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Papa ai rettori francesi: avere cura della formazione sacerdotale

“Cari Rettori, sono lieto di accogliervi in ​​occasione del vostro pellegrinaggio giubilare, durante il quale vi siete riuniti per riflettere sulla formazione sacerdotale. Questa è un cammino di discernimento in cui voi svolgete un ruolo essenziale. Siete come l’anziano sacerdote Eli che disse al giovane Samuele: ‘Se ti chiamerà, dirai: Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta’. Voi siete la presenza rassicurante, la bussola per i giovani affidati alle vostre cure”: con queste parole papa Francesco ha accolto, sabato scorso, i Rettori dei Seminari Maggiori di Francia per il loro pellegrinaggio giubilare.

Durante l’incontro papa Francesco ha richiamato un’udienza generale di papa san Paolo VI sulla testimonianza: “Ciò vale sicuramente per i formatori nei seminari. La loro testimonianza coerente di vita cristiana avviene all’interno di una comunità educativa, i cui membri sono, nel seminario, il vescovo, i sacerdoti e i religiosi, i professori, il personale. Questa comunità, però, si estende là dove il seminarista viene inviato: alle parrocchie, ai movimenti, alle famiglie. La formazione comunitaria è quindi unitaria, toccando tutte le dimensioni della persona e orientando verso la missione”.

E’ stato un invito a curare le relazioni: “Affinché il seminario possa dare questa testimonianza e diventare uno spazio favorevole alla crescita del futuro sacerdote, è importante avere cura della qualità e dell’autenticità delle relazioni umane che vi si vivono, simili a quelle di una famiglia, con tratti di paternità e fraternità. Solo in questo clima può instaurarsi la fiducia reciproca, indispensabile per un buon discernimento. Il seminarista potrà allora essere sé stesso, senza paura d’essere giudicato in modo arbitrario; essere autentico nei rapporti con gli altri; collaborare pienamente alla propria formazione per scoprire, accompagnato dai formatori, la volontà del Signore per la sua vita e rispondere liberamente”.

Infatti la cura delle relazioni nei seminari è un fattore importante: “E’ certamente una grande sfida proporre una formazione umana, spirituale, intellettuale e pastorale a una comunità così diversificata. Il vostro compito non è facile. Ecco perché l’attenzione al percorso di ciascuno così come l’accompagnamento personale sono più che mai indispensabili.

Ecco perché è importante che le équipes di formazione accettino questa diversità, che sappiano accoglierla e accompagnarla. Non abbiate paura della diversità! Non abbiatene paura, è un dono! L’educazione all’accoglienza dell’altro, così com’è, sarà la garanzia, per il futuro, di un presbiterio fraterno e unito nell’essenziale”.

Ed ha evidenziato tre punti, di cui il primo è la cura della libertà interiore: “Il primo è quello di aver cura che nel candidato si formi una vera libertà interiore. Non abbiate paura di questa libertà! Le sfide che gli si presenteranno nel corso della sua vita richiedono che egli sappia, illuminato dalla fede e mosso dalla carità, giudicare e decidere con la propria testa, a volte controcorrente o correndo rischi, senza allinearsi a risposte preconfezionate, preconcetti ideologici o al pensiero unico del momento. Che maturino il pensiero e che maturino il cuore e che maturino le mani!”

Una libertà interiore che porta alla relazione umana: “Questi sono i tre attributi di Dio: tenerezza vicinanza e compassione. Dio è vicino, è tenero, è compassionevole. Un seminarista che non sia capace di questo, non va. È importante! Non c’è bisogno d’insistere sul pericolo rappresentato da personalità troppo deboli e rigide, o da disordini di carattere affettivo. D’altronde, l’uomo perfetto non esiste e la Chiesa è composta da membra fragili e da peccatori che possono sempre sperare di progredire; il vostro discernimento su questo punto deve essere tanto prudente quanto paziente, illuminato dalla speranza”.

L’ultimo punto evidenziato dal papa riguarda la missione: “Il sacerdote è sempre per la missione. Sebbene, naturalmente, essere sacerdote comporti una realizzazione personale, non lo si diventa per sé stessi, ma per il Popolo di Dio, per fargli conoscere e amare Cristo. Il punto di partenza di questa dinamica non può che trovarsi in un amore sempre più profondo e appassionato per Gesù, nutrito da una seria formazione alla vita interiore e dallo studio della Parola di Dio. E’ difficile immaginare una vocazione sacerdotale che non abbia una forte dimensione oblativa, di gratuità e di distacco da sé, di sincera umiltà; e questo è da verificare. Solo Gesù riempie di gioia il suo sacerdote”.

E’ stato un invito a mettersi al servizio: “Per favore, la povertà è una cosa molto bella. Servire gli altri. E state attenti al carrierismo, state attenti. State attenti alla  mondanità, alla gelosia, alla vanità. Che l’amore per Dio e per la Chiesa non diventino un pretesto per l’autocelebrazione. Quando tu trovi qualche ecclesiastico che sembra più un pavone che un ecclesiastico è brutto. Che l’amore per Dio e la Chiesa non sia un pretesto: che sia vero”.

(Foto: Santa Sede)

Beato Giuseppe Puglisi Sacerdote e martire

Giuseppe Puglisi nasce a Palermo, nel quartiere Brancaccio, il 15 settembre 1937, figlio di Carmelo Puglisi, calzolaio, e di Giuseppa Fana, sarta. Entrato nel seminario diocesano di Palermo nel 1953, viene ordinato sacerdote il 2 luglio 1960. Riceve quindi i primi incarichi come vicario parrocchiale e vicerettore del seminario minore. Si occupa anche dell’insegnamento della Religione nelle scuole. Comincia a sorgere in lui una vera preoccupazione per le condizioni di vita degli abitanti nei quartieri più emarginati del capoluogo siciliano.

La figura del sacerdote nel terzo millennio: evoluzione formativa

Negli anni ‘60, mentre si svolgeva il Concilio Ec. Vat. II, ero convinto che tutti i presbiteri avessero la medesima formazione, nel contempo da chierichetto stavo imparando  la liturgia della S. Messa in latino, seguendo un Sacerdote, ordinato da pochi mesi, molto atletico, che  si occupava in particolare dell’organizzazione dei giochi nell’oratorio parrocchiale. Negli anni ‘70 ebbi il privilegio di frequentare, mentre prestavo servizio come Uff. della Guardia di Finanza ( nel cui contesto conobbi il cappellano militare), un Cardinale eccezionale che per pochi voti non fu eletto Papa, per cui incominciai a comprendere alcune differenze formative che esistevano fra i sacerdoti.

Negli anni successivi conobbi un Vescovo  che divenne dopo 2 anni Cardinale, partecipò al conclave in cui fu eletto Papa Francesco (13/3/13) che ci guidò per 10 anni nel nostro percorso come tutors del gruppo diocesano “Il buon Pastore” (cfr. articolo qui pubblicato). Incontrai  preti che esercitavano anche funzioni giurisdizionali nell’ambito della Chiesa, altri che svolgevano pure attività professionali ( psicologi, psichiatri) ed istituzionali negli organi pubblici, molti che si occupavano prevalentemente degli affari amministrativi della parrocchia, tanti che nelle omelie erano prolissi, ma accertai che curavano maggiormente i problemi familiari dei fedeli.

Andavamo pure a trovare nei monasteri suore, frati, priori ed abati. Pochi sacerdoti negli anni’80 erano titolari di licenze e dottorati in Teologia od in Diritto canonico, inoltre, anche adesso, tanti per “mancanza di tempo” non si aggiornano sul piano magisteriale……Ho incontrato anche bravi seminaristi che abbandonarono la laurea in medicina, in ingegneria ecc. perché Dio li aveva ‘chiamati’ e loro avevano accettato di operare in ‘nomine Christi’. Abbiamo avuto anche il privilegio di seguire per 8 mesi 2 cappellani marittimi, appartenenti al dipartimento ‘Apostolato del mare’ della CEI (durante i nostri 2 giri del mondo), uno dei quali poliglotta, canonista argentino, già Vicario episcopale presso l’Arcidiocesi di Buenos Aires, in cui Papa Francesco fu Arcivescovo (il cui seminario ed alcune sedi della sua formazione visitammo nel 2016).

Aggiungo che in anni diversi 2 miei confessori, con i quali tuttora siamo amici,  preferirono la via della ‘riduzione allo stato laicale’, uno dei quali è in attesa della sentenza di nullità matrimoniale… Centinaia di Sacerdoti che mi hanno permesso di comprendere e di verificare umilmente le caratteristiche peculiari della “figura” contemplata dagli atti del Magistero e dalle norme del  Codice di Diritto canonico (  I MINISTERI ORDINATI:Can. 1009 e ss.- LG 28 e 29-GS n. 43/Il ministero del Vescovo: Canoni 375 e ss.- Decr. Vat.2° Christus Dominus/Il ministero del Presbitero: Can. 519-521-545-553-556-564; per completezza:Il ministero del diacono permanente:Can. 236-1008-1009, CEI 1/6/1993,Congr.Ed.Catt.22/2/98)  che ho avuto l’occasione di studiare con passione e di  approfondire in Corsi accademici dal 2011 al 2019, insieme a mia moglie Marcella, grazie anche ad un eccellente Presbitero, Direttore del Centro diocesano di Teologia di Base (nella foto) che ha acquisito durante il suo ministero una formazione completa sotto tutti i profili  (non suono il violino in quanto, considerata la mia formazione, sono sempre molto critico) che riesce a trasmetterla in ogni momento didattico, liturgico e pastorale ai ‘suoi’ fedeli in modo semplice, ma con una tale profondità spirituale e teologica che andrebbe emulato da tanti altri chierici a me noti, per siffatte caratteristiche meriterebbe, a mio avviso, di esercitare funzioni episcopali.

A tal proposito evidenzio che  recentemente, dopo il  Convegno internazionale per la Formazione permanente dei sacerdoti sul tema ‘Ravviva il dono di Dio che è in te’ (2Tm 1,6) organizzato dal Dicastero per il Clero, in collaborazione con il Dicastero per l’Evangelizzazione, Sezione per la prima Evangelizzazione e le nuove Chiese particolari e il Dicastero per le Chiese Orientali,  dal 6 al 10 febbraio 2024      (https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&opi=89978449&url=https://www.agensir.it/quotidiano/2024/1/31/sacerdoti-roma-dal-6-al-10-febbraio-convegno-un-convegno-internazionale-per-la-formazione-permanente/&ved=2ahUKEwiZpfzo18uGAxUY4AIHHUDuAPY4ChAWegQIAhAB&usg=AOvVaw1S9o7HoTWk8qSLiaqxmA-W ) il Pontefice ha effettuato alcune puntualizzazioni in merito ed  il 6 Giugno 2024 il nostro Simone Baroncia ha pubblicato sul tema questo  interessante articolo     (https://www.korazym.org/103676/papa-francesco-ribadisce-la-necessita-di-una-formazione-per-i-sacerdoti/ : Il papa ha ribadito che la formazione ricevuta in seminario non è più sufficiente:

“Perciò, non possiamo illuderci che la formazione in Seminario possa bastare ponendo basi sicure una volta per tutte; piuttosto, siamo chiamati a consolidarla, rafforzarla e svilupparla in un percorso che ci aiuti a maturare nella dimensione umana, a crescere spiritualmente, a trovare i linguaggi adeguati per l’evangelizzazione, ad approfondire quanto ci serve per affrontare adeguatamente le nuove questioni del nostro tempo…Ed infine ha evidenziato: “Come sapete, la Relazione di sintesi della prima Sessione dell’Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, nell’ottobre scorso, ha raccomandato di effettuare una valutazione sull’attuazione del ministero.. dopo il Concilio Vaticano II’”. ) che mi ha sollecitato molti interrogativi sulle caratteristiche della vocazione presbiterale nell’epoca attuale, sull’effettiva, esclusiva ‘spiritualità’ di chi si appresta ad operare in ‘Persona Christi’ in un mondo in cui la principale finalità esistenziale sembra che sia  costituita dall’interesse individuale. Inoltre il 7 Giugno alla Basilica Santuario mariano di Altavilla Milicia (Parroco/Rettore il nostro Direttore emerito e già citato Maestro di Teologia di base, Prof. Mons. Salvo Priola, insieme nella foto e nel video https://www.facebook.com/share/v/d7kMQgHXxCPz1Nvs/ ) il Rev.mo Padre Calogero D’Ugo (con il quale nel 2017 siamo stati relatori insieme ad un convegno istituzionale), laureato in Storia e Filosofia, Titolare  del Dottorato in Teologia con specializzazione in Dottrina sociale della Chiesa, già Vicario episcopale dell’Arcidiocesi di Palermo e direttore della Scuola di formazione socio-politica, ha presentato il suo nuovo libro ‘Raccontami un Santo’ (prefazione del Cardinale Angelo Comastri, già Vicario generale emerito del Pontefice, per la Città del Vaticano) in cui descrive “Dieci brevi profili esistenziali di giovani (fra i quali Domenico Savio, Luigi Gonzaga, Giacinta e Francesco di Fatima) che la Chiesa ha proposto o desidera proporre a modello..di epoche diverse che tuttavia possono parlare ai giovani del nostro tempo…felici perché uniti a Dio…che non conoscono la tristezza esistenziale…le loro vite dimostrano che aveva ragione Lèon Bloy :L’unica vera tristezza è non essere santi”.

E sempre il 7 giugno, solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, per la celebrazione della Giornata della Santificazione Sacerdotale, il prefetto del Dicastero, cardinale Lazzaro You Heung sik, e il segretario monsignor Andrés Gabriel Ferrada Moreira, hanno inviato una lettera ai fratelli sacerdoti. nella quale ricordano che questa è una giornata di preghiera suggerita dal Dicastero per il Clero (all’epoca Congregazione) e istituita il 25 marzo 1995 da San Giovanni Paolo II, “perché la preghiera offerta per la santificazione dei Sacerdoti possa ottenere di riflesso il dono della santità di tutto il Popolo di Dio, a cui il loro ministero è ordinato” ( https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2024-06/plenaria-dicastero-clero-formazione-sacerdoti-diaconi-vocazioni.html ). Molti sono ancora i giovani che credono alla santità e quindi  dirigono la loro vita verso la sequela di Cristo col ministero sacerdotale, infatti l’8 Giugno 2024 in un Duomo gremito in ogni navata, con i fedeli che si affollano ovunque anche in piedi, l’Arcivescovo dice questo ai sacerdoti novelli che ordina poco dopo, per l’imposizione delle sue mani e la preghiera: 17 nuovi preti della Diocesi di Milano (dove abbiamo il domicilio), 2 Frati minori Cappuccini, un religioso appartenente alla Congregazione delle Scuole di Carità – Istituto Cavanis e un sacerdote italiano della Diocesi peruviana di Huari, missionario dell’Operazione Mato Grosso.

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