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Il Terzo Settore dopo la pandemia in Italia

Nella scorsa settimana Banca Etica ha presentato alla Camera dei Deputati la ricerca intitolata ‘Il Terzo Settore in Italia dopo la pandemia’, a cura dell’Osservatorio sul Terzo Settore di Banca Etica, che fotografa il Terzo Settore italiano alla fine del 2021 e ne descrive dinamiche quantitative e qualitative grazie a una ricognizione organica dei dati ufficiali dell’Istat, di Banca d’Italia e di altri enti di ricerca, interpellando con questionari e interviste i protagonisti del non profit italiano, dai quali proviene un’analisi vista dall’interno e il sentimento sul futuro.

Paola Da Ros nuova presidente della Società di San Vincenzo De Paoli

Sabato 19 marzo Paola Da Ros è stata eletta nuova Presidente della Federazione Nazionale Società di San Vincenzo De Paoli, succedendo ad Antonio Gianfico, che è rimasto in carica per sei anni. Insieme alla Presidente si è rinnovata anche la Giunta Esecutiva, come ha sottolineato la neo presidente:

 “Ho individuato le consorelle ed i confratelli che, con il mio stesso entusiasmo, dovranno aiutarmi in questi anni, cercando di miscelare al meglio persone esperte con altre che, per la prima volta, si propongono per un incarico nazionale. Sono persone che provengono dalle diverse aree geografiche dell’Italia e la parte femminile è per la prima volta maggioritaria”. 

Paola Da Ros, insegnante, è nella Società di San Vincenzo de’ Paoli dal 1978. Coordinatrice Interregionale Veneto e Trentino dal 2017, rappresenta la Società di San Vincenzo De Paoli al Tavolo Regionale delle eccedenze alimentari della Regione Veneto, al Tavolo dell’Alleanza contro la Povertà del Veneto, alla Conferenza Regionale Volontariato Giustizia della Regione Veneto e a quella della Regione Trentino-Alto Adige. Accanto a lei Marco Guercio, Vicepresidente nazionale, già Coordinatore Interregionale Piemonte e Valle D’Aosta; Luca Stefanini, riconfermato nella carica di Tesoriere della Federazione Nazionale; Anna Taliente, Segretaria della Federazione, già Segretaria della Federazione Lombarda; Giovanni Armenise, già Vicepresidente del Consiglio Centrale della Puglia; Monica Assanta, giornalista, esperta nel settore della comunicazione medico scientifica; Maria Ketty Cannizzo, Segretaria del Consiglio Centrale di Caltagirone; Marco Crosti, già Presidente dell’Associazione La San Vincenzo Onlus – Ente Morale; Monica Galdo, già membro della Giunta Esecutiva della Federazione Nazionale della Società di San Vincenzo De Paoli come Responsabile della Macro Area Impegno nel Sociale e nuova progettualità.

Una presidenza che inizia in un momento non facile per il volontariato, che si deve confrontare con le sfide della pandemia, insieme agli echi della guerra ed ai suoi inevitabili risvolti economici e sociali, senza dimenticare le trasformazioni richieste dalla nuova legge del Terzo Settore, ha proseguito la neo presidente:

“Ma non dobbiamo spaventarci intendo proseguire sulla via segnata da chi ci ha preceduto, facendo attenzione agli elementi di novità, ai cambiamenti sociali, economici e tecnologici in corso. Sono essi a suggerirci che dobbiamo muoverci, perché fermarsi equivale a cadere”.

La Società di San Vincenzo De Paoli è presente in 152 Paesi nel mondo e conta più di 800.000 soci, oltre ad 1 milione e mezzo di volontari non soci, suddivisi in 48.000 gruppi operativi (1.100 in Italia), diffusi sul territorio chiamati ‘Conferenze’.

Fondata a Parigi nel 1833 dal Beato Antonio Federico Ozanam, insieme ad un gruppo di giovani studenti, cattolica ma laica, l’organizzazione si trova generalmente nelle parrocchie. Sono più di 30.000.000 le persone aiutate nel mondo (125.000 in Italia) dalla Società di San Vincenzo De Paoli. L’organizzazione ha realizzato mense, dormitori, case di ospitalità per persone povere in difficoltà, centri per l’assistenza a bambini e ragazzi e per persone sole o anziane, strutture per l’accoglienza dei migranti, empori solidali.

I volontari vincenziani hanno una ‘missione’ che consiste nell’ascoltare, nel consigliare, nello stare vicino a chi soffre. Affiancano le persone e le famiglie in difficoltà accompagnandole in un percorso che non prevede solo la consegna di un pacco di alimenti e qualche soldo o qualche medicina, ma il prendersi cura dell’aspetto emotivo, alleviare la solitudine, aiutare chi si sente perduto a crescere, maturare, a riprendersi la propria dignità.

E partecipando ad un incontro di lavoro in preparazione alla Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato , che si celebrerà il 25 Settembre prossimo, Renato Lima de Oliveira, 16° Presidente Generale della Società di san Vincenzo de’ Paoli, ha sottolineato che l’accoglienza è una sfida: “Il migrante ha bisogno praticamente di tutto, dalle basi, come alloggio e cibo, ad altri bisogni, come l’accesso all’istruzione, al lavoro, all’assistenza sanitaria, al supporto psicologico e spirituale. Hanno perso tutto ciò che per loro conta di più nella loro vita, e ora vagano senza meta in terre straniere, affrontando nuove realtà culturali. E’ una grande sfida e tutti noi Vincenziani dobbiamo accoglierli con carità ed empatia. Il dramma dei rifugiati è una sfida per tutta l’umanità”.

Il presidente generale della Società di san Vincenzo de’ Paoli ha deplorato l’operazione militare russa in territorio ucraino, difendendo l’immediata fine della guerra attraverso i canali diplomatici. Inoltre la Società di San Vincenzo de Paoli ha lanciato un appello per una raccolta fondi per le iniziative dei Padri della Missione. Presso la Casa Provinciale della Missione di Bratislava in Slovacchia si sta creando un centro di smistamento di aiuti materiali a sostegno dei profughi e della popolazione Ucraina. Stiamo anche provando ad attivare (ma con molte difficoltà) un canale per sostenere direttamente le Conferenze presenti in Ucraina.

Inoltre, la Società di San Vincenzo Italiana è in rete con l’associazione Ai.Bi. per il sostegno al campo profughi realizzato in Moldavia con invio di beni di prima necessità.

(Foto:Società di San Vincenzo de’ Paoli)

Nel Rapporto Inapp 2021 lo stato di salute del Terzo Settore

C’è anche il terzo settore nel Rapporto 2021 che l’Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche), ha presentato il 16 luglio a Roma, che traccia in 8 capitoli le trasformazioni in corso nel mercato del lavoro e nei sistemi della formazione professionale a fronte dei grandi cambiamenti in atto, con spunti di riflessione sull’interazione tra tali processi e lo shock pandemico.

Il Terzo settore invade l’Europa: da Padova a Berlino

Dopo Padova la capitale del volontariato europeo sarà Berlino, come ha detto il presidente dell’Europarlamento, David Sassoli: “Sono molto felice di festeggiare con voi il passaggio di testimone di Capitale europea del Volontariato. Padova a Berlino sono due città europee unite nel segno della fratellanza e della solidarietà. Il volontariato è un settore fondamentale non solo perché favorisce coesione tra comunità ma anche perché costituisce la radice del progetto europeo”.

Claudia Fiaschi, portavoce del Terzo Settore: con la società civile riparte l’Italia

Anche il Terzo Settore che non svolge attività di impresa o attività commerciale potrà accedere ai finanziamenti previsti dal Fondo di garanzia per le Pmi: è quanto prevede il testo del Dl Agosto approvato, salvo intese tecniche, dal Consiglio dei Ministri, che elimina il le limitazioni contenute nel precedente Dl Liquidità.

Il 5 per 1000 per la ‘democratizzazione’ del Terzo Settore

Il Terzo Settore è composto da una galassia variegata di organizzazioni che spesso – anche durante l’emergenza covid-19 – hanno dimostrato di svolgere un ruolo centrale nel completare i servizi di welfare del nostro Paese. Banca Etica, nata nel 1999 proprio per rispondere alle esigenze finanziarie delle realtà non profit, ogni anno realizza uno studio in cui – attraverso l’analisi delle scelte dei contribuenti sulle organizzazioni cui destinare il proprio 5 per 1000 – tratteggia le prospettive e le opportunità di sviluppo futuro di un settore tanto importante.

Riccardo Bonacina: un appello per la rinascita dell’Italia

“Mai come in questa terribile congiuntura siamo chiamati a diventare consapevoli di questa reciprocità che sta alla base della nostra vita. Accorgendosi che ogni vita è vita comune, è vita gli uni degli altri, degli uni dagli altri. Le risorse di una comunità che si rifiuta di considerare la vita umana solo un fatto biologico, sono un bene prezioso, che accompagna responsabilmente anche tutte le necessarie attività della cura”.

Il manuale per comunicare meglio il sociale

Il sociale siamo noi, le nostre relazioni, il nostro mondo in continua evoluzione: è la nostra vita quotidiana, diventata centrale nel mainstream dei media contemporanei i quali contribuiscono in ogni momento a modificare la realtà e la sua percezione. Per questo comunicare il sociale oggi diventa una strada irrinunciabile, non solo per le organizzazioni che vi operano -enti del terzo settore, imprese, amministrazioni pubbliche-, ma anche per le persone. Le quali possono esprimere un grande potenziale di cambiamento anche come attori della comunicazione.

Il volontariato marchigiano per un nuovo welfare

“Per essere sempre di più una Comunità nelle Marche, serve discutere di etica e di comportamenti positivi riconosciuti, come quelli che quotidianamente troviamo nei gesti degli oltre 40.000 volontari marchigiani, … dobbiamo anche disconoscere gli atteggiamenti ostili e l’indifferenza, dando valore alla solidarietà, un carattere che ci ha sempre contraddistinto ma che oggi, in una società in cui crescono le diseguaglianze, viene messo in discussione”.

Con queste parole si apre il ‘Manifesto per le Marche solidali’, il documento promosso da CSV Marche, Forum regionale terzo settore, Acli, Arci, Auser e Avis Marche, e presentato in occasione dell’evento ‘Ripartiamo dai valori’, organizzato ad Ancona per celebrare la Giornata internazionale del volontariato.

Un incontro al quale sono intervenuti i presidenti delle 6 organizzazioni promotrici, rappresentanti delle istituzioni (tra cui il Presidente della Regione Marche, che, impossibilitato a partecipare, ha inviato un video-messaggio) e del Consiglio regionale del volontariato, una platea di volontari e associazioni attive in numerosi settori (socio-assistenziale, donazioni, attività aggregative, salute mentale, pubblica assistenza…).

Nel manifesto le associazioni promotrici mettono in evidenza un punto importante per la società, la possibile fine della solidarietà: “Nell’attuale clima di diffidenza, cresciuto anche a causa di una politica che ne trae consenso, sempre più spesso le nostre organizzazioni finiscono nel mirino di attacchi strumentali e generalisti, sono chiamate a giustificarsi, a dimostrare trasparenza, a misurare progetti e bilanci.

Questo è il frutto di una narrazione parziale del nostro operato, è una tendenza che necessita di essere invertita attraverso il racconto reale del nostro impegno. La ricchezza di legami e di possibilità che noi offriamo a tutti i marchigiani che hanno voglia di essere cittadini attivi è ampissima. Donazione, ambiente, socio-sanitario, longevità attiva, promozione culturale e ricreativa, protezione civile sono solo alcuni dei campi nei quali siamo in prima linea, attraverso una forma di collaborazione sussidiaria con tutti i livelli di organizzazione pubblica”.

Il manifesto riconosce ancora di più la necessità di Europa: “Crediamo in un’Europa dove i volontari siano riconosciuti come fondamentali attori nella costruzione di una società coesa, sostenibile e inclusiva, basata sulla solidarietà e sulla cittadinanza attiva. Abbiamo bisogno di un’Europa capace di sostenere lo sviluppo di politiche e programmi che possano incoraggiare, inspirare e sostenere un associazionismo qualificato, preparato ed efficace.

Che sappia facilitare e incoraggiare la collaborazione intersettoriale di qualità, basata su buone pratiche per la promozione dei valori di cui siamo portatori, per l’affermazione a livello europeo del giusto ruolo del volontariato, che non è quello di sostituzione di lavoratori a basso costo ma di elemento rafforzativo della partecipazione dei cittadini, della coesione sociale e può essere volano per la creazione di nuovi posti di lavoro in professioni ed attività nuove rispetto a quelle già esistenti”.

Ed invita l’Italia a riconoscere l’operato del Terzo Settore e del volontariato: “Crediamo che l’Italia saprà uscire a testa alta da questo momento di crisi valoriale e saprà ritrovare la sua vocazione solidale, tendendo la mano a chi è più fragile. Per questo ci vuole l’aiuto di tutti noi, dobbiamo lottare ogni giorno per affermare i nostri valori, anche quelli che abbiamo sempre considerato ormai scontati. La cura dell’ambiente, l’aiuto verso chi è in difficoltà, l’equità sociale sembrano oggi in discussione nella nostra società. Il Terzo settore invece li traduce quotidianamente in azioni, per migliorare la condizione delle persone e dei territori”.

Infine l’intento del manifesto è quello di sancire il legame che unisce l’associazionismo marchigiano e rilanciare il ruolo che il volontariato può e deve giocare come protagonista di un nuovo welfare regionale: “Nella Regione Marche, grazie alla nostra capacità di dialogo, ai contenuti del nuovo piano sociale regionale e al percorso di recepimento della riforma del terzo settore, ci sono oggi le condizioni per promuovere un modello di welfare partecipato e sostenibile.

Possiamo ambire ad aggiungere alcuni elementi di efficacia al programma della L.328/2000, nell’ambito della sussidiarietà con le istituzioni chiedendo che siano potenziati gli strumenti istituzionali per realizzare veri percorsi di partecipazione che coinvolgano l’associazionismo e il Terzo Settore, che si possa davvero pianificare insieme in co-programmazione e promuovere co-progettazioni”.

Per questo il volontariato marchigiano è invitato ad essere protagonista del nuovo welfare: “Abbiamo di fronte sfide difficili; come tutti oggi siamo coinvolti in prima linea per la sostenibilità ambientale, a partire dalla lotta ai cambiamenti climatici, dove le conseguenze sempre più evidenti e drammatiche, fanno pagare il prezzo più alto alle persone e ai territori più deboli e fragili. Il volontariato può e deve giocare un ruolo determinante nell’accompagnare le Marche verso un nuovo modello di progresso, un coraggioso ‘green new deal’, per una comunità più bella, equa e solidale ed una economia ‘umanizzata’ più sostenibile, circolare e civile”.

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