Tag Archives: solidarietà
Il presidente della Repubblica da l’onorificenza a Odifreddi e Poggio, responsabili di Piazza dei Mestieri

Nei giorni scorsi il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ha conferito 31 onorificenze al Merito della Repubblica Italiana a cittadini che si sono distinti per attività volte a favorire il dialogo tra i popoli, contrastare la violenza di genere, per un’imprenditoria etica, per un impegno attivo anche in presenza di disabilità, per l’aiuto alle persone detenute in carcere, per la solidarietà, per la scelta di una vita nel volontariato e per attività in favore dell’inclusione sociale.
Tra questi cittadini insigniti dell’onorificenza di Ufficiali dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana figurano Dario Odifreddi e Cristiana Poggio, rispettivamente Presidente e Vice-presidente della ‘Piazza dei Mestieri’ di Torino: “Siamo grati al Presidente Mattarella e lo sono con noi le decine di migliaia di giovani e le loro famiglie che in questi vent’anni sono passati dalla Piazza dei Mestieri, come gli oltre 200 operatori e gli oltre 400 docenti che ogni giorno scendo in campo al fianco dei ragazzi per aiutarli a trovare la loro strada per il futuro”.
Piazza dei Mestieri nasce con una missione chiara: offrire ai ragazzi un’opportunità concreta di crescita, fornendo strumenti per lo studio, per l’inserimento nel mondo del lavoro e per affrontare con fiducia il futuro. Negli anni, l’iniziativa ha rappresentato un punto di riferimento per molti giovani che, grazie a percorsi formativi innovativi e al supporto di docenti e tutor, hanno potuto riscoprire la speranza e il proprio valore, come ha raccontato il presidente Dario Odifreddi:
“Emozione e gratitudine si sono mescolate oggi al Quirinale per la consegna da parte del Presidente Mattarella del titolo di Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana per questi 20 anni di ‘Piazza dei Mestieri’ conferito a me e a Cristiana Poggio.
Affiorano alla nostra mente i volti di chi ha condiviso con noi questa esperienza dall’origine o anche solo per un giorno. Senza l’amicizia e la stima di tanti non sarebbe stato possibile accogliere decine di migliaia di giovani adolescenti aiutandoli a scoprire i loro talenti e il loro valore, accompagnandoli nello studio, nell’inserimento nel mondo del lavoro e, in generale, in questo tratto della loro vita.
Abbiamo visto tanti volti di ragazzi e ragazze che si riaprivano al sorriso e alla speranza e ve lo diciamo con le parole di una poesia scritta da una nostra allieva che ci ricorda che, oltre a una grande professionalità, è necessario abbracciare ognuno dei ragazzi e delle ragazze che incontriamo”.
La ‘Piazza dei Mestieri’ offre corsi per diventare panettieri, cioccolatieri, birrai, cuochi, camerieri, grafici, informatici e parrucchieri, ma anche tanti progetti per stranieri e giovani che sono in difficoltà con lo studio e tante altre cose. L’obiettivo è insegnare ai ragazzi un mestiere e accompagnarli nell’inserimento lavorativo, ma non solo:
“Anche quando abbiamo aperto nel 2004 si parlava di disagio giovanile e di abbandono scolastico. Oggi forse ne siamo più consapevoli. Io vedo una grande paura nei ragazzi di deludere se stessi e gli adulti. Così, ora più che mai, hanno bisogno di capire che hanno un valore. E quando percepiscono questo, cambia tutto: i tratti del loro viso, l’andamento scolastico, il modo di parlare o di rapportarsi con coetanei e adulti… E per migliaia di loro la Piazza diventa casa”.
Oltre a Torino, ci sono anche le sedi di Milano e Catania; ma ‘Piazza dei Mestieri’ non è un franchising che esporta un modello da riprodurre in blocco, ha ribadito Odifreddi: “Bisogna guardare alle situazioni che si incontrano e queste città sono molto differenti tra loro, ognuna ha le sue sfide, con i suoi contesti familiari e i suoi tessuti produttivi. Eppure, emerge ovunque la necessità che esistano dei ‘luoghi’.
A Catania, per esempio, abbiamo recentemente inaugurato i nuovi locali con un ampio giardino di 1.600 metri quadrati che diventerà un luogo, appunto, non solo per i ragazzi, ma anche per le loro famiglie, per tutto il quartiere. A Milano, invece, ‘Piazza dei Mestieri’ è partita tre anni fa, in una realtà complessa, ma anche molto stimolante per le grandi possibilità e i contatti che offre”.
Ed a coronare la giornata c’è la poesia di Valentina: “Solitudine, compagna lieve di tutta la gente che affolla la mente, ma svuota l’anima. Non sei la vincitrice tu, non sei più la regina qualcuno può sconfiggerti, con l’abbraccio del bene può trafiggerti. Non è più male la mia vita, non è più tristezza il mio futuro! Solo il sapore del ricordo mi resta ancora amaro ma è già un passato dimenticato, un tempo rinnovato”.
Un arcobaleno di solidarietà tra Italia e Africa: le storie di rinascita di Guido, Annie e João Charles

In Africa, nei luoghi dove è riemerso un conflitto lungo e sanguinoso, ci sono persone, che riescono ad avere una vita grazie a un aiuto che arriva da migliaia di chilometri di distanza. Un sostegno che a volte nasce da condizioni inaspettate. Una storia di sofferenza diventata motore di solidarietà. Guido ha deciso di fare qualcosa per gli altri in memoria del figlio scomparso: ‘Ho scoperto che tendere la mano verso chi è più fragile riempie l’anima di pace’ racconta Guido, 85 anni, di Bolzano.
Un anno fa ha scelto di superare il semplice piacere che nasce dallo scambio e ha abbracciato una verità più profonda, radicata in un passo del Nuovo Testamento: ‘C’è più gioia nel dare che nel ricevere!’ (Atti 20,34-35). Queste parole, ormai parte integrante della sua vita, lo hanno trasformato. Lo hanno aiutato a vedere l’altro con occhi di sincerità, riconoscendone i bisogni autentici: “Mi chiedevo cosa avrei potuto fare, confida Guido. Dopo la morte di mio figlio Roberto, avvenuta nel 2023, il dolore e la sofferenza mi accompagnarono per lungo tempo. Non riuscivo a trovare pace fino a quando non presi una decisione: fare una donazione”, racconta.
“Mio figlio aveva messo da parte i suoi risparmi e pensando a quanto amasse l’altro e fosse capace di farlo incondizionatamente – abbiamo vissuto insieme 56 anni, lui era affetto dalla sindrome di down – ho deciso di donare il suo gruzzoletto alla Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV attraverso il Settore Solidarietà e Gemellaggi”.
Un gesto di gratuita carità che ha reso possibile la costruzione di un pozzo d’acqua a Gashaki, in Rwanda, un territorio nel cuore dell’Africa stretto tra Congo, Uganda e Burundi, dove ancora si muore per mancanza di acqua pulita: “Sapere di aver dato la possibilità a tante persone di dissetarsi, senza limiti di tempo, ha dato compimento al sacrificio di mio figlio che per anni ha conservato i suoi risparmi, senza mai tentennare.
Quasi come se prevedesse…”, afferma ed aggiunge: “Alla mia età posso dirle di essere soddisfatto perché quest’opera, non solo mi ha dato pace, ma elevato il senso della mia esistenza…”. Si ferma qualche minuto, come a tirare le somme della sua vita, e conclude: “Ho fatto qualcosa di buono!”. Vicino al pozzo è stata apposta una targa in memoria di Roberto Origoni. Un gesto d’amore che continuerà a dare vita.
Capita spesso che le mozioni dell’animo diventino gesti in grado di cambiare la vita di qualcuno meno fortunato. Sono moti che conducono l’uomo a cercare chi si trova nel bisogno, a fare qualcosa per lui. Caratterizzano la vita del benefattore, colui che per amore del prossimo esce dalla zona comfort del ‘proprio orticello’ e dà compimento ad azioni di solidarietà, di vicinanza, di sostengo che si possono raggiungere attraverso vie diverse.
Ognuno sceglie la sua ma un proposito le accomuna tutte: fare del bene. Come ogni azione che si svolge e strada che si persegue si avranno delle conseguenze. Dei frutti di bene, non solo per chi dà, come mostra la storia di Guido, ma anche per chi riceve.
In Repubblica Democratica del Congo e in Mozambico vivono Annie e Charles. Entrambi hanno potuto cambiare la propria vita grazie al Sostegno a Distanza promosso dalla Società di San Vincenzo De Paoli. Un gesto di solidarietà che permette a tanti bambini di poter accedere alla scolarizzazione, formarsi e diventare adulti in un ambiente protetto. Un aiuto che si estende nel tempo attraverso la condivisione di un cammino fatto di sforzi, gioie, sofferenze, successi. Annie è stata curata e ha potuto proseguire gli studi.
Nata il 14 ottobre 2004 è cresciuta in una baracca fatiscente a Kingasani, una zona malsana e poverissima di Kinshasa. La madre era sarta e non riusciva a sostenere economicamente i suoi figli. Le conseguenze per la salute della piccola sono state gravi: era malnutrita e spesso ammalata. La sua vita è cambiata quando ha ricevuto il sostegno medico necessario e soddisfatto il fabbisogno alimentare giornaliero. Questo grazie a chi ha deciso di prendersi cura di lei.
Mikuma Annie oggi frequenta il corso triennale in Scienze Biologiche a Kinshasa, in Repubblica Democratica del Congo. Ha scelto questa facoltà perché dice che un giorno vuole fare qualcosa per i bambini del suo paese che rischiano di non avere un futuro, come rischiava di non averlo lei – a causa della malattia non riusciva a frequentare tutte le lezioni scolastiche.
La forza d’animo non l’ha mai abbandonata, né il sogno di diventare medico che, finalmente potrà diventare realtà. Intanto il desiderio di sua madre si è già concretizzato: grazie al dono di una macchina da cucire ha potuto avviare una piccola attività di sartoria. Più a Sud, nel cuore del Mozambico, a Mafambisse, vive un bambino di sei anni, Fernando João Charles. Joao Charles ha perso la madre poco dopo la sua nascita. Rimasto orfano, nonno Anselmo si è occupato di lui, nonostante le grandi difficoltà economiche.
L’unica fonte di sostentamento era un piccolo orto e quel che fruttava doveva bastare a sfamarli. La vita di João Charles è cambiata grazie all’incontro con Don Piergiorgio Paoletto, parroco di Mfambisse. Attraverso il Settore Solidarietà e Gemellaggi della Società di San Vincenzo De Paoli arriva anche per lui il sostegno a distanza che oggi gli permette di andare a scuola e di imparare a leggere e a scrivere.
Oltre all’attività didattica frequenta il doposcuola voluto e organizzato da don Piergiorgio Paoletto. Qui, ogni giorno, coltiva il suo talento: disegnare. Don Paoletto l’ha scoperto e lo guida e incoraggia offrendogli tutto l’occorrente per mettere a frutto il suo dono. E così insieme, grazie all’impegno e alla generosità di molti, la vita di Joao Charles si arricchisce di svariati colori e degli strumenti necessari per la costruzione di un domani migliore.
Oggi sono ancora milioni i bambini e le bambine che continuano a vivere in estrema povertà. Non riescono a raggiungere un grado di istruzione adeguato e sono costretti a lavorare. Subiscono abusi e violenze. Vivono in condizioni igieniche e sanitarie pessime e non hanno accesso a strutture mediche dove essere curati.
Il Settore Solidarietà e Gemellaggi nel Mondo è la struttura della Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV che si occupa non solo di adozioni e sostegno a distanza (più di 2.500 in 40 Paesi) ma anche di sviluppare progetti con partner locali come costruzione di pozzi, aule scolastiche e ospedali, nonché di intervenire nei luoghi colpiti da calamità naturali o guerre e di promuovere la creazione di gemellaggi tra le Conferenze italiane e altre all’estero. Il Settore Solidarietà e Gemellaggi nel Mondo opera al servizio dei Vincenziani e di chi, nel mondo, ha bisogno, offrendo la propria struttura, le proprie competenze, la capacità di costruire quella rete di carità con la quale il Beato Federico Ozanam desiderava ricoprire il mondo.
(Foto: San Vincenzo de’ Paoli)
,
Giovani naviganti per il Mediterraneo

Presentata l’iniziativa ‘MED 25 – Le Bel Espoir’ con 200 tra ragazzi e ragazze che da marzo a ottobre si alterneranno in navigazione per toccare trenta diversi porti nei quali si svolgeranno sessioni di formazione, conferenze e festival, provenienti da Nord Africa, Medio Oriente, Mar Nero ed Egeo, Balcani ed Europa con un unico sogno condiviso: costruire pace e giustizia in tutte quelle nazioni che si affacciano sul Mediterraneo sconvolte da conflitti etnici, politici e religiosi, dilaniate da una povertà che ogni anno costringe centinaia di migliaia di persone a fuggire in cerca di una vita migliore e messe in crisi dai cambiamenti climatici che sottraggono terra e risorse al loro possibile e naturale sviluppo.
L’iniziativa nasce dopo gli ‘Incontri del Mediterraneo’ che si sono svolti negli anni scorsi a Bari, Firenze, Marsiglia e Tirana, come hanno riferito gli organizzatori: “Non ci rassegniamo a lasciare che il Mediterraneo diventi un campo di battaglia o un cimitero. Ci rifiutiamo di lasciare che le argomentazioni politiche e i concetti di globalizzazione prevalgano sull’incontro tra le persone, che sono sempre singolari e uniche. Le nostre paure non devono prevalere sulle nostre speranze… La sua storia di convivialità e di scambio, ricca di molte tradizioni filosofiche e spirituali, racchiude la chiave della riconciliazione tra popoli, culture e religioni”.
Il veliero, lungo 29 metri e composto da 3 alberi, salperà dal porto di Barcellona e avrà un programma intenso: le prime tappe, ad esempio, saranno quella di Malta, dove si discuterà di donne e Mediterraneo, quella di Cipro, nella quale si affronterà il tema del dialogo tra le varie fedi, e quella della Turchia, dove si cercherà di approfondire il rapporto tra lo sviluppo e la difesa dell’ambiente. Durante la navigazione, inoltre, i giovani potranno fare altre tappe in scali intermedi e a bordo vivranno momenti di condivisione e fraternità in grado di rafforzare una rete di solidarietà e di amicizia che potrà essere messa a disposizione davvero di tutti.
L’AJD è un’associazione partner e proprietaria del Bel Espoir, che trasforma l’esperienza del mare in pedagogia della fratellanza, come ha spiegato p. Alexis Leproux: “Formare i marinai significa formare alla solidarietà, all’ascolto, alla fiducia. Una parabola di ciò che si vuole nel Mediterraneo”.
Nel suo intervento, il cardinale Jean-Marc Aveline, ha spiegato come questo progetto si componga di quattro importanti azioni: “Ascoltare le ferite e le risorse delle cinque sponde, suscitare e condividere progetti con altri partner con i quali collaborare, vivere la sinodalità e la fraternità, costruire una cultura di dialogo e di pace”.
(Foto: Bel Espoir)
Persona, cura, dedizione e solidarietà: i quattro pilastri dell’ecosistema Gemelli

‘Persona, cura, dedizione e solidarietà sono i pilastri sui quali si fonda l’ecosistema Gemelli’, cui danno vita il Policlinico insieme alla Facoltà di Medicina e chirurgia: ‘un sistema integrato di condivisione ideale e competenza scientifica’: nel suo discorso inaugurale nella sede di Roma dell’Università Cattolica del Sacro Cuore il rettore Elena Beccalli ha proposto l’orizzonte ideale che fa del Gemelli ‘un punto di riferimento per la sanità nazionale’.
Nel suo discorso il rettore ha tratteggiato il ‘quadro difficile e articolato’ della sanità italiana: “La sanità è una questione nevralgica per il paese… Eppure, una sanità accessibile è una forma di “diritto di cittadinanza” riconosciuto dalla nostra Carta Costituzionale nell’articolo 32, che recita: ‘La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività’. Un principio che trova attuazione nel Servizio Sanitario Nazionale istituito nel 1978 proprio da una nostra laureata”,
Ed ha sottolineato l’importanza del Servizio sanitario: “Tina Anselmi, prima donna a ricoprire l’incarico di Ministro della Salute della Repubblica italiana. Un Servizio finemente definito dallo stesso Presidente Matterella «presidio insostituibile di unità del paese» e pertanto ‘un patrimonio prezioso da difendere ed adeguare’. Un diritto che dobbiamo salvaguardare con ancora maggiore tenacia di fronte alle forti disuguaglianze, alle laceranti polarizzazioni e alle crescenti povertà che sempre più riscontriamo nei nostri territori”.
Però ha sottolineato che il Servizio sanitario è ad un bivio: “Senza i giusti interventi, non certo semplici da individuare data la complessità delle questioni sanitarie, il rischio che ne consegue è un aumento delle già profonde divaricazioni presenti nella nostra società. Come sottolinea l’articolo che ricordavo, una riforma sistemica rappresenta l’unica via per garantire un’assistenza equa ed efficiente, preservando la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale”.
Ed ecco i quattro pilastri a cui l’Università Cattolica non può rinunciare: “Dunque, se dovessi riassumere l’orizzonte ideale verso il quale auspico debba rivolgersi la nostra azione, sarei propensa a utilizzare quattro termini: persona, cura, dedizione, solidarietà. Nelle attività del Policlinico presupposto imprescindibile è l’avere un’attenzione alla persona nella sua interezza, che può essere assicurata solo da una genuina vocazione alla cura di medici e operatori sanitari.
Tutto ciò deve avvenire, giorno dopo giorno, con quella dedizione che muove coloro che sono al servizio delle istituzioni nell’ottica di contribuire al bene comune. E, allo stesso tempo, con spirito di solidarietà, uno dei cardini della Dottrina sociale della Chiesa, cui il personale docente e sanitario è chiamato a ispirare il lavoro quotidiano per l’edificazione propria e di tutta la società”.
Da qui lo sviluppo di un piano per l’Africa: “Declinata in questo modo, la solidarietà diviene il presupposto principale per l’ideazione e l’attuazione del Piano Africa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Si tratta di una struttura d’azione, in coerenza con l’indirizzo di apertura proprio di una Università che vuole essere la migliore per il mondo, con l’intento di porre il continente africano al cuore delle progettualità sanitarie, assistenziali, educative, di ricerca e di terza missione. In uno spirito di reciprocità con l’Africa, l’Ateneo intende diventare polo educativo dalla triplice finalità: formare medici in Africa, offrire ai giovani africani di seconda generazione opportunità di studio, integrare le esperienze di volontariato dei nostri studenti nei percorsi accademici”.
Il preside della Facoltà di Medicina e chirurgia, prof. Antonio Gasbarrini, ha sottolineato che “un aspetto cruciale del nostro operato risiede nella collaborazione costante con le istituzioni sanitarie, in particolare con la Regione Lazio, nostro principale committente in ambito sanitario pubblico, e con il ministero della Salute, che stabilisce le regole e crea le opportunità per garantire una sanità pubblica nazionale equa e accessibile…
Oltre al nostro ruolo nelle patologie elettive, infatti, stiamo sviluppando con entrambe le istituzioni, regionale e nazionale, politiche al servizio della cruciale rete dell’emergenza/urgenza, quella rete che rappresenta la colonna portante delle politiche sanitarie», «fondamentale per salvare vite, ridurre le complicanze e garantire la presa in carico integrata del paziente, dal primo intervento alla riabilitazione”.
All’inaugurazione dell’anno accademico è intervenuto anche il direttore di ‘Medici con l’Africa Cuamm’, organizzazione che da 75 anni è impegnata in Africa, don Dante Carraro: “Nel nostro nome è racchiuso lo stile che guida il nostro intervento: non ‘per’ ma ‘con’ l’Africa. Camminiamo a fianco delle popolazioni locali, all’interno del sistema sanitario cercando di esserne lievito, intervenendo in partnership con le autorità locali e partendo dai bisogni reali. Non caliamo interventi dall’alto, ma costruiamo insieme delle risposte che possano essere sostenibili e possano garantire futuro.
Ci stanno a cuore, soprattutto, le mamme e i bambini, fragili tra i fragili, specie nel momento del parto e nei primi mesi di vita. Infine, crediamo che una leva fondamentale di cambiamento sia l’investimento in formazione, dei giovani italiani e anche africani, per questo collaboriamo con 39 università italiane e con tanti partner di ricerca nel mondo, così da poter dare solidità al nostro intervento, perché siamo convinti che una medicina per i poveri, non debba essere una medicina povera”.
(Foto: Università Cattolica)
FEDERCOFIT: donati due carri funebri per i funerali in Senegal

Due carri funebri italiani sono in viaggio nel deserto africano per essere impiegati nei funerali in Senegal. Questo progetto di solidarietà è stato avviato a Treviso dall’associazione ConsiderAfrica, allo scopo di fornire i due mezzi all’associazione senegalese Amis d’Enfance de Sindone, che da anni aiuta i cittadini in lutto di ‘Ndar Guedj, prima capitale dell’Africa occidentale francese situata nel nord del Senegal al confine con la Mauritania. In questa città, infatti, non sono disponibili carri funebri e perciò le famiglie più povere sono costrette a trasportare a spalla la salma al cimitero anche per 10 chilometri, oppure ad utilizzare pick-up o carretti trainati da animali da soma.
Nel 2024, a questo progetto si è interessata Federcofit, la federazione del comparto funerario italiano, che ha promosso contatti tra le agenzie funebri associate ed i promotori trevigiani dell’iniziativa, Francesca Brotto, attrice e autrice, e Moustapha Fall, impiegato di origini senegalesi. I due carri funebri sono stati così donati dalle società Giesse Risarcimento Danni di Belluno e Aqilan di Asti. Al momento, il viaggio di circa 6mila chilometri per portare i due carri a ‘Ndar Guedj ha raggiunto la cittadina di Tan-Tan nel sud del Marocco e si prevede l’arrivo a destinazione oggi, 29 gennaio.
“Siamo lieti di aver contribuito in qualche modo alla realizzazione di questo progetto di solidarietà, che presto consentirà alle famiglie dolenti di ‘Ndar Guedj di poter usufruire di un servizio funebre più decoroso e dignitoso”, ha commentato Davide Veronese, presidente nazionale di Federcofit. “Oltre alle aziende che hanno voluto contribuire fornendo i due carri funebri, desidero ringraziare in particolare il nostro associato Ivan Trevisin Onoranze Funebri di Treviso per aver creduto fin dall’inizio in questo progetto ed averci consentito di parteciparvi”.
“Desidero ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a questo progetto, che mi sta particolarmente a cuore essendo io stesso originario di ‘Ndar Guedj prima di trasferirmi a Treviso”, ha sottolineato Moustapha Fall, presidente dell’associazione ConsiderAfrica e attualmente in viaggio verso il Senegal. “In passato, abbiamo già fatto giungere nel mio paese un’ambulanza e del materiale medico, mentre ora riusciremo anche ad aiutare le famiglie che non hanno mezzi economici per il funerale del proprio defunto”.
“E’ significativo che, per la realizzazione di questo grande progetto di solidarietà, abbiano collaborato una comunità trasversale di volontari italiani e senegalesi e anche un comparto coeso com’è quello del settore funebre”, ha detto Ivan Trevisan, presidente regionale Federcofit per il Triveneto. “La vicenda di Moustapha ricorda la storia dei nostri emigrati, che in passato si impegnavano a mandare soldi e risorse a casa per aiutare le proprie famiglie”.
Il patriarca di Gerusalemme ed il custode di Terra Santa invitano a riprendere i pellegrinaggi

“La Chiesa in Italia è vicina a Israele perché possa riabbracciare finalmente i propri cari rapiti, avere la sicurezza necessaria e continuare a lottare contro l’antisemitismo che si manifesta dentro forme subdole e ambigue… Già in passato sono intervenuto con chiarezza condannando fenomeni di risorgente antisemitismo, mai accettabili. La Chiesa in Italia è vicina ai palestinesi e alla loro sofferenza perché si possa finalmente avviare un percorso che permetta a questo popolo di essere riconosciuto nella sua piena dignità e libertà”.
Il presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, nella prolusione alla sessione invernale del Consiglio episcopale permanente ha sottolineato l’impegno della Chiesa in Terra Santa, che nei giorni scorsi è giunta ad una tregua temporanea con la liberazione di alcuni prigionieri israeliani e l’arrivo degli aiuti umanitari a Gaza. Di conseguenza il Custode di Terra Santa ed il Patriarca latino di Gerusalemme hanno rinnovato l’invito a riprendere i pellegrinaggi in Terra Santa, come ha sottolineato il card. Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini:
“Siamo, sembra, all’inizio di un nuovo periodo. E’ iniziata la tregua, c’è il cessate il fuoco e siamo molto grati di questo. E’ l’occasione per ringraziare tutta la Chiesa universale che in questo anno ci è stato molto vicina e ci ha aiutato e sostenuta molto con la preghiera, anche con il sostegno concreto. Ora è tempo anche di continuare ad aiutare e sostenere questa Chiesa, riprendendo il santo viaggio, ritornare a Gerusalemme, ritornare in Terra Santa e visitare i luoghi, riportare in vita l’altro polmone di questa Chiesa che è il pellegrinaggio e la presenza dei pellegrini”.
Per questo ha assicurato che i pellegrinaggi sono sicuri: “Il pellegrinaggio assolutamente è sicuro. Non c’è pericolo. Ed è tempo ora anche di, dunque, di alzare lo sguardo e ritornare a Gerusalemme per riportare anche la gioia a tante famiglie cristiane che attendono con ansia il ritorno dei pellegrini. Quindi il mio invito, insieme al Padre Custode, è quello di cominciare in questo anno del Giubileo dedicato alla speranza di ritornare alle sorgenti della speranza che è l’incontro con Cristo risorto e riportare anche la speranza in tante famiglie cristiane. Tornate, vi attendiamo con gioia e con ansia”.
Per questo il custode di Terra Santa, fr. Francesco Patton, ha sottolineato che questo è un anno speciale: “E’ un anno giubilare e siamo proprio davanti alla Chiesa del Santo Sepolcro, che è uno dei tre santuari giubilari indicati per la Terra Santa anche dal Santo Padre, insieme con Nazaret e con Betlemme. L’invito è ad essere pellegrini di speranza e a venire in Terrasanta come pellegrini, per ritornare alle radici della nostra fede, da un lato, ma anche per esprimere in modo molto concreto, anche attraverso il pellegrinaggio, la vicinanza alla piccola comunità cristiana di Terra Santa”.
Fr. Patton ha ribadito che il pellegrinaggio in Terra Santa, oltreché sicuro, è anche un gesto di solidarietà: “Quando voi venite in pellegrinaggio, voi fate sentire alla nostra comunità cristiana che fa parte di una famiglia che è universale e cattolica, è la famiglia dei cristiani, della Chiesa, che vive in tutto il mondo. E poi c’è anche una dimensione molto concreta di solidarietà.
Quando voi venite in Terrasanta come pellegrini, al tempo stesso, date anche per la possibilità alla nostra gente di vivere dignitosamente del proprio lavoro. Come ha detto Sua Beatitudine il pellegrinaggio è sicuro, continuiamo a pregare che la tregua si stabilizzi e che dalla tregua si arrivi anche a un vero e proprio percorso e processo di pace. Venite, vi aspettiamo ed abbiamo bisogno di voi”.
Secondo i dati diffusi dall’Ufficio Centrale di Statistica in Israele risiedono circa 180.300 cristiani, che costituiscono l’1,8% della popolazione totale. Nel 2023, il tasso di crescita della popolazione cristiana è stato dello 0,6%. I dati rivelano che circa il 79% dei cristiani in Israele sono cristiani arabi, che rappresentano il 6,9% della popolazione araba totale del Paese.
La maggior parte di loro risiede nel distretto settentrionale e in quello di Haifa. Tra i cristiani non arabi, il 41,3% vive nell’area di Tel Aviv e nella regione centrale, mentre il 34,8% risiede nel nord e a Haifa. Le città con la maggiore concentrazione di cristiani arabi sono Nazareth, Haifa, Gerusalemme e Nof HaGalil.
Per quanto riguarda lo stato civile, in Israele sono state registrate 762 nuove unioni tra coppie cristiane. L’età media al primo matrimonio era di quasi 31 anni per gli sposi e di quasi 28 anni per le spose. Questi valori sono superiori rispetto alla media delle altre religioni, sia per gli uomini che per le donne.
Gli studenti universitari cristiani in Israele hanno raggiunto quota 6.700, pari al 2,2% del totale degli studenti degli istituti di istruzione superiore. La percentuale di donne tra gli studenti cristiani era del 61%, un valore inferiore a quello registrato tra gli studenti musulmani, ma superiore a quello degli studenti ebrei e di altre religioni. In ambito lavorativo, nel 2023 il tasso di partecipazione alla forza lavoro tra i cristiani di 15 anni e oltre ha raggiunto il 70,2%. Tra i cristiani arabi, la percentuale è stata di oltre il 62 %.
(Foto: CMC)
Papa Francesco: la carità aiuta a cambiare il mondo

“Venticinque anni fa, durante il Grande Giubileo del 2000, fu istituita la Fondazione della Guardia Svizzera Pontificia. Ora è appena iniziato un altro Anno Giubilare, che coincide felicemente con la celebrazione del vostro 25^ anniversario. E’ molto bello che lo facciate con un pellegrinaggio a Roma, dove potete rinnovare la professione di fede in Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente, presso le tombe degli Apostoli. A me piace pensare che tutta questa costruzione vaticana è sopra le tombe dei martiri. Sono stati sepolti qui, qui sotto”: oggi papa Francesco ha ricevuto in udienza i rappresentanti della Fondazione che da 25 anni sostiene gli appartenenti al corpo pontificio e le loro famiglie sia negli anni di servizio in Vaticano sia dopo il rientro nei luoghi di provenienza.
Ed è un ‘lavoro’ che chiede molta pazienza: “Il vostro prezioso impegno, infatti, deve essere sempre animato da uno spirito di fede e di carità, perché aiutare la Guardia Svizzera Pontificia significa sostenere il Successore di Pietro nel suo ministero nella Chiesa universale; anch’io personalmente sono molto grato per il servizio fedele delle guardie.
Nei tempi il lavoro della Guardia Svizzera è molto cambiato, ma la sua finalità rimane sempre quella di proteggere il papa. Questo comporta anche di contribuire all’accoglienza di tanti pellegrini provenienti da tutte le parti del mondo che desiderano incontrarlo. Per questo ci vuole pazienza, e le guardie ne hanno! Questa è una cosa bella di loro: ripetono le cose, spiegano… Una pazienza molto grande”.
Ed ha ringraziato la Fondazione per il supporto dato alle guardie ed alle loro famiglie: “La vostra Fondazione supporta le guardie in diversi modi e ambiti: in primo luogo si adopera in favore delle famiglie, soprattutto per quanto riguarda l’educazione e la formazione dei figli negli istituti scolastici appropriati. A me piace che le guardie si sposino; a me piace che abbiano dei figli, che abbiano una famiglia. Questo è molto importante, molto importante. Questo aspetto è diventato tanto più rilevante, in quanto le guardie sposate con figli sono aumentate e il bene delle famiglie è di fondamentale importanza per la Chiesa e la società”.
Inoltre ha evidenziato la collaborazione ed il sostegno che essa mette a disposizione: “ Inoltre, la Fondazione fornisce i mezzi per garantire, migliorare e aggiornare la professionalità e i metodi di lavoro, delle attrezzature e delle infrastrutture. Infine, offrite una valida assistenza per tutti coloro che, dopo il loro servizio in Vaticano, rientrano in patria. Io sono in contatto con alcuni di questi, che rimangono molto, molto uniti al Vaticano, alla Chiesa. A volte chiamano al telefono, inviano qualcosa; quando passano da Roma mi fanno visita. E’ un bel contatto che ho.
E tutto questo è necessario perché le guardie possano svolgere il loro prezioso servizio nel modo più efficace e per il bene di tutti. La cooperazione tra la vostra Fondazione e la Guardia Svizzera Pontificia è esemplare, perché dimostra che nessuna realtà può andare avanti da sola. E’ importante collaborare. Tutti dobbiamo aiutarci e sostenerci a vicenda e questo vale per voi, per le singole comunità, ma anche per la Chiesa intera”.
E’ stato un ringraziamento per questo supporto: “Perciò vorrei cogliere l’occasione di questo incontro con voi per esprimervi la mia viva gratitudine per il generoso sostegno che avete elargito a favore della Guardia Svizzera Pontificia durante questi venticinque anni. Grazie, grazie tante! E auspico che anche in futuro possiate proseguire il vostro apprezzato lavoro”.
In seguito il papa ha ricevuto una sessantina di membri della ‘Fondazione Cattolica’ di Verona, incoraggiandoli a disporre delle risorse economiche a ‘vantaggio del prossimo’: “Sono lieto di incontrarvi all’inizio di quest’anno, nel quale celebriamo il Giubileo della speranza. Insieme, peregrinantes in spem: camminare come pellegrini nel mondo ci ricorda che non ne siamo padroni, bensì custodi. Questo ci riguarda tutti: siamo chiamati a prenderci cura della casa comune che il Signore ci ha affidato, cioè a coltivarla e custodirla secondo una regola sapiente e rispettosa; custodire la nostra casa comune”.
Ricordando il significato di ‘economia’ il papa ha incoraggiato a proseguire nelle azioni a favore del bene comune: “A tale proposito, la vostra Fondazione è attiva in molti ambiti sociali. Ho appreso con piacere le iniziative di solidarietà, di sostegno al volontariato, di formazione culturale e professionale a cui vi dedicate. Lodo soprattutto quelle a sostegno delle famiglie e dei giovani, in collaborazione con la diocesi di Verona.
L’intraprendenza e la generosità del vostro operato è coerente col nome della Fondazione che rappresentate: Cattolica. Vi incoraggio perciò ad andare avanti facendo del bene sempre e a tutti. Facendo non stiamo fermi; fare del bene, e a tutti, fare del bene a tutti. Un bel programma di vita!”
Inoltre ha sottolineato che il denaro rende meglio se investito in opere a favore del prossimo: “Non dimentichiamo che il denaro rende di più quando è investito a vantaggio del prossimo. Questo è importante. C’è una situazione molto brutta, adesso, sugli investimenti. In alcuni Paesi gli investimenti che danno più reddito sono le fabbriche delle armi: investire per uccidere. Sono pazzi!”
Per questo il papa ha evidenziato che investire in armamenti è contro le persone: “Questo non è a vantaggio della gente. E quando si fa così, contro o fuori rispetto al vantaggio della gente, il denaro invecchia e appesantisce il cuore, rendendolo duro e sordo alla voce dei poveri. La prima cosa da scartare per l’egoismo sono i poveri, è curioso questo”.
Infine li ha esortati a promuovere il bene comune: “Quando mettiamo la ricchezza a servizio della dignità dell’uomo, non possiamo che averne guadagno, sempre: promuovendo il bene comune, infatti, si migliorano i legami della società cui tutti partecipiamo.
Davanti alle emergenze educative e lavorative, vi esorto a rinnovare di continuo la vostra fiducia nella Provvidenza di Dio, che guida con amore la storia chiamandoci a costruire un futuro secondo giustizia”.
(Foto: Santa Sede)
Premiato il ‘giornalista dei poveri’ Biagio Maimone per l’impegno a favore dei bambini dell’Egitto e per aver promosso il dialogo interreligioso di papa Francesco

Il giornalista e scrittore Biagio Maimone, direttore della Comunicazione dell’associazione ‘Bambino Gesù’ del Cairo, il cui presidente è mons. Yoannis Lazhi Gaid, già segretario personale di Sua Santità Papa Francesco, nonché corrispondente dall’Italia per il quotidiano ‘America Oggi TV’, soprannominato ‘Il giornalista dei poveri’, ha ricevuto a Milano un premio speciale per il giornalismo solidale.
Maimone, il quale ha frequentato il corso triennale di spiritualità francescana al Convento Sant’Angelo di Milano dei Frati Minori (spiritualità, cultura e dialogo), ha offerto, nel corso degli anni, servizi di comunicazione gratuita a persone che vivevano in situazioni di disagio economico segnalandole all’opinione pubblica.
Egli definisce tale forma di comunicazione ‘Comunicazione Solidale’ ed afferma: “Con la comunicazione si possono portare alla luce situazioni di enorme gravità, su cui occorre intervenire. Su di esse, destinate a restare nel buio, si accende, in tal modo, una luce. La povertà deve essere conosciuta per porvi rimedio. Passare dal silenzio alla voce eclatante di un fatto è la missione del giornalismo. Il mio intento è far conoscere la sofferenza sociale al fine di porvi rimedio. E’ il fine sociale e, nel contempo, etico, del giornalismo a cui desidero dar vita per pormi al servizio della società in cui vivo”.
A consegnargli il premio è stato il Direttore d’Orchestra e musicista Vince Tempera. Il premio tiene conto anche dell’impegno di Maimone per aver richiamato, mediante il giornalismo, alla necessità di far vivere il dialogo interreligioso, la pace e la solidarietà, attraverso le iniziative dell’associazione ‘Bambino Gesù del Cairo’ che si qualifica nei termini di attività giornalistica a favore dei bambini poveri ed ammalati dell’Egitto.
L’associazione è stata fondata in seguito alla sottoscrizione del documento sulla ‘Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune’ da parte di Sua Santità Papa Francesco e da parte del Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb, in data 4 febbraio 2019. Biagio Maimone, inoltre, è autore del libro ‘La Comunicazione Creativa per lo Sviluppo Socio-umanitario’, che ha ricevuto la Benedizione Apostolica di Sua Santità Papa Francesco.
Frutti del documento sono la ‘Casa della Famiglia Abramitica’, edificata nella città di Abu Dhabi, che è uno tra i progetti più rilevanti ed esemplari del documento ‘Sulla Fratellanza Umana’ in quanto pone le basi del dialogo interreligioso, creando uno spazio fisico, un territorio comune su cui sono stati edificati tre luoghi di culto diversi (una Chiesa, una Sinagoga e una Moschea), posti l’uno accanto all’altro, in ciascuno dei quali si praticano religioni diverse, le quali si interfacciano reciprocamente per dialogare su ogni tema della vita umana, l’Orfanotrofio ‘Oasi della Pietà’, già realizzato, che accoglierà 300 bambini e garantirà loro l’assistenza familiare nonché una casa dove trovare cure e protezione, accompagnandoli fino alla crescita per un adeguato sviluppo educativo.
L’Ospedale pediatrico ‘Bambino Gesù del Cairo’, primo ‘Ospedale del Papa’ fuori dall’Italia, in fase di realizzazione, garantirà le cure medico-sanitarie adeguate e specialistiche sia ai bambini dell’orfanotrofio, sia agli altri bambini, nonché l’accompagnamento delle donne durante tutto il periodo della gravidanza e post parto, la Catena dei Ristoranti della Fraternità Umana, denominata “Fratello”, che offre pasti, ogni giorno, a 5000 famiglie egiziane e il progetto denominato ‘Salus’, che consiste nell’attuazione di cliniche mobili finalizzate a visitare e a curare i bambini poveri in quelle zone dell’Egitto in cui mancano le strutture sanitarie.
Papa Francesco guarda con fiducia ai progetti suindicati, sorretti dalla pedagogia dell’amore e della pace ed, ancor più, in quanto finalizzati all’educazione ed alla cura dei bambini, nonché al rispetto della loro sacralità.
Finanziato dal GAL ‘Capo di Leuca’ l’ammodernamento della cucina della mensa ‘Città della domenica’ di Ruffano

La Parrocchia “Beata Maria Vergine” di Ruffano comunica che nell’ambito del PSR Puglia 2014/2020 – Misura 19 – Sottomisura 19.2 – Azione 3. Servizi per la popolazione rurale nel Capo di Leuca – Bando Intervento 3.2. “Mense Collettive” – Piano di Azione Locale “il Capo di Leuca e le Serre Salentine”, attuato dal GAL Capo di Leuca, è stato finanziato, con un contributo a fondo perduto, l’ammodernamento della cucina della Mensa sociale “Città della Domenica”, sita a Ruffano presso la seicentesca Masseria Mariglia in Via S. Giovanni Bosco, 10, complesso oratoriale caro al Venerabile Vescovo Don Tonino Bello.
Grazie al Bando pubblicato dal GAL Capo di Leuca sono state acquistati degli elettrodomestici per grandi capienze e tecnologicamente più avanzati, con l’obiettivo di rendere la cucina della mensa ancora più funzionale, installando una nuova cappa a parete con motore incorporato, un lavello, un armadio con 4 ripiani, un tavolo, un’affettatrice, un armadio refrigeratore, un armadio congelatore, un cuoci pasta e una friggitrice a gas.
La Parrocchia “Natività Beata Maria Vergine” di Ruffano, con fondi propri insieme al contributo della Diocesi Ugento – S. Maria di Leuca, ha realizzato un importante e corposo progetto di ristrutturazione dei locali della propria mensa. I componenti delle associazioni parrocchiali volontariamente si attiveranno per cucinare e servire nella mensa, in quanto storicamente impegnata sul fronte della solidarietà.
Si intende realizzare un ambiente riservato e accogliente, che non sarà solo una mensa nel senso letterale della parola, ma anche il centro di una rete di sostegno e umanizzazione dell’area. I poveri saranno messi al centro, potranno andare con le loro famiglie, contando su una rete di sostegno che mirerà, anzitutto, a ricreare relazioni umane e a ridurre l’isolamento.
Oltre al contributo fondamentale del Banco delle Opere di Carità Puglia nel fornire derrate alimentari, i programmi alimentari della Mensa “Città della Domenica” saranno collegati con i sistemi agricoli locali, in modo tale da sostenere e migliorare l’agricoltura del territorio, aumentandone la resilienza e la sostenibilità. Nella mensa si andrà a utilizzare la produzione agroalimentare, fresca o trasformata, anche rimasta invenduta, in questo modo il cibo eccedente non sarà sprecato e anzi sarà destinato a una finalità sociale, somministrando pietanze con prodotti locali e a costi di produzione contenuti, produzioni locali, prevalentemente “di qualità”, provenienti da coltivazioni biologiche e a km. 0.
Il progetto di ammodernamento della mensa, oltre alla Parrocchia “Natività Beata Maria Vergine” di Ruffano, annovera altri due soggetti partner: l’Associazione di Promozione Sociale – ETS “Made in SOAP” di Ruffano e l’Azienda Agricola “Borrello Claudia” di Salve.
L’APS – ETS “Made in SOAP” di Ruffano costituita il 10 giugno 2014, impegnata nella promozione territoriale, del patrimonio artistico e culturale del Salento, annovera tra le varie attività, l’organizzazione dell’evento denominato “Maru” il Peperoncino in Festa, appuntamento che dal 2014 a Ruffano, in ogni edizione, richiama migliaia di visitatori nei due giorni nel centro storico tra mostre pomologiche e della biodiversità con peperoncini dal mondo, gare di resistenza al piccante, musica, arte ed enogastronomia.
Con il progetto “Mettiamoci in Agenda”, vincitore del bando Capitale Sociale 3.0 della Regione Puglia, Maru nel 2024 è stato anche “Ecofesta”, strutturata in modo da ridurre l’impronta ecologica della festa, il cui impatto è stato misurato promuovendo delle attività compensative. L’associazione promuoverà l’attività del parroco nella gestione della mensa della Parrocchia “Natività Beata Maria Vergine”, in quanto storicamente impegnata sul fronte della solidarietà.
Dall’Azienda Agricola “Borrello Claudia” di Salve si potranno attingere prodotti agroalimentari, una realtà nata dalla volontà di Claudia Borrello e dall’amore per la campagna, trasmessole dalla sua famiglia. Impegnata nella produzione di prodotti tipici salentini di qualità, l’azienda è incentrata sull’amore per la campagna, la raccolta di frutti antichi, un progetto fondamentale per la qualità della vita stessa, senza mai trascurare i ritmi della natura e operando in piena armonia con essa. questa azienda recupera e valorizza il patrimonio arboricolo del Salento, trasformando frutti locali e antichi in deliziose conserve.
Questi testimoni silenziosi di tempi passati sono al centro di un progetto di “archeologia arborea” che Claudia Borrello ha avviato con passione e determinazione. Nei suoi campi, alberi come fichi, mandorli, albicocchi, peri, susini, cotogni, azzeruoli, corbezzoli e carrubi, spesso dimenticati e abbandonati, ritrovano nuova vita.
Operazione finanziata dal PSR Puglia 2014-2020 – Fondo FEASR – MIS.19 – SOTT. 19.2 – SSL GAL CAPO DI LEUCA – Az.3 – Int. 3.2 CUP J15D23000100009