di primeggiare sull’altro, ma vuole evidenziare che il modello politico non può essere preso a modello dai suoi discepoli dove regnare è amare, amare è servire. Lo spirito del Vangelo, il servire esige ‘compassione’ sincera e partecipazione ai bisogni dell’uomo; in una parola: amore che = ti voglio bene; voglio il tuo bene e non cerco la mia utilità.
Questo è Cristo Gesù, il Figlio di Dio su cui siamo chiamati a modellare la nostra identità di cristiani, il nostro ruolo nella Chiesa e nella società civile. La storia è maestra della vita! In venti secoli di cristianesimo quanti re, imperatori, uomini politici del presente e del passato si sono lievitati a questa scuola?; si sono immedesimati non con le parole ma con i fatti a seguire il messaggio di Cristo?
Quanti nella Chiesa Papi, Vescovi, Sacerdoti e Laici impegnati si sono adoperati a modellare il proprio comportamento al messaggio cristiano?. Il Vangelo ci invita oggi a riflettere, a meditare sul messaggio di Cristo Gesù: ‘Fra voi però non è così, chi vuole essere grande tra voi, si farà vostro servitore; chi vorrà essere il primo tra voi sarà il servo di tutti’.
L’ambizione di Giacomo e Giovanni, che cercano i primi posti, sollecita Gesù ad insegnare ai suoi discepoli quale è la vera grandezza: non dominare sugli altri ma servire i fratelli con amore e rivolgersi al Signore con umiltà e accostarci a Dio con piena fiducia come il bambino con i genitori e attendere con serenità di figli il compimento della sua volontà.
Vi ho dato l’esempio, dice Gesù, come ho fatto io, fate anche voi. Amare allora come ha amato Gesù; amare non per quello che gli uomini possono darti ma per quello che sono; l’amore, se è vero amore, è disinteressato.
XI Domenica del Tempo Ordinario: la logica di Dio e la logica dell’uomo

La parabola del Vangelo ha un significato valevole per ogni tempo. Con la parabola Gesù ci invita a riflettere sulla natura del Regno dei cieli, istituito da Cristo Gesù, frutto della Nuova Alleanza tra Dio e l’uomo. Detta parabola ha un significato valevole per ogni tempo. La tentazione dell’uomo: il desiderio di cogliere subito l’intervento di Dio in determinate situazioni; il silenzio di Dio, che rispetta sempre la libertà delle scelte dell’uomo, vanifica le nostre speranze e ci riteniamo delusi.
Tale sonno o silenzio di Dio è un tema molto ricorrente e talvolta qualcuno a causa di esso ipotizza ‘la morte di Dio’, mentre Dio è e rimane sempre il Vivente e non si lascia travolgere dalla logica umana o dalla sua storia. Il contadino, il seminatore della parabola sa bene che una cosa è il tempo dell’uomo, un’altra cosa è il tempo di Dio. Il Regno di Dio Gesù lo raffigura ad un seme gettato sul terreno; un seme, vuoi o non vuoi, destinato a diventare albero e a produrre frutti: l’iter della sua crescita non dipende dall’uomo ma dall’amore misericordioso di Dio.
Il Regno di Dio è paragonabile anche ad un granello di senapa, destinato a diventare albero: la sua crescita non dipende dall’azione dell’uomo, ma è opera dello Spirito santo. Compito dell’uomo è seminare, lavorare ed attendere i tempi di Dio; confidare nella forza della grazia, nella volontà salvifica di Dio e nella onnipotenza divina che supera sempre i nostri piani. La Chiesa ha la responsabilità del gesto iniziale: seminare, predicare il vangelo e testimoniarlo con la vita; lasciare poi al terreno, al cuore dell’uomo, il compito di fare il suo lavoro: ‘dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come? Egli stesso non lo sa!’
E’ Dio che fa crescere nell’uomo il seme della sua parola. Questo seme non cresce o si sviluppa secondo i calcoli o la logica umana, ma solo secondo la logica divina. Nella logica umana prevale l’egoismo, l’orgoglio, la prepotenza; la logica divina ha come fondamento la fede, l’umiltà, l’amore. Le due parabole hanno come sfondo comune il campo, il seminatore, il seme; poi emerge la sproporzione tra l’opera umana (del seminatore, dell’evangelizzatore) e l’opera divina; da qui lo stupore perché questo regno è soprattutto opera divina: lo Spirito Santo è il solo fecondatore del Regno dei cieli.
La Chiesa, sorta come seme di senapa, nonostante la debolezza e la fragilità dell’uomo, dura da due mila anni e la sua storia continua: si sono accanite le persecuzioni per distruggere questa Chiesa dal sinedrio ebraico all’impero di Nerone, di Diocleziano con la sua persecuzione scientifica, a Napoleone, che si diceva fiero di avere seppellito l’ultimo Papa, a Garibaldi che aveva osato dire: ‘con le budella dell’ultimo Papa, abbatterò l’ultima Chiesa’: tutti personaggi storici dei quali rimane solo un pallido ricordo, mentre la Chiesa, come una barca in un mare tempestoso, continua intrepida il suo cammino e ‘le porte degli inferi non prevarranno’ perché al timone della barca c’è sempre lo stesso Cristo Gesù e lo Spirito Santo.
Il vero cristiano, il seminatore è chiamato ad essere uomo nuovo nel modo di pensare e di agire. Essere uomini nuovi dentro il cuore: questo è il presupposto indispensabile per un rapporto reale e non farisaico, concreto e gradito a Dio. Gesù affidando alla Chiesa il compito di ‘seminare’ ha detto: ‘Vi do un comandamento nuovo che vi amiate gli uni con gli altri’ ed il pontefice san Paolo VI esortava i cristiani ad essere impegnati a costruire la nuova civiltà dell’amore.
Amore è rispetto, è comprensione, è simpatia, è condivisione. La civiltà futura o sarà civiltà dell’amore o non sarà vera civiltà. Scriveva san Giovanni Paolo II: la vera realtà rivoluzionaria è costruire rapporti disinteressati, rapporti di amore perché Dio è amore. Questo Regno cresce anche se l’Agricoltore dorme perché il regno di Dio non è opera umana ma opera divina posta nelle mani degli uomini. Allora, amico che ascolti, agiamo come se tutto dipendesse da noi ma con la ferma certezza che tutto è opera di Dio e ciascuno di noi è strumento nelle sue mani.
Eletta la nuova Direzione Provinciale dei Missionari del Preziosissimo Sangue

Dal 15 al 18 aprile tutti i Missionari del Preziosissimo Sangue, appartenenti alla Provincia Italiana, si sono ritrovati a Roma, presso la Curia Provincializia, per eleggere il nuovo Consiglio Provinciale che sarà in carica per il quadriennio 2024 – 2028.
Dopo alcuni momenti di preghiera e incontro in tavoli sinodali, invocando lo Spirito Santo e chiedendo l’intercessione del Fondatore, San Gaspare del Bufalo, i Missionari presenti hanno eletto il nuovo Consiglio così formato:
Don Benedetto Labate, Direttore Provinciale; Don Giovanni Francilia, primo consigliere e Vice Provinciale; Don Vincenzo Giannuzzi, secondo consigliere; Don Oliviero Magnone, terzo consigliere e Rappresentante Giuridico; Don Emanuele Ruggeri, quarto consigliere e Segretario Provinciale.
La Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, fondata da San Gaspare del Bufalo il 15 agosto 1815 presso l’Abbazia di San Felice in Giano Dell’Umbria (PG), si dedica al servizio della Chiesa attraverso l’attività missionaria del ministero della parola, che abbraccia l’impegno di difendere la dignità umana, la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato. I Missionari del Preziosissimo Sangue prendono parte alla missione apostolica della Chiesa annunciando il mistero di Cristo che ha redento e riconciliato tutti nel suo Sangue, per farli partecipi del Regno di Dio. La devozione al Preziosissimo Sangue è oggi diventata una vera e propria spiritualità che abbraccia tutta la fede e tutta l’esistenza umana.
La Provincia Italiana dei Missionari del Preziosissimo Sangue si estende, sul territorio italiano, da Rimini fino a Messina, con la presenza di un’Abbazia e Centro di Spiritualità (Giano dell’Umbria); due Santuari (Albano Laziale e Rimini); tre Rettorie (Roma, Sonnino e Putignano) e otto parrocchie (Bologna, Firenze, Roma, Benevento, Bari, Putignano e Messina). Inoltre, la Provincia Italiana opera anche a sostegno dell’ospedale ‘San Gaspare’ di Itigi, in Tanzania e della comunità di Mamurras, in Albania.
Quinta Domenica Tempo Ordinario: la speranza cristiana è il Regno dei Cieli

Il Vangelo ci presenta una giornata-tipo del ministero di Gesù incentrata a Cafarnao. Gesù dà inizio alla sua vita pubblica visitando zone dove pulsa la vita, luoghi di preghiera (sinagoga) e gente che soffre. Uscito dalla sinagoga, si reca a casa di Simone (detto Pietro) ed Andrea. Ospite inatteso, trova la suocera di Simone con la febbre e, pregato, la prende per la mano e la febbre sparisce.
Terza Domenica del Tempo Ordinario. Il segno dei tempi: la Chiamata

Nella prima omelia Gesù si presenta al popolo dicendo: ‘Il tempo è compiuto; il Regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo’. Per realizzare il suo progetto Gesù, passando lungo il mare di Galilea, si ferma, vede due pescatori che gettavano le reti in mare, due lavoratori, e li invita: ‘Seguitemi! Vi farò pescatori di uomini’. I due erano Andrea e Simone, suo fratello. Più oltre vede altri due: Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo; anch’essi invitati, lasciano tutto, anche il padre, e lo seguono. Gesù chiama personalmente e direttamente a seguirlo.
Natale: il dono delle scarpe

Hanno camminato tanto, infinitamente, tra deserto e frontiere. Dal Senegal come Moussa, dalla Guinea Conakry come Aboubakr o dal Ghana… Sfiniti, hanno attraversato Mauritania, Mali, Algeria. Sono decine e decine, girano per Rabat, ormai in Marocco, chiedendo l’elemosina, raccolgono 25-30 dirham al giorno (2-3 €). Sono giovani migranti subsahariani, cercano ad ogni costo di entrare in Spagna. Anche a costo della vita. E lo sanno.