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Il giornalista Maimone: La Chiesa di Papa Francesco è la mia Chiesa, la Chiesa di tutti

“Papa Francesco – come ho più volte scritto – è ‘Un cuore innamorato di Dio’, in quanto è vicino realmente a chi vive nella sofferenza, che egli desidera alleviare senza temere giudizi e senza nascondersi dietro ipocrisie al cospetto del potere, ossia il potere terreno. La Chiesa di Francesco è la Chiesa che apre le porte a tutti, perché, come egli afferma, Dio è Padre di tutti gli esseri umani. La Chiesa di Francesco è anche la mia Chiesa, in quanto, oggi, grazie a Papa Francesco la sento mia.
La Chiesa di Papa Francesco è la Chiesa che ha parole chiare e decise contro le guerre, la Chiesa che richiama alla necessità di instaurare il dialogo interreligioso e far vivere la vera fratellanza umana, la Chiesa che non si piega al compromesso di chi giustifica, per fini apparentemente giusti, il conflitto e l’esclusione di chi si ritiene di scarso valore sociale ed umano”, ha dichiarato il giornalista Biagio Maimone, Direttore della Comunicazione dell’Associazione ‘Bambino Gesù del Cairo’, il cui Presidente è Monsignor Yoannis Lazhi Gaid, già Segretario personale di Sua Santità Papa Francesco e fondatore del gruppo ‘Progetto di Vita e Umanità’ – la comunicazione al servizio degli ultimi e degli indifesi, il quale ha aggiunto: “Papa Francesco parla con chiarezza, senza tentennamenti, perché ha il coraggio della fede.
Papa Francesco sa, infatti, e vuole rimarcare, che chi rappresenta la Chiesa deve avere il coraggio della fede, deve essere testimonianza viva del Cristianesimo. Nella nostra bizzarra e dolente epoca è forte il desiderio di verità e giustizia che non può certamente rimanere senza risposta alcuna, come sostiene il Documento sulla ‘Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune’, sottoscritto da Papa Francesco, in rappresentanza della Chiesa Cattolica, e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb, in rappresenta dei musulmani sunniti.
Papa Francesco, sottoscrivendo il suddetto Documento, si fa promotore di un disegno universale di giustizia, di amore, di fratellanza, di lotta contro la povertà, di affermazione della donna, di tutela della fragilità degli anziani, dei bambini, dei portatori di handicap, dei cosiddetti ultimi. Quel che maggiormente definisce l’impegno di Papa Francesco è che egli compie un profondo e sorprendente atto di umiltà, talmente incisivo e davvero cristiano, quando include le altre religioni nel disegno di umanizzazione della realtà, riconoscendo pari dignità ad ogni altra religione che si prefigge l’amore universale.
Sa che l’umiltà è l’espressione più elevata della fede cristiana e ne diventa testimonianza sottoscrivendo il Documento sulla ‘Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune’. Supera, in tal modo, gli steccati in cui sono chiuse le singole religioni ed apre un orizzonte senza limiti alla cooperazione di tutte le religioni, di tutte le fedi religiose e laiche, di tutti i credenti e di tutti i laici affinché trovi realizzazione la piena cittadinanza umana. L’essere uguali significa andare oltre gli steccati, come insegna il Cristianesimo, per aprirsi all’amore infinito.
Papa Francesco lo ha compreso e lo testimonia con il suo impegno universale e con il messaggio forte ed incisivo dell’uguaglianza di tutti gli esseri umani in quanto fratelli, tali in quanto tutti figli di Dio. Per questo sento il dovere di affermare che la Chiesa di Papa Francesco è la mia Chiesa. Perché la Chiesa di cui parla Papa Francesco è la Chiesa universale, che tutti include in un grandioso disegno di amore, senza limiti ed ingiustificati pregiudizi”.
I vescovi ai ragazzi: pellegrini di speranza anche a scuola

“Cari studenti e cari genitori, è vicino il momento in cui dovranno essere effettuate le iscrizioni al primo anno dei diversi ordini e gradi di scuola, un appuntamento che comprende anche la scelta di avvalersi o meno dell’insegnamento della religione cattolica (Irc). Cogliamo l’occasione per invitarvi ad accogliere questa possibilità, grazie alla quale nel percorso formativo entrano importanti elementi etici e culturali, insieme alle domande di senso che accompagnano la crescita individuale e la vita del mondo. Il tutto, in un clima di rispetto e di libertà, di approfondimento e di dialogo costruttivo”: è un invito a studenti e genitori a partecipare all’insegnamento delle religione cattolica a scuola il messaggio che la presidenza della CEI invia in questi giorni di iscrizioni e scelte scolastiche.
Un ‘percorso formativo’ dedicato alla speranza, che passa anche attraverso la cultura: “Mentre vi scriviamo, muove i primi passi il Giubileo del 2025, che papa Francesco ha voluto dedicare al tema ‘Pellegrini di speranza’. Si tratta di un evento dai forti significati non solo religiosi, ma anche culturali e sociali, a conferma di come il messaggio cristiano parli all’uomo di oggi non meno di quanto abbia inciso in passato nella storia e nella cultura nazionale e mondiale. Il Giubileo, infatti, è tra le altre cose sinonimo di riconciliazione, di pace, di dignità umana, di giustizia, di salvaguardia del creato, beni essenziali di cui sentiamo un urgente bisogno”.
La speranza è il fulcro per educare, a cui occorre trovare ragioni: “Il tema della speranza provoca in modo speciale il mondo dell’educazione e della scuola, luoghi in cui prendono forma le coscienze e gli orientamenti di vita e si pongono le basi delle future responsabilità. Quale speranza dà senso all’esistenza? Dove è possibile riconoscere e trovare ragioni di vita e di speranza?.. Sono domande a cui la scuola non può essere estranea e alle quali dà spazio l’insegnamento della religione cattolica”.
Ed anche i professori sono testimoni di speranza: “Testimoni di speranza sono infatti i docenti di religione, che uniscono alla competenza professionale l’attenzione ai singoli alunni e alle loro domande più profonde. Siamo molto grati a tutti gli insegnanti che, mentre offrono le ragioni della speranza che li muove, accompagnano coloro che stanno crescendo a scoprire la bellezza e il senso della vita, senza cedere alle tentazioni dell’individualismo e della rassegnazione, che soffocano il cuore e spengono i sogni”.
Questo è il cammino per vivere un anno giubilare, grazie anche agli insegnanti di religione cattolica: “Il cammino dei prossimi mesi (anche grazie all’Irc) ci aiuti a ritrovare la fiducia e il coraggio di aprire le famiglie, le scuole e tutte le comunità a nuovi orizzonti di collaborazione e di speranza”.
Papa Francesco ad Ajaccio con l’invito a riscoprire la pietà popolare

“Le terre bagnate dal mar Mediterraneo sono entrate nella storia e sono state la culla di molte civiltà che hanno raggiunto un notevole sviluppo. Ricordiamo, in particolare, quella greco-romana e quella giudeo-cristiana, che attestano la rilevanza culturale, religiosa, storica di questo grande ‘lago’ in mezzo a tre continenti, di questo mare unico al mondo che è il Mediterraneo”: questa mattina papa Francesco ad Ajaccio ha partecipato alla sessione conclusiva del convegno ‘La Religiosité Populaire en Mediterranée’ sulla pietà popolare e della spiritualità nel Mediterraneo.
Quindi ha sottolineato che nel Mediterraneo sono sorte le culture che hanno dato origine al pensiero greco e latino: “Non possiamo dimenticare che nella letteratura classica, quella greca e quella latina, spesso il Mediterraneo è stato lo scenario ideale per la nascita di miti, racconti e leggende. Come pure il fatto che il pensiero filosofico e le arti, insieme con le tecniche di navigazione, permisero alle civiltà del Mare nostrum di sviluppare una cultura elevata, di aprire vie di comunicazione, di costruire infrastrutture e acquedotti e, ancor più, sistemi giuridici e istituzioni di notevole complessità, i cui principi di base sono ancora oggi validi e attuali”.
Da questi luoghi è sorta anche l’esperienza religiosa: “Tra il Mediterraneo e il vicino Oriente, ha avuto origine una esperienza religiosa del tutto particolare, legata al Dio di Israele, che si rivela all’umanità e inizia un incessante dialogo con il suo popolo, culminando nella presenza singolare di Gesù, il Figlio di Dio. È Lui che ha fatto conoscere in modo definitivo il volto del Padre, Padre suo e nostro, e che ha portato a compimento l’Alleanza tra Dio e l’umanità”.
Ed ha ribadito che è un grave errore contrapporre cultura cristiana e cultura laica: “Sono passati più di duemila anni dall’Incarnazione del Figlio di Dio e tante sono state le epoche e le culture che si sono succedute. In alcuni momenti della storia la fede cristiana ha informato la vita dei popoli e le sue stesse istituzioni politiche, mentre oggi, specialmente nei Paesi europei, la domanda su Dio sembra affievolirsi e ci si scopre sempre più indifferenti nei confronti della presenza e della sua Parola. Tuttavia, bisogna essere cauti nell’analisi di questo scenario, per non lasciarsi andare in considerazioni frettolose e giudizi ideologici che, talvolta ancora oggi, contrappongono cultura cristiana e cultura laica. Questo è uno sbaglio!”
Infatti occorre una reciproca ‘apertura’ per cercare valori fondamentali: “Al contrario, è importante riconoscere una reciproca apertura tra questi due orizzonti: i credenti si aprono con sempre maggiore serenità alla possibilità di vivere la propria fede senza imporla, viverla come lievito nella pasta del mondo e degli ambienti in cui si trovano; e i non credenti o quanti si sono allontanati dalla pratica religiosa non sono estranei alla ricerca della verità, della giustizia e della solidarietà, e spesso, pur non appartenendo ad alcuna religione, portano nel cuore una sete più grande, una domanda di senso che li conduce a interrogare il mistero della vita e a cercare valori fondamentali per il bene comune”.
Per realizzare tale connubio è importante riscoprire la pietà popolare: “La pietà popolare, esprimendo la fede con gesti semplici e linguaggi simbolici radicati nella cultura del popolo, rivela la presenza di Dio nella carne viva della storia, irrobustisce la relazione con la Chiesa e spesso diventa occasione di incontro, di scambio culturale e di festa (è curioso: una pietà che non sia festosa non ha ‘un buon odore’, non è una pietà che viene dal popolo, è troppo ‘distillata’). In questo senso, le sue pratiche danno corpo alla relazione con il Signore e ai contenuti della fede… I piccoli passi che ti portano avanti. La pietà popolare è una pietà che viene coinvolta con la cultura, ma non confusa con la cultura. E fa dei piccoli passi”.
Però ha messo in guardia a non strumentalizzare la pietà popolare: “Quando la pietà popolare riesce a comunicare la fede cristiana e i valori culturali di un popolo, unendo i cuori e amalgamando una comunità, allora ne nasce un frutto importante che ricade sull’intera società, e anche sulle relazioni tra le istituzioni politiche, sociali e civili e la Chiesa. La fede non rimane un fatto privato (dobbiamo stare attenti a questo sviluppo, direi, eretico della privatizzazione della fede; i cuori si amalgamano e vanno avanti…), un fatto che si esaurisce nel sacrario della coscienza, ma (se intende essere pienamente fedele a sé stessa) comporta un impegno e una testimonianza verso tutti, per la crescita umana, il progresso sociale e la cura del creato, nel segno della carità”.
E’ un invito a riscoprire le opere derivanti dalla pietà popolare: “Proprio per questo, dalla professione della fede cristiana e dalla vita comunitaria animata dal Vangelo e dai Sacramenti, lungo i secoli sono nate innumerevoli opere di solidarietà e istituzioni come ospedali, scuole, centri di assistenza (in Francia sono molte!), in cui i credenti si sono impegnati a favore dei bisognosi e hanno contribuito alla crescita del bene comune. La pietà popolare, le processioni e le rogazioni, le attività caritative delle confraternite, la preghiera comunitaria del santo Rosario e altre forme di devozione possono alimentare questa (mi permetto di qualificarla così) ‘cittadinanza costruttiva’ dei cristiani. La pietà popolare ti dà una cittadinanza costruttiva!”
Riprendendo il pensiero di papa Benedetto XVI il papa ha concluso il discorso, sottolineando la necessità anche di una ‘sana’ laicità: “Ne deriva la necessità che si sviluppi un concetto di laicità non statico e ingessato, ma evolutivo, dinamico, capace di adattarsi a situazioni diverse o impreviste, e di promuovere una costante collaborazione tra autorità civili ed ecclesiastiche per il bene dell’intera collettività, rimanendo ciascuno nei limiti delle proprie competenze e del proprio spazio… Così Benedetto XVI: una sana laicità, ma accanto una religiosità. Si rispettano i campi”.
(Foto: Santa Sede)
Storia, miti e tradizioni, la verità su Santa Lucia per non farsi rovinare la festa

Si avvicina un periodo difficile: le feste in cui i bambini ricevono doni. Insegnanti solerti e compagni invidiosi potrebbero rovinare la festa dicendo che Babbo Natale, Santa Lucia, San Basilio e San Nicola (alcuni lo chiamano col suo vero nome e non Babbo Natale, figura mitologica a lui ispirata) non esistano o sono i genitori. Potrebbero anche insinuare il dubbio che i genitori mentano a figli che ancora credono in queste figure. Cosa peggiore, che essi lo facciano perché non vogliono bene alla loro prole.
Ebbene, mettiamo in chiaro che la tradizione è una cosa e la religione è un’altra. Le tradizioni vengono portate avanti dagli uomini , ma la religione c’entra con Dio e i santi sono davvero esistiti. Può essere, come in alcuni casi viene detto dalla loro vera storia, che questo santi abbiano aiutato bambini e ragazzi, per questo essi possono vederli come loro protettori; quindi non è tutto falso. Molti genitori tengono alla tradizione e la portano avanti, altri, invece, la seguono perché i figli ne sentono parlare dai compagni e desiderano anche loro festeggiare queste date.
Essendo stata coinvolta in una diatriba tipo quella citata all’inizio, solo per gelosia circa i miei regali di Natale, che ero disponibile a dividere con la persona che a, suo modo, mi svelò una parte della verità, desidero proteggere gli altri. La cosa migliore sarebbe dire tutto ai bambini prima che qualcun lo faccia al posto dei genitori, ma non si può sapere quando potrebbe accadere, perciò difendiamoci in un altro modo. Spieghiamo bene ai nostri figli che i santi esistono, parlate dei santi e della loro storia, dimostrando che è vera. Anche se non si è cattolici, ma si segue la tradizione,si può dire che sono persone che hanno fatto cose grandi in nome del loro credo .
L’importante è fare del bene a prescindere dalla religione che si ha. Sì, alcune storie contengono ingiustizie, ma il bambino imparerà che esistono e che, a volte, anche se si ha ragione, si perde. Tuttavia, il mondo ricorda, festeggiandoli, i buoni, non i cattivi. Perciò una giustizia, prima o poi, c’è sempre. Questo servirà alle nuove generazioni quando dovranno affrontare momenti difficili e vivranno l’ingiustizia.
Ho analizzato già il rapporto tra Santa Claus/Babbo Natale e San Nicola. Ora vorrei trattare quello tra Santa Lucia, la santa della luce e Santa Lucia , la portatrice di doni.
Il 13 dicembre, Santa Lucia,in groppa al suo asinello, porta doni ai bambini. Anche a lei si possono scrivere letterine. I genitori lasciano, nella stanza dove lei arriverà, una fetta di pane a forma di occhio, per scongiurare le malattie alla vista o pezzi di pane e latte.
C’è anche ci prepara un piatto di biscotti e un bicchiere di vin santo. La leggenda narra che, dopo la sua conversione al cristianesimo, Santa Lucia perse la vista, solitamente è detto che le vennero strappati gli occhi, perché non voleva cedere al ricatto che le venne posto davanti. Credette alle idee cristiane e non mollò. Quanto al motivo per cui porta doni ai bambini, la tradizione si intreccia con un gesto di generosità attribuito alla Santa. Secondo la tradizione popolare di Brescia e provincia, la Santa lasciò dei sacchi di grano per il popolo alle porte della città, proprio nella notte tra il 12 e il 13 dicembre.
A Verona, invece, tutto risale al 1200 quando, dopo un’epidemia che fece ammalare agli occhi molti bambini, i loro genitori andarono in processione a Sant’Agnese promettendo loro di tornare con dolci e giocattoli. Per tradizione, infatti, si danno via giochi in buone condizioni da donare ai bambini bisognosi per il giorno de Santa Lucia. Le chiese fanno ancora le raccolte, anche se nell’epoca dei millennials era più frequente. In Sicilia la festa di Santa Lucia è molto sentita. Qui, addirittura, si decide cosa si può mangiare o meno. Sono accetti il granoi e i legumi, soprattutto a pranzo, vietati,invece,pane e pasta.
Ecco delle informazioni storiche sulla Santa. Le fonti più antiche e attendibili su Santa Lucia sono gli atti greci e latini degli inizi del V secolo,in particolare, la ricerca scientifica più recente in campo agiografico ha ribadito l’autenticità della “Passio” latina, giudicando veritieri il testo, l’esattezza terminologica del linguaggio giuridico e la congruenza dei dati storici. Santa Lucia (Siracusa, III secolo – Siracusa, 13 dicembre 304) è una Vergine e martire che si festeggia il 13 dicembre.
E’ patrona della città di Siracusa e dei ciechi, degli oculisti e degli elettricisti. Protegge dalle malattie degli occhi. L’emblema, ciò con cui viene raffigurata, può essere: Occhi su un piatto, Giglio, Palma, Libro del Vangelo: “La vergine e martire Lucia è una delle figure più care alla devozione cristiana. Come ricorda il Messale Romano è una delle sette donne menzionate nel Canone Romano. Vissuta a Siracusa, sarebbe morta martire sotto la persecuzione di Diocleziano (intorno all’anno 304).
Gli atti del suo martirio raccontano di torture atroci inflittele dal prefetto Pascasio, che non voleva piegarsi ai segni straordinari che, attraverso di lei, Dio stava mostrando. Proprio nelle catacombe di Siracusa, le più estese al mondo dopo quelle di Roma, è stata ritrovata un’epigrafe marmorea del IV secolo che è la testimonianza più antica del culto di Lucia. Una devozione diffusasi molto rapidamente: già nel 384, sant’Orso le dedicava una chiesa a Ravenna, papa Onorio I, poco dopo un’altra a Roma. Oggi in tutto il mondo si trovano reliquie di Lucia e opere d’arte a lei ispirate” (cit. da santtiebeati.it.)
Circa il legame con sant’Agata, si deve parlare dei miracoli. Santi e Beati racconta che, un giorno, la giovane ‘Lucia propose alla madre, di nome Eutichia, di recarsi insieme a lei in pellegrinaggio nella vicina città di Catania’ per visitare ‘il sepolcro dell’illustre vergine martire Sant’Agata’. Li avrebbero. Chiesto a Dio “la grazia della guarigione di Eutichia, da molto tempo gravemente ammalata. Giunte in quel luogo, il 5 febbraio dell’anno 301, pregarono intensamente fino alle lacrime implorando il miracolo.
Lucia consigliò alla madre di toccare con fede la tomba della Santa patrona di Catania, confidando nella sua sicura intercessione presso il Signore. Ed ecco, Sant’Agata apparve in visione a Lucia dicendole: ‘Sorella mia Lucia, vergine consacrata a Dio, perché chiedi a me ciò che tu stessa puoi ottenere per tua madre? Ecco che, per la tua fede, ella è già guarita! E come per me è beneficata la città di Catania, così per te sarà onorata la città di Siracusa’. Subito dopo la visione, Eutichia constatò l’effettiva guarigione miracolosa”.
A questo punto, Lucia decise di svelare ‘alla madre il proprio desiderio di donare tutta la propria vita a Dio, rinunciando a uno sposo terreno ed elargendo tutte le proprie ricchezze ai poveri, per amore di Cristo’. Lucia decise di dare in beneficenza i suoi averi. L’uomo che avrebbe dovuto sposarla, però, si vendicò accusandola di essere cristiana. Era l’epoca di Diocleziano e i cristiani venivano perseguitati. A processo, la Santa citò le Sacre Scritture, ma a nulla valse il suo sforzo: dopo torture a cui sopravvisse, fu uccisa.
Non è chiaro se davvero le furono strappati gli occhi , magari durante le torture, oppure no, ma la chiesa così la raffigura. Avendola scelta come patrona della vista, è possibile. Santi e Beati non cita nel dettaglio le torture che subì la Santa.
Questa è la sua storia e può essere raccontata si bambini per ricordare che i figli possono amare i genitori e viceversa. L’esempio di Lucia, che vuole guarire la madre malata, e della donna che accetta un cambiamento radicale nella vita della figlia, dovrebbero fare riflettere molte famiglie.
Fonti :club med, la gazzetta dello sport,veneziatoday,todis, santi e beati
In Toscana il festival dell’economia e spiritualità riflette su ‘capitalismo come religione’

Da sabato 23 novembre a domenica 1 dicembre si svolgerà il Festival di Economia e Spiritualità in alcune città della Toscana (programma completo: https://festivaleconomiaespiritualita.it/) con la partecipazione di John Milbank, Ugo Morelli, Leonardo Becchetti, Marilisa Palumbo, David Riondino, Massimo Faggioli, Madre Noemi Scarpa, Domenico Iannacone, Massimiliano Valerii, Stefano Zamagni, Luigi De Vecchi, Davide Rondoni, Mauro Magatti, Emanuela Buccioni.
Il Festival di Economia e Spiritualità è un festival che insiste sul collegamento tra economia e spiritualità, due ambiti che per abitudine e prassi storica abbiamo divaricato, reso terre straniere. C’è invece una sacralità nella loro messa insieme, nell’unione di una propensione al bene comune. La nona edizione sarà incentrata su un tema che pensiamo decisivo: ‘Capitalismo come religione’. Un argomento nato da una intuizione del prof. Luigino Bruni:
“Il capitalismo, sul crepuscolo degli dèi tradizionali, è di fatto diventato la sola vera ‘religione’ popolare del XXI secolo. La forza culturale del capitalismo sta proprio nel suo essere una ‘esperienza’ globale, un culto, una cultura onnicomprensiva e avvolgente.
E’ nella sua dimensione di sola prassi quotidiana che il capitalismo trae la sua forza, perché crea e rafforza la sua cultura alimentandosi nel culto quotidiano di miliardi di persone. Ma da tutto ciò deriva anche una conseguenza molto interessante: per superare la religione/idolatria capitalistica oggi occorrono nuove prassi, nuove esperienze. Non basta scrivere libri e articoli, non è sufficiente costruire teorie, perché anche la nuova cultura economica (che in tanti vogliamo più umana, più inclusiva, circolare) nascerà dalla prassi e dal pane quotidiano”.
Presentando quest’edizione del festival il prof. Bruni ha sottolineato il modo in cui il capitalismo è diventato una ‘religione’:“La prima virtù del mercato capitalistico, che gli ha consentito di diventare un vero e proprio culto globale, è la sua capacità di esprimersi in pratiche quotidiane nella vita della gente. Il capitalismo, sul crepuscolo degli dèi tradizionali, è infatti diventato la sola vera ‘religione’ popolare del XXI secolo. La forza culturale del capitalismo sta proprio nel suo essere una ‘esperienza’ globale, un culto, una cultura onnicomprensiva e avvolgente, il primo populismo moderno lo ha inventato il capitalismo”.
Nella prosecuzione dell’analisi il prof. Bruni ha sottolineato che il capitalismo è un culto: “E’ nella sua dimensione di sola prassi quotidiana che il capitalismo trae la sua forza, perché crea e rafforza la sua cultura alimentandosi nel culto quotidiano di miliardi di persone. Ecco perché è diventato «il» culto universale e globale, che può solo crescere e rafforzarsi nei prossimi decenni.
Se guardiamo bene il nostro secolo ci accorgiamo che il capitalismo è un insieme di pratiche quotidiane reiterate di culti di acquisto, vendita, investimenti. Anche nelle imprese, che nel Novecento erano in genere pensate e vissute sul modello della ‘comunità’ sta crescendo la stessa cultura commerciale. Dal modello comunitario tipico del XIX e XX secolo siamo infatti passati progressivamente all’impresa-mercato, che oggi domina indisturbata la scena”.
In questo modo il capitalismo diventa culto: “Ed è in questi culti e in queste pratiche reiterate che si alimenta la cultura-religione del capitalismo. Perché, secondo Pavel Florenskij, ‘il contenuto mistico-religioso dei concetti non si rivela nel pensiero astratto ma nell’esperienza’. Infatti, la prima realtà di ogni religione, compresa quella cristiana, non sono i dogmi e nemmeno i miti, ma il culto, ovvero una realtà concreta e feriale. Mito e dogma sono astrazioni, teorie, che vengono dopo. Come il cristianesimo pre-moderno era essenzialmente una prassi nell’Europa medioevale, anche il capitalismo del nostro tempo è un insieme di pratiche.
Per questa sua natura pratico-cultuale, ad esempio, i filosofi e i teologi fanno molta fatica a comprendere il capitalismo del nostro tempo, e sbagliano spesso le loro analisi. Ma da tutto ciò deriva anche una conseguenza molto interessante: per superare la religione/idolatria capitalistica oggi occorrono nuove prassi, nuove esperienze. Non basta scrivere libri e articoli, non è sufficiente costruire teorie, perché anche la nuova cultura economica (che in tanti vogliamo più umana, più inclusiva, circolare) nascerà dalla prassi e dal pane quotidiano”.
(Foto: Festival dell’Economia e spiritualità)
A colloquio con Fabio Cittadini: un’ora di religione per comprendere la storia

“Ogni docente lo sa. Non è facile far comprendere un personaggio storico vissuto in un’epoca totalmente diversa dalla nostra. Anche perché le logiche politiche, economiche e religiose possono essere diverse. Non è facile andare al di là, oltre gli stereotipi, i pregiudizi, il ‘mito’ che si è creato attorno ad un personaggio. Tanto se più questo è Francesco d’Assisi o Martin Lutero. Non è facile, però è possibile”.
Iniziamo il dialogo con il prof. Fabio Cittadini, docente nei licei ed assistente all’Università Cattolica, che ha coinvolto gli studenti liceali in un ‘lavoro’ su san Francesco e Lutero: “Quanto è avvenuto quest’anno scolastico al liceo Bottoni di Milano con alcune terze è stato un esperimento che il professore di religione ha replicato, ma con un occhi diverso.
Prima di tutto si è trattato di far comprendere cosa animava profondamente sia Francesco sia Lutero, cosa davvero li ha resi e li rende unici, perfino attuali. Inoltre si è dovuto lavorare sui ragazzi per togliere dalla testa alcune idee strane come la questione della ricchezza”.
Come è nato il ‘progetto’?
“Anni fa, quando eravamo in piena pandemia, ho notato che i miei studenti creavano dei video con un collega ed erano ben fatti. Mi sono chiesto: ‘Perché non farlo anche io?’. Così nel 2023 ho iniziato a proporre ad alcune classi seconde questa possibilità”.
Perché la scelta è caduta su Francesco e Lutero?
“In terza superiore la programmazione prevede di trattare della storia della Chiesa. Io mi sono concentrato su queste due grandi figure anche perché, studiandole bene e documentandomi, presentano tratti di sorprendente attualità”.
Come è avvenuto il lavoro con gli studenti?
“Io ho proposto loro di approfondire un aspetto di uno dei due personaggi scelti (o Francesco o Lutero). A gruppi, poi, in classe abbiamo lavorato insieme per elaborare un canovaccio, se così si può dire, di quello che avrebbero detto nel video, cercando di rimanere sotto i cinque minuti”.
Come hanno reagito gli studenti alle proposte?
“In modo diversificato. C’è chi addirittura da tempo mi chiedeva di rifare i video. C’è chi ha reagito in modo svogliato. Tuttavia hanno capito tutti che un personaggio storico ha diverse sfaccettature, è in qualche figlio del suo tempo”.
Quale è il compito di un professore di ‘religione’ nella scuola?
“Cercare di far comprendere che la vita ha un senso, mettendo gli studenti a contatto con le grandi tradizioni religiose. Faccio un esempio. Quando parlo dei primi secoli del cristianesimo, dove migliaia di cristiani sono morti per la loro fede, la domanda che poi rivolgo a gli studenti è: E tu per cosa/per chi sei disposto a perdere la tua vita?”
E c’è anche un canale YouTube: quale ‘lavoro’ c’è dietro ai video pubblicati?
“Sì, il canale si chiama ‘Theological Mind’. Su questo canale ho caricato i video più belli e significativi svolti dagli studenti perché loro per primi devono essere consapevoli che si possono fare video intelligenti e non solo stupidi”.
(Tratto da Aci Stampa)
XXII Domenica Tempo Ordinario: religione vera è la ‘Parola’ scevra da ipocrisia!

La Religione, dal verbo ‘religo’ indica il legame tra l’uomo e Dio. Tale legame può essere naturale o soprannaturale; è naturale se è frutto dell’intelligenza umana e si identifica con la coscienza che è la voce di Dio in noi; è soprannaturale se proviene direttamente da Dio attraverso la rivelazione. Il termine ‘Parola’ o ‘Verbum’ indica il Verbo eterno o la Verità di Dio comunicata all’uomo. E’ la verità che proviene dal cielo ed arriva al cuore dell’uomo; è la verità voluta da Cristo Gesù, quella che ci rende veramente liberi, ci fa essere uomini veri senza ipocrisia.
Chi ha fede e crede in Dio sa bene che è proprio così che Dio vuole essere riamato e servito: ‘E’ meglio, diceva Ignazio d’Antiochia, essere cristiano senza dirlo, che proclamarlo senza esserlo’. ‘E’ meglio, scrive Papa Francesco, essere atei che cristiani ipocriti: il vero cristiano proclama e garantisce sempre la dignità di ogni essere umano’. Purtroppo lungo i secoli l’insegnamento divino dagli uomini è stato travisato perché imbevuto da ipocrisia. Contro questa ipocrisia si leva Gesù nel Vangelo di oggi e ne evidenzia i tratti essenziali.
‘Accogliete con docilità, scrive l’apostolo Giacomo, la Parola di dio che è stata seminata in voi’, evidenziando che la parola di Dio è la verità che ci rende liberi, è l’insegnamento che mira alla conversione del cuore. Gesù ha parole chiare contro ogni ipocrisia farisaica che finiva con lo svalutare l’insegnamento di Dio privilegiando le tradizioni degli uomini.
I precetti farisaici riducevano la religione ed una serie di riti esteriori, cerimonie, prescrizioni legali, circostanze esteriori in sé e per sé buoni, importanti ed apprezzabili agli occhi degli uomini ma non miravano alla conversione del cuore, si fermavano solo alla pura esteriorità e non andavano mai all’essenziale voluta da Dio: umiltà e fede, amore verso Dio e i fratelli. Da qui il rimprovero di Gesù nel vangelo contro il fariseismo e la pura esteriorità dell’atto religioso: non è l’esterno che conta davanti a Dio ma soprattutto l’interno, il cuore.
Dal di dentro, infatti, dal cuore dell’uomo escono i propositi di ogni male: impurità, furti, omicidi, adulteri, avidità, maltrattamenti, invidia, calunnia, superbia e stoltezza; non preoccuparti, dice perciò Gesù, di quello che metti in bocca (se è puro o impuro), preoccupati invece di quello che esce dalla bocca perché proviene dal cuore: se il tuo cuore è pulito, da esso verranno fuori solo azioni sagge all’insegna dell’umiltà, dolcezza, perdono, amore.
Odio ed amore nascono dal cuore dell’uomo. Se vuoi cambiare la società, cambia il tuo cuore; se vuoi operare una vera riforma comincia con il riformare te stesso. La Nuova Evangelizzazione tende a creare e diffondere un cristianesimo maturo e responsabile, che non porta ad essere schiavi delle tradizioni delle genti. Verso Dio bisogna muovere il passo con umiltà e amore.
Religione vera ed autentica è quella che coinvolge l’uomo nella totalità del suo essere e ci pone a contatto con Dio, ci collega a lui tramite i canali offerti dalla stessa divinità: coscienza e ragione, la rivelazione dell’Antico e Nuovo Testamento. La legge divina non mira mai a schiavizzare o mortificare l’uomo, ma promuove sempre e solo la dignità della persona umana.
Gesù non annulla né disprezza la legge di Mosè; Egli è contro il legalismo, ma è per la legge; per una legge che abbraccia tutti i comandamenti anche quelli minimi. La legge di Dio era e rimane santa, questa legge però resta inefficace sino a quando il cuore dell’uomo resta succube del peccato Gesù ha sanato il male facendo dell’uomo una nuova creatura, capace di rispondere agli appelli del Signore. Dio vuole il cuore sempre puro perché è da esso che scaturiscono pensieri ed azione buone. La specialità del cristianesimo: chi adora Dio deve adorarlo in spirito e verità.
Chiara Brunello racconta il potenziale religioso del bambino

I bambini non sono terminali di un’educazione religiosa a loro rivolta, ma soggetti di pensiero e di comunicazione: originali percorsi di Irc nella nuova pubblicazione open access della collana digitale Triveneto Theology Press della Facoltà teologica del Triveneto. Il testo è scaricabile gratuitamente, in formato pdf, dal sito www.fttr.it ed è realizzata con il contributo dell’Istituto superiore di Scienze religiose di Padova.
Lavorare all’esistenza insieme ai bambini implica uno sguardo e un ascolto che richiedono una riflessone incessante. Chiara Brunello, nel libro ‘Il potenziale religioso del bambino. Percorsi di Irc’ ispirati a Sofia Cavalletti, invita a entrare nel mondo del senso religioso nell’infanzia e della sua educabilità. La pubblicazione esce nella collana digitale open access Triveneto Theology Press della Facoltà teologica del Triveneto, terzo volume della sezione Education.
Alcuni orientamenti psicopedagogici, il pensiero di Maria Montessori innanzitutto, ma anche le scuole di Mario Aletti e di Maria Teresa Moscato, hanno considerato il fatto religioso come ‘infrastruttura psichica’ del bambino, e quindi parte integrante della cura dell’infanzia. Sofia Cavalletti, con l’educatrice montessoriana Gianna Gobbi, ideò un metodo di tipo attivo, denominato ‘catechesi del Buon Pastore’, basato sullo sviluppo del potenziale religioso del bambino da tre a sei anni, e da sei a dodici.
Chiara Brunello, insegnante di religione licenziata in Scienze religiose all’Issr di Padova, descrive e delinea le modalità di applicazione del metodo, ne indica le potenzialità e i limiti; tenta poi di avvalorarne la legittimità psicopedagogica alla luce delle principali teorie sul senso religioso del bambino; infine, a partire dalla normativa Irc del primo ciclo, mette in evidenza la plausibilità del metodo stesso.
Devotio: risultati in crescita (+30%) ed oltre 4.000 visitatori

Risultati in netta crescita per ‘Devotio 2024’, quarta edizione della più grande fiera internazionale sui prodotti e i servizi per il mondo religioso, che si è conclusa ieri a BolognaFiere. Nei tre giorni della manifestazione, i due padiglioni della fiera sono stati affollati da numerosi operatori del settore, importatori, distributori, rivenditori, e-commerce, sacerdoti, suore e responsabili di parrocchie e comunità.
DEVOTIO: apre a Bologna la fiera per il mondo religioso con 219 espositori

Torna ‘Devotio’, la più grande fiera internazionale sui prodotti e i servizi per il mondo religioso. Questa manifestazione, giunta alla quarta edizione, aprirà domenica 11 febbraio nel quartiere fieristico di BolognaFiere e si concluderà martedì 13. In crescita i dati sulla partecipazione rispetto alla precedente edizione del 2022: sono infatti previsti ben 219 espositori (200 nel 2022), provenienti dall’Italia e da altri 17 Paesi (15 in totale nel 2022), su una superficie espositiva di 15.000 metri quadrati.