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Papa Francesco ai volontari: segno di speranza

“Mercoledì scorso, con il rito delle Ceneri, abbiamo iniziato la Quaresima, l’itinerario penitenziale di quaranta giorni che ci chiama alla conversione del cuore e ci conduce alla gioia della Pasqua. Impegniamoci perché sia un tempo di purificazione e di rinnovamento spirituale, un cammino di crescita nella fede, nella speranza e nella carità”: anche oggi il testo di papa Francesco dopo la recita dell’Angelus è stato solo consegnato,ricordando l’inizio del tempo quaresimale.
Ed ha ricordato il prezioso contributo nella società del volontariato, che oggi ha celebrato il giubileo: “Questa mattina, in Piazza San Pietro, è stata celebrata la santa Messa per il mondo del volontariato, che sta vivendo il proprio Giubileo. Nelle nostre società troppo asservite alle logiche del mercato, dove tutto rischia di essere soggetto al criterio dell’interesse e alla ricerca del profitto, il volontariato è profezia e segno di speranza, perché testimonia il primato della gratuità, della solidarietà e del servizio ai più bisognosi. A quanti si impegnano in questo campo esprimo la mia gratitudine: grazie per l’offerta del vostro tempo e delle vostre capacità; grazie per la vicinanza e la tenerezza con cui vi prendete cura degli altri, risvegliando in loro la speranza!”
Il suo è stato un ringraziamento a chi accudisce con cura coloro che necessitano di aiuto: “Fratelli e sorelle, nel mio prolungato ricovero qui in Ospedale, anch’io sperimento la premura del servizio e la tenerezza della cura, in particolare da parte dei medici e degli operatori sanitari, che ringrazio di cuore. E mentre sono qui, penso a tante persone che in diversi modi stanno vicino agli ammalati e sono per loro un segno della presenza del Signore. Abbiamo bisogno di questo, del ‘miracolo della tenerezza’, che accompagna chi è nella prova portando un po’ di luce nella notte del dolore”.
Il messaggio si è concluso con la richiesta di pregare per la pace per i popoli martoriati dalla guerra: “Insieme continuiamo a invocare il dono della pace, in particolare nella martoriata Ucraina, in Palestina, in Israele, nel Libano e nel Myanmar, in Sudan e nella Repubblica Democratica del Congo. In particolare, ho appreso con preoccupazione della ripresa di violenze in alcune zone della Siria: auspico che cessino definitivamente, nel pieno rispetto di tutte le componenti etniche e religiose della società, specialmente dei civili”.
Mentre nell’omelia della celebrazione eucaristica, celebrata dal card. Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, il papa aveva sottolineato il significato di deserto come cambiamento di vita: “Ogni anno, il nostro cammino di Quaresima inizia seguendo il Signore in questo spazio, che Egli attraversa e trasforma per noi. Quando Gesù entra nel deserto, infatti, accade un cambiamento decisivo: il luogo del silenzio diventa ambiente dell’ascolto.
Un ascolto messo alla prova, perché occorre scegliere a chi dare retta tra due voci del tutto contrarie. Proponendoci questo esercizio, il Vangelo attesta che il cammino di Gesù inizia con un atto di obbedienza: è lo Spirito Santo, la stessa forza di Dio, che lo conduce dove nulla di buono cresce dalla terra né piove dal cielo. Nel deserto, l’uomo sperimenta la propria indigenza materiale e spirituale, il bisogno di pane e di parola”.
Ed ha messo in evidenza le tre caratteristiche della tentazione a cui Gesù è sottoposto: “Anzitutto, nel suo inizio la tentazione di Gesù è voluta: il Signore va nel deserto non per spavalderia, per dimostrare quanto è forte, ma per la sua filiale disponibilità verso lo Spirito del Padre, alla cui guida corrisponde con prontezza. La nostra tentazione, invece, è subita: il male precede la nostra libertà, la corrompe intimamente come un’ombra interiore e un’insidia costante”.
Quindi anche a noi Dio mostra la sua vicinanza: “Il Signore ci è vicino e si prende cura di noi soprattutto nel luogo della prova e del sospetto, cioè quando alza la voce il tentatore. Costui è padre della menzogna, corrotto e corruttore, perché conosce la parola di Dio, ma non la capisce. Anzi, la distorce: come dai tempi di Adamo, nel giardino dell’Eden, così fa ora contro il nuovo Adamo, Gesù, nel deserto”.
Poi ha sottolineato il modo con cui il diavolo tenta: “Cogliamo qui il singolare modo col quale Cristo viene tentato, cioè nella relazione con Dio, il Padre suo. Il diavolo è colui che separa, il divisore, mentre Gesù è colui che unisce Dio e uomo, il mediatore. Nella sua perversione, il demonio vuole distruggere questo legame, facendo di Gesù un privilegiato: ‘Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane’… Davanti a queste tentazioni Gesù, il Figlio di Dio, decide in che modo essere figlio. Nello Spirito che lo guida, la sua scelta rivela come vuole vivere la propria relazione filiale col Padre”.
Ma Dio non abbandona: “Anche noi veniamo tentati nella relazione con Dio, ma all’opposto. Il diavolo, infatti, sibila alle nostre orecchie che Dio non è davvero nostro Padre; che in realtà ci ha abbandonati. Satana mira a convincerci che per gli affamati non c’è pane, tanto meno dalle pietre, né gli angeli ci soccorrono nelle disgrazie.
PSemmai, il mondo sta in mano a potenze malvagie, che schiacciano i popoli con l’arroganza dei loro calcoli e la violenza della guerra. Proprio mentre il demonio vorrebbe far credere che il Signore è lontano da noi, portandoci alla disperazione, Dio viene ancora più vicino a noi, dando la sua vita per la redenzione del mondo”.
Proprio da questa consapevolezza della filiazione a Dio Gesù ‘vince’ le tentazioni: “Gesù, il Cristo di Dio, vince il male. Egli respinge il diavolo, che tuttavia tornerà a tentarlo ‘al momento fissato’… Nel deserto il tentatore viene sconfitto, ma la vittoria di Cristo non è ancora definitiva: lo sarà nella sua Pasqua di morte e risurrezione”.
Così davanti alla tentazione anche noi siamo redenti nella Pasqua: “La nostra prova non finisce dunque con un fallimento, perché in Cristo veniamo redenti dal male. Attraversando con Lui il deserto, percorriamo una via dove non ne era tracciata alcuna: Gesù stesso apre per noi questa strada nuova, di liberazione e di riscatto. Seguendo con fede il Signore, da vagabondi diventiamo pellegrini”.
Ciò è reso possibile anche dall’opera dei volontari: “Vi ringrazio molto, carissimi, perché sull’esempio di Gesù voi servite il prossimo senza servirvi del prossimo. Per strada e tra le case, accanto ai malati, ai sofferenti, ai carcerati, coi giovani e con gli anziani, la vostra dedizione infonde speranza a tutta la società. Nei deserti della povertà e della solitudine, tanti piccoli gesti di servizio gratuito fanno fiorire germogli di umanità nuova: quel giardino che Dio ha sognato e continua a sognare per tutti noi”.
(Foto: Santa Sede)
Terzo Settore: la Società di San Vincenzo De Paoli entra nel Forum del Terzo Settore

‘Siamo felici di poter fare un pezzo di cammino insieme!’: così Luca Stefanini, tesoriere della Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV, in occasione dell’Assemblea dei soci del Forum del Terzo Settore dal titolo ‘Accendere nuove energie: volontariato e partecipazione nel Terzo Settore, insieme per costruire un futuro di impegno e solidarietà’, durante la quale si è votato l’ingresso della Società di San Vincenzo De Paoli nel Forum del Terzo Settore.
Luca Stefanini ha raccontato l’Associazione partendo dal suo motto ‘Serviens in Spe, al servizio nella speranza’: “Sono 191 anni che ci rivolgiamo alle fasce più deboli. Siamo un’associazione di ispirazione cattolica, ma estremamente laica. Non a caso è stata fondata da un laico, Federico Ozanam. Siamo circa 11.500 circa tra soci e volontari”.
“Fare rete è indispensabile per generare un impatto reale e profondo – dichiara Paola Da Ros, presidente della Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV – perché la solidarietà non è solo un gesto, ma un cammino da percorrere insieme, con cuore aperto e mani operose guardando al futuro con speranza”.
La Società di San Vincenzo De Paoli è accanto agli ultimi, ai vulnerabili, agli invisibili. Ogni giorno si fa prossima all’umanità ferita grazie al sostegno di soci e volontari che, in tutta Italia, supportano 30.000 famiglie (più di 100.000 persone). I volontari della Società incontrano i più fragili visitandoli nelle loro case, negli ospedali, nelle residenze per anziani, nelle strade e perfino nelle carceri. L’incontro è stato dedicato al tema del volontariato e della partecipazione, con un focus particolare sui giovani.
Il Forum Nazionale del Terzo Settore ETS è un ente non profit ed è il principale organismo di rappresentanza unitaria del Terzo settore italiano. Ed è risultato essere l’associazione di enti del Terzo settore maggiormente rappresentativa sul territorio nazionale, in ragione del numero degli enti aderenti.
(Foto: Società San Vincenzo De’ Paoli)
Volontariato e solidarietà: la Società di San Vincenzo De Paoli a Venezia

Esserci sempre!’. Sono le parole di Martina Siebezzi, Presidente dell’ODV Società di San Vincenzo De Paoli – Consiglio Centrale di Venezia. Racchiudono e danno il senso di ciò che significhi fare volontariato all’interno dell’Associazione. Una realtà che oggi, solo nel Capoluogo veneto, conta di 5 Conferenze, per un totale di 60 soci, 258 persone supportate e 82 famiglie assistite.
Numeri importanti frutto di un lavoro costante, un impegno certosino distribuito nel tempo che oggi consente anche di affrontare nuove sfide sociali come “La salute mentale dei giovani o le difficoltà collegate a depressione e Alzheimer”, afferma la Presidente dell’ODV Società di San Vincenzo De Paoli – Consiglio Centrale di Venezia e aggiunge: “Questo ci chiama a rinnovare le nostre modalità di contatto rispetto al passato. Proprio per questo a novembre scorso abbiamo organizzato un incontro formativo per i volontari e ne prevediamo un altro a fine marzo”.
Il fine primario è fare tutto ciò che serve per stare accanto all’uomo e rispondere alle sue innumerevoli necessità perché la carità va ben oltre l’aiuto istantaneo e onora solo se, insegnava il Beato Federico Antonio Ozanam: “Unisce al pane che nutre, la visita che consola, il consiglio che illumina, la stretta di mano che ravviva il coraggio abbattuto, quando tratta il povero con rispetto” (da “L’assistenza che umilia e quella che onora”, L’Ere Nouvelle, 1848).
Ascolto, formazione, supporto socio-economico, distribuzione di alimenti e vestiti. Finanziamento di borse di studio e aiuto nel cercare un lavoro. L’Associazione ogni giorno cerca di rispondere alle innumerevoli fragilità della società odierna che “Sono in crescita” – evidenzia Martina Siebezzi e continua -: “L’incremento dei prezzi, oltre a quello delle bollette, ha portato ad un ulteriore impoverimento della popolazione. Dal punto di vista alimentare crescono le richieste di aiuto, anche da parte di famiglie giovani che si trovano in difficoltà non lavorando nell’ambito turistico”.
La maggior parte delle Conferenze che si occupano della distribuzione sono associate al Banco alimentare europeo. “Il passaparola e l’aiuto garantito dalle comunità parrocchiali, anche in termini economici, gioca un ruolo fondamentale. Personalmente mi occupo anche di interfacciarmi con Ulss 3 o con il Comune per quelle situazioni particolarmente complesse” ha dichiarato la Siebezzi.
Nasce così un lavoro in rete che consente di riscoprire la bellezza di essere parte attiva e integrante della società. Lo stato di precarietà investe anche molte madri sole, con figli. “Si tratta di donne abbandonate dai propri uomini ma anche immigrate che, seppur siano sposate e, abbiano accanto un marito, devono occuparsi totalmente della famiglia” – dichiara la Presidente.
Si cerca di raggiungere ogni persona. “Sono parte della nostra vita e quindi il bello è esserci, in ogni momento”, specifica Martina Siebezzi mentre un’imbarcazione viene riempita di beni di prima necessità pronti per essere distribuiti. Il vincenziano rappresenta, per chi gli si affida, un punto di riferimento, un confidente, un amico, una guida saggia e non soltanto una persona che eroga servizi. Le famiglie sono seguite attraverso un percorso di crescita personale che diventa anche stimolo a migliorarsi.
La sollecitudine ardente ha condotto l’Associazione a raggiungere anche il mondo delle carceri. Per contribuire a riempire di senso la vita di chi è privato della libertà, i volontari della Società di San Vincenzo De Paoli lavorano a stretto contatto con il Direttore Enrico Farina e con il nuovo cappellano don Massimo Cadamuro: “Siamo riusciti a fare da ponte tra il carcere e il Convento di San Francesco della Vigna, dove abbiamo un nostro punto di distribuzione: sono stati assunti dai frati tre ristretti in regime di semi-libertà. Uno lavora in cucina, un altro è impiegato nella Guardiania della chiesa del Convento e un ristretto è stato assunto dalla Ditta che cura i vigneti dell’edificio religioso”, continua la Presidente Siebezzi.
Negli anni è stato realizzato un punto verde nel cortile della Casa circondariale di Santa Maria Maggiore. Rientra nel progetto “Il cortile ri-creato”. “Si tratta di uno spazio che i detenuti curano per riacquisire quel senso di utilità che li aiuta a sentirsi parte del mondo. Inoltre – aggiunge la Presidente – per accompagnare le persone private della libertà a esprimere il proprio io, conoscersi più a fondo attraverso i propri talenti, abbiamo organizzato un corso di arte”.
“Fare arte insieme: imparare a disegnare per riscrivere la nostra quotidianità” è il nome del progetto curato dalla Coordinatrice Anna Gigoli. Un appuntamento settimanale, della durata di due ore. “Sono due anni che me ne occupo con una decina i ragazzi, alcuni dei quali sono in carcere da tanti anni” – racconta la Coordinatrice Anna Gigoli. E attraverso questo corso c’è chi esprimere il suo mondo interiore. Chi rispolvera ricordi, come l’immagine della sua Venezia, e chi ne approfitta per lasciarsi andare a confidenze che manifestano tanta sofferenza e disperazione.
“Il carcerato matura la consapevolezza del reato e l’impossibilità di poter rimediare al danno compiuto. Questo genera un profondo senso di angoscia che sfocia nella disperazione. Infondere un po’ di speranza diventa fondamentale. E, in piccolo, attraverso le nostre iniziative cerchiamo di farlo” – confida la Gigoli- “Auspichiamo per la primavera, o al massimo l’estate, di far realizzare ai ristretti dei murales nello spazio esterno”.
Intanto in vista del prossimo appuntamento con la XVIII Edizione del Premio letterario Carlo Castelli, quest’anno nella Casa circondariale ‘Canton Mombello’ di Brescia, “Due detenuti sono pronti a partecipare con i loro scritti”, conclude Anna Gigoli. Il Premio letterario Carlo Castelli è un concorso riservato ai detenuti di tutte le carceri italiane e di tutti gli Istituti per minori. La partecipazione è aperta a cittadini italiani e stranieri, senza limiti di età, condannati almeno con sentenza di primo grado.
L’evento, organizzato dalla Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV, Settore Carcere e Devianza, quest’anno rifletterà intorno a un tema potente e attuale: “Mi specchio e (non) mi riconosco: non sono e non sarò il mio reato”.
Rispetto agli altri impegni futuri dell’ODV Società di San Vincenzo De Paoli – Consiglio Centrale di Venezia la Presidente ricorda le cose da consolidare, come l’interazione con il carcere, con l’Ospedale Civile e spera: “Se arriveranno i fondi previsti, di mettere in campo un investimento dedicato ai campi estivi. Un’occasione per riunire bambini di qualsiasi etnia e religione: un’attività inclusiva!” – sorride e conclude – mentre la piccola imbarcazione è già pronta ad attraversare nuovamente la laguna carica di beni di primaria necessità. Pronti per essere distribuiti.
La Società di San Vincenzo De Paoli da 191 anni è accanto agli ultimi, ai vulnerabili, agli invisibili. Ogni giorno la Società di San Vincenzo De Paoli si fa prossima all’umanità ferita grazie al sostegno di oltre 11.300 soci e volontari che, in tutta Italia, supportano 30.000 famiglie – più di 100.000 persone -. I volontari della Società di San Vincenzo De Paoli incontrano i più fragili visitandoli nelle loro case, negli ospedali, nelle residenze per anziani, nelle strade e perfino nelle carceri.
(Foto: Società San Vincenzo de Paoli)
Rapporto IREF: l’associazionismo è vitale

“Il rapporto Iref 2024 offre una visione di un’Italia in trasformazione, capace di reinventare la partecipazione e l’impegno civico per rispondere a una società in continuo cambiamento. Nonostante le difficoltà, l’associazionismo italiano si dimostra ancora un tessuto vitale e dinamico, capace di adattarsi ai nuovi bisogni dei cittadini e di costruire, in maniera inclusiva, una cittadinanza attiva e solidale”: lo ha affermato il presidente nazionale delle Acli, Emiliano Manfredonia, durante la presentazione decimo Rapporto sull’associazionismo sociale dell’Istituto di ricerche educative e formative delle Acli (Iref), intitolato ‘La prospettiva civica’ svoltasi al Circolo Acli Lambrate.
Il volume descrive l’associazionismo come un fenomeno che resiste alle logiche di mercato, cercando soluzioni mutualistiche e di condivisione che favoriscono il benessere collettivo. Dalle reti di supporto tra genitori, alla tutela di lavoratori precari, fino al supporto nei settori della salute mentale e dell’educazione, il volontariato italiano crea connessioni significative che offrono alternative a modelli economici basati solo sull’efficienza e il profitto.
Sebbene la partecipazione civica tradizionale sia in calo, esistono numerose piccole associazioni tematiche, spesso animate da giovani e dotate di una struttura flessibile e digitalizzata, che rispondono ai bisogni specifici delle comunità locali, diventando punti di riferimento per la coesione sociale e affrontando tematiche come l’inclusione, la sostenibilità ambientale e il supporto alle fasce più vulnerabili.
Tale ‘reinvenzione del locale’ dimostra come l’associazionismo sia in grado di adattarsi alle sfide contemporanee, colmando le lacune istituzionali e offrendo soluzioni concrete ai problemi del territorio, offrendo un’analisi innovativa e approfondita del mondo associativo italiano, che si pone come un importante strumento di riflessione su come l’associazionismo stia evolvendo in Italia, esplorando le nuove forme di partecipazione e il ruolo delle organizzazioni sociali in un contesto di profonde trasformazioni economiche e politiche.
La ricerca si è basata su due anni di studio e include contributi di ventiquattro autori, arricchiti da statistiche inedite e da una mappatura della partecipazione civica in Italia. A differenza dei precedenti rapporti, che si focalizzavano sull’impatto sociale e culturale delle associazioni, ‘La prospettiva civica’ esamina il funzionamento interno delle nuove realtà associative e le motivazioni di coloro che scelgono di impegnarsi attivamente, spesso in modo informale, all’interno delle proprie comunità.
Un altro tema centrale analizzato è la difficoltà che molte micro-associazioni informali incontrano nell’adeguarsi ai requisiti introdotti dalla recente ‘Riforma del Terzo settore’, che ha stabilito norme più rigide per il riconoscimento delle associazioni. Ciò ha creato una spaccatura: da un lato, gli Ets (Enti del Terzo settore) formalmente riconosciuti e in grado di co-progettare con le istituzioni; dall’altro, gruppi e micro-associazioni più informali, che rimangono esclusi dal Registro nazionale e, di conseguenza, dai benefici della riforma.
Il documento descrive anche l’associazionismo come un fenomeno che resiste alle logiche di mercato, cercando soluzioni mutualistiche e di condivisione che favoriscono il benessere collettivo. Dalle reti di supporto tra genitori, alla tutela di lavoratori precari, fino al supporto nei settori della salute mentale e dell’educazione, il volontariato italiano crea connessioni significative che offrono alternative a modelli economici basati solo sull’efficienza e il profitto.
Il rapporto esplora il ruolo delle associazioni come canali alternativi di partecipazione politica per chi è deluso dai partiti tradizionali. Sebbene la sfiducia verso la politica istituzionale sia crescente, il mondo associativo si conferma un ponte vitale per la cittadinanza attiva, dando voce a chi è spesso escluso dai processi decisionali, come giovani, migranti e persone in difficoltà economica e sociale.
L’incontro è stato aperto da Paolo Petracca, presidente dell’IREF ed ha visto l’intervento di numerosi esponenti del terzo settore e amministratori locali, con la conclusione di Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli: “L’associazionismo ha oggi la responsabilità di andare oltre le sue stesse definizioni e categorie autoimposte, per riscoprire il suo ruolo di ponte tra i cittadini e le istituzioni. In un tempo di grandi tensioni sociali e politiche, ciò che conta è costruire spazi di partecipazione, affinché tutti possano sentirsi parte di un progetto comune di coesione e solidarietà”.
(Foto: Acli)
Papa Francesco: la fraternità attraverso un sorriso

In mattinata papa Francesco ha ricevuto un gruppo di volontari e persone senza fissa dimora, provenienti da Vienna, a cui ha chiesto di salutare il card. Schönborn, arcivescovo di Vienna, sottolineando il tema della fraternità, anche se con storie diverse:
“Provenite da Paesi molto diversi, appartenete a confessioni religiose differenti, e ciascuno di voi ha fatto le proprie esperienze di vita, a volte anche gravi vicissitudini. Ma una cosa ci unisce tutti: siamo fratelli e sorelle, siamo figli di un unico Padre. Questo ci unisce tutti. E mi fa molto piacere che questa realtà si faccia concreta nella vostra comunità quando vi aiutate l’un l’altro e, nelle vostre riunioni, condividete quello che ognuno può offrire. Infatti, non è vero che alcuni danno e altri solo ricevono: tutti siamo donatori e riceventi, tutti abbiamo bisogno gli uni degli altri e siamo chiamati ad arricchirci a vicenda”.
Evidenziando che la fraternità si manifesta anche attraverso ‘un semplice sorriso, un gesto di amicizia, uno sguardo fraterno, un ascolto sincero, un servizio gratuito’ il papa ha concluso il breve incontro con l’invito ad essere un ‘dono’ per gli altri:
“Allora, in quel momento, facciamo quello che il Signore ci ha detto di fare, cioè amarci gli uni gli altri come Lui ci ha amato. Ringraziamo Dio per il dono del suo amore, che ci arriva anche attraverso le persone buone che ci circondano. Il Signore ci ama al di là di ogni limite e difficoltà. Ognuno di noi è unico ai suoi occhi e Lui non si dimentica mai di noi. Cerchiamo sempre, come fratelli e sorelle, di fare della nostra vita un dono per gli altri”.
Inoltre domani, sabato 9 novembre, Papa Francesco e Mar Awa III, Catholicos Patriarca della Chiesa Assira dell’Oriente, celebreranno insieme il trentesimo anniversario della Dichiarazione cristologica comune tra la Chiesa cattolica e la Chiesa assira e il quarantesimo della prima visita a Roma di un Patriarca assiro. Ne ha dato comunicazione il Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.
Il Catholicos sarà accompagnato dai membri della Commissione mista per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Assira dell’Oriente che, istituita trent’anni fa, ha recentemente avviato una nuova fase di dialogo sulla liturgia nella vita della Chiesa. La Dichiarazione venne firmata nella basilica di San Pietro l’11 novembre 1994 da papa Giovanni Paolo II e dal patriarca assiro Mar Dinkha IV.
(Foto: Santa Sede)
Papa Francesco invita ad essere felici nell’annuncio di Cristo

Oggi giornata di incontri per papa Francesco che ha ricevuto in udienza i rappresentanti dell’Arma Trasporti e Materiali dell’Esercito Italiano, in occasione del 70° anniversario della proclamazione di san Cristoforo come patrono, rivelando che anche lui porta una sua medaglia, sottolineando la necessità di una protezione divina:
“Mi rallegro che un corpo militare abbia chiesto e ottenuto l’alto patrocinio di un Santo martire, che ha donato la vita per testimoniare Cristo. Questo significa in primo luogo riconoscere che non vi è professione o stato di vita che non abbia la necessità di ancorarsi a valori veri, e non abbia bisogno della protezione divina.
Anzi, si potrebbe affermare che, quanto più la propria professione comporta la possibilità di salvare vite o di perderle, di portare sostegno, aiuto e protezione, tanto più ha bisogno di mantenere un codice etico elevato e un’ispirazione che attinge dall’alto”.
Inoltre ha sottolineato l’importanza di un patrono: “Avere un Santo patrono e andarne fieri vuol dire impegnarsi, nel servire la Patria, a operare con uno stile che pone al vertice la dignità di ogni persona umana, che è immagine del Creatore: noi siamo immagini di Dio. Uno stile che si distingue per la difesa dei più deboli e di coloro che si trovano in pericolo sia a causa delle guerre, sia per le catastrofi naturali o le pandemie.
Onorare il vostro Patrono significa anche riconoscere che la perizia, il senso del dovere, l’abnegazione di tutti e di ciascuno sono certo necessari, ma che oltre tutto questo occorre anche impetrare dal Cielo quel supplemento di Grazia, indispensabile per compiere al meglio le missioni che si intraprendono. Significa, in breve, riconoscere che non siamo onnipotenti, che non tutto è nelle nostre mani e abbiamo bisogno della benedizione divina”.
Inoltre si è congratulato per la presenza accanto alla popolazione durante le calamità naturali: “Mi congratulo per questa vostra sensibilità, per il fatto che avete la consapevolezza del valore e della delicatezza dei vostri compiti, i quali non sarebbero in sé straordinari, ma lo possono improvvisamente diventare. Voi lo sapete bene: lo diventano quando siete chiamati a intervenire in operazioni di salvaguardia della pace, o per far fronte alle conseguenze di disastri naturali, assolvendo a compiti di protezione civile e alle indispensabili attività logistiche”.
Presenza sia in Italia che all’estero: “Infatti, voi avete prestato la vostra opera a sostegno dei cittadini e degli Enti locali e territoriali in diversi momenti di emergenza quali terremoti, alluvioni, pandemia. Avete allestito campi, attendamenti e ospedali da campo, avete trasportato generi di prima necessità, materiali utili per la ricostruzione e le vaccinazioni.
Siete stati inoltre presenti anche fuori dai confini nazionali nell’ambito delle missioni di pace, garantendo l’attività di rifornimento, sia per la logistica militare sia per il trasporto e la distribuzione di materiali e generi vari a scopo umanitario”.
Un servizio essenziale per il ‘bene comune’: “Esso comporta il porsi a disposizione del bene comune, non risparmiando energie e fatiche, non retrocedendo davanti ai pericoli per portare a termine il proprio compito, che spesso ha come risultato la salvezza di vite umane e può comportare il sacrificio della propria incolumità. Servizio, servire, e il servizio ci dà dignità. Qual è la tua dignità? Sono servitore: questa è la grande dignità!”
Ed una volta terminato il proprio ‘dovere’ molti scelgono di restare volontari: “A questo proposito, è significativo che molti uomini e donne, alla conclusione del loro servizio attivo, non si allontanino dall’Arma Trasporti e Materiali, ma scelgano di far parte dell’Associazione Nazionale Autieri d’Italia.
In qualità di volontari, offrono il loro aiuto alla collettività, testimoniando che la disposizione a servire è divenuta in loro un abito naturale, come una caratteristica normale della loro esistenza, che non si può dismettere da un momento all’altro, ma che invece va calibrata a seconda dell’età e delle condizioni di ciascuno, perché tutti, ad ogni età, possono dare il loro contributo, continuando a servire”.
Quindi la scelta del patrono san Cristoforo, che significa ‘colui che porta Cristo’ è stata scelta bene per tale ‘corpo’: “Quando vi impegnate quotidianamente senza risparmio per la funzionalità dei vostri reparti; quando andate in aiuto a popolazioni provate dalle calamità naturali o dai conflitti armati, voi, a volte senza saperlo, portate in un certo senso lo stile di Cristo, venuto per servire e non per essere servito: questo è Gesù, che passò su questa Terra beneficando e risanando tutti”.
Sempre in mattinata il papa ha incontrato i seminaristi di Toledo, invitandoli ad essere vicini al popolo di Dio: “Voi sapete che i preti devono essere vicini, devono favorire la vicinanza: innanzitutto la vicinanza a Dio, in modo tale che ci sia questa capacità di trovare il Signore, di essere vicini al Signore. In secondo luogo, la vicinanza ai vescovi e la vicinanza dei vescovi ai sacerdoti. Un prete che non è vicino al suo vescovo è zoppo, gli manca qualcosa. Terzo, la vicinanza tra voi sacerdoti, che inizia dal seminario e quarto, la vicinanza al santo popolo fedele di Dio. Non dimenticare questi quattro quartieri”.
Ed ha rievocato la processione del ‘Reservado’: “Una tradizione antica che ricorda la prima volta che il Santissimo Sacramento fu conservato nel Tabernacolo della sua cappella. Notate come si genuflettono quando vanno lì. Aspetto.
Questa interessante rievocazione prevede tre momenti: la celebrazione dell’Eucaristia, l’esposizione del Santissimo Sacramento durante tutta la giornata e, infine, la processione. Queste tappe possono servire a ricordarci gli elementi fondamentali del sacerdozio al quale vi preparate. Innanzitutto la celebrazione eucaristica. Gesù che viene nella nostra vita per darci la prova dell’amore più grande. Gesù ci chiama, come Chiesa, ad essere presenti nel sacerdozio e nel popolo, nel sacramento e nella Parola. Spero che averlo sulla terra assorba le vostre vite e i vostri cuori”.
Nella prima mattinata il papa aveva incontrato le agostiniane del convento di Talavera de la Reina, che lo scorso anno hanno festeggiato 450 anni dalla fondazione, con l’invito a non perdere l’umorismo: “E per favore, non perdere la gioia, non perdere il senso dell’umorismo. Quando un cristiano, ancor più una suora, un religioso, perde il senso dell’umorismo, si ‘inaridisce’, ed è tanto triste vedere un prete, un religioso, una suora ‘inaridito’. Si conservano sott’aceto. Bisogna sempre essere con il sorriso e il buon umore. Ti consiglio di recitare ogni giorno una bellissima preghiera di san Tommaso Moro per chiedere il senso dell’umorismo”.
(Foto: Santa Sede)
Giorno del Dono: gli italiani desiderano donare

La fotografia annuale del dono in Italia scattata dall’Istituto Italiano della Donazione (IID) in occasione del Giorno del Dono 2024 mostra quanto il desiderio di donare degli italiani sia tenace se incoraggiato e sostenuto.
La lettura della propensione a donare in Italia negli ultimi anni è particolarmente complessa: se il 2020 è stato l’anno in cui la pandemia ha generato una reazione solidale, il 2021 è stato invece caratterizzato da difficoltà sia sul fronte dell’impegno economico che di quello del volontariato; è necessario attendere il 2022 per avvertire i primi segnali di ripresa in tutte le dimensioni del dono, segnali che almeno in parte vengono confermati ulteriormente nel 2023, anno di riferimento di questa edizione, anche se i livelli pre-pandemia sono ancora lontani.
E’ quanto emerge dalla 7^ edizione del rapporto annuale ‘Noi doniamo’, curato dall’Istituto Italiano della Donazione in occasione del Giorno del Dono – #DonoDay2024, la più grande festa nazionale del dono e della donazione in Italia prevista per legge il 4 ottobre di ogni anno, sostenuta da BPER Banca, che ospita l’evento odierno ed è stata al fianco di IID nella realizzazione dell’Osservatorio sul dono. L’Osservatorio sul dono, costituito da IID nel 2018 in occasione del Giorno del Dono, ha l’obiettivo di condividere dati, analisi e tendenze con le imprese, l’opinione pubblica, i media e il terzo settore.
Il rapporto indaga lo stato dell’arte delle tre dimensioni del dono – di denaro, di tempo e biologica – e si qualifica come fonte scientifica di riferimento per la cultura e la pratica del dono in Italia. Per ciascun ambito il rapporto misura le pratiche e la propensione al dono delle persone residenti in Italia (+14 anni), con dati generali accompagnati da approfondimenti tematici affidati ad esperti e centri di ricerca. Sono partner del progetto Osservatorio sul dono ASSIF, BVA Doxa, Caritas Italiana, Centro Nazionale Sangue, Centro Nazionale Trapianti, CMW, EuConsult Italia, F.I.Do – Fondazione Italia per il Dono, FIDAS, Scuola di Fundraising di Roma, Walden Lab.
Il rapporto analizza anzitutto il comportamento donativo tramite versamento di denaro per buone cause e in particolare per il terzo settore utilizzando diverse fonti che prendono in considerazione i due punti di vista più importanti: gli enti non profit da un lato e il donatore (privato cittadino e aziende) dall’altro.
Grazie all’Indagine sulle Raccolte Fondi dell’IID, arrivata alla sua XXII edizione, viene tracciata una fotografia approfondita delle raccolte fondi del non profit, mentre il donatore è al centro di diverse ricerche quali l’indagine BVA Doxa ‘Italiani solidali’ realizzata su un campione di 2000 individui attraverso interviste quantitative in profondità. Il contesto di riferimento viene analizzato grazie ai contributi ISTAT ‘Aspetti della vita quotidiana’ (AVQ), il rapporto ‘Benessere equo e sostenibile’ (BES) che ha l’obiettivo di valutare il progresso della società anche da un punto di vista sociale e ambientale e i risultati dell’ultimo censimento delle istituzioni non profit, con dati 2021.
Il rapporto nota che l’Istat registra una diminuzione dal 12,8% dell’anno precedente all’11% del 2023 del numero di cittadini che affermano di aver donato denaro almeno una volta ad un’associazione. Contestualmente per BVA Doxa assistiamo ad un aumento del 5% delle donazioni informali (donazioni che non transitano attraverso gli enti non profit), nonché di una diminuzione del 4% dei non donatori, ad associazioni e non, che sono passati dal 37% del 2022 al 33% nel 2023.
Infine, rispetto al monte donazioni (totale degli importi donati), l’Italy Giving Report dichiara che nel 2021 c’è una lieve crescita dello 0,04 %, dato che indica un timido ma costante aumento dal 2019. Il quadro complesso richiede un’analisi di più lungo periodo negli anni a venire, con l’obiettivo di tracciare una fotografia più nitida del panorama post covid nel terzo settore.
Il picco massimo si ha tra le persone di 45-74 anni (il 13% – 15% circa della popolazione), il minimo tra i giovani: meno del 5% tra i 14-24enni sono donatori. Geograficamente si conferma il divario tra nord e sud del Paese, nello specifico la quota di popolazione che vive nel Nord-est e che dichiara di aver contribuito al finanziamento di associazioni è più del doppio rispetto al Mezzogiorno: 14,3% contro 6,6%.
Resta forte il legame tra istruzione e propensione alla donazione: il 22,8% dei laureati dichiara di dare contributi in denaro alle associazioni, un valore quattro volte più alto rispetto a chi possiede solo la licenza media (5,3%). Tra le cause più sostenute, Doxa BVA evidenzia al primo posto Ricerca medico-scientifica (38%), al secondo posto Aiuti umanitari/emergenza, inclusi Ucraina ed Emilia-Romagna (35%), al terzo Povertà in Italia (19%).
Se si osserva anche il mondo delle donazioni informali (quelle che non transitano dalle organizzazioni non profit) vediamo che nel 2023 cresce la quota di coloro che nei dodici mesi precedenti hanno effettuato almeno una donazione informale, passando dal 50% al 55%.
L’ambito che registra una crescita maggiore è l’elemosina alle persone bisognose (+4 punti percentuali) che arriva così al 19%. Le collette per le emergenze seguono subito dopo con il 18%, valore stabile rispetto all’anno precedente (17%). In base ai dati da BVA Doxa, inoltre, c’è un aumento non trascurabile fra i donatori (sia informali che non) di giovane età, che resta comunque ben al di sotto della media: nella fascia 15-24enni l’aumento è del 3% a favore del non profit e del 2% dei donatori informali.
Il Terzo settore è impegnato nell’orientare i cittadini a effettuare donazioni sicure e lo fa puntando sulla trasparenza. In occasione del Giorno del Dono 2024 viene lanciata la campagna “Donare fa bene (se lo fai bene)” realizzata dal Forum Terzo Settore e IID, con l’obiettivo di aiutare il donatore, sia esso privato cittadino o azienda, a comprendere come donare in sicurezza, con responsabilità e consapevolezza, evitando così impatti negativi sul settore. La campagna, che si affianca allo spot ‘Donare rende felici’ in onda su tutte le TV nazionali fino a metà ottobre, è online sul sito www.giornodeldono.org.
Il profilo e la collocazione geografica del volontario ‘tipo’ ricalca quella del donatore “tipo” (donna, 60-64enne, residente al nord, laureata e con un impiego di livello) ma al maschile. Anche in questo caso resta ampia la differenza tra nord e il resto del paese. Mettendo insieme Nord-Ovest e Nord-Est, l’Italia settentrionale arriva a contare circa 2.600.000 volontari, il centro 1.070.000 ed ultimo in classifica il sud, con 930.000, mettendo insieme Mezzogiorno e Isole.
Il profilo del volontario non si discosta da quello del donatore nemmeno per grado di istruzione ed età: i volontari con laurea e post-laurea sono il 13,4%, con diploma 9%, in possesso di licenza di scuola media solo il 5,3%; chiudono con il 2,5% i volontari con scuola elementare o senza titoli di studio.
La quota più alta dei volontari si registra fra coloro che hanno tra i 45 e i 74 anni, con il cluster più numeroso tra i 60 e i 64 anni (9,7 %). Un dato interessante in controtendenza è la crescita dei volontari giovanissimi nella fascia 14 -17 anni che passa dal 3,9% del 2021 al 6,4% del 2022, toccando il 6,8% nel 2023. Una nuova leva di volontari/donatori da osservare con attenzione nelle prossime rilevazioni.
Tra gli ambiti di intervento preferiti, il censimento Istat mette ai primi posti sport e attività ricreative e di socializzazione, che rispettivamente aggregano 82.025 enti e 855.929 volontari il primo e 43.200 enti e 886.138 volontari attivi le seconde. Terzo posto per le attività culturali e artistiche con 41.897 enti e 743.325 persone impegnate.
Nel 2023 è tornata a crescere la quota dei donatori di sangue e plasma fra i giovani: il 50,7% del totale tra coloro che hanno dai 18 ai 45 anni, anche se nel 2018 pre pandemia erano il 55%. Nel 2023 abbiamo assistito ad una lieve crescita del numero di donatori e delle donazioni di sangue: +20.000 donatori (da 1.657.033 a 1.677.698) e +36.000 donazioni, crescita che ha comportato il superamento della soglia dei 3 milioni di donazioni. L’autosufficienza in materia di globuli rossi è stata garantita anche nel 2023, mentre, anche se il numero dei donatori di plasma è aumentato del 4%, l’obiettivo dell’autosufficienza in questo ambito è ancora lontano.
Inoltre sono cresciute le attività di trapianto, con 4.502 registrazioni di organi trapiantati nel 2023. Prendendo a riferimento il tasso di donazione per milione di popolazione, le regioni con i dati più alti sono l’Emilia-Romagna (51,1%), il Veneto (46,4%), la Toscana (45,6%) e la Valle d’Aosta (40,5%).
Infine il Centro Nazionale Trapianti ha anche reso noto l’aggiornamento dei dati sulla disponibilità delle persone a dare il proprio consenso al trapianto degli organi. I più disponibili sono i trentenni sardi ed è Trento la città più generosa del Paese nella raccolta dei “sì” al momento del rinnovo della carta d’identità. Ad oggi complessivamente il Sistema informativo trapianti ospita poco meno di 19 milioni di dichiarazioni registrate: 71% sì e 29% no.
Grande partecipazione per l’inaugurazione delle nuove attrezzature alla mensa ‘Locanda della Fraternità’ di Tricase

La forza delle idee, la rete, la collaborazione, la capacità di guardare alle esigenze dei poveri ma anche dei giovani, delle persone sole, degli ammalati, dei parenti di chi è in ospedale. La “Locanda della fraternità è un luogo per tutti”.
È quanto emerso ieri nell’incontro pubblico che si è svolto in via Galvani 44 a Tricase per l’inaugurazione delle nuove attrezzature della cucina della mensa acquistate con un contributo a fondo perduto del GAL Capo di Leuca, nell’ambito del PSR Puglia 2014/2020 – Misura 19 – Sottomisura 19.2 – Azione 3. Servizi per la popolazione rurale nel Capo di Leuca – Bando Intervento 3.2. “Mense Collettive” – Piano di Azione Locale “il Capo di Leuca e le Serre Salentine”.
Sono intervenuti: il Sindaco di Tricase, Antonio De Donno, Mons. Vito Angiuli, Vescovo della Diocesi di Ugento – Santa Maria di Leuca, Antonio Ciriolo, Presidente GAL Capo di Leuca, don Lucio Ciardo, direttore della Caritas diocesana, Enzo Chiarello, Presidente l’I.P.A.D. Mediterranean – Cooperativa Sociale e Donato Parisi, Componente del Consiglio Direttivo del Banco delle Opere di Carità Puglia – Onlus, quest’ultimi due sodalizi partener del progetto di ammodernamento.
Mons. Angiuli ha sottolineato “l’importanza dei luoghi d’incontro tra le persone e della relazione tra tutti gli enti che operano nella diocesi”. Antonio Ciriolo ha messo in evidenza “la forza delle idee condivise capaci di realizzare obbiettivi che nascono dal sentirsi parte di un sistema”.
“E’ un luogo in cui tutti possono venire stare insieme, dialogare. Aperta a pranzo dal lunedì al venerdì, accoglie 30 utenti quotidianamente” ha precisato don Lucio Ciardo. “Abbiamo scelto di chiamarla “Locanda della Fraternità perché diventasse un punto di ritrovo per ogni persona e non solo per chi ha delle difficoltà economiche”. “Chi volesse donare il proprio tempo per il volontariato può fare richiesta inviando un’email all’indirizzo segreteria@caritasugentoleuca.it e le aziende possono sostenere la locanda donando beni alimentari, prodotti per la pulizia, utensili per la cucina e per la sala.”
Enzo Chiarello ha evidenziato che la Cooperativa Sociale, svolgerà” il ruolo di fornitore di prodotti ortofrutticoli alla Locanda della Fraternità. Inoltre, come previsto dallo stesso Bando Intervento 3.2. “Mense Collettive, fornendo anche quelli in eccedenza, dimostrando anche alle altre aziende agricole che il recupero dello spreco può diventare risorsa. In questo modo, invece di smaltire i prodotti in discarica, essi vengono utilizzati per la preparazione di pietanze da distribuire a persone in situazioni di disagio economico. In questo modo l’IPAD Mediterranean cercherà di raggiungere i principi fondanti del movimento cooperativo mondiale quali: la mutualità, la solidarietà, la democraticità, l’impegno, l’equilibrio delle responsabilità rispetto ai ruoli, lo spirito comunitario, il legame con il territorio in un equilibrato rapporto con lo Stato e le Istituzioni Pubbliche.
Il Banco delle Opere di Carità Puglia – Onlus, ente senza fine di lucro che si occupa del recupero dello spreco delle eccedenze alimentari, con lo scopo di farlo diventare risorsa a sostegno degli indigenti, come è stato sottolineato da Donato Parisi, svolge il suo ruolo statutario, sempre al servizio delle opere di carità presenti sul territorio nazionale, andrà ad approvvigionare la Locanda della Fraternità di derrate alimentari, provenienti principalmente dall’AGEA, attraverso il Programma europeo FSE – Fondo Sociale Europeo, svolgendo un’opera sociale e assistenziale su un territorio che ogni anno, purtroppo, evidenzia nuove povertà a quelle già esistenti.
Il Banco, in tutti questi anni, ha dato vita ad una rete di solidarietà che conta sull’adesione di circa 145 enti, ovvero associazioni, Caritas parrocchiali, confraternite, comuni, etc. tutti impegnati nel contrastare la povertà di natura alimentare. Indicativamente, questa rete è in grado di aiutare circa 26.000 persone in condizione di disagio economico.
Auser di Corte Palasio: meglio svegliarsi all’alba e aiutare qualcuno piuttosto che girarsi dall’altra parte

Vorrei raccontarvi un’esperienza di vita sia dal punto di vista del volontario che da quello dell’ assistito (tra cui ci sono proprio io). Ho sentito molte altre persone essere felici del servizio che Auser di Corte Palasio offre a tutte le persone bisognose. Gli utenti sono variegati: disabili, anziani, persone terminali, anziani con gambe rotte o paralizzate che hanno bisogno di essere portate da qui fino a Milano. A volte, gli orari in cui i pazienti si devono presentare in ospedale, sono un po’ complessi, ma l’Auser di Corte Palasio non se ne cura: meglio alzarsi all’alba e aiutare una persona, piuttosto che girarsi dall’altra parte.
Questo potrebbe essere davvero il suo motto. Il volontario Auser può essere una persona anziana che mette a frutto tempo e competenze umane o un ragazzo, un giovane che capisce l’importanza di fare un servizio per le persone in difficoltà. L’associazione accoglie tutti anche a livello di volontari. Spesso si tratta di soggetti che provano piacere nel a regalare qualche ora del proprio tempo agli altri. In ogni caso, il volontario Auser, è una persona con il cuore grande che chiede come stai tu , il tuo parente, il tuo animale domestico e persino la mano che si è ferita in un incidente domestico.
Il volontario Auser ricorda tutti i suoi assistiti, i primi e gli ultimi, perché, spesso, da una buona esperienza se ne ricava un’altra e, intere famiglie, si rivolgono allo stesso posto per ricevere quell’aiuto che altrove non otterrebbero. Il rispetto, l’affetto e l’umanità sono doti e talenti ancora riscontrabili in queste persone ed è per tale motivo che vorrei raccontarvi chi sono. Il servizio di Corte Palasio è grandemente diverso da quello degli altri Auser proprio per queste caratteristiche sopracitate.
Non tutti sono disposti a fare grandi sacrifici e ad usare persino la propria macchina personale, in attesa della terza dell’associazione, per accompagnare le persone in lunghi viaggi restando anche, in alcuni casi, ad attenderle per sette ore fuori dall’ospedale. Non è da tutto mantenere la promessa fatta a un terminale: “Se dovessi mancare, aiuti la mia famiglia”.
“Si, non si preoccupi, ci penso io”. Si potrebbe dire, dunque, Auser di corte palasio: fatti, non parole. L’Auser di Corte Palasio dispone di 15 volontari e tre macchine dell’associazione. Non solo, come diceva il titolo di un famoso film, L’amore non va in vacanza, anche la malattia è una tipa che non guarda le ferie. L’Auser di Corte Palasio fa altrettanto : c’è sempre un volontario disponibile anche in estate.
Questa associazione permette di avere vari sconti, ad esempio, presso la Maugeri per la fisioterapia e Lodi Salute per alcune visite. Sconto anche presso lo studio dentistico del dott. Marchesi. Auser di Corte Palasio chiede il tesseramento, utile per gli sconti della cui sopra, ma è scollegato da bollettini comunali ecc. Sono gli assistiti che, in base alle proprie possibilità e al valore del servizio, a donare una cifra a loro discrezione. L’attività è longeva: nel 2009, mentre io ero in seconda superiore, Auser di corte palasio iniziava il proprio cammino.
Si spera che i comuni e chi di dovere aiutino di più , anche con posteggi speciali, associazioni come questa che pensano davvero al benessere del cittadino. Se sai dove andare, ma non sai con chi farlo, scegli Auser di Corte Palasio. Non importa la tua età e dove tu debba andare, sarà sempre con te, anche quando necessiti di ausili speciali in macchina, un modo lo trova sempre.
Le signore Marina, Nives e Maria Teresa (il mio secondo nome), ringraziano l’Auser per il suo servizio.Brescia, Milano, Castelvetro Piacentino e tanti altri posti sono stati raggiunti da costroro grazie ad Auser di Corte Palasio.
Prendendo spunto da una frase di una vecchia pubblicità, potrei dire che il mio Auser è differente. Questa sì che è inclusività e servizio al malato fatto con il cuore e non per il profitto. Finalmente un posto adatto a me che, per tutti questi anni, ho sempre cercato di fare capire che prima viene la persona e poi il soldo.
Per tutte le informazioni, potete rivolgervi ai volontari scrivendo ad ausercortep@libero.it
Caritas italiana racconta l’impegno volontario dei giovani

Nella prima settimana di giugno a Roma è stato presentato il secondo rapporto della Caritas italiana sul volontariato nel contesto dell’incontro dei referenti diocesani Caritas del volontariato; mentre nello scorso marzo era stato pubblicato il rapporto ‘Tutto è possibile. Il volontariato in Caritas’ con i dati dei volontari Caritas attivi nelle diocesi e nelle parrocchie italiane: 84.248 persone.
Dal Rapporto emerge che nello scorso anno sono 13.732 i giovani tra i 16 e i 34 anni che fanno volontariato in Caritas, nelle parrocchie e nei servizi diocesani. In maggioranza sono ragazze, hanno un titolo di studio medio-alto, in maggioranza hanno un lavoro. Non tutti si dichiarano cattolici e solo un terzo abbondante è impegnato a livello ecclesiale. Circa il 40 per cento dei giovani fa servizio anche in altre realtà associative e tre quarti di loro donano più di cinque ore settimanali.
Dall’indagine emerge che sono 13.732 i giovani tra i 16 e i 34 anni che fanno volontariato nelle Caritas, nelle parrocchie e nei servizi diocesani, in maggioranza donne (70,3%); il 38,5% hanno un titolo di studio medio-alto, di cui il 38,5% è laureato ed il 29,2% ha un titolo di scuola media superiore. Di questi non sono tutti studenti; infatti il 46,1% lavora ed il 38,5% studia, mentre il 12.3% è disoccupato.
L’83,1% si dichiara cattolico, ma solo il 38,5% ha altri impegni nella dimensione ecclesiale; ed il 73,8% dedica al volontariato più di 5 ore alla settimana. Inoltre il 40% fa volontariato anche presso altre realtà sociali, non solamente cattoliche, pubbliche e private. I giovani volontari sono entrati in contatto con la Caritas soprattutto perché frequentavano parrocchie o associazioni cattoliche (41,5%) oppure perché conoscevano personalmente operatori o responsabili di servizi (35,4%); il 25% di loro ha fatto il Servizio Civile o l’Anno di volontariato sociale.
Nel volume si parla anche delle varie proposte di volontariato di Caritas Italiana o sviluppate sui territori. 22 le diocesi coinvolte nell’analisi quantitativa, 421 i progetti di volontariato giovanile sostenuti nell’ambito del Progetto nazionale ‘Servizio. nonviolenza, cittadinanza’ (tra il 2006 e il 2023), 181 progetti di Anno di volontariato sociale, 240 le ‘Proposte diversificate’ in 97 Caritas diocesane. Il Servizio civile, dal 2001 (anno in cui fu istituito il Servizio civile nazionale su base volontaria), ha visto la partecipazione di circa 14mila volontari, in progetti in Italia e all’estero.
Il direttore della Caritas nazionale, don Marco Pagniello, ha sottolineato il valore del volontariato: “L’esperienza del volontariato in Caritas, in particolare va oltre il semplice fare: tocca l’anima, invitando i giovani a guardare oltre sé stessi per abbracciare una visione più ampia di solidarietà e fraternità universale, a partire dai più poveri. In questo modo, il volontariato diventa non solo un’opportunità di crescita personale, ma anche un mezzo per costruire una società più giusta e solidale”.
Ed ha raccontato l’esperienza del volontariato nella Caritas nel ricordo di mons. Nervo: “L’esperienza del volontariato in Caritas, in particolare, va oltre il semplice fare: tocca l’anima, invitando i giovani a guardare oltre sé stessi per abbracciare una visione più ampia di solidarietà e fraternità universale, a partire dai più poveri. In questo modo, il volontariato diventa non solo un’opportunità di crescita personale, ma anche un mezzo per costruire una società più giusta e solidale.
Questo rende giustizia ad una delle intuizioni di don Giovanni Nervo che, parlando dell’identità del volontario, affermava che ‘essere volontari significa portare nei servizi alla persona un supplemento d’anima’. Il volontariato giovanile è in grado di portare al servizio questo abbondante supplemento d’anima: i giovani, con il loro entusiasmo e la loro capacità empatica sono in grado di umanizzare i servizi, soprattutto laddove gli operatori appaiono schiacciati dal peso di una domanda sociale sempre più complessa e urgente”.
(Foto: Caritas Italiana)