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La legge che ci salva dai nostri egoismi: quella dell’amore

A volte si invoca l’esistenza di una legge come garanzia di un bene pressoché assoluto. ‘C’è una legge che tutela questa azione, quindi è giusta’: a molti basta per acquietare la coscienza su tematiche che restano controverse. Eppure, se non abbiamo una ‘stella polare’, ovvero la ‘legge dell’amore’, che indichi il bene e ci metta in guardia dal male, senza compromessi, le legislazioni umane possono, talvolta, essere realizzate ad immagine e somiglianza della nostra ‘durezza di cuore’.
Pensiamo alle leggi raziali. Erano, a tutti gli effetti, delle norme, che rendevano legale l’esclusione sociale e persino la persecuzione (fino all’uccisione)- di determinate categorie di persone: chissà che, al tempo, molti, non abbiano visto legittimato il proprio odio verso gli ebrei proprio in virtù di queste leggi. Pensiamo alla legge mosaica. Ha preceduto l’insegnamento di Gesù e rendeva ‘legale’ lapidare una donna se colta in adulterio; lo stesso, però, non valeva per l’uomo.
C’era una legge. Quindi era giusto? Pensiamo alla legge islamica. Oggi (per fare un esempio tristemente attuale) ha fatto sì che la nostra connazionale e giornalista, Cecilia Sala, fosse detenuta in un carcere iraniano senza che (dal suo e nostro punto di vista) avesse alcuna colpa!
Le leggi non sono buone automaticamente, ‘ipso facto’. Piuttosto, dal momento che le stabiliamo noi, altro non sono che lo specchio del nostro grado di civiltà, come popoli e come nazioni. E le leggi di noi occidentali, europei, italiani del 2025… salvaguardano e rispettano la vita di tutte e di tutti?
Non intendo qui dare una risposta, mi interessa di più lasciarvi la domanda, ricordando che per noi cristiani, la legge umana deve essere conforme alla legge dell’amore. Gesù ci insegna che una legge è eticamente buona se non cade nel tranello del compromesso utilitaristico. In Lui comprendiamo che una legge è veramente equa e sana se rispetta ogni vita, se nessuno è sacrificato sull’altare del presunto ‘male minore’, se al più forte non è permesso di schiacciare il più debole.
Eppure, non ci è chiesto di fare sommosse, Gesù non l’ha fatto. Possiamo, però, anzi dobbiamo dare testimonianza della speranza che è in noi, cercando il bene autentico nella nostra quotidianità e rinunciando ad essere automi; i quali, di solito, sono ingranaggi perfetti dei sistemi di morte.
Il papa ai giovani di Singapore: siate coraggiosi!

Papa Francesco ha concluso il suo 45^ viaggio apostolico internazionale svoltosi dal 2 al 13 settembre (in Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est e Singapore), il più lungo del suo Pontificato. Alle ore 12. 25 (ora locale) (ore 6.25 in Italia) l’aereo è decollato per Roma, dove atterrerà, dopo 6 ore di volo alle ore 18:25 circa.
Nell’ultimo incontro papa Francesco ha ‘colloquiato’ con i giovani riuniti al Catholic Junior College per l’incontro interreligioso, che lo hanno accolto con canti ed una danza eseguita da giovani con disabilità: “La gioventù è coraggiosa e alla gioventù piace andare verso la verità. Fare cammino, fare creatività. E la gioventù deve stare attenta a non cadere in quello che tu hai detto, i ‘critici da salotto’, parole… Un giovane dev’essere critico. Un giovane che non critica non va bene. Ma dev’essere costruttivo nella critica, perché c’è una critica distruttiva, che fa tante critiche ma non fa una strada nuova”.
Quindi i giovani non si devono accontentare, cioè non devono vivere ‘sdraiati’: “I giovani devono avere il coraggio di costruire, di andare avanti e uscire dalle zone ‘confortevoli’. Un giovane che sceglie di passare sempre la sua vita in modo ‘confortevole’ è un giovane che ingrassa! Ma non ingrassa la pancia, ingrassa la mente! Per questo dico ai giovani: ‘Rischiate, uscite! Non abbiate paura!’ La paura è un atteggiamento dittatoriale che ti rende paralitico, ti procura una paralisi”.
E’ stato un invito a non temere di sbagliare: “E’ vero che tante volte i giovani sbagliano, tante, e sarebbe bello che ognuno di noi, che ognuno di voi, giovani, pensaste: quante volte ho sbagliato? Ho sbagliato perché ho incominciato a camminare e ho fatto degli errori nel cammino.
E questo è normale, l’importante è rendersi conto di aver sbagliato. Faccio una domanda, vediamo chi mi risponde di voi. Cosa è peggio? Sbagliare perché faccio un cammino o non sbagliare perché rimango chiuso in casa?..
I giovani devono avere il coraggio di costruire di andare avanti, di uscire dalle zone confortevoli un giovane che sceglie di vivere sempre la sua vita in un modo confortevole è un giovane che ingrassa, risate, ma non ingrassa la pancia ingrassa la mente, per questo io dico ai giovani rischiate, uscite, non avete paura, la paura è un atteggiamento dittatoriale, che ti paralizza”.
Inoltre il papa ha sottolineato che è stato impressionati dalla loro capacità di dialogo interreligioso: “Una delle cose che più mi ha colpito di voi giovani, di voi qui, è la capacità del dialogo interreligioso… C’è un solo Dio, e noi, le nostre religioni sono lingue, cammini per arrivare a Dio.
Qualcuno sikh, qualcuno musulmano, qualcuno indù, qualcuno cristiano, ma sono diversi cammini… Ma per il dialogo interreligioso fra i giovani ci vuole coraggio. Perché l’età giovanile è l’età del coraggio, ma tu puoi avere questo coraggio per fare cose che non ti aiuteranno. Invece puoi avere coraggio per andare avanti e per il dialogo”.
Infatti l’età giovanile è quella del coraggio, che assieme al rispetto è necessario per il dialogo, il quale ha un ruolo fondamentale per affrontare il fenomeno del bullismo: “Una cosa che aiuta tanto è il rispetto, il dialogo. Io vi dirò una cosa. Non so se succede qui, in questa città, ma in altre città succede. Fra i giovani c’è una cosa brutta: bullying…
Ma sempre, sia il bullying verbale sia il bullying fisico, sempre è un’aggressione. Sempre. E pensate, nelle scuole o nei gruppi giovanili o di bambini, il bullying lo fanno con coloro che sono più deboli… Perché superare queste cose aiuta in quello che voi fate, il dialogo interreligioso. Perché il dialogo interreligioso si costruisce con il rispetto degli altri. E questo è molto importante”.
Infine papa Francesco ha invitato i giovani a seguire le parole di Raaj: “Io voglio ringraziare e ripetere quello che Raaj ci ha detto: fare tutto il possibile per mantenere un atteggiamento coraggioso e promuovere uno spazio in cui i giovani possono entrare e dialogare. Perché il vostro dialogo è un dialogo che genera un cammino, che fa strada. E se voi dialogate da giovani, dialogherete anche da grandi, da adulti, dialogherete come cittadini, come politici.
E vorrei dirvi una cosa sulla storia: ogni dittatura nella storia, la prima cosa che fa è tagliare il dialogo. Vi ringrazio di queste domande e sono contento di incontrare i giovani, incontrare questi coraggiosi, quasi ‘sfacciati’, sono bravi!”.
Poco prima papa Francesco aveva abbracciato malati e anziani a cui aveva assicurato le sue preghiere: “Dio è contento di sentire la preghiera vostra. Grazie tante della vostra pazienza e della vostra preghiera. Adesso con questa benedizione il Signore si manifesta vicino a voi. Il Signore perdona tutto sempre e io manifesto nel nome del Signore il perdono a tutti voi”. L’incontro si è concluso con la recita della preghiera dell’Ave Maria.
(Foto: Santa Sede)
Dalle Olimpiadi parigine per un segnale inclusivo

“In occasione dei Giochi di Parigi, il progetto Holy Games ha mobilitato per quasi tre anni un gran numero di cattolici per condividere il fervore sportivo e popolare che circonda i Giochi di Parigi, questo magnifico evento organizzato dal nostro Paese. La scorsa settimana abbiamo avuto il piacere di organizzare la messa di apertura della Tregua Olimpica, alla presenza di numerose personalità religiose, politiche e sportive”.
Così inizia il comunicato dei vescovi francesi dopo l’inaugurazione a Parigi delle Olimpiadi con l’affermazione che lo sport contribuisce ad accrescere la fraternità: “Crediamo che i valori e i principi espressi e diffusi dallo sport e dall’olimpismo contribuiscano al bisogno di unità e fratellanza di cui il nostro mondo ha disperatamente bisogno, nel rispetto delle convinzioni di tutti, intorno allo sport che ci unisce e promuove la pace tra le nazioni e i cuori”.
Ed allora i vescovi chiedono le motivazioni per cui durante la manifestazione inaugurale si è manifestata l’intenzione di denigrare attraverso lo scherno la fede cattolica: “La cerimonia di apertura di ieri sera, organizzata dalla COJOP2024, ha offerto al mondo intero alcuni meravigliosi momenti di bellezza e gioia, ricchi di emozioni e universalmente acclamati. Purtroppo, la cerimonia ha incluso scene di scherno e derisione del cristianesimo, che deploriamo profondamente”.
Infatti i vescovi francesi hanno condannato irrevocabilmente la parodia del quadro dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci: “La cerimonia di apertura proposta dal Comitato organizzativo dei Giochi olimpici purtroppo prevedeva scene di derisione e di scherno del cristianesimo, che deploriamo profondamente. Pensiamo a tutti i cristiani di tutti i Continenti che sono rimasti feriti dall’eccesso e dalla provocazione di certe scene. Vogliamo che capiscano che la celebrazione olimpica va ben oltre i pregiudizi ideologici di alcuni artisti”.
Questo scherno è stato rilevato con condanna anche da membri di altre confessioni religiose, che hanno manifestato il disagio dinnanzi a tale manifestazione di apertura davanti a tanti capi di Stato, che è stata ‘ideologica’: “Ringraziamo i membri di altre confessioni religiose che ci hanno espresso la loro solidarietà. Questa mattina pensiamo a tutti i cristiani di ogni continente che sono stati feriti dall’oltraggio e dalla provocazione di certe scene.
Vogliamo che capiscano che la celebrazione olimpica va ben oltre i pregiudizi ideologici di alcuni artisti. Lo sport è una meravigliosa attività umana che delizia profondamente i cuori degli atleti e degli spettatori. L’olimpismo è un movimento al servizio di questa realtà di unità e fraternità umana. E’ ora di scendere in campo, che questo possa portare verità, consolazione e gioia a tutti!”
Ed a due giorni dalla performance inaugurale è intervenuto l’account ufficiale dei Giochi Olimpici di Parigi, che, scusandosi per l’equivoco, ha chiarito il significato della scena: “L’interpretazione del dio greco Dioniso ci fa capire l’assurdità della violenza tra esseri umani…
L’idea era quella di creare un grande banchetto pagano legato agli dei dell’Olimpo. Non troverete mai in me o nel mio lavoro il desiderio di deridere o denigrare qualcuno. Volevamo fare una cerimonia che riparasse e riconciliasse”.
Mentre Anne Descamps, direttrice esecutiva delle comunicazioni di Parigi 2024, ha detto che “non c’è mai stata l’intenzione di mostrare mancanza di rispetto verso alcun gruppo religioso e se le persone si sono offese in qualche modo, siamo, ovviamente, davvero, molto dispiaciuti.
Se non bastasse la presenza del dio del vino Bacco (per i greci appunto Dionisio), a richiamare il soggetto mitologico e pagano secondo la tradizione rinascimentale e barocca, non proprio (o non solo quantomeno) l’iconografia cattolica dell’Ultima Cena di Gesù con gli apostoli, bisogna notare almeno un altro dettaglio: nell’Ultima Cena gli apostoli sono ovviamente 12, mentre qui le figure che compongono la scena sono 16”.
Infatti la sequenza potrebbe essere stata ispirata dal dipinto ‘Le Festin des dieux’, di Jan Harmensz van Bijlert, artista del Seicento, che raffigura un banchetto degli dei sull’Olimpo, in occasione del matrimonio di Teti e Peleo, come ha spiegato Thomas Jolly, ideatore della cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi: “Non volevo essere sovversivo, né choccare nessuno. Semplicemente, in Francia abbiamo il diritto di amarci, come vogliamo e con chi vogliamo…
Abbiamo il diritto di credere o di non credere. Abbiamo messo in scena semplicemente le idee repubblicane, di benevolenza e di inclusione… Non era l’Ultima Cena la mia ispirazione. Credo fosse abbastanza chiaro che si trattava di Dioniso che arriva a tavola, è il dio della Festa, del vino e padre di Sequana, la dea legata al fiume”.
Di fronte a tali equivoci non resta che chiudere con le parole del messaggio di papa Francesco all’arcivescovo di Parigi, mons. Laurent Ulrich: “Auspico dunque che le Olimpiadi di Parigi siano per tutti coloro che verranno da tutti i Paesi del mondo un’occasione da non perdere per scoprirsi e apprezzarsi, per abbattere i pregiudizi, per far nascere la stima là dove ci sono il disprezzo e la diffidenza, l’amicizia là dove c’è l’odio. I Giochi Olimpici sono, per natura, portatori di pace e non di guerra”.
Catania chiede a sant’Agata di essere uomini e donne di speranza

“Permettete, all’inizio di questo messaggio, di volgere il nostro pensiero ai Paesi che sono in guerra, a coloro che in Ucraina, a Gaza e in molte parti del mondo stanno vivendo conflitti che si stanno rivelando vicoli ciechi. Nei giorni in cui godiamo della gioia della festa e della concordia, non possiamo non desiderare lo stesso clima di fraternità per tutti i popoli della Terra. Stiamo continuando a sperare e pregare affinché nasca nei cuori di tutti il desiderio di percorrere vie di riconciliazione, e che Dio susciti operatori di pace”.
Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: in aumento i femminicidi

“E vediamo dalle tristissime cronache di questi giorni, dalle terribili notizie di violenza contro le donne, quanto sia urgente educare al rispetto e alla cura: formare uomini capaci di relazioni sane. Comunicare è formare l’uomo. Comunicare è formare la società. Non abbandonate il sentiero della formazione: sarà esso a portarvi lontano!”: lo ha ricordato papa Francesco durante l’udienza alle delegazioni della Federazione Italiana Settimanali Cattolici (FISC), dell’Unione Stampa Periodica Italiana (USPI), dell’Associazione ‘Corallo’ e dell’Associazione ‘Aiart – Cittadini mediali’.
Ad Assisi un seminario alla ricerca dell’autorità

“L’autorità ci affascina e al contempo ci spaventa. Continuamente la ricerchiamo, deplorandone una crisi che sembra ormai definitiva, e continuamente la rifuggiamo. E tuttavia possiamo fare a meno dell’autorità? Ci interrogheremo su una delle questioni più affascinanti e più urgenti del nostro tempo”: questo è l’invito di un seminario alla Cittadella di Assisi, organizzato dalla rivista ‘Munera’, fino al 30 luglio sul tema ‘In cerca di autorità: famiglia, scuola, democrazia’.
In Nicaragua Ortega contro la Chiesa

Secondo il giornalista Paolo Manzo il governo nicaraguense sta portando avanti trattative con il Vaticano che dovrebbero culminare con l’esilio di mons. Rolando Álvarez, arrestato dalle autorità giovedì 4 agosto ed accusato di’organizzare gruppi violenti’, presumibilmente ‘con l’obiettivo di destabilizzare lo Stato nicaraguense e attaccare le autorità costituzionali’. Quindi il presidente Ortega sta perseguendo l’obiettivo di arrivare a un negoziato con il Vaticano per esiliare il vescovo Álvarez, come già successo con mons. Silvio Báez nel 2019.
Scandalo a Cremona
VI Domenica dopo Pasqua ci mette in ascolto dello Spirito Santo

Nel cenacolo, alla vigilia della sua passione e morte, Gesù assicura i suoi sulla sua presenza nella storia della Chiesa. Sembra una mamma, che dovendo provvisoriamente partire, tranquillizza i figli con vero amore materno. Il brano del Vangelo infatti evidenzia tre momenti: una raccomandazione, un dono ed un incoraggiamento materno.
Papa Francesco indica la via del dialogo all’Università di Macerata

Lunedì 9 maggio una delegazione dell’Università di Macerata ha incontrato papa Francesco nella sala Clementina del Palazzo Apostolico, in occasione della ricorrenza del 470^ anniversario della nascita a Macerata di padre Matteo Ricci, gesuita evangelizzatore della Cina e precursore di quel dialogo interculturale, che ‘Unimc sente come missione e principio ispiratore’, come ha spiegato il rettore Francesco Adornato: